quinta-feira, 28 de setembro de 2017

Don Divo Barsotti, l'ultimo mistiço del nostro tempo

Il quindici febbraio è morto, a più di novant'anni, don Divo Barsotti, che la stampa ha definito come l'ultimo mistico del nostro tempo. Probabilmente s'è cercato un titolo ad effetto perché ad esempio don Dossetti, il priore della comunità di Bose, uno morto e l'altro ancorà vivo, sono pure dei mistici di grande rilievo, comunque don Barsotti è stato un grande uomo di Dio e della chiesa che ha fatto onore al suo sacerdozio e che merita d'essere ricordato. Il fatto poi d'aver conosciuto personalmente questo sacerdote, agli inizi del mio ministero sacerdotale più di mezzo secolo fa mi spinge a presentare ai lettori de "L'incontro" questo prète che fa onore ad una categoria che spesso è critic~ta perché annovera anche mezze tacche, o sacerdoti di poco spessore culturale e religioso. Mi pare quindi più che giusto ed opportuno presentare questo "campione" che possiamo annoverare tra i testimoni e profeti più validi del nostro tempo. Ricordo due particolari che mi sono rimasti ben impréssi e che mi stanno facendo ancora bene anche se sono passati più di cinquant'anni da questi incontri: Fin dal 1954 era stato assegnato alla parrocchia di S. Maria del Rosario (volgarmente chiamata dei Gesuati) che comprende il nucleo di case veneziane che partendo dall'Accademia và a finire a punta in bacino San Marco. Don Barsotti aveva colà una piccola comunità di suoi discepoli, comunità che veniva a visitare un paio di volte all'anno. Ricordo il sagrestano che non brillava per devozione, il quale ogni volta che lo vedeva arrivare si metteva le mani sui capelli perché le Messe di questo prete superavano sempre un'ora di tempo. Erano visibili la pietà e il profondo coinvolgi mento con i quali celebrava io sacri misteri, s'awertiva che le messe di questo prete non erano minimamente intaccate dall'abitudine, egli celebrava veramente il sacrificio di Cristo e lo avvertivi anche a livello emotivo. Il secondo particolare ebbe un impatto ancora maggiore nella mia vita di prete. Esposi qualche perplessità e dubbio che avevo a questo prete quanto mai preparato e colto ed egli mi rispose convinto "Quando hai dubbi. incertezze o tentazioni. inginocchiati davanti al Cristo e digli con franchezza - Cosa debbo fare? - Che ne pensi? - Vedrai che Gesù ti risponderà subito e chiaramente!" Fu un suggerimento santo e saggio che ho adottato spesso e che mi sta ancora facendo molto del bene. Seguii poi da lontano la vita di questo sacerdote fiorentino leggendo le sue dispense di approfondimento sulla Sacra Scrittura, apprendendo la sua attività di padre spirituale ai politici e a molti deputati di matrice cristiana ed incontrando suoi discepoli che con semplicità ed umiltà ne seguono le orme vivendo una vita spirituale, religiosa ed intensa, finché non ne appresi dai giornali la morte. Ritengo utile trascrivere alcuni appunti sulla sua vita prendendoli dal quindicinale "Il nostro tempo" di Genova. don Armando Trevisiol 00000 Il 15 febbraio scorso è morto don Divo Barsotti nel piccolo eremo di "S. Sergio" a Settignano (FI), dove viveva da oltre cinquant'anni. E' morto così, serenamente e dolcemente come è dato a un cristiano che ha molto creduto e molto amato. Si direbbe: è morto l'ultimo dei grandi, l'ultimo dei preti carismatici e colti che hanno lasciato un segno nella vita della Chiesa, dal secondo dopoguerra in poi: l'ultimo dei preti che nel 1958 a Milano vennero chiamati dal cardinale Montini per la grande missione popolare nel capoluogo lombardo e che corrispondevano ai nomi di don Mazzolari, padre Balducci, padre Davide Turoldo, padre Nazareno Fabbretti e lui, il giovane don Divo Barsotti che già a Firenze aveva fatto sentire la sua voce, come predicatore e come scrittore. Era nato a Pa/aia (Pisa) il 25 aprile del 1914 e venne ordinato sacerdote nel 1937; nel 1945 si trasferì a Firenze, al tempo in cui reggeva le sorti di quella chiesa il cardinale Dalla Costa e si andava affermando l'astro spirituale e culturale di Giorgio La Pirra. Don Divo Barsotti aveva, benevolmente parlando, una doppia personalità: quella di mistico e religioso e quella di poeta e critico letterario. Su questi due binari si svolse tutta la sua vita. La comunità dei Figli di Dio, da lui fondata nel 1956, che oggi conta più di duemila aderenti sparsi nel mondo, gli diede la spinta alla contemplazione e alla vita monastica, dedita al/a preghiera e al lavoro, alla riflessione teologica che non fosse solo scolastica, ma anche esistenziale. D'altra parte la sua passione per la poesia e la letteratura non poteva venire meno (come è giusto che sia in un credente "mistico'?: lo accompagnò per tutta la vita e si manifestò attraverso vari volumi, raccolte poetiche e saggi critici. 
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