Sulla sua possibile nomina alla guida della diocesi ambrosiana, è intervenuto lo stesso Ravasi, in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano Avvenire. La risposta del «ministro della cultura» di Papa Ratzinger rappresenta una duplice notizia: innanzitutto perché Ravasi, con schiettezza, non elude affatto l’argomento, e sceglie di rispondere alla domanda del giornalista. Ma anche perché quella domanda e quella risposta sono pubblicate nel quotidiano cattolico italiano, nelle cui pagine non si ricordano precedenti del genere.
Ecco la domanda di Roberto Beretta e la risposta del cardinale Ravasi che chiudono l’intervista pubblicata ieri su Avvenire:
A proposito: si parla talvolta di un suo passaggio alla pastorale, anzi ancor più precisamente di un ritorno a Milano. Per dirla chiara: qualcuno la vede come un altro Martini, strappato agli studi e gettato nella mischia di una grande diocesi. Non le chiedo se è vero, ma solo se accetterebbe la sfida.
«Realisticamente si tratta più di un desiderio (o di un timore…) che di una possibilità concreta. La domanda in sé ha però una base di verità: la funzione di un capo dicastero è anche quella di essere uomo di Chiesa, dunque pastore, con un campo pastorale. Per questo ogni sabato e domenica, quando sono in sede, accetto incarichi in tutta la periferia di Roma. Impartisco cresime, celebro feste patronali, partecipo a processioni con tanto di banda e fuochi artificiali… E con questo ho dribblato anche la sua domanda su Milano».
Questa mattina il neo-cardinale viene intervistato anche da Armando Torno sul Corriere della Sera, e parlando di Milano dice: «Quando cammino per Milano in molti, anche persone che non conosco, mi salutano, fermandomi, facendo domande. Resta una metropoli con molte potenzialità che però non sono sviluppate pienamente». È un accenno molto più indiretto e se è vero che lascia aperta la possibilità di un trasferimento nella diocesi più importante d’Europa e forse del mondo, è anche vero che Ravasi andava dicendo questo della sua città ancor prima di essere chiamato a Roma da Benedetto XVI.
Anche l’intervista di Torno, però, contiene una chicca finale. Dopo aver rivelato che Ravasi ha ricevuto 5.300 email e un migliaio di lettere cartacee di congratulazioni, anche da insospettabili «atei e agnostici», chiude l’articolo con una battuta di Umberto Eco alla notizia della porpora per Ravasi: «Se lo senti, ricordagli che tifo per lui. Se diventa Papa, finalmente darò del tu al Pontefice. Per la prima e ultima volta». Il primo a «lanciare» Ravasi per il pontificato fu, nel 2007, alla notizia della sua designazione quale «ministro della cultura» della Santa Sede, l’autorevole vaticanista americano John Allen. È chiaro che in questa prospettiva l’approdo a Milano rappresenterebbe un passaggio come lo furono per Achille Ratti (Pio XI, anch’egli Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, come Ravasi) e per Giovanni Battista Montini (Paolo VI).
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