CONTINUITA’ FRA LA TERRA E IL CIELO
Noi dovremmo arrivare a questo, e che cosa implica tutto ciò? Una cosa semplicissima: se Dio è questa luce ed io vivo in questa luce, io vivo già un’anticipazione della vita celeste. La vita quaggiù infatti non si oppone mica alla vita del cielo; fra la fede e la visione vi è un cammino continuo. La rottura c’è invece tra la non-fede e la fede, ma tra la fede e la visione c’è un cammino che ci porta alla visione immediata, quando totalmente obliando noi stessi e le cose, tutto ritroviamo in Lui.
Infatti, Dio che è creatore non è in opposizione alla creazione, anzi la creazione è in Dio e un giorno conosceremo la creazione più di quanto la conosciamo ora, perchè la conosceremo nella sua sorgente.
Dobbiamo vivere allora il Cristianesimo come economia sacramentale. Quanti sono i sacramenti? Dicono sette; sì, sono sette e pur tuttavia tutto è sacramento – è una sacramentalità che è propria di questo libro, di questo tavolo, degli alberi … – tutto è sacramento perchè tutto per me deve divenire segno di una presenza divina.
Non vedo che Dio, non conosco che Lui: è la realtà dalla quale veramente io sono totalmente preso, nella quale totalmente vivo.
Un pesce può vivere fuori dell’acqua? No, dopo un po’ muore, non è vero? Così anche l’uomo: tu devi vivere costantemente nella divina presenza come un pesce nell’acqua.
Dio deve essere in te, davanti a te, fuori di te: davanti, dietro, sopra, sotto, come dice san Patrizio in una preghiera: “Gesù in me, Gesù fuori di me, Gesù sopra il mio capo, Gesù sotto i miei piedi, Gesù davanti, Gesù alla destra, Gesù alla sinistra, soltanto Gesù, sempre Gesù!”.
La luce di Dio deve essere tale da investirvi, penetrarvi, abbracciarvi totalmente, sicchè per me diventa quasi impossibile uscire da questa luce, come per noi è impossibile ora uscire da questo mondo.
L’anima muore se esce dalla visione di Dio.
Don Divo Barsotti