CITTA’ DEL VATICANO - La profonda e concreta testimonianza del nobile Cardinale Dario Castrillòn Hoyos, unita alla divina operosità dei Francescani dell’Immacolata, ha generato la scorsa Domenica, in quel di Battipaglia (Salerno), un momento unico e sublime di comunione della Chiesa con il suo passato, presente e futuro: in una parola, ha dato forma viva al Corpo Mistico del Signore Gesù Cristo. La Messa Pontificale al Trono in forma straordinaria che si è celebrata presso la Chiesa di ‘Santa Maria della Speranza’ in occasione del conferimento del Premio ‘Nulla Veritas sine Traditione’ da parte dell’Associazione Internazionale ‘Tu es Petrus’ (presieduta dal nostro Direttore Gianluca Barile) all’insigne porporato, resterà certamente nella storia quale esempio luminoso del fulgore della Tradizione vissuta attivamente dal popolo dei fedeli. Più di 2.500 persone hanno infatti partecipato al celeste Sacrificio: gente semplice, cattolici senza pretese teologiche o ideologiche, stupiti e quasi commossi dalla ricchezza spirituale del rito antico. La nostra religione è fatta di segni che sostanziano la Fede e la esplicano nel tempo e nello spazio. Ecco, dunque, che il tempo della Liturgia ha espresso una tale moltitudine di segni da lasciare i fedeli quasi privi di fiato, immersi nello stupore e nel mistero della Presenza di Dio. Sin dalla preparazione certosina di una Chiesa postconciliare, e quindi inadatta al rito antico, gli amorevoli Frati e Padri Francescani dell’Immacolata, unitamente ai componenti il Consiglio Direttivo dell’Associazione ‘Tu es Petrus’, nutriti di sapienza e di grande amore per la forma straordinaria, hanno dimostrato che il luogo sacro va trattato per quello che è, e curato nei suoi minimi aspetti. La domanda, in proposito, sorge spontanea: la cura che abbiamo per le nostre dimore, di quanto dovrebbe esser moltiplicata nel caso della dimora di Dio? Così i fedeli hanno assistito alla progressiva trasformazione dell’altare, o se vogliamo, alla sua “informazione” in “Altare” a partire da una semplice e dimessa “mensa”. Quando poi la preparazione è stata ultimata, gli occhi di tutti si son volti verso il Cardinale Castrillòn mentre entrava processionalmente nel Tempio, preceduto da diaconi e suddiaconi. L’organo e la schola si alternavano intanto nel riempire lo spazio di note che puntano al Signore. Le voci dei fedeli sono rimaste sospese durante l’intera durata della Messa, i sensi avvolti dalla meraviglia hanno seguito con attenzione purificatrice la potenza sensibile e la forza spirituale della liturgia. I numeri, si sa, non sono fondamentali quando si parla di Fede, né è lecito lodare esclusivamente una delle due forme dell’unico rito latino. Tuttavia, sentire il respiro di talmente tante persone, pazienti e devote nella partecipazione ad un solenne Pontificale secondo il Rito di San Gregorio Magno, non può non sbigottire e lasciare senza parole. Quanta ostilità è stata elargita proprio dall’interno della Chiesa, da Pastori e presbiteri, nei confronti di chi con tutto il cuore e tutte le sue energie ha cercato durante questi ultimi anni di promuovere e celebrare la Santa Messa di San Pio V! Quanta arroganza e quante licenze hanno dovuto subire i fedeli devoti alla tradizione ed animati non da vacuo passatismo, bensì da vivo e sano amore per la bellezza e per l’adorazione del Signore! E quanti strali hanno colpito pur lasciandolo illeso ed anzi rinvigorito nelle sue forze lo stesso Cardinale Castrillòn, in questi anni indimenticabili durante i quali il suo tenace e devoto lavoro nella vigna del Signore, grazie alla paterna volontà del Vicario di Cristo, Papa Benedetto XVI, ha consentito a tutti i fedeli cattolici di poter riscoprire gli infiniti tesori dell’antico rito? Quella della scorsa Domenica è stata la dimostrazione più autentica di quanto le tante inutili battaglie fra tradizionalisti e progressisti spesso si scontrino con la naturale sensibilità del popolo di Dio, che nella Sacra Liturgia ha sete di Cristo e non dell’uomo e Cristo vuole adorare e glorificare con la massima solennità e nella forma più degna. Lo ha evidenziato lo stesso Cardinale nella sua vibrante omelia: “Questi paramenti - ha sottolineato, parlando a braccio - non sono fatti per noi, ma per rendere gloria al Signore!”. Ed ha aggiunto: “Noi non diamo le spalle a nessuno, ma siamo tutti rivolti verso di Lui, verso la Salvezza che solo il Redentore ci dà”. Un’omelia che ha assunto i toni della catechesi più immediata e comprensibile per insegnare a glorificare e onorare il Signore attraverso la tradizione. “La sacra liturgia di quest’oggi - ha affermato il Cardinale riferendosi al Pontificale al Trono celebrato a Battipaglia - ci permette di vivere essenzialmente questa fede della Chiesa e ci unisce alla moltitudine innumerevole di fedeli, laici, religiosi e chierici che nel passato, nell’arco di più di una decina di secoli, hanno adorato e glorificato il Signore con la sacra commovente bellezza che il Papa Benedetto XVI ha offerto generosamente, ispirato dallo Spirito Santo, alla Chiesa con il Motu Proprio Summorum Pontificum”. Soltanto attraverso il recupero sincero della tradizione, vissuta quale comunione nel tempo e nello spazio del Corpo Mistico, e non come una “bandiera”, l’uomo ha la speranza di accedere alla via del Sacro. Proprio in virtù di una tale verità, è fondamentale che i fedeli siano resi consapevoli del fatto che il rito antico non è meno comprensibile del Novus Ordo, per mere ragioni linguistiche. La lingua latina, pur sostanziando il rito tradizionale, non ne esaurisce certamente il senso. Al contrario, è la lingua latina ad essere strumento perfetto della liturgia. Perciò, cosa devono comprendere i fedeli del rito antico? Quale pensiero dovrebbe suggerir loro la partecipazione spiritualmente commossa alla “Messa di sempre”? Lo ha sintetizzato perfettamente lo stesso Cardinale Castrillòn in conclusione alla sua omelia, aggiungendo all’insegnamento l’accorata esortazione: “Prendiamo l’impegno di approfondire la conoscenza della tradizione apostolica con il suo sviluppo nella Chiesa e di partecipare con amore ai riti tradizionali che per volontà del Vicario di Cristo e dei Vescovi vengono celebrati nella Chiesa e tutto sia a gloria, lode ed onore dell’Augusta Trinità e del Nostro Signore e Redentore Gesù Cristo”. Il nobilissimo ed alto esempio offerto ancora una volta dal Cardinale Castrillòn, che ha definito la “nobile Associazione ‘Tu es Petrus’ in piena armonia con l’impegno evangelizzatore della Chiesa ed ha concesso l’Indulgenza Plenaria secondo le condizioni stabilite dalla Sede Apostolica, rappresenta pertanto una testimonianza concreta e sincera di amore per Cristo e un autorevole e sapiente stimolo affinché sempre più numerosi Vescovi e Sacerdoti si adoperino attivamente nella promozione sana e veritiera della ricchissima e gloriosissima tradizione della Chiesa Cattolica. La cerimonia di conferimento del Premio si è tenuta nel vicino Santuario, dove il porporato, accolto da altre diverse centinaia di fedeli, ha baciato l’icona di Santa Maria della Speranza donatagli dal Presidente Barile ed impartito, dopo aver ringraziato gli organizzatori e pronunciato un breve discorso sulla difesa della forma straordinaria della Messa, la sua benedizione, tra l’acclamazione, gli applausi e i pianti dei cristiani accorsi ad esprimere il proprio sostegno a questo esemplare porporato. Una cerimonia davvero coinvolgente, che ha visto il Presidente Barile commuoversi alla fine dell’ indirizzo di saluto al Cardinale Castrillòn, cui è stata espressa piena solidarietà dopo i vili attacchi seguiti alla revoca della scomunica ai 4 Vescovi della Fraternità ‘San Pio X’: “Eminenza Reverendissima - ha rimarcato Barile -, sappiamo che è stata perseguitata da chi per colpire il Papa e la Chiesa, Le ha indirizzato vili calunnie. A maggior ragione, guardando alla Sua vita esemplare e all’immenso dono che ci ha fatto accettando il nostro Premio per la Sua difesa della Tradizione sino all’effusione del sangue, proprio come ha dimostrato di essere pronto a fare dando ancora maggiore lustro all’abito color rosso porpora che degnamente indossa, ci sembra di sentire ancora più vicino Nostro Signore Gesù Cristo. Così, inevitabilmente, ai piedi della statua della Madonna della Speranza, dopo la splendida giornata trascorsa insieme, con l’arrivo della notte e le lacrime agli occhi, ci vien da dire come i discepoli di Emmaus: Resta con noi, Signore, fa sera”.
Fonte:http://www.papanews.it/