Lúcia de Jesus e do Coração Immaculado (al secolo: Lúcia dos Santos)
(1907 - 2005)
Monaca professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi; la distinzione fra la sua vita e le Apparizioni è difficile anche perché molte delle sue sofferenze si dovettero imputare a queste: venne sempre tenuta nascosta, protetta, custodita. Si evince in lei tutta la fatica di tenere insieme l’eccezionalità degli avvenimenti di cui fu spettatrice e l’ordinarietà di una vita monastica come quella del Carmelo
La Venerabile Serva di Dio Lúcia de Jesus e do Coração Immaculado (al secolo: Lúcia dos Santos) nacque il 28 marzo 1907 ad Aljustrel (Fatima, Portogallo). Nel 1915, mentre insieme alle sue amiche portava al pascolo il gregge di famiglia, per tre volte, ricevette l’apparizione silenziosa dell’Angelo della Pace. Questa triplice visione si ripete nel 1916 mentre era in compagnia dei suoi cugini, i Santi Francesco e Giacinta Marto. Nel 1917, il giorno 13 dei mesi di maggio, giugno, luglio, settembre e ottobre (in agosto l’evento straordinario avviene il 19) ai tre piccoli appare la Vergine Maria.
Per tutta la vita la visse con impegno il messaggio della Madre di Dio. Dopo la morte prematura dei due cugini, rimase a Fatima fino al 1921 quando, per l’intervento del Vescovo José Alves Correia da Silvia, che si era preso l’incarico di tutelare la sua persona, Lúcia entrò nel Collegio di Vilar (Porto) delle Suore Dorotee. Qui prese il nome di Maria das Dores con l’intento di non rivelare la sua reale identità.
Il 24 ottobre 1925 entrò come Postulante nello stesso Istituto religioso, a Tui in Spagna, emettendo la professione temporanea il 3 ottobre 1928 e quella perpetua il 3 ottobre 1934.
Nel periodo tra il 1935 e il 1941, per ordine di Monsignor José Alves Correia da Silva, scrisse quattro documenti, intitolati “Memorie”, in cui descrisse gli eventi delle Apparizioni, sperimentate e accolte in compagnia di Francesco e Giacinta. Il 3 gennaio 1944 scrisse un altro documento, contenente il cosiddetto “terzo segreto” e, in un plico sigillato, lo consegnò a Monsignor José Alves Correia da Silva, cha, a sua volta, senza leggerlo, lo trasmise al Santo Ufficio a Roma.
Nel 1946 tornò in Portogallo, nella comunità delle Dorotee del Collegio di Sardão a Vila Nova di Gaia.
Desiderando vivere la sua vocazione in modo più intenso, nel 1948, decise di entrare nel Carmelo di Coimbra, dove emise i voti solenni il 31 maggio 1949. Qui trascorse la vita secondo i ritmi monastici di preghiera e di lavoro, proseguendo anche un’intensa attività epistolare, in cui dava saggi consigli spirituali e promuoveva opere di carità. Il 13 maggio 1967 si recò a Fatima per incontrare San Paolo VI. Lo stesso fece il 13 maggio 1982, il 13 maggio 1991 e il 13 maggio 2000 per incontrare San Giovanni Paolo II.
Morì il 13 febbraio 2005 a Coimbra (Portogallo). Nel 2006 i suoi resti mortali furono traslati nella Basilica di Nostra Signora del Rosario a Fatima.
La Venerabile Serva di Dio, fin dall’infanzia, ebbe il profondo desiderio di camminare sulla via della santità, portando con Cristo la Croce.
Insieme ai suoi cugini Francesco e Giacinta, fu destinataria di apparizioni straordinarie, le principali delle quali in Cova da Iria a partire dal 13 maggio 1917, su un terreno di proprietà di suo padre.
Possedeva un’acuta intelligenza, che le permise di imparare a leggere e scrivere, così da redigere un diario e intrattenere una ricca corrispondenza. Il silenzio e il nascondimento caratterizzarono le sue esperienze di vita religiosa. Fu generosa verso i bisognosi, per i quali compiva opere di carità tramite persone che incaricava di volta in volta.
La ricchezza del suo profilo spirituale è strettamente legata all’evento e al Messaggio delle Apparizioni, per il quale conservò sempre il desiderio di adempiere la missione di custodirlo e diffonderlo.
La distinzione fra la vita della Venerabile Serva di Dio e le Apparizioni è difficile anche perché molte delle sue sofferenze si dovettero imputare a queste: venne sempre tenuta nascosta, protetta, custodita. Si evince in lei tutta la fatica di tenere insieme l’eccezionalità degli avvenimenti di cui fu spettatrice e l’ordinarietà di una vita monastica come quella del Carmelo. Visse eroicamente la virtù della fede sia nella modalità con cui affrontò il procedimento ecclesiastico e civile relativo alle apparizioni, sia cercando di compiere in tutto la volontà di Dio e di aiutare gli altri a crescere nella fiducia in Lui. La sua lunga vita fu segnata dall’eroica speranza e dal profondo desiderio di “andare in Cielo”. Volle offrire la sua vita per amore verso Dio, riparando le offese contro di Lui e crescendo nella pietà eucaristica. Ebbe anche una grande sollecitudine per l’Ordine Carmelitano, i familiari, i malati e i poveri che sosteneva con la preghiera e la penitenza, ma anche attraverso la pratica della carità.
Vista la grade fama di santità di cui ella fu circondata, Benedetto XVI dispensò dall’attesa dei 5 anni prima di iniziare la Causa di beatificazione e canonizzazione.