“La tradizione esicasta. Alcuni elementi di una morfologia della praktiké ascetica” di Marco Toti
Terça-feira, 19 de Março de 2013
Introduzione alle preghiera del cuore
Introduzione alle preghiera del cuore
“Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me
peccatore!”
Agli Oblati, 11 marzo 2012
In quest’annata dedicata alla preghiera, e alla preghiera
nella tradizione monastica in particolare, non possiamo non occuparci della
preghiera del cuore, o preghiera di Gesù,
chiamata anche preghiera
mentale.
Qui operiamo una sintesi, per presentarla, definirla, e,
soprattutto, riconoscerla come ‘tesoro’ per la nostra vita, prendendo spunto e
riferendoci agli studi ed al commento di diversi autori monastici e spirituali
che ne hanno parlato autorevolmente.
Prima di tutto: Che cos’è la preghiera del
cuore.
Scrive Enzo Bianchi, priore di Bose:
“… ‘Signore Gesù
Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!’. Ecco la preghiera di
Gesù, o preghiera del cuore: tutto qui! Poche parole, ma densissime, una sintesi
delle due invocazioni registrate nel cap. 18 di Luca: una fatta dal cieco di
Gerico a Gesù che passava (Lc 18, 38), l’altra fatta dal pubblicano al
tempio (Lc 18, 13). È nient’altro che il Kyrie eleison, il
Signore pietà delle liturgie cristiane: invocazione ripetuta più volte nella
celebrazione eucaristica, nella preghiera delle ore.
Certo è una preghiera
elementare, semplice, ma il Signore non ci ha forse chiesto di non moltiplicare
le formule come fanno i pagani (cfr Mt 6, 7)? Se queste parole hanno
ottenuto l’intervento di Gesù che ha guarito il cieco, se hanno commosso Dio
facendogli perdonare tutto al pubblicano, se poche parole di un ladrone in croce
hanno ottenuto l’apertura del Regno dei cieli, perché stupirsi di questa
essenzialità?” LEGGERE...
Henri J. M. Nouwen La via del cuore
Henri J. M.
NouwenLa via del
cuoreEd.
Queriniana
Introduzione
Come praticare la preghiera del cuore: preghiera e ministero
1. Nutrita di preghiere brevi
2. Incessante
3. Onnicomprensiva
Conclusione
Come praticare la preghiera del cuore: preghiera e ministero
1. Nutrita di preghiere brevi
2. Incessante
3. Onnicomprensiva
Conclusione
La preghiera esicastica, che porta
a quella quiete in cui l'anima può abitare
con Dio, è la preghiera del cuore.
Per noi che tendiamo ad essere così razionalisti, è particolarmente importante imparare a pregare con il cuore e dal cuore. I Padri del deserto possono indicarci la strada. Anche se non offrono alcuna teoria sulla preghiera, le loro storie e i loro consigli concreti offrono i mattoni con cui i successivi scrittori spirituali ortodossi hanno edificato una spiritualità di grande forza e profondità. Gli scrittori spirituali del Monte Sinai, del Monte Athos, e gli starcy della Russia del XIX secolo sono tutti ancorati alla tradizione del deserto. Troviamo la migliore definizione della preghiera del cuore nelle parole del mistico russo Teofane il Recluso:«Pregare è discendere con la mente nel cuore e qui continuare a restare dinanzi al volto del Signore, onniveggente, dentro di te». Nel corso dei secoli, questa concezione della preghiera è stata al centro dell'esicasmo.
La preghiera è stare alla presenza di Dio con la mente nel cuore, cioè in quel punto del nostro essere in cui non ci sono divisioni o distinzioni, e siamo totalmente integri e indivisi. Qui abita lo Spirito di Dio e qui ha luogo il grande incontro. Qui il cuore parla al cuore, perché qui noi stiamo dinanzi al volto del Signore, onniveggente, dentro di noi.Dobbiamo tenere presente che qui il termine 'cuore' è usato nel suo pieno significato biblico. Nella nostra cultura la parola 'cuore' è diventata una parola tenera. Si riferisce alla sede della vita sentimentale. Espressioni come 'cuore infranto' e 'di cuore' indicano che noi spesso pensiamo al cuore come al centro caldo in cui hanno sede le emozioni in contrasto con il freddo intelletto dove i nostri pensieri trovano il loro ambiente naturale. Ma il termine cuore nella tradizione ebraico-cristiana si riferisce alla fonte di tutte le energie fisiche, emozionali, intellettuali, volitive e morali.Dal cuore nascono impulsi insondabili come pure i sentimenti, gli stati d'animo e i desideri consci. Anche il cuore ha le sue ragioni ed è il centro della percezione e della comprensione. Infine, il cuore è la sede della volontà: esso fa progetti e perviene a decisioni giuste. Il cuore, quindi, è l'organo centrale e unificante della nostra vita personale. Il nostro cuore determina la nostra personalità ed è, di conseguenza, non solo il luogo in cui abita Dio, ma anche il luogo contro il quale Satana dirige i suoi assalti più furiosi.È questo cuore il luogo della preghiera. La preghiera del cuore è una preghiera che si rivolge a Dio dal centro della persona e, quindi, coinvolge la nostra umanità nella sua totalità e integrità.Uno dei Padri del deserto, Macario il Grande, dice: «Il compito principale dell'atleta [cioè, del monaco] è entrare nel proprio cuore». Questo non significa che il monaco dovrebbe cercare di riempire la sua preghiera di sentimento, ma che dovrebbe sforzarsi di lasciare che la sua preghiera riplasmi interamente la sua persona. E l'intuizione più profonda dei Padri del deserto: entrare nel cuore è entrare nel regno di Dio. In altri termini, la via che conduce a Dio passa attraverso il cuore. Isacco il Siro scrive: "Entrate prontamente nel tesoro che è dentro di voi; così vedrete le cose che sono in cielo, perché una sola è l'entrata che conduce ad entrambi. La scala che porta al Regno è nascosta nella vostra anima". Fuggite il peccato, immergetevi in voi stessi, e nella vostra anima scoprirete la scala su cui ascendere».
E Giovanni Carpathios dice: «Ci vogliono un grande sforzo e una grande lotta nella preghiera per raggiungere quello stato della mente che è libero da ogni agitazione; questo stato della mente è un paradiso dentro al cuore (letteralmente: 'endocardiaco'), il luogo, come ci assicura l'apostolo, dove 'Cristo abita in voi' (2 Cor ì3,5)».
I Padri del deserto nei loro detti ci orientano verso una concezione della preghiera assolutamente olistica. Essi ci distolgono dalle nostre pratiche intellettualizzanti, in cui Dio diventa uno dei tanti problemi che ci troviamo a dover affrontare. I Padri del deserto ci mostrano che la preghiera autentica penetra fino all'essenza della nostra anima e va a toccare ogni sua fibra, raggiungendo ogni suo angolo più remoto.
La preghiera del cuore è una preghiera che non ci permette di limitare il nostro rapporto con Dio a parole interessanti o a pie emozioni. Per sua stessa natura, la preghiera del cuore trasforma tutto il nostro essere in Cristo proprio perché apre gli occhi della nostra anima alla verità di noi stessi così come alla verità di Dio. Nel nostro cuore, giungiamo a riconoscerci come peccatori abbracciati dalla misericordia di Dio. É questa visione che ci fa prorompere nel grido:«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».
con Dio, è la preghiera del cuore.
Per noi che tendiamo ad essere così razionalisti, è particolarmente importante imparare a pregare con il cuore e dal cuore. I Padri del deserto possono indicarci la strada. Anche se non offrono alcuna teoria sulla preghiera, le loro storie e i loro consigli concreti offrono i mattoni con cui i successivi scrittori spirituali ortodossi hanno edificato una spiritualità di grande forza e profondità. Gli scrittori spirituali del Monte Sinai, del Monte Athos, e gli starcy della Russia del XIX secolo sono tutti ancorati alla tradizione del deserto. Troviamo la migliore definizione della preghiera del cuore nelle parole del mistico russo Teofane il Recluso:«Pregare è discendere con la mente nel cuore e qui continuare a restare dinanzi al volto del Signore, onniveggente, dentro di te». Nel corso dei secoli, questa concezione della preghiera è stata al centro dell'esicasmo.
La preghiera è stare alla presenza di Dio con la mente nel cuore, cioè in quel punto del nostro essere in cui non ci sono divisioni o distinzioni, e siamo totalmente integri e indivisi. Qui abita lo Spirito di Dio e qui ha luogo il grande incontro. Qui il cuore parla al cuore, perché qui noi stiamo dinanzi al volto del Signore, onniveggente, dentro di noi.Dobbiamo tenere presente che qui il termine 'cuore' è usato nel suo pieno significato biblico. Nella nostra cultura la parola 'cuore' è diventata una parola tenera. Si riferisce alla sede della vita sentimentale. Espressioni come 'cuore infranto' e 'di cuore' indicano che noi spesso pensiamo al cuore come al centro caldo in cui hanno sede le emozioni in contrasto con il freddo intelletto dove i nostri pensieri trovano il loro ambiente naturale. Ma il termine cuore nella tradizione ebraico-cristiana si riferisce alla fonte di tutte le energie fisiche, emozionali, intellettuali, volitive e morali.Dal cuore nascono impulsi insondabili come pure i sentimenti, gli stati d'animo e i desideri consci. Anche il cuore ha le sue ragioni ed è il centro della percezione e della comprensione. Infine, il cuore è la sede della volontà: esso fa progetti e perviene a decisioni giuste. Il cuore, quindi, è l'organo centrale e unificante della nostra vita personale. Il nostro cuore determina la nostra personalità ed è, di conseguenza, non solo il luogo in cui abita Dio, ma anche il luogo contro il quale Satana dirige i suoi assalti più furiosi.È questo cuore il luogo della preghiera. La preghiera del cuore è una preghiera che si rivolge a Dio dal centro della persona e, quindi, coinvolge la nostra umanità nella sua totalità e integrità.Uno dei Padri del deserto, Macario il Grande, dice: «Il compito principale dell'atleta [cioè, del monaco] è entrare nel proprio cuore». Questo non significa che il monaco dovrebbe cercare di riempire la sua preghiera di sentimento, ma che dovrebbe sforzarsi di lasciare che la sua preghiera riplasmi interamente la sua persona. E l'intuizione più profonda dei Padri del deserto: entrare nel cuore è entrare nel regno di Dio. In altri termini, la via che conduce a Dio passa attraverso il cuore. Isacco il Siro scrive: "Entrate prontamente nel tesoro che è dentro di voi; così vedrete le cose che sono in cielo, perché una sola è l'entrata che conduce ad entrambi. La scala che porta al Regno è nascosta nella vostra anima". Fuggite il peccato, immergetevi in voi stessi, e nella vostra anima scoprirete la scala su cui ascendere».
E Giovanni Carpathios dice: «Ci vogliono un grande sforzo e una grande lotta nella preghiera per raggiungere quello stato della mente che è libero da ogni agitazione; questo stato della mente è un paradiso dentro al cuore (letteralmente: 'endocardiaco'), il luogo, come ci assicura l'apostolo, dove 'Cristo abita in voi' (2 Cor ì3,5)».
I Padri del deserto nei loro detti ci orientano verso una concezione della preghiera assolutamente olistica. Essi ci distolgono dalle nostre pratiche intellettualizzanti, in cui Dio diventa uno dei tanti problemi che ci troviamo a dover affrontare. I Padri del deserto ci mostrano che la preghiera autentica penetra fino all'essenza della nostra anima e va a toccare ogni sua fibra, raggiungendo ogni suo angolo più remoto.
La preghiera del cuore è una preghiera che non ci permette di limitare il nostro rapporto con Dio a parole interessanti o a pie emozioni. Per sua stessa natura, la preghiera del cuore trasforma tutto il nostro essere in Cristo proprio perché apre gli occhi della nostra anima alla verità di noi stessi così come alla verità di Dio. Nel nostro cuore, giungiamo a riconoscerci come peccatori abbracciati dalla misericordia di Dio. É questa visione che ci fa prorompere nel grido:«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».
La
preghiera del cuore ci sfida a non nascondere assolutamente nulla a Dio e ad
affidarci incondizionatamente alla sua misericordia. Perciò, la preghiera del
cuore è la preghiera della verità. Essa smaschera le tante illusioni su noi
stessi e su Dio e ci fa entrare nel rapporto autentico del peccatore con il Dio
della misericordia. Questa verità è ciò che ci dà la 'quiete'
dell'esicasta.
Nella misura in cui questa verità si
ancora nel nostro cuore, noi saremo meno distratti dai pensieri mondani e più
risolutamente rivolti verso il Signore, che è Signore sia del nostro cuore sia
dell'universo. Così, le parole di Gesù: «Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio» (Mt 5,8), diventeranno reali nella nostra
preghiera. Tentazioni e lotte resteranno
fino alla fine della nostra esistenza, ma con un cuore puro noi saremo nella
quiete anche in mezzo a un esistenza travagliata.Questo solleva il
problema di come praticare la preghiera del cuore in un ministero che non
conosce quiete e tranquillità. A questa questione, che riguarda la disciplina,
ora dobbiamo rivolgere la nostra attenzione.
Come
possiamo noi, che non siamo monaci e non viviamo nel deserto, praticare la
preghiera del cuore? E in che modo la preghiera del cuore può trasformare il
nostro ministero quotidiano?
La risposta a queste domande sta nella formulazione di una precisa disciplina, una regola di preghiera.
Vi sono tre caratteristiche della preghiera del cuore che possono aiutarci a enunciare questa disciplina:- la preghiera del cuore si nutre di preghiere brevi e semplici
- la preghiera del cuore è incessante;
- la preghiera del cuore è onnicomprensiva.
La risposta a queste domande sta nella formulazione di una precisa disciplina, una regola di preghiera.
Vi sono tre caratteristiche della preghiera del cuore che possono aiutarci a enunciare questa disciplina:- la preghiera del cuore si nutre di preghiere brevi e semplici
- la preghiera del cuore è incessante;
- la preghiera del cuore è onnicomprensiva.
Nel
contesto della nostra cultura verbosa è significativo osservare che i Padri del
deserto ci dissuadono dall'usare troppe parole: «Alcuni domandarono all'abate
Macario: 'Come dobbiamo pregare?'. Egli rispose: "Non è necessario
balbettare qualcosa, quanto piuttosto tendere le mani e dire: Signore, come vuoi
e come sai, abbi pietà di me". Se invece interviene una tentazione, dire:
"Signore aiutami!". Egli sa che cosa è bene ed ha misericordia di
noi».Giovanni
Climaco è ancora più
esplicito: non preoccuparti, nella preghiera,
delle parole; spesso il semplice e disadorno balbettio dei fanciulli
ha placato il Padre che è nei cieli. Né cercare i lunghi discorsi nell'orazione,
correresti il rischio di dissipare la tua mente. Una sola parola del pubblicano piegò Dio a
misericordia; il ladrone trovò la
salvezza con una sola parola di fede. Il molto parlare spesse volte
distrae la mente, riempiendola di fantasticherie; le poche parole aiutano il
raccoglimento. Quando una parola ti riempie di soavità e di pace, fermati su di
essa».Questo è un
suggerimento molto utile per noi, persone così dipendenti dall'abilità verbale.
La quieta, semplice ripetizione di un unica parola ci può aiutare a
discendere con la mente nel cuore.
Questa ripetizione non ha nulla a che fare con una formula magica. Non è destinata a gettare un sortilegio su Dio o a costringerlo ad ascoltarci. Al contrario, una parola o una frase ripetute frequentemente ci possono aiutare a concentrarci, ad avvicinarci al centro, a creare una quiete interiore e, quindi, ad ascoltare la voce di Dio.
Quando semplicemente cerchiamo di raccoglierci nel silenzio e aspettare che Dio ci parli, ci troviamo bombardati da un vortice interminabile di pensieri e di idee contrastanti. Quando, invece, usiamo una frase molto semplice come: «O Dio, vieni in mio aiuto», o “maestro, abbi pietà di me”, oppure una parola come: «Signore», o: «Gesù», è più facile lasciare che le molte distrazioni passino oltre senza che noi ne siamo fuorviati. Questa preghiera semplice, ripetuta senza sforzo può lentamente svuotare la nostra affollata vita interiore e creare lo spazio silenzioso in cui possiamo abitare con Dio. Questa preghiera può essere simile a una scala lungo la quale possiamo scendere nel cuore e ascendere a Dio.La nostra scelta delle parole dipende dai nostri bisogni e dalle circostanze del momento, ma la cosa migliore è usare parole tratte dalla Scrittura.Questo modo di pregare semplice, quando lo pratichiamo con fedeltà, costanza e regolarità, lentamente ci conduce ad un'esperienza di quiete e ci apre all'attiva presenza di Dio. Inoltre, possiamo prendere questa preghiera con noi anche durante una giornata in cui siamo molto occupati. Quando, per esempio, abbiamo passato venti minuti la mattina presto in raccoglimento alla presenza di Dio con le parole:«Il Signore è il mio pastore», esse possono a poco a poco costruirsi un piccolo nido nel nostro cuore e restarvi per il resto della nostra giornata piena di impegni. Persino mentre stiamo parlando, studiando, lavorando in giardino o costruendo, la preghiera può continuare nel nostro cuore e mantenerci consapevoli della sempre presente assistenza di Dio. Questa disciplina non ha lo scopo di pervenire ad una più profonda comprensione di ciò che significa che Dio è chiamato nostro pastore, ma ha lo scopo di farci giungere ad un'esperienza interiore dell'atto dell'essere pastore di Dio in tutto quello che pensiamo, diciamo o facciamo.
Questa ripetizione non ha nulla a che fare con una formula magica. Non è destinata a gettare un sortilegio su Dio o a costringerlo ad ascoltarci. Al contrario, una parola o una frase ripetute frequentemente ci possono aiutare a concentrarci, ad avvicinarci al centro, a creare una quiete interiore e, quindi, ad ascoltare la voce di Dio.
Quando semplicemente cerchiamo di raccoglierci nel silenzio e aspettare che Dio ci parli, ci troviamo bombardati da un vortice interminabile di pensieri e di idee contrastanti. Quando, invece, usiamo una frase molto semplice come: «O Dio, vieni in mio aiuto», o “maestro, abbi pietà di me”, oppure una parola come: «Signore», o: «Gesù», è più facile lasciare che le molte distrazioni passino oltre senza che noi ne siamo fuorviati. Questa preghiera semplice, ripetuta senza sforzo può lentamente svuotare la nostra affollata vita interiore e creare lo spazio silenzioso in cui possiamo abitare con Dio. Questa preghiera può essere simile a una scala lungo la quale possiamo scendere nel cuore e ascendere a Dio.La nostra scelta delle parole dipende dai nostri bisogni e dalle circostanze del momento, ma la cosa migliore è usare parole tratte dalla Scrittura.Questo modo di pregare semplice, quando lo pratichiamo con fedeltà, costanza e regolarità, lentamente ci conduce ad un'esperienza di quiete e ci apre all'attiva presenza di Dio. Inoltre, possiamo prendere questa preghiera con noi anche durante una giornata in cui siamo molto occupati. Quando, per esempio, abbiamo passato venti minuti la mattina presto in raccoglimento alla presenza di Dio con le parole:«Il Signore è il mio pastore», esse possono a poco a poco costruirsi un piccolo nido nel nostro cuore e restarvi per il resto della nostra giornata piena di impegni. Persino mentre stiamo parlando, studiando, lavorando in giardino o costruendo, la preghiera può continuare nel nostro cuore e mantenerci consapevoli della sempre presente assistenza di Dio. Questa disciplina non ha lo scopo di pervenire ad una più profonda comprensione di ciò che significa che Dio è chiamato nostro pastore, ma ha lo scopo di farci giungere ad un'esperienza interiore dell'atto dell'essere pastore di Dio in tutto quello che pensiamo, diciamo o facciamo.
La seconda caratteristica della preghiera
del cuore è di essere incessante. Il problema di come seguire l'esortazione di
Paolo a «pregare incessantemente» ha avuto un posto centrale
nell'esicasmo dal tempo dei Padri del deserto fino alla Russia del XIX secolo.
Ci sono molti esempi di questa preoccupazione ai due estremi della tradizione
esicastica.
Nel periodo dei Padri del deserto ci fu una setta pietistica chiamata dei messaliani. Erano persone che avevano un approccio eccessivamente spiritualizzato alla preghiera e consideravano il lavoro manuale condannabile per un monaco. Alcuni monaci di questa setta si recarono a visitare l'abate Lucio. «Il vecchio chiese loro: 'Qual è il vostro lavoro manuale?'. Essi risposero: 'Il lavoro manuale non ci tocca. Però, come dice l'apostolo, preghiamo ininterrottamente '. Il vecchio chiese: 'Non mangiate?'. Essi risposero di sì. 'E quando mangiate - egli aggiunse - chi prega per voi?'. Domandò 'ancora se dormivano ed essi risposero di sì. 'Quando dormite - egli replicò - chi prega per voi?'. Ma essi non trovarono niente da ribattere. L'abate, quindi, disse loro: 'Perdonatemi, però voi non fate come dite. Io, invece, vi posso dimostrare che, mentre mi dedico al mio lavoro manuale, prego senza interruzione. Quando bagno i rametti di palma e ne intreccio una corda, siedo insieme a Dio e dico: Abbi pietà di me, o Dio, in ragione della tua grande misericordia e della moltitudine delle tue compassioni cancella la mia empietà. Non è questa una preghiera?'. Essi risposero di sì. Egli, quindi, aggiunse:
'Quando resto tutto il giorno a lavorare e a pregare, faccio più o meno sedici soldi, di questi, due li dò in elemosina e col resto mi mantengo. Chi prende quelle due monete, a sua volta, prega per me mentre mangio e mentre dormo e, per grazia di Dio, si realizza nel mio caso la possibilità di una preghiera senza interruzioni».Questo racconto offre una risposta molto concreta alla domanda: «Come posso pregare senza smettere, mentre sono occupato con molte altre cose?
La risposta coinvolge il prossimo. Attraverso la mia carità, il mio prossimo diventa mio compagno nella mia preghiera e la trasforma in una preghiera incessante. Nel diciannovesimo secolo, quando i problemi con i messaliani non esistevano, fu data una risposta più mistica. La troviamo nella celebre storia del contadino russo intitolata Racconti di un pellegrino russo. Comincia così: «Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per opere grande peccatore...
Una volta, era la ventiquattresima domenica dopo la festa della Trinità, entrai in una chiesa a pregare durante la liturgia. Stavano facendo la lettura, tratta dalla lettera ai Tessalonicesi, al passo in cui è detto: pregate incessantemente (1 Ts 5,17). Queste parole mi si radicarono nella mente e cominciai a pensare: come è possibile pregare incessantemente, se ciascuno deve per forza preoccuparsi anche di tante altre cose per il proprio sostentamento?». Il contadino andò in giro per le chiese più famose per i loro predicatori, ma non riuscì a trovare la risposta che desiderava. Finalmente incontrò un santo starec che gli disse:«L'incessante preghiera interiore è la perenne aspirazione dello spirito umano a rivolgersi al centro, cioè a Dio. Per apprendere questo dolce esercizio è necessario concentrare su di esso la nostra forza di volontà e domandare con assiduità al Signore che sia lui stesso a insegnarci come pregare incessantemente... Prega come sei capace e la preghiera stessa ti rivelerà in che modo essa possa divenire incessante; ogni cosa vuole il suo tempo».
Poi il santo starec insegnò al contadino la Preghiera di Gesù:«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me».
Mentre percorre in lungo e in largo la Russia come pellegrino, il contadino ha costantemente sulle labbra questa preghiera silenziosa che ripete migliaia di volte. Giunge persino a considerare la Preghiera di Gesù il suo vero e proprio compagno di viaggio. E così, un giorno, egli ha la sensazione che la preghiera spontaneamente passi dalle sue labbra al cuore. Ed egli dice: “Sentii che la preghiera in un certo modo si trasferiva da sé dentro il cuore; era come se il cuore, al ritmo abituale delle sue pulsazioni, avesse cominciato a pronunciare dentro di sé le parole della preghiera, una per ogni battito... Cessai allora di pronunciare la preghiera con la bocca e presi ad ascoltare con attenzione questa voce interiore»''.Qui apprendiamo un'altra via per arrivare alla preghiera incessante. La preghiera continua a pregare dentro di me anche quando sto parlando con gli altri o sono concentrato sul lavoro manuale. La preghiera è diventata la presenza attiva dello Spirito di Dio che mi assiste in tutti i momenti della mia vita.Così, vediamo come, attraverso la carità e l'attività della preghiera di Gesù nel nostro cuore, tutta la nostra giornata può diventare una preghiera continua. Non intendo suggerire che noi dovremmo imitare il monaco Lucio o il pellegrino russo, ma intendo dire che anche noi, nel nostro ministero così pieno di impegni dovremmo preoccuparci di pregare incessantemente, così che qualunque cosa mangiamo, qualunque cosa beviamo, qualunque cosa facciamo, lo facciamo per la gloria di Dio (cfr. 1Cor 10,31). Amare e lavorare per la gloria di Dio non può restare un'idea astratta, cui pensiamo una volta ogni tanto. Deve diventare una dossologia interiore e incessante.
Nel periodo dei Padri del deserto ci fu una setta pietistica chiamata dei messaliani. Erano persone che avevano un approccio eccessivamente spiritualizzato alla preghiera e consideravano il lavoro manuale condannabile per un monaco. Alcuni monaci di questa setta si recarono a visitare l'abate Lucio. «Il vecchio chiese loro: 'Qual è il vostro lavoro manuale?'. Essi risposero: 'Il lavoro manuale non ci tocca. Però, come dice l'apostolo, preghiamo ininterrottamente '. Il vecchio chiese: 'Non mangiate?'. Essi risposero di sì. 'E quando mangiate - egli aggiunse - chi prega per voi?'. Domandò 'ancora se dormivano ed essi risposero di sì. 'Quando dormite - egli replicò - chi prega per voi?'. Ma essi non trovarono niente da ribattere. L'abate, quindi, disse loro: 'Perdonatemi, però voi non fate come dite. Io, invece, vi posso dimostrare che, mentre mi dedico al mio lavoro manuale, prego senza interruzione. Quando bagno i rametti di palma e ne intreccio una corda, siedo insieme a Dio e dico: Abbi pietà di me, o Dio, in ragione della tua grande misericordia e della moltitudine delle tue compassioni cancella la mia empietà. Non è questa una preghiera?'. Essi risposero di sì. Egli, quindi, aggiunse:
'Quando resto tutto il giorno a lavorare e a pregare, faccio più o meno sedici soldi, di questi, due li dò in elemosina e col resto mi mantengo. Chi prende quelle due monete, a sua volta, prega per me mentre mangio e mentre dormo e, per grazia di Dio, si realizza nel mio caso la possibilità di una preghiera senza interruzioni».Questo racconto offre una risposta molto concreta alla domanda: «Come posso pregare senza smettere, mentre sono occupato con molte altre cose?
La risposta coinvolge il prossimo. Attraverso la mia carità, il mio prossimo diventa mio compagno nella mia preghiera e la trasforma in una preghiera incessante. Nel diciannovesimo secolo, quando i problemi con i messaliani non esistevano, fu data una risposta più mistica. La troviamo nella celebre storia del contadino russo intitolata Racconti di un pellegrino russo. Comincia così: «Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per opere grande peccatore...
Una volta, era la ventiquattresima domenica dopo la festa della Trinità, entrai in una chiesa a pregare durante la liturgia. Stavano facendo la lettura, tratta dalla lettera ai Tessalonicesi, al passo in cui è detto: pregate incessantemente (1 Ts 5,17). Queste parole mi si radicarono nella mente e cominciai a pensare: come è possibile pregare incessantemente, se ciascuno deve per forza preoccuparsi anche di tante altre cose per il proprio sostentamento?». Il contadino andò in giro per le chiese più famose per i loro predicatori, ma non riuscì a trovare la risposta che desiderava. Finalmente incontrò un santo starec che gli disse:«L'incessante preghiera interiore è la perenne aspirazione dello spirito umano a rivolgersi al centro, cioè a Dio. Per apprendere questo dolce esercizio è necessario concentrare su di esso la nostra forza di volontà e domandare con assiduità al Signore che sia lui stesso a insegnarci come pregare incessantemente... Prega come sei capace e la preghiera stessa ti rivelerà in che modo essa possa divenire incessante; ogni cosa vuole il suo tempo».
Poi il santo starec insegnò al contadino la Preghiera di Gesù:«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me».
Mentre percorre in lungo e in largo la Russia come pellegrino, il contadino ha costantemente sulle labbra questa preghiera silenziosa che ripete migliaia di volte. Giunge persino a considerare la Preghiera di Gesù il suo vero e proprio compagno di viaggio. E così, un giorno, egli ha la sensazione che la preghiera spontaneamente passi dalle sue labbra al cuore. Ed egli dice: “Sentii che la preghiera in un certo modo si trasferiva da sé dentro il cuore; era come se il cuore, al ritmo abituale delle sue pulsazioni, avesse cominciato a pronunciare dentro di sé le parole della preghiera, una per ogni battito... Cessai allora di pronunciare la preghiera con la bocca e presi ad ascoltare con attenzione questa voce interiore»''.Qui apprendiamo un'altra via per arrivare alla preghiera incessante. La preghiera continua a pregare dentro di me anche quando sto parlando con gli altri o sono concentrato sul lavoro manuale. La preghiera è diventata la presenza attiva dello Spirito di Dio che mi assiste in tutti i momenti della mia vita.Così, vediamo come, attraverso la carità e l'attività della preghiera di Gesù nel nostro cuore, tutta la nostra giornata può diventare una preghiera continua. Non intendo suggerire che noi dovremmo imitare il monaco Lucio o il pellegrino russo, ma intendo dire che anche noi, nel nostro ministero così pieno di impegni dovremmo preoccuparci di pregare incessantemente, così che qualunque cosa mangiamo, qualunque cosa beviamo, qualunque cosa facciamo, lo facciamo per la gloria di Dio (cfr. 1Cor 10,31). Amare e lavorare per la gloria di Dio non può restare un'idea astratta, cui pensiamo una volta ogni tanto. Deve diventare una dossologia interiore e incessante.
Un
'ultima caratteristica della preghiera del cuore è che essa comprende tutti i
nostri pensieri e le nostre preoccupazioni. Quando entriamo con la nostra mente
nel nostro cuore e qui rimaniamo alla presenza di Dio, allora tutte le nostre
preoccupazioni mentali si fanno preghiera. Il potere della preghiera del
cuore consiste precisamente nel trasformare in preghiera tutto ciò che è nella
nostra mente.
Quando diciamo alle persone: «Pregherò per te», ci assumiamo un impegno molto importante. La cosa triste è che questa promessa spesso rimane solo una benevola espressione di interesse per l'altro. Ma quando invece impariamo a discendere con la nostra mente nel nostro cuore, allora tutti coloro che sono entrati a far parte della nostra vita vengono portati alla presenza risanatrice di Dio e sono toccati da lui nel centro del nostro essere.
Stiamo parlando qui di un mistero per il quale le parole sono inadeguate. È il mistero del cuore, centro del nostro essere, trasformato da Dio nel proprio cuore, un cuore abbastanza grande da abbracciare l'universo intero. Attraverso la preghiera possiamo far entrare nel nostro cuore il dolore e la sofferenza di tutti, tutti i loro conflitti e le loro angosce, tutti i loro tormenti e tutte le guerre, tutta la fame, la solitudine e la miseria, non per una qualche nostra grande capacità psicologica o emotiva, ma perché il cuore di Dio è diventato una cosa sola con il nostro. A questo punto possiamo intravedere il significato delle parole di Gesù: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,29-30). Gesù ci invita ad assumere su di noi il suo carico, che è il carico del mondo, un carico che comprende tutto il dolore umano di tutti tempi e di tutti i luoghi. Ma questo carico divino è leggero e noi riusciamo a portarlo quando il nostro cuore e stato trasformato nel cuore mite e umile del nostro Signore.
Qui possiamo vedere il rapporto intimo esistente tra preghiera e ministero. La disciplina che ci permette di portare tutte le persone che ci sono affidate nel cuore mite e umile di Dio è la disciplina del ministero. Finché il ministero significherà soltanto che noi ci preoccupiamo molto delle persone e dei loro problemi; finché significherà un numero interminabile di attività che si riesce a mala pena a coordinare, noi saremo ancora assolutamente dipendenti dal nostro cuore angusto e ansioso. Quando, invece, i nostri affanni vengono affidati al cuore di Dio e qui diventano preghiera, allora ministero e preghiera diventano due manifestazioni dello stesso amore onnicomprensivo di Dio.
Abbiamo visto come la preghiera del cuore si nutra di preghiere brevi, sia incessante e onnicomprensiva. Queste tre caratteristiche mostrano come la preghiera del cuore sia il respiro della vita spirituale e di tutto il ministero. Veramente, questa preghiera non è semplicemente un attività importante, ma il centro stesso della nuova vita che vogliamo indicare, e alla quale vogliamo introdurre le persone che ci sono affidate.
È chiaro dalle caratteristiche della preghiera del cuore che essa richiede una disciplina personale. Per vivere una vita spirituale veramente animata dalla preghiera, non possiamo fare a meno di preghiere specifiche. Dobbiamo recitarle in modo tale da riuscire ad ascoltare meglio lo Spirito che prega in noi. È necessario che noi continuiamo a far entrare nella nostra preghiera tutte le persone con le quali e per le quali viviamo e lavoriamo. Questa disciplina ci aiuterà a compiere il passaggio da un ministero frammentario, fitto di impegni e di cose che tendono a distrarci, e spesso frustrante, ad un ministero unificante, olistico e molto gratificante. Questo renderà il ministero non facile, ma autentico; non lo renderà dolce e pio, ma spirituale; non lo renderà immune dal dolore ed esente da lotte, ma quieto nel vero senso dell'esicasmo.
Quando diciamo alle persone: «Pregherò per te», ci assumiamo un impegno molto importante. La cosa triste è che questa promessa spesso rimane solo una benevola espressione di interesse per l'altro. Ma quando invece impariamo a discendere con la nostra mente nel nostro cuore, allora tutti coloro che sono entrati a far parte della nostra vita vengono portati alla presenza risanatrice di Dio e sono toccati da lui nel centro del nostro essere.
Stiamo parlando qui di un mistero per il quale le parole sono inadeguate. È il mistero del cuore, centro del nostro essere, trasformato da Dio nel proprio cuore, un cuore abbastanza grande da abbracciare l'universo intero. Attraverso la preghiera possiamo far entrare nel nostro cuore il dolore e la sofferenza di tutti, tutti i loro conflitti e le loro angosce, tutti i loro tormenti e tutte le guerre, tutta la fame, la solitudine e la miseria, non per una qualche nostra grande capacità psicologica o emotiva, ma perché il cuore di Dio è diventato una cosa sola con il nostro. A questo punto possiamo intravedere il significato delle parole di Gesù: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,29-30). Gesù ci invita ad assumere su di noi il suo carico, che è il carico del mondo, un carico che comprende tutto il dolore umano di tutti tempi e di tutti i luoghi. Ma questo carico divino è leggero e noi riusciamo a portarlo quando il nostro cuore e stato trasformato nel cuore mite e umile del nostro Signore.
Qui possiamo vedere il rapporto intimo esistente tra preghiera e ministero. La disciplina che ci permette di portare tutte le persone che ci sono affidate nel cuore mite e umile di Dio è la disciplina del ministero. Finché il ministero significherà soltanto che noi ci preoccupiamo molto delle persone e dei loro problemi; finché significherà un numero interminabile di attività che si riesce a mala pena a coordinare, noi saremo ancora assolutamente dipendenti dal nostro cuore angusto e ansioso. Quando, invece, i nostri affanni vengono affidati al cuore di Dio e qui diventano preghiera, allora ministero e preghiera diventano due manifestazioni dello stesso amore onnicomprensivo di Dio.
Abbiamo visto come la preghiera del cuore si nutra di preghiere brevi, sia incessante e onnicomprensiva. Queste tre caratteristiche mostrano come la preghiera del cuore sia il respiro della vita spirituale e di tutto il ministero. Veramente, questa preghiera non è semplicemente un attività importante, ma il centro stesso della nuova vita che vogliamo indicare, e alla quale vogliamo introdurre le persone che ci sono affidate.
È chiaro dalle caratteristiche della preghiera del cuore che essa richiede una disciplina personale. Per vivere una vita spirituale veramente animata dalla preghiera, non possiamo fare a meno di preghiere specifiche. Dobbiamo recitarle in modo tale da riuscire ad ascoltare meglio lo Spirito che prega in noi. È necessario che noi continuiamo a far entrare nella nostra preghiera tutte le persone con le quali e per le quali viviamo e lavoriamo. Questa disciplina ci aiuterà a compiere il passaggio da un ministero frammentario, fitto di impegni e di cose che tendono a distrarci, e spesso frustrante, ad un ministero unificante, olistico e molto gratificante. Questo renderà il ministero non facile, ma autentico; non lo renderà dolce e pio, ma spirituale; non lo renderà immune dal dolore ed esente da lotte, ma quieto nel vero senso dell'esicasmo.
Nel
nostro mondo tutto tendente al razionalismo, abbiamo bisogno di una seria
disciplina per arrivare a una preghiera del cuore in cui possiamo ascoltare la
voce dello Spirito che ci guida e che prega in noi. Il grande rilievo posto
sulla preghiera nel ministero non è inteso come un incitamento a lasciarci
coinvolgere meno dalle persone o ad essere completamente indifferenti alla
nostra società con le sue tante lotte e i suoi problemi. La preghiera, com'è
intesa dagli esicasti, ci aiuta a discernere quali delle nostre attività
ministeriali sono veramente per la gloria di Dio e quali, invece, sono
primariamente per la gloria del nostro io non convertito.
La preghiera del cuore ci offre una sensibilità nuova che ci rende capaci di distinguere il grano dalla zizzania nel nostro ministero, e così diventare testimoni molto meno ambigui di Gesù Cristo.
La preghiera del cuore è veramente la via alla purezza del cuore che ci dà occhi per vedere la realtà della nostra esistenza. Questa purezza del cuore ci permette di vedere più chiaramente non solo il nostro io povero, distorto e ansioso, ma anche il volto amorevole del nostro Dio misericordioso. Quando questa visione sarà chiara e nitida, sarà possibile camminare in un mondo tumultuoso con un cuore tranquillo e in pace. È questo cuore pieno di pace che attirerà coloro che brancolano alla ricerca della loro strada nella vita.
Una volta che avremo trovato la nostra pace in Dio, non potremo fare altro che esercitare il nostro ministero. La pace di Dio sarà visibile dovunque andremo e a chiunque incontreremo. Prima ancora di qualsiasi parola, lo Spirito di Dio, che prega in noi, farà conoscere la sua presenza e riunirà tutti in un corpo nuovo, il corpo di Cristo stesso.
La preghiera del cuore ci offre una sensibilità nuova che ci rende capaci di distinguere il grano dalla zizzania nel nostro ministero, e così diventare testimoni molto meno ambigui di Gesù Cristo.
La preghiera del cuore è veramente la via alla purezza del cuore che ci dà occhi per vedere la realtà della nostra esistenza. Questa purezza del cuore ci permette di vedere più chiaramente non solo il nostro io povero, distorto e ansioso, ma anche il volto amorevole del nostro Dio misericordioso. Quando questa visione sarà chiara e nitida, sarà possibile camminare in un mondo tumultuoso con un cuore tranquillo e in pace. È questo cuore pieno di pace che attirerà coloro che brancolano alla ricerca della loro strada nella vita.
Una volta che avremo trovato la nostra pace in Dio, non potremo fare altro che esercitare il nostro ministero. La pace di Dio sarà visibile dovunque andremo e a chiunque incontreremo. Prima ancora di qualsiasi parola, lo Spirito di Dio, che prega in noi, farà conoscere la sua presenza e riunirà tutti in un corpo nuovo, il corpo di Cristo stesso.
(Tratto da: Henri
J. M. Nouwen, "La via del cuore", Ed. Queriniana)
Segunda-feira, 18 de Março de 2013
ESCRITOS DI SAN GREGORIO PALAMAS
Tratte da: Gregorio
Palamas "Abbassò i cieli e discese" omelie. Edizioni Qiqajon e Gregorio Palamas
"Che cos'è l'ortodossia". Edizioni Bompiani)
Tomo aghioritico
San Gregorio Palamas:"In Difesa dei Santi
Esicasti"
Tomo aghioritico
La preghiera di Gesù
REGHIERA DEL UORE
a preghiera
di Gesù è la seguente: Κύριε
Ιησού
Χριστέ, Yιέ
Θεού
ελέησον
με
τον
αμαρτωλό : Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio
abbi pietà di me, peccatore. In origine,
la si diceva senza la parola peccatore; questa è
stata aggiunta più tardi alle altre parole della preghiera. Tale parola esprime
la coscienza e la confessione della caduta.
"Qualunque cosa chiederete al Padre nel
mio Nome",
dice ai suoi apostoli il Signore, "la farò, perché il Padre sia glorificato
nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome,
io la farò"
(Gv 14.13-14).
"In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio
Nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio Nome. Chiedete e
otterrete, perché la vostra gioia sia
piena" (Gv 16.23-24).
“In nessun altro c'è
salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini
sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere
salvati"' (At 4.7-12), “chiunque invocherà il
Nome del Signore sarà salvato" (Rm
10.13), nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
terra" (Fil
2.8-10).LEGGERE...
Silvano del Monte Athos: La preghiera
Silvano del Monte Athos:
La preghiera
Chi ama il Signore pensa
sempre a lui; e il ricordo di Dio genera la preghiera.Se non si pensasse
al Signore, allora nemmeno si pregherebbe; ma senza la preghiera non si rimane nell'amore
di Dio, perché con la preghiera otteniamo la grazia dello Spirito santo.
Attraverso la preghiera l'uomo è preservato dal peccato, perché la mente che
prega è intenta in Dio e con spirito umile sta davanti al volto del Signore,
conosciuto solo dall'anima in preghiera.
Al novizio, tuttavia, occorre
necessariamente una guida, perché, prima di ottenere la grazia dello Spirito
santo, l'anima deve sostenere una grande battaglia contro i suoi avversari e non
sa giudicare da sola se il piacere che prova viene dal nemico. Questo lo può
discernere solo chi per esperienza ha gustato lo Spirito santo e dal sapore
riconosce la grazia.
Chi vuole condurre una vita di preghiera senza una guida e
nella sua superbia ha la sensazione di potersi istruire sui libri e non ricorre
a uno Staretz, si trova già a metà della strada che porta all'illusione. Ma il
Signore protegge l'umile e se anche non vi fosse nessuna guida esperta, se egli
tuttavia ricorrerà ad un uomo spirituale, qualunque esso sia, il Signore lo
proteggerà per l'umiltà che ha manifestato.
Ritieni che nel padre spirituale (pneumatikòs) vive lo
Spirito santo e che egli ti dirà ciò che ti è necessario. Se però tu pensi che
il padre spirituale vive nella negligenza, e ti chiedi come sia possibile che
abbia lo Spirito santo, per tale pensiero subirai una grave tentazione e il
Signore ti umilierà e senz'altro tu cadrai nell'illusione.
La preghiera è data a colui che prega. La
preghiera fatta solo per abitudine, senza un cuore contrito per i peccati
commessi, non è gradita a Dio.
L'anima mia ha sete del Dio vivente, e con desiderio io Lo
cerco, e a nient'altro è capace di pensare l'anima mia.
L'anima mia ha sete
del Dio vivente, e il mio spirito si slancia verso di Lui, Padre celeste ed
amoroso. Il Signore per mezzo dello
Spirito santo ci ha adottati come figli; soave è per il cuore il Signore. Egli è
la gioia, la felicità e l'incrollabile nostra speranza.
Signore buono,
vieni, nella Tua misericordia, a cercare la Tua creatura e manifestati agli
uomini per mezzo dello Spirito santo, così come Ti manifesti ai Tuoi
servi.
Rallegra, o Signore, ogni anima afflitta, con la venuta dello Spirito
santo. Fa', o Signore, che tutti gli uomini che Ti pregano conoscano lo Spirito
Santo.
Uomini tutti, umiliamoci a causa del Signore e del Regno dei
cieli.
Umiliamoci e il Signore ci farà
conoscere la potenza della "preghiera di Gesù". Umiliamoci e lo stesso Spirito
Santo, Spirito di Dio, istruirà la nostra anima.
O uomo, impara
l'umiltà secondo Cristo e il Signore ti farà gustare la dolcezza della
preghiera. E se vuoi giungere alla preghiera pura, diventa umile e temperante,
confessati sinceramente e la preghiera ti amerà. Fatti docile,
sottomettiti di buon grado ai superiori, sii contento di tutto; e allora la tua
mente sarà purificata dai vani pensieri.
Ricorda che il Signore ti guarda, rimani nel timore di ferire tuo
fratello, non affliggere mai in nulla il tuo fratello, non giudicarlo, non
contristarlo nemmeno con l'espressione del tuo volto; lo Spirito santo ti amerà
e verrà in ogni cosa in tuo aiuto.
Lo Spirito santo
assomiglia molto a una madre affettuosa. La madre ama il suo figliuolo e si
affatica per lui. Così anche lo Spirito santo compatisce, perdona, cura,
ammonisce ed allieta. E lo Spirito santo lo si riconosce nella preghiera fatta
con umiltà.Chi ama i nemici presto conoscerà il Signore per mezzo dello Spirito
santo. Chi invece non li ama, per lui non voglio neanche scrivere. Ma mi
affliggo per lui, perché tormenta se stesso e gli altri e non conoscerà il
Signore.
Un'anima che ama il Signore non può fare a meno di pregare,
perché è attratta verso di lui dalla grazia che ha sperimentata nella
preghiera.
Per la preghiera ci sono state date le chiese: in esse infatti si
celebrano gli uffici secondo i libri liturgici. Ma non è possibile avere sempre
la chiesa con sé e neppure i libri liturgici, mentre la preghiera interiore è sempre e dovunque
dentro di te. Nelle chiese si compiono i servizi divini, e lo Spirito di
Dio è presente, ma il miglior tempio di
Dio è l'anima, e per chi prega interiormente tutto il mondo diventa un tempio di
Dio. Ma questo non è dato a tutti.
Molti uomini pregano con la bocca;
o pregano aiutandosi con dei libri; e ciò è buono e il Signore accoglie la loro
preghiera. Ma se qualcuno prega il
Signore e pensa ad altro, allora il Signore non ascolta una preghiera simile.
Chi prega per abitudine non si converte con la preghiera, chi invece prega con
fervore incontra nella preghiera molte prove: sostiene una battaglia contro il
nemico, una battaglia contro se stesso, contro le passioni, una battaglia
contro gli uomini e in tutto questo deve essere coraggioso e vigilante.
Cerca
il consiglio di coloro che hanno esperienza, se tu ne trovi, ed invoca con
umiltà il Signore, il Signore allora ti darà saggezza in tutto per la tua
umiltà.
Lo Spirito di Dio rende testimonianza all'anima, se la nostra
preghiera è accetta al cospetto del Signore, e lo Spirito stesso è gradito al
cuore e pieno di pace. Prima, io non sapevo se la mia preghiera era ascoltata o
no, ma non conoscevo neppure in base a che cosa fosse possibile saperlo.
Le disgrazie e i pericoli hanno insegnato a molti a pregare.
Ho incontrato una volta un soldato che mi venne a trovare al magazzino dei
viveri ed era diretto a Tessalonica. La mia anima sentì amore per lui e gli
dissi: "Prega il Signore, che le sofferenze diminuiscono". Ed egli rispose: "Io
so pregare. Ho imparato in guerra quando ero in battaglia. Invocavo con fervore
il Signore. perché mi conservasse in vita. I colpi cadevano, le bombe
scoppiavano, e pochi rimanevano in vita. Ma anche se ho partecipato molte volte
alla battaglia, il Signore mi ha protetto". Mentre diceva così dimostrava che
pregava, e si vedeva, dall'atteggiamento del suo corpo, che era completamente
assorto in Dio.
Molti amano leggere
libri seri, e questo è buono; ma superiore a tutto è la preghiera. Invece chi
legge libri e giornali inutili, condanna l'anima all'inedia spirituale. La sua
anima soffre la fame, perché il suo vero nutrimento e delizia si trova in Dio.
In Dio è anche la sua vita, la sua gioia e la sua felicità.
Se cerchi di pregare
con la mente unita al cuore e non ci riesci, allora pronuncia la preghiera con
la bocca e tieni ferma la mente sulle parole della preghiera, come
insegna la "Scala di perfezione". Col tempo il Signore ti darà anche la
"preghiera del cuore", senza pensieri; e allora pregherai liberamente, senza
sforzo. Alcuni hanno fatto del male al loro cuore perché troppo presto hanno
voluto pregare con la mente unita al cuore e hanno finito col non riuscire più a
dire la preghiera neppure con la bocca. Ma tu riconosci l'ordine della vita
spirituale: i doni sono concessi all'anima semplice, umile, sottomessa. A chi è
sottomesso e moderato in tutto - nel cibo, nelle parole, nei movimenti - il
Signore stesso dona la preghiera, e questa, per energia divina, si celebrerà nel
profondo del cuore.
La preghiera continua
proviene dall'amore e viene a mancare a causa della maldicenza, della negligenza
e dell'intemperanza. Chi ama Dio può pensare a lui giorno e notte, perché
nessuna occupazione impedisce di amare Dio. Gli Apostoli amavano il
Signore e il mondo non costituiva un ostacolo a questo amore, e per questo si
ricordavano del mondo e pregavano per esso e predicavano. Ad Arsenio il Grande
fu detto: "Fuggi gli uomini", ma lo Spirito di Dio anche nel deserto ci insegna
a pregare per gli uomini e per il mondo intero.
In questo mondo ognuno ha il
suo compito: uno è re, un altro è patriarca o cuoco o fabbro o maestro; ma il Signore ama tutti, e maggiore premio sarà dato
a chi ama di più il Signore.
Il Signore ci ha dato
il comandamento di amare Dio con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta
l'anima. Ma senza preghiera com'è possibile amare? Perciò la mente e il cuore
dell'uomo devono sempre essere liberi per la preghiera.
Quando ami qualcuno tu
desideri pensare a lui, parlargli, stare insieme a lui. L'anima ama il Signore
come Padre e Creatore e sta davanti a lui con timore e amore: con timore, perché
Egli è il Signore; con amore perché l'anima lo riconosce come Padre pieno di
misericordia, e la sua grazia è più soave di ogni altra cosa.Io ho
constatato che la preghiera è facile, quando la grazia di Dio ci soccorre. Il Signore ci ama senza misura e con la preghiera
ci fa degni di parlare con lui, di pentirci e di glorificarLo.Non sono capace di descrivere quanto ci ama il
Signore. Per mezzo dello Spirito santo noi conosciamo questo amore e l'anima di
chi prega conosce lo Spirito Santo.
Dicono alcuni che dalla preghiera deriva l'illusione
spirituale. Questo è uno sbaglio L'illusione proviene dall'orgoglio e non dalla
preghiera. Tutti i santi pregavano molto ed esortavano gli altri alla orazione.
La preghiera è la migliore attività per
l'anima. Con la preghiera andiamo verso Dio, con la preghiera si ricerca
l'umiltà, la pazienza ed ogni virtù. Chi parla contro di essa è chiaro che non
ha mai gustato quanto è buono il Signore e quanto ci ama. Da Dio non
proviene nulla di male.
Tutti i santi
pregavano incessantemente; neppure un istante restavano senza
preghiera.
Quando l'anima perde l'umiltà perde insieme anche la grazia e
l'amore verso Dio, e allora si spegne la fervente preghiera. Quando
invece raggiunge l'umiltà e le passioni vengono meno, il Signore le dona la sua
grazia, ed essa prega con calde lacrime anche per i nemici, come per se stessa e
per il mondo intero.
La preghiera è data a colui che prega. La preghiera fatta solo per abitudine, senza un cuore contrito per i peccati commessi, non è gradita a Dio.
L'anima mia ha sete del Dio vivente, e il mio spirito si slancia verso di Lui, Padre celeste ed amoroso. Il Signore per mezzo dello Spirito santo ci ha adottati come figli; soave è per il cuore il Signore. Egli è la gioia, la felicità e l'incrollabile nostra speranza.
Signore buono, vieni, nella Tua misericordia, a cercare la Tua creatura e manifestati agli uomini per mezzo dello Spirito santo, così come Ti manifesti ai Tuoi servi.
Rallegra, o Signore, ogni anima afflitta, con la venuta dello Spirito santo. Fa', o Signore, che tutti gli uomini che Ti pregano conoscano lo Spirito Santo.
Uomini tutti, umiliamoci a causa del Signore e del Regno dei cieli.
Umiliamoci e il Signore ci farà conoscere la potenza della "preghiera di Gesù". Umiliamoci e lo stesso Spirito Santo, Spirito di Dio, istruirà la nostra anima.
Per la preghiera ci sono state date le chiese: in esse infatti si celebrano gli uffici secondo i libri liturgici. Ma non è possibile avere sempre la chiesa con sé e neppure i libri liturgici, mentre la preghiera interiore è sempre e dovunque dentro di te. Nelle chiese si compiono i servizi divini, e lo Spirito di Dio è presente, ma il miglior tempio di Dio è l'anima, e per chi prega interiormente tutto il mondo diventa un tempio di Dio. Ma questo non è dato a tutti.
Molti uomini pregano con la bocca; o pregano aiutandosi con dei libri; e ciò è buono e il Signore accoglie la loro preghiera. Ma se qualcuno prega il Signore e pensa ad altro, allora il Signore non ascolta una preghiera simile. Chi prega per abitudine non si converte con la preghiera, chi invece prega con fervore incontra nella preghiera molte prove: sostiene una battaglia contro il nemico, una battaglia contro se stesso, contro le passioni, una battaglia contro gli uomini e in tutto questo deve essere coraggioso e vigilante.
Cerca il consiglio di coloro che hanno esperienza, se tu ne trovi, ed invoca con umiltà il Signore, il Signore allora ti darà saggezza in tutto per la tua umiltà.
Lo Spirito di Dio rende testimonianza all'anima, se la nostra preghiera è accetta al cospetto del Signore, e lo Spirito stesso è gradito al cuore e pieno di pace. Prima, io non sapevo se la mia preghiera era ascoltata o no, ma non conoscevo neppure in base a che cosa fosse possibile saperlo.
In questo mondo ognuno ha il suo compito: uno è re, un altro è patriarca o cuoco o fabbro o maestro; ma il Signore ama tutti, e maggiore premio sarà dato a chi ama di più il Signore.
Tutti i santi pregavano incessantemente; neppure un istante restavano senza preghiera.
Quando l'anima perde l'umiltà perde insieme anche la grazia e l'amore verso Dio, e allora si spegne la fervente preghiera. Quando invece raggiunge l'umiltà e le passioni vengono meno, il Signore le dona la sua grazia, ed essa prega con calde lacrime anche per i nemici, come per se stessa e per il mondo intero.
Tratto da: Archimandrita
Sofronio, Silvano del Monte Athos - La vita, la dottrina, gli scritti
- ed. GRIBAUDI a cui rimandiamo vivamente per l'approfondimento.
PICCOLA FILOCALIA DELLA PREGHIERA DEL CUORE
PICCOLA FILOCALIA
DELLA PREGHIERA DEL CUORE
Preghiera incessante Teofane il Recluso
Preghiera incessante (Teofane il Recluso) (3a) Posted by natodallospirito
Alcuni esempi
Voglio spiegarti tutto ciò con un esempio.
Impegno
Risponderò in breve a questa domanda: dobbiamo instancabilmente impegnarci nella preghiera, sforzandoci con zelo e con l’animo pieno di speranza, di raggiungere, come la terra promessa, l’ardore dello spirito nell’attenzione continua rivolta a Dio. Impegnati nella preghiera e, pur chiedendo nella preghiera tutto, chiedi particolarmente di raggiungere questo grado supremo della preghiera – l’ardore dello spirito – e certamente otterrai ciò che chiedi. Ci assicura di ciò San Macario l’Egiziano, che sopportò concretamente la fatica della preghiera, ma ne raccolse anche i frutti.
Non devi pensare che si tratti di una condizione di spirito molto elevata, irraggiungibile per gli uomini di questo mondo. È in realtà una condizione elevata, che tutti però possono raggiungere. Infatti ognuno di noi alle volte sente durante la preghiera affluire nel cuore calore e zelo, quando l’anima, staccatasi da tutto, entra profondamente in se stessa e prega con ardore. Questa discesa temporanea, se così possiamo dire, dello spirito della preghiera, deve trasformarsi in una condizione costante e cosi si raggiungerà il traguardo della preghiera.
Il mezzo per conseguire questo fine è, come ho già detto, l’impegno nella preghiera. Quando si sfregano fra loro due pezzi di legno, si riscaldano e provocano il fuoco.
Due tipi necessari di preghiera
Così, se si sfrega l’anima nell’orazione, essa sprigionerà infine lo spirito della preghiera. La fatica della preghiera costituisce il giusto completamento delle due precedenti forme di preghiera, di cui ho già parlato, cioè dell’adempimento devoto, accompagnato da attenzione e sentimento, delle nostre orazioni e dell’insegnare all’anima di elevarsi spesso a Dio rivolgendo a lui il nostro pensiero, attribuendo tutto a gloria di Dio ed invocandolo dal profondo del cuore.
Anche se noi preghiamo la mattina e la sera, la distanza di tempo rimane sempre grande. Se soltanto in questi momenti della giornata ci rivolgiamo a Dio, per quanto intense siano le nostre preghiere, nel corso della giornata e della notte il vantaggio ricavatone si disperde e quando nuovamente ci accingiamo a pregare, l’anima è fredda e vuota, come prima. Anche se di nuovo preghiamo con fervore, tuttavia, raffreddandoci e distraendoci, che vantaggio ne ricaviamo? È la stessa cosa che costruire e distruggere; fatica e solo fatica.
Se ci proponiamo di recitare con attenzione e sentimento le nostre orazioni non solo mattina e sera, ma, inoltre, ci esercitiamo ogni giorno nel pensiero di Dio ed attribuiamo a sua gloria ogni nostra azione e lo invochiamo spesso dall’intimo del cuore con brevi giaculatorie, noi riempiremo il lungo intervallo, che divide la preghiera mattutina da quella serale e viceversa, rivolgendoci spesso a Dio. Non sarà ancora la preghiera incessante, ma una preghiera spesso ripetuta e quanto più spesso si ripeterà, tanto più vicina sarà all’orazione ininterrotta. Questa fatica segna il passaggio a quest’ultima, come un gradino necessario.
Tre aspetti
Supponiamo infatti che voi adempiate a questo impegno ogni giorno, senza mai ometterlo, infaticabilmente, che cosa accadrà nell’anima vostra?
Cercate di raggiungere questi tre obiettivi con la fatica della preghiera. Essi da soli sono il compenso della fatica e nello stesso tempo la chiave del tempio nascosto del Regno dei Cieli. Aprendo con essi la porta, vi si entra e si giunge ai gradini del Trono di Dio e ci rendiamo degni di ascoltare una parola di approvazione dal Padre Celeste, del suo contatto e del suo abbraccio, grazie al quale tutte le ossa diranno: “Signore, Signore, chi è simile a te?”. Chiedete questo nella fatica della preghiera e ciascuno sospiri: “Quando giungerò e mi presenterò dinanzi al tuo volto, Signore? Il mio volto t’ha cercato, cercherò, o Signore, il tuo volto”.
Perfezione dei tre aspetti della preghiera
Risponderò in breve a quanti desiderano sapere come perfezionarsi nel timor di Dio, nel ricordo di Dio e nell’affettuosa e continua invocazione del nome del Signore.
Concludo queste mie parole con la preghiera, che sgorga dal mio cuore, che il Signore vi conceda di comprendere tutto ciò che ho detto, affinché tutti costituiate quell’uomo perfetto nella forza e nell’età, che realizza la pienezza del Cristo[13].
Ti
ho spiegato brevemente due aspetti o due gradi della preghiera: quella letta, che consiste nel pregare con
parole altrui, e quella individuale o mentale, allorché ci
eleviamo al Signore con la mente attraverso il pensiero di Dio, consacrando
tutto a lui ed invocandolo spesso con tutto il cuore.
Esiste però un terzo aspetto o grado della
preghiera ed è proprio in esso che consiste la preghiera autentica ed a cui i
due precedenti servono solo come preparazione. Essa è il rivolgersi
incessantemente a Dio della mente e del cuore con calore interiore o ardore di
spirito. È questo un traguardo a cui deve giungere la preghiera ed un
fine che deve proporsi chiunque ad essa si dedichi, affinché i suoi sforzi non
siano inutili.
Le Scritture ci
insegnano
Tenete presente ciò che della preghiera si legge nella
scrittura:“Vegliate e pregate”, dice il Signore[3];Da tutte queste indicazioni e raccomandazioni è evidente che la preghiera non si compie una volta sola e s’interrompe, ma è uno stato dello spirito, continuo ed ininterrotto, analogo al respiro ed al battito del cuore, che sono continui ed incessanti.
“Siate sobri e vegliate”, insegna l’apostolo Pietro[4];
“siate assidui nella preghiera e che essa vi mantenga vigilanti”[5];
“Pregate incessantemente”[6],
“Vivete nella preghiera e nelle orazioni, pregate in ogni momento nello Spirito”[7]. È questa la raccomandazione dell’apostolo Paolo, il quale in altri passi ci spiega anche la ragione per cui così è e deve essere:
infatti “la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”[8] e
“lo Spirito di Dio vive in noi”[9] … “per cui noi invochiamo: Abba Padre”.
Alcuni esempi
Voglio spiegarti tutto ciò con un esempio.
Il sole sta al centro ed attorno ad esso si muovono i pianeti attratti verso di lui e rivolti a lui con una qualsiasi loro parte. Ciò che nel mondo materiale è il sole, in quello spirituale è Dio, il sole dello spirito. Trasferite il vostro pensiero al Cielo, che cosa vedrete? Gli Angeli, i quali, secondo le parole del Signore, vedono sempre il volto del loro Padre celeste. Tutti gli spiriti incorporei e tutti i Santi in Cielo sono rivolti verso Dio, a lui volgono gli sguardi del loro spirito e non vogliono allontanarli da lui a causa dell’indicibile beatitudine che deriva loro dalla contemplazione di Dio. Ma ciò che gli Angeli ed i Santi fanno in Cielo, a noi spetta imparare a compiere sulla terra, abituarci cioè a stare, come gli angeli, incessantemente in preghiera dinanzi a Dio nel nostro cuore.Soltanto chi riuscirà in ciò, sarà veramente dedito alla preghiera. Come ci si rende degni di una così grande grazia?
Impegno
Risponderò in breve a questa domanda: dobbiamo instancabilmente impegnarci nella preghiera, sforzandoci con zelo e con l’animo pieno di speranza, di raggiungere, come la terra promessa, l’ardore dello spirito nell’attenzione continua rivolta a Dio. Impegnati nella preghiera e, pur chiedendo nella preghiera tutto, chiedi particolarmente di raggiungere questo grado supremo della preghiera – l’ardore dello spirito – e certamente otterrai ciò che chiedi. Ci assicura di ciò San Macario l’Egiziano, che sopportò concretamente la fatica della preghiera, ma ne raccolse anche i frutti.
“Se non hai il dono della preghiera – egli dice – sforzati nella preghiera ed il Signore, vedendo il tuo impegno e giudicando, in base alla tua sofferenza, quanto ardentemente desideri questo bene, ti concederà la preghiera”[10].Lo sforzo, s’intende, solo sino a questo limite. Quando la fiamma si accenderà – e di essa parla il Signore:
“Sono venuto sulla terra a portare il fuoco e vorrei che esso ardesse quanto prima”[11],– verrà meno la fatica e comincerà una preghiera facile, libera e fonte di conforto.
Non devi pensare che si tratti di una condizione di spirito molto elevata, irraggiungibile per gli uomini di questo mondo. È in realtà una condizione elevata, che tutti però possono raggiungere. Infatti ognuno di noi alle volte sente durante la preghiera affluire nel cuore calore e zelo, quando l’anima, staccatasi da tutto, entra profondamente in se stessa e prega con ardore. Questa discesa temporanea, se così possiamo dire, dello spirito della preghiera, deve trasformarsi in una condizione costante e cosi si raggiungerà il traguardo della preghiera.
Il mezzo per conseguire questo fine è, come ho già detto, l’impegno nella preghiera. Quando si sfregano fra loro due pezzi di legno, si riscaldano e provocano il fuoco.
Due tipi necessari di preghiera
Così, se si sfrega l’anima nell’orazione, essa sprigionerà infine lo spirito della preghiera. La fatica della preghiera costituisce il giusto completamento delle due precedenti forme di preghiera, di cui ho già parlato, cioè dell’adempimento devoto, accompagnato da attenzione e sentimento, delle nostre orazioni e dell’insegnare all’anima di elevarsi spesso a Dio rivolgendo a lui il nostro pensiero, attribuendo tutto a gloria di Dio ed invocandolo dal profondo del cuore.
Anche se noi preghiamo la mattina e la sera, la distanza di tempo rimane sempre grande. Se soltanto in questi momenti della giornata ci rivolgiamo a Dio, per quanto intense siano le nostre preghiere, nel corso della giornata e della notte il vantaggio ricavatone si disperde e quando nuovamente ci accingiamo a pregare, l’anima è fredda e vuota, come prima. Anche se di nuovo preghiamo con fervore, tuttavia, raffreddandoci e distraendoci, che vantaggio ne ricaviamo? È la stessa cosa che costruire e distruggere; fatica e solo fatica.
Se ci proponiamo di recitare con attenzione e sentimento le nostre orazioni non solo mattina e sera, ma, inoltre, ci esercitiamo ogni giorno nel pensiero di Dio ed attribuiamo a sua gloria ogni nostra azione e lo invochiamo spesso dall’intimo del cuore con brevi giaculatorie, noi riempiremo il lungo intervallo, che divide la preghiera mattutina da quella serale e viceversa, rivolgendoci spesso a Dio. Non sarà ancora la preghiera incessante, ma una preghiera spesso ripetuta e quanto più spesso si ripeterà, tanto più vicina sarà all’orazione ininterrotta. Questa fatica segna il passaggio a quest’ultima, come un gradino necessario.
Tre aspetti
Supponiamo infatti che voi adempiate a questo impegno ogni giorno, senza mai ometterlo, infaticabilmente, che cosa accadrà nell’anima vostra?
Il pensiero di Dio genera il timore di Dio. Infatti quest’ultimo consiste nel raggiungere con pensiero riverente e nell’accogliere nel profondo del cuore le infinite perfezioni ed operazioni divine.Si realizza in questo caso ciò di cui parla l’apostolo: “La nostra vita è nascosta con il Cristo in Dio” [12].
Con l’attribuire ogni nostra azione a gloria di Dio, sorge in noi il ricordo del Signore, il che significa camminare davanti a Lui. Ciò non è altro che ricordare, qualsiasi cosa noi si faccia, che ci troviamo davanti a Dio.
Infine, le soventi invocazioni del nome di Dio, o comunque i sentimenti di devozione verso Dio che sgorgano dal nostro cuore, si trasformano in continua, muta, affettuosa, calda implorazione del nome di Dio. Quando l’anima è santificata dal timore di Dio, dal ricordo del Signore o ha l’abitudine di camminare davanti a Dio ed accarezzare affettuosamente nel cuore il dolcissimo nome di Dio, allora necessariamente nel cuore s’accende anche quel fuoco spirituale, di cui ho parlato all’inizio, che sarà all’origine di una profonda pace, di un incessante equilibrio, e di viva ed attiva vigilanza. L’uomo partecipa allora di quello stato, oltre al quale sulla terra non possono andare i suoi desideri: esso è l’autentico preannuncio di quella condizione beata che ci attende nel futuro.
Cercate di raggiungere questi tre obiettivi con la fatica della preghiera. Essi da soli sono il compenso della fatica e nello stesso tempo la chiave del tempio nascosto del Regno dei Cieli. Aprendo con essi la porta, vi si entra e si giunge ai gradini del Trono di Dio e ci rendiamo degni di ascoltare una parola di approvazione dal Padre Celeste, del suo contatto e del suo abbraccio, grazie al quale tutte le ossa diranno: “Signore, Signore, chi è simile a te?”. Chiedete questo nella fatica della preghiera e ciascuno sospiri: “Quando giungerò e mi presenterò dinanzi al tuo volto, Signore? Il mio volto t’ha cercato, cercherò, o Signore, il tuo volto”.
Perfezione dei tre aspetti della preghiera
Risponderò in breve a quanti desiderano sapere come perfezionarsi nel timor di Dio, nel ricordo di Dio e nell’affettuosa e continua invocazione del nome del Signore.
- Cominciate a cercare e questo sforzo v’insegnerà come trovare.Credo che queste poche indicazioni siano sufficienti come guida per coloro che cercano con zelo. Tutto ciò è stato detto con il solo scopo che quanti tra voi hanno a cuore la preghiera, ne conoscano il punto culminante, di modo che, affaticandosi poco e conseguendo un risultato modesto, non credano d’aver raggiunto il fine ultimo ed in questa illusione non vengano meno nelle fatiche e, di conseguenza, non pongano limiti all’ulteriore ascesa attraverso i vari gradi della preghiera. Come sulle vie maestre si pongono colonne, perché quanti le percorrono, sappiano quanta strada hanno percorso e quanta rimane loro ancora, così nella nostra vita spirituale ci sono indicazioni particolari che determinano i gradi di perfezione della vita. Esse sono fissate perché quanti aspirano alla perfezione, rendendosi conto del punto a cui sono giunti e del cammino che resta loro da percorrere, non si fermino a mezza strada, privandosi così del frutto delle loro fatiche, che forse è ormai vicino, purché facciano ancora due o tre passi.
- Soltanto è necessario attenersi ad un principio: allontanare tutto ciò che in questa ricerca sia d’impedimento, attenersi invece con impegno a quanto possa esserle di giovamento. La pratica insegnerà questa distinzione. A questa indicazione aggiungerò solo il seguente consiglio.
- Quando incomincerete a provare nel cuore un tepore simile a quello che sente il corpo quando è avvolto dal calore, o quando comincerete a comportarvi di fronte a Dio così come davanti ad un personaggio importante, con timore ed attenzione, per non offenderlo in alcun modo, senza tenere in alcun conto il permesso di camminare e di agire liberamente, o allorché vi accorgerete che la vostra anima prova davanti al Signore ciò che la fanciulla davanti al fidanzato ch’essa ama, sappiate allora che è vicino, alle porte il Visitatore nascosto delle anime nostre, che entrerà e cenerà con voi in casa vostra.
Concludo queste mie parole con la preghiera, che sgorga dal mio cuore, che il Signore vi conceda di comprendere tutto ciò che ho detto, affinché tutti costituiate quell’uomo perfetto nella forza e nell’età, che realizza la pienezza del Cristo[13].
[3] Matteo 26, 41.
[4] 1 Pietro 5, 8.
[5] Colossesi 4, 2.
[6] 1 Tessalonicesi 5, 17.
[7] Efesini 6, 18.
[8] Colossesi 3, 3.
[9] 1 Corinti 3, 16.
[10] Discorso 19.
[11] Luca 12, 49.
[12] Colossesi 3, 3.
[13] Efesini 4, 13.
[4] 1 Pietro 5, 8.
[5] Colossesi 4, 2.
[6] 1 Tessalonicesi 5, 17.
[7] Efesini 6, 18.
[8] Colossesi 3, 3.
[9] 1 Corinti 3, 16.
[10] Discorso 19.
[11] Luca 12, 49.
[12] Colossesi 3, 3.
[13] Efesini 4, 13.
San Teofane il Recluso
29 novembre 1864
29 novembre 1864
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