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CONTINUITA’ FRA LA TERRA E IL CIELO
Noi dovremmo arrivare a questo, e che cosa implica tutto ciò? Una cosa semplicissima: se Dio è questa luce ed io vivo in questa luce, io vivo già un’anticipazione della vita celeste. La vita quaggiù infatti non si oppone mica alla vita del cielo; fra la fede e la visione vi è un cammino continuo. La rottura c’è invece tra la non-fede e la fede, ma tra la fede e la visione c’è un cammino che ci porta alla visione immediata, quando totalmente obliando noi stessi e le cose, tutto ritroviamo in Lui. Infatti, Dio che è creatore non è in opposizione alla creazione, anzi la creazione è in Dio e un giorno conosceremo la creazione più di quanto la conosciamo ora, perchè la conosceremo nella sua sorgente.
Dobbiamo vivere allora il Cristianesimo come economia sacramentale. Quanti sono i sacramenti? Dicono sette; sì, sono sette e pur tuttavia tutto è sacramento – è una sacramentalità che è propria di questo libro, di questo tavolo, degli alberi … – tutto è sacramento perchè tutto per me deve divenire segno di una presenza divina.
Non vedo che Dio, non conosco che Lui: è la realtà dalla quale veramente io sono totalmente preso, nella quale totalmente vivo.
Un pesce può vivere fuori dell’acqua? No, dopo un po’ muore, non è vero? Così anche l’uomo: tu devi vivere costantemente nella divina presenza come un pesce nell’acqua.
Dio deve essere in te, davanti a te, fuori di te: davanti, dietro, sopra, sotto, come dice san Patrizio in una preghiera: “Gesù in me, Gesù fuori di me, Gesù sopra il mio capo, Gesù sotto i miei piedi, Gesù davanti, Gesù alla destra, Gesù alla sinistra, soltanto Gesù, sempre Gesù!”.
La luce di Dio deve essere tale da investirvi, penetrarvi, abbracciarvi totalmente, sicchè per me diventa quasi impossibile uscire da questa luce, come per noi è impossibile ora uscire da questo mondo.
L’anima muore se esce dalla visione di Dio.
Don Divo Barsotti
Il Natale oggi per noi. Don Divo Barsotti 24-12-1983 - Ritiro di Natale
Prima Meditazione
Vigilia di Natale - L'incontro con Dio implica una novità assoluta per l'uomo, ed è sempre un morire e un risorgere
Vigilia di Natale - L'incontro con Dio implica una novità assoluta per l'uomo, ed è sempre un morire e un risorgere
Evidentemente, se pensiamo alla nascita di Gesù, non c'è da attendere quello che già è avvenuto. Se pensiamo alla fine del mondo presente per la seconda venuta del Cristo, per la manifestazione della gloria, dobbiamo dire che non siamo ancora preparati a questa venuta, oggi come oggi, dovremmo temerla., perché per la massima parte degli uomini la manifestazione del Cristo si risolverebbe in una grande catastrofe, in una dannazione quasi universale. Infatti gli uomini non sono più aperti ad accogliere la grazia; non conoscono più il Signore; in gran parte lo hanno rifiutato e quelli che non lo hanno rifiutato non lo conoscono più.
Dio ci dona di celebrare il Natale non come attesa dell'ultima manifestazione del Cristo e nemmeno come semplice ricordo di un avvenimento passato, ma ci dà la grazia di vivere questo Natale per un nostro in contro con Lui, incontro nuovo che non determina nulla nel Figlio di Dio, ma determina una vera nascita, un vero rinnovamento per noi.
Si tratta dunque di vivere oggi il Natale del Signore non come un avvenimento che riguarda il Figlio di Dio; del resto la stessa manifestazione ultima della sua gloria, non riguarderà, più l'umanità di Gesù glorificata, riguarderà l'umanità, che lo vedrà, come dice l'Apocalisse. Ma noi non vorremmo la novità ultima, sentiamo di non essere preparati. È preparata la nostra umanità ad accogliere il Cristo? L'incontro vero e definitivo anche per noi, sarà la morte. Vivere il Natale vuol dire per noi vivere il "dies natalis"? vivere la nostra morte? Sembra strano di unire il Natale col nostro morire e invece sarebbe la cosa più conforme a verità unire proprio la festa di Natale alla nostra morte, perché il vero "dies natalis", per noi, non può essere la Natività di Gesù, ma il nostro nascere alla gloria nella visione di Colui che è già nato, di Colui che già ci ha redenti. Tuttavia anche questo ci sembra prematuro. Nessuno di noi si sente preparato a morire questa notte e non vorremmo moire stanotte, prima di tutto per non dare noia agli altri. Un giorno di festa così sarebbe un disastro se la nostra famiglia dovesse avere un morto in casa. Prima di tutto per la nostra famiglia, ma forse anche per noi, perché credo che nessuno si senta preparato a questo incontro supremo e definitivo col Cristo. http://segnideitempi.blogspot.com/2009/12/il-natale-oggi-per-noi-don-divo.html