domingo, 16 de junho de 2019

Don Divo Barsotti e la concezione della Trinità richiamata da Romano Amerio


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In un articolo precedente è stato espresso uno dei problemi-concause della crisi attraversata nella Chiesa del nostro tempo, che Romano Amerio aveva già inquadrato con drammatica e purtroppo silenziata chiarezza. Quello che egli chiama "dislocazione della divina Monotriade". E spiega:
«Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto procede dal pensato. Se si nega la precessione del pensato dal vissuto, della verità dalla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade; allo stesso modo separare l’amore, la carità, dalla verità non è cattolico».
In fondo lo riconosciamo nell'agire e nel 'sentire' che precedono il conoscere, da cui invece dovrebbero scaturire. Il prevalere della prassi con esclusione della ragione: prassi a-teoretica, senza alcun approfondimento e spiegazione, divenuta ormai lo stile apparentemente irreformabile dei pastori a partire dal Trono più alto, che non appare più un Trono... ma paradossalmente lo diventa quando si tratta di introdurre cambiamenti rivoluzionari che stiamo subendo come fatti compiuti e che vanno oltre il nostro sensus fidei cattolico.
Coraggio, riappropriamoci della Verità che ci salva ci nutre ci sostiene e ci dà tutto il resto, in attesa di un suo ineludibile ripareggiamento, sempre per usare un termine di Romano Amerio...
Stat Crux dum volvitur orbis!

Don Divo Barsotti e la
concezione della Trinità richiamata da Romano Amerio

[Su Don Divo Barsotti vedi qui e su Barsotti e il concilio: qui]
Alla mia venerabile età, forse non prenderò più in mano la penna, o forse la prenderò, non so. Però, anche se con grande fatica ormai, io vorrei approfittare della bella occasione che mi si offre, e far conoscere in qualche tratto minimo il mio pensiero su un cattolico vero a me caro come fu Romano Amerio.
Mi ha colpito infatti, di questo libro di Enrico Maria Radaelli, Romano Amerio. Della verità e dell’amore, come e quanto l’autore sia riuscito a stringere in pochi concetti – anzi forse in un concetto solo – la sostanza della filosofia e dell’atteggiamento di uno scrittore come Amerio che, specialmente con il suo famoso Iota unum(1), tanto turbò le coscienze cattoliche. La lettura del libro di Radaelli, che è la prima monografia che si abbia su Amerio, mi ha attratto fin dal titolo: parlare di Romano Amerio, egli sembra dire, è parlare di un ordine della verità e della carità, dove la prima è congiunta alla seconda, ma la precede.

Amerio dice in sostanza che i più gravi mali presenti oggi nel pensiero occidentale, ivi compreso quello cattolico, sono dovuti principalmente ad un generale disordine mentale per cui viene messa la caritas avanti alla veritas, senza pensare che questo disordine mette sotto sopra anche la giusta concezione che noi dovremmo avere della Santissima Trinità. La cristianità, prima che nel suo seno si affermasse il pensiero di Cartesio, aveva sempre proceduto santamente facendo precedere la veritas alla caritas, così come sappiamo che dalla bocca divina del Cristo spira il soffio dello Spirito Santo, e non viceversa.
Nella lettera con cui Amerio presenta a Del Noce quello che sarà poi il celebre Iota unum, egli spiega chiaramente il fine per cui lo ha scritto, che è “di difendere le essenze contro il mobilismo e il sincretismo propri dello spirito del secolo”. Cioè le tre Persone della Santissima Trinità e le loro processioni, che la teologia insegna avere un ordine inalterabile: “In principio era il Verbo”, e poi, riguardo all’Amore, “Filioque procedit”. Cioè l’Amore procede dal Verbo, e mai il contrario.

Di rimando, il filosofo Augusto Del Noce, evidentemente colpito dalla profondità delle tesi di Amerio, annota: “Ripeto, forse sbaglio. Ma a me pare che quella restaurazione cattolica di cui il mondo ha bisogno abbia come problema filosofico ultimo quello dell’ordine delle essenze”. Io vedo il progresso della Chiesa a partire da qui, dal ritorno della santa Verità alla base di ogni atto. La pace promessa da Cristo, la libertà, l’amore sono per ogni uomo il fine da raggiungere, ma bisogna giungervi solo dopo avere costruito il fondamento della verità e le colonne della fede.
Dunque, come dice Amerio, partire da Cristo, dalla sovrannaturale verità che Lui solo insegna, per avere da Lui il dono dello Spirito Santo con cui sempre Lui, il Signore, ci dà vita e forza e salire a porre infine l'architrave della caritas. [...].
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1. L'Edizione Lindau, 2009, di Iota Unum e di Stat Veritas è curata dal Prof. Enrico Maria Radaelli, il più illustre allievo dell'Autore, il grande filosofo, filologo, teologo svizzero Romano Amerio. Quanto a Iota unum essa è arricchita dalla Prefazione del Card. Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei»  e dalla postfazione di Enrico Maria Radaelli: «Tutta la Chiesa in uno iota». Quella di Stat Veritas è più che arricchita, completata, dalla postfazione di Enrico Maria Radaelli: «Stat Veritas, mendacium fugit»
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[Fonte: Aurea Domus - Testo tratto da: Enrico Maria Radaelli, Romano Amerio. Della verità e dell’amore, Marco Editore, 2005, pagg.277-279. E.M. Radaelli è autore anche del più recente: Il domani - terribile o radioso? - del dogma, pro manuscripto, 2013]