sábado, 12 de março de 2022

FIORETTI DI SAN LUIGI ORIONE

 

 

 Nel 1926 pubblicai in un giornaletto i debiti che avevo. Nessun creditore si

fece innanzi; però, ammalatomi, tutti andarono in chiesa ad accendere

delle candele perché non morissi. Un macellaio ne accese sette! (Parola

5,44).

na volta vennero a stampare nella nostra tipografia un avviso per una festa che si faceva a Santa Maria Canale e c’era già scritto, fra le altre cose,

che 5000 persone avrebbero preso parte alle funzioni, mentre in chiesa

ce n’erano poi, in realtà, 2000. Chiesi al parroco come mai aveva scritto così:

«Eh!, caro mio – mi rispose – per non far torto a nessuno bisogna contare anche

quelli che vengono con il pensiero e con il desiderio!». (Parola 5,134).

an Giuseppe si mostrò con noi sempre tanto buono, tanto buono! Un giorno, tanti anni fa, ci trovavamo senza niente in casa. Allora abitavamo a Tortona, in un ex convento, dinanzi al Paterno. Dunque un giorno non c’era

niente in casa, proprio niente e quando dico niente vuol dire che non c’era niente. Eravamo allora nel mese di marzo e in casa non avevamo denaro neppure per

comprare il sale, il riso e altre cose strettamente necessarie.

Faceva allora da portinaio un borghese che ora è sacerdote, un certo Don

Zanocchi. Dunque, non avevamo niente in casa. Venne un signore che chiese di

me. Il portinaio venne a chiamarmi; scesi a basso e condussi il forestiero in una

stanzetta che serviva da parlatorio. Giunti là, mi disse: «Lei è Don Orione?». Io risposi: «Sì, precisamente!». Senza dire altro, quel signore mi diede una busta. Appena avuta fra le mani, capii che conteneva dei biglietti di banca. Subito gli chiesi: «Sono per messe?». Rispose: «No! no!». Gli chiesi allora: «Vuol favorirmi il suo

nome?». «O no, no, non occorre – mi rispose – dica solo ai suoi figli e orfanelli di

ricordarsi di pregare San Giuseppe sempre!». Così dicendo se ne andò.

Io, curioso di sapere un po’ dove egli andava e chi fosse, dissi al portinaio

di seguirlo perché volevo sapere qualche cosa; ma non si poté più vederlo, perché, arrivato sul gradino della porta di strada, non andò né a destra né a sinistra,

ma scomparve.

Andammo allora subito a prendere consiglio dal confessore, che era un canonico, professore in seminario. Questo canonico ci chiese i connotati di quel forestiero e gli rispondemmo che aveva la barba un po’ bionda, non tanto lunga;

non era neppure tanto vecchio. Quel canonico, allora, affermò che quello era certamente San Giuseppe. Avrei voluto tenere un po’ di quel denaro, ma c’era tanto

bisogno di denaro in casa! San Giuseppe ogni anno ci fa una grazia. L’anno scorso

mi ha fatto quella di ammalarmi… Sicuro, perché pensassi un po’ ai conti

dell’anima mia! (Parola 5,156–157).

 

Festa de São Luigi Orione

 


 Don Luigi Orione ride di sé stesso. Ma è l’ilarità dei santi, l’ironia ingenua e innocente che sorride nel ricordo di episodi ameni e sempre significativi. Più volte, egli stesso invitò i suoi religiosi, suore e benefattori alla santa allegria. Scrive:

«Bisogna educare i chierici a una santa letizia: una moderata allegrezza accresce le forze e rende piacevole la vita religiosa e spirituale. Disdice ai Servi di Dio lo stare melanconici e tristi. San Francesco di Sales diceva: “Santo triste, tristo santo”» (Scritti 2,254). «Stiamo sempre lieti in Domino, con gioia grande, diffondendo bontà e serenità su tutti i nostri passi e nel cuore di tutte le persone che incontriamo: sempre contenti, sempre alacri, tesoreggiando il tempo, ma senza troppa umana fretta. In ogni giorno, in ogni cosa, in ogni tribolazione, in ogni dolore, letizia grande, carità sempre e carità grande sino al sacrificio, in ogni cosa, solo e sempre, Cristo, Gesù Cristo e la Sua Chiesa, in olocausto di amore, in odore dolcissimo di soavità» (Scritti 8,209). «Noi dobbiamo irradiare la gioia, la letizia di Dio, la felicità di Dio: far sentire che servire e amare Dio è vita, è calore, è ardore, è vivere sempre allegramente e che solo i Servi di Dio sentono la pace gioiosa e il bene e la gioia santa della vita. Niente cappa di piombo, né su di noi né su chi sta con noi! Cantate! Suonate! Letiziatevi in Domino!, riempite la Casa di soave festosità. Servite Domino in laetitia!» (Scritti 21,179). «Si direbbe che il Signore ci voglia, in un certo senso, sempre bambini e sempre lieti, sereni. Proprio così, il Signore si ama e si serve in santa letizia, non nella tristezza… Via, dunque, ogni tristezza, sig.ra Contessa, via ogni nube, ogni fantasia, ogni pensiero che non porta pace allo spirito, ma inquietudine e turbamento» (Scritti 44,146). Talvolta questa santa letizia si vela di commozione e di pianto, nel ricordare i difficili inizi dell’Opera o qualche particolare avvenimento. Tutti gli episodi – alcuni dei quali inediti e qui raccolti in una prima selezione – sono narrati in prima persona e, dunque, autentici fioretti non “infiorettati” da certa agiografia, talvolta zuccherosa e fantasiosa. Si tratta di una importante testimonianza che rivela l’umanità all’interno della santità del nostro sempre sorprendente San Luigi Orione. Buona lettura. ALESSANDRO BELANO D