domingo, 8 de janeiro de 2017

Don Divo Barsotti Dall'omelia dell'Epifania

 (6/1/60)
Quante volte si è detto negli anni passati che l'Epifania è una delle nostre feste maggiori perché, forse più di tante altre, ci dice che cosa il Signore attende da noi, che cosa aspetta da noi il mondo! Perché è certo mirabile cosa a dirsi, ma veramente il Signore aspetta qualcosa da noi, veramente il mondo attende qualcosa da noi. E l'Epifania ci dice precisamente questa attesa degli uomini. Dobbiamo esser nel mondo un segno della divina presenza, dobbiamo rivelare Dio, come vuole la formula della nostra consacrazione: manifestarlo nella nostra povera vita. Dio attende questo da noi; attende cioè di trasfigurarci in Sé stesso in tal modo da risplendere nella sua santità in tutta la nostra povera vita. Attende il mondo di riconoscere Dio, attende il mondo di vederlo in noi perché ogni uomo sappia qual è il cammino che deve fare, qual è la meta dove deve giungere vivendo quaggiù. Questa testimonianza il mondo aspetta perché il mondo ha perduto Dio e soltanto coloro che credono in Lui possono ridonare al mondo il Signore. Ma glielo ridoneranno precisamente in questa rivelazione che di Dio faranno nella loro umiltà. Perché questa precisamente è la rivelazione di Dio quaggiù sulla terra; ce lo dice precisamente la festa dell'Epifania. I Magi videro Dio, si rivelò a loro la gloria dell'Unigenito, ma si rivelò nell'umiltà dell'infanzia, nella povertà della grotta, nella semplicità del bambino. Dio si rivela nell'umiltà, Dio si rivela nella povertà, Dio si rivela nella purezza e nella semplicità della vita. Per questo una cosa vi è chiesta e tutte voi l'avete promessa: di vivere quanto più lo potete, con la grazia di Dio, le Beatitudini, che sono il programma della vostra medesima vita.