sábado, 25 de dezembro de 2010

Intervista a mons. Guido Marini : Non deve destare alcuna meraviglia che, per non alterare la bellezza e l’armonia architettonica di una cappella come la Sistina, si celebri all’altare antico, come d’altronde è previsto dalla vigente normativa liturgica. D’altra parte è ormai stato ampiamente chiarito, anche in forma ufficiale, che la celebrazione della Messa, teologicamente e spiritualmente parlando, è sempre rivolta al Signore, anche quando, come è entrato nell’uso, si parla di celebrazione «verso il popolo», a motivo della posizione abituale del celebrante rispetto all’assemblea. È questa la ragione per la quale il Santo Padre, anche quando celebra la Messa rivolto verso i fedeli, ha sull’altare davanti a sé il Crocifisso, segno che orienta al Signore celebrante e assemblea.

«Con il Papa nel mistero dell’Incarnazione»

Parla Marini, maestro delle celebrazioni pontificie
GIANNI CARDINALE

I
l tempo di Natale è ricco di momenti liturgici particolarmente significativi, celebrati da Benedetto XVI in maniera particolarmente solenne. Ne parliamo con monsignor Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. «Le celebrazioni liturgiche del tempo di Natale – ci dice –, a cominciare dalla Messa della Notte, conducono i fedeli alla contemplazione del mistero dell’Incarnazione. La Chiesa rimane ancora una volta incantata dalla bellezza del mistero di Dio che si rivela come 'Dio con noi', grande e sorprendente nell’amore, il Salvatore. Se c’è una nota tipica della celebrazione eucaristica della Notte, pertanto, questa è lo stupore. E, di conseguenza, della gratitudine in cui sovrabbonda la gioia».

- Ci sono state delle 'novità' introdotte da Benedetto XVI?
Non particolarmente. Vale la pena, forse, ricordare che anche quest’anno la Kalenda, ovvero l’annuncio solenne del Natale, per qualche tempo collocata all’interno della Messa, è cantata al termine della veglia di preghiera. Allo stesso modo, l’omaggio floreale dei bambini al Bambino Gesù, una volta collocato al canto del «Gloria», è ora previsto al termine della Celebrazione eucaristica, quando il Santo Padre si ferma davanti al presepio.

- Il giorno di Natale il Papa imparte la benedizione «Urbi et Orbi». Si tratta di un gesto liturgico?

Si tratta di una benedizione particolarmente solenne, alla quale è legata anche l’Indulgenza plenaria. È un atto natalizio molto suggestivo, anche perché il Santo Padre si rivolge al mondo intero e a tutti i popoli, come è suggerito dalle moltissime lingue nelle quali è formulato l’augurio natalizio.

- Il 31 dicembre Benedetto XVI guida il tradizionale «Te Deum». Qual è il significato di questa celebrazione?

Ricordo anzitutto che il canto del «Te Deum» è collocato al termine della celebrazione dei Vespri. Alla conclusione di un anno, la Chiesa si rivolge al Signore, prostrandosi in adorazione davanti al Santissimo Sacramento esposto e innalza il suo rendimento di grazie. In tal modo la Chiesa riconosce, nell’anno che è passato, la presenza e l’opera del Dio provvidente e buono. Allo stesso tempo la Chiesa avverte l’esigenza di invocare la misericordia di Dio per i peccati dei suoi figli che, con umile e rinnovata speranza, guardano all’anno che verrà. Dando voce a questi movimenti del cuore, così termina il canto del «Te Deum»: «Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno».

- Il 1° gennaio si celebra la Giornata mondiale della pace. Qual è il senso liturgico di quello
che viene laicamente definito il Capodanno?

Anzitutto non si deve dimenticare che il primo giorno dell’anno, liturgicamente, è la solennità della Santissima Madre di Dio. Lo ricordava bene il venerabile Paolo VI [venerabile? ci risulta che Paolo VI sia 'solo' un 'servo di Dio', il titolo di venerabile spettando a coloro per cui sia stata riconociuta con decreto papale della eroicità delle virtù] nel Messaggio della prima Giornata mondiale della pace. Il senso liturgico del «Capodanno» è quello di ritrovare in Cristo, il principe della pace, la vera sorgente della pace nei cuori, tra i popoli e le nazioni. E Maria, che è la Madre del Signore, la invochiamo perché ci ottenga per l’anno che verrà, con la sua materna e potente intercessione, il dono della pace.

- Il 6 gennaio è la solennità dell’Epifania. Qual è il significato autentico di questa festa?

L’Epifania è il giorno nel quale la Chiesa celebra la «manifestazione» del Signore ai Magi dell’Oriente. Quegli antichi saggi, nei quali troviamo rappresentate tutte le genti di ogni nazione e di ogni epoca, riconoscono nel Bambino di Betlemme il Signore, il Re che salva con la sua Passione. In questo senso il 6 gennaio è il giorno in cui la Chiesa vive con particolare intensità la sua dimensione cattolica, universale. Gesù Cristo è l’unico e vero Salvatore del mondo. Ogni uomo ha bisogno di Lui per trovare se stesso ed essere salvo. E i suoi discepoli avvertono con nuova intensità la forza del mandato, che li vuole impegnati nell’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra. Mi pare interessante anche ricordare che, in questa solennità, la liturgia prevede il cosiddetto «Annunzio della Pasqua». In tal modo appare chiaro che la manifestazione ai Magi è il primo atto di una sequenza di epifaniemanifestazioni, che sono il tessuto dell’intera esistenza terrena di Cristo.

- Infine la domenica 9 gennaio, festa del Battesimo del Signore, il Papa celebra nella Cappella Sistina. Anche quest’anno la celebrazione sarà «versus altarem» [versus altarem? Perché, la Messa faccia al popolo non è anch'essa verso l'altare?]?

Anche quest’anno il Santo Padre, amministrando il Battesimo a 22 bambini, celebrerà rivolto al Crocifisso, la parte della Liturgia Eucaristica. Non deve destare alcuna meraviglia che, per non alterare la bellezza e l’armonia architettonica di una cappella come la Sistina, si celebri all’altare antico, come d’altronde è previsto dalla vigente normativa liturgica. D’altra parte è ormai stato ampiamente chiarito, anche in forma ufficiale, che la celebrazione della Messa, teologicamente e spiritualmente parlando, è sempre rivolta al Signore, anche quando, come è entrato nell’uso, si parla di celebrazione «verso il popolo», a motivo della posizione abituale del celebrante rispetto all’assemblea. È questa la ragione per la quale il Santo Padre, anche quando celebra la Messa rivolto verso i fedeli, ha sull’altare davanti a sé il Crocifisso, segno che orienta al Signore celebrante e assemblea.

-Una curiosità. Benedetto XVI indossa spesso vesti liturgiche particolarmente solenni e impegnative. Con quale criterio vengono scelte?

A dire il vero la curiosità sarebbe se il Santo Padre, e analogamente qualunque altro celebrante, dovesse indossare vesti liturgiche sciatte e banali [sublime risposta, nella sua disarmante ovvietà. Ma la domanda è più che legittima: il passato, prima dell'arrivo dell'intervistato, purtroppo ci ha abituato a molte sgradite 'curiosità']. Nella liturgia tutto deve dare forma a quella bellezza semplice e nobile che è capace di richiamare la bellezza del mistero di Dio. Vale la pena ricordare quanto il Santo Padre ebbe a dire durante il suo viaggio apostolico in Francia, nella Cattedrale di Notre Dame: «La bellezza dei riti non sarà certamente mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita».

Fonte: Avvenire 24 dicembre 2010, via Papa Ratzinger blog