domingo, 31 de maio de 2020

don Divo Barsotti, Ascendere a Dio per opera dello Spirito Santo


Omelia
La meta da raggiungere è sempre oltre
Ogni ideale umano si può raggiungere, ma Dio non si può raggiungere. La speranza ci porta sempre in un cammino continuo perché Dio rimane al di là. Fintanto che tu sei in cammino, fintanto che un'ansia divina ti spinge, tu rispondi allo Spirito.
 Chi si ferma, chi si contenta di sé non risponde allo Spirito; e quante sono lo anime pie che sono soddisfatte di sé e credono di aver raggiunto qualche cosa, perché dicono il rosario la sera, perché fanno la loro opera buona, ma non vivono la vera vita spirituale che è cammino!
Invece quando vedete dei giovani che non sono contenti di nulla, abbiate fiducia: non esser contenti di nulla vuol dire che vogliono Dio. Non lo sanno, lo dice la Lettera ai Romani dove sta scritto che non sappiamo nemmeno noi che cosa chiedere: ma essi, rispondono a questa vocazione intima dell'uomo, perché Dio ci ha fatti per sé e l'uomo non può esser contento fintanto che in Dio non riposi. Ma Dio non è una formula, non è mai un concetto mentale: Dio non è un ideale che può essere raggiunto. Dobbiamo mantenere viva in noi quest'ansia, dobbiamo vivere questo sforzo. È necessario vivere questo continuo superamento di se stessi per procedere oltre, per entrare nel puro silenzio.
Che il Signore ci doni la grazia di vivere quest'ansia, questo bisogno di un trascendimento infinito! Sola nella misura che noi siamo fedeli a questa spinta divina noi viviamo ha speranza che ci porta in Dio.

Siamo figli di Dio nel Figlio per mezzo dello Spirito

La vita del cristiano, dice San Paolo nella lettera ai Romani, è la libertà; siamo infatti figli di Dio. La legge è propria degli schiavi ma noi siamo figli e il figlio non obbedisce, ma ama perché lo Spirito Santo vive in lui; 

è in forza dello Spirito che noi viviamo la vita di Dio. È in forza di questo Spirito che noi, ora, abbiamo fatto subentrare a una conoscenza puramente sensibile, ad una conoscenza puramente razionale, la fede. Dobbiamo trascendere i desideri solamente terreni come ad esempio la volontà d'instaurare un ordine sociale, che pur dobbiamo volere perché anche noi mangiamo e anche noi siamo cittadini di una città; dobbiamo però trascendere questo piano per vivere la docilità all'azione dello Spirito. 

La libertà dell'amore è lasciarsi portare dallo Spirito. Ed ecco allora la vita cristiana, che è dipendenza e docilità allo Spirito che è in noi, principio di una vita nuova. Non più semplicemente uomini, non più soltanto cittadini di una città ma figli di Dio e perciò partecipi della sua stessa vita perché figlio, è colui che riceve la vita e la natura dal padre. E allora, se Dio è Padre, non lo è in quanto semplice creatore perché se lo fosse per tale ragione, sarebbe padre anche dei gatti; infatti egli ha creato i gatti ma non per questo è loro padre. Per essere Padre, Dio deve comunicare se stesso, deve comunicare la sua natura e la sua vita. Ci ha comunicato la sua natura perché ci ha dato il suo Spirito; ci fa vivere la sua vita, perché mediante lo Spirito noi viviamo le virtù teologali e nelle virtù teologali abbiamo la stessa conoscenza che Dio ha di sé e lo stesso amore che Egli è.

Noi amiamo con l'amore stesso di Dio. La festa della Pentecoste, miei cari fratelli, è la festa per la quale noi viviamo adesso, in questo momento, la redenzione compiuta dal Cristo. Certo che tutto dipende dalla morte e risurrezione di Gesù, ma fintanto che Gesù non manda il suo Spirito, noi non lo possediamo. La redenzione che il Cristo ha meritato con la sua morte e resurrezione viene comunicata agli uomini quando Gesù manda il suo Spirito, perché mandandolo ci fa vivere la sua medesima vita.

Può vivere, questo tavolo, della mia vita? No, perché non fa parte del mio corpo; solo il mio corpo vive dell'anima mia, che ne è il principio vitale. Così anche noi vivremo la vita del Cristo quando lo Spirito del Cristo ci avrà uniti in sé come unico corpo. E perché lo Spirito del Cristo viva in noi come spirito che ci anima, bisogna che il Signore ci doni il suo Spirito

Ecco perché nostro Signore prima di ascendere al cielo dice agli Apostoli che necessario per loro che lui se ne vada, perché se non se ne andrà non potrà mandare lo Spirito, ma quando se ne sarà andato, manderò il suo Spirito. Ecco la nostra condizione immensamente superiore nei confronti degli stessi apostoli:

fintanto che gli apostoli hanno vissuto con Gesù, durante la sua vita mortale, vivevano una vita e Gesù un'altra vita. Potevano volersi bene come io voglio bene a voi, ma io non sono voi e voi non siete me. Così gli apostoli non erano Gesù e Gesù non era gli apostoli. Ma quando Gesù manda il suo Spirito, tutti gli apostoli divengono membra del suo Corpo perché vivono la sua medesima vita. Tutti coloro che posseggono un unico Spirito divengono un unico corpo vivente, divengono il Corpo del Cristo.

La festa di Pentecoste

Di qui la festa della Pentecoste, miei cari fratelli, che porta a compimento il mistero pasquale. Senza la Pentecoste Dio poteva aver meritato la salvezza degli uomini, ma gli uomini non vivevano ancora questa salvezza. Per vivere questa salvezza hanno bisogno che lo Spirito del Cristo sia loro infuso. Ecco perché, pur essendo la morte e resurrezione di Gesù il principio e il fondamento della salvezza e della redenzione del mondo, il mondo non può esser salvato concretamente che in quanto lo Spirito Santo discende sopra ciascuno di noi. 

La celebrazione della Pentecoste è estremamente importante, perché tutti noi dobbiamo ricevere lo Spirito ed è in forza di quanto lo Spirito vive in noi, che il Cristo vive in noi e noi siamo una sola cosa con Lui, per vivere la stessa vita divina.

In questo giorno, dobbiamo implorare lo Spirito Santo che discenda su ciascuno di noi perché si rinnovi, come dice il salmista, tutta quanta la terra: "Effondi il tuo Spirito sopra la terra, sopra di noi e si rinnovi il volto di tutta la terra" dice la Chiesa. 

Proprio per questa effusione, proprio per questo dono dello Spirito, tutta la creazione deve rinnovarsi. E questo, non avviene come quando la natura si rinnova dall'inverno alla primavera. O come si rinnova la vita di una nazione quando viene liberata, per esempio, dalla schiavitù o dal dominio di un'altra nazione e riacquista così la sua libertà. 

Ma il rinnovamento di tutta la creazione, per l'effusione dello Spirito Santo, deve essere tale da ottenere una vita che trascende quella puramente biologica, per entrare in comunione con la divina Trinità per tutti i secoli eterni, per vivere la vita stessa del cielo.
Questa è la vita che noi dobbiamo implorare da Dio! Ed è una vita che non esclude, intendiamoci bene, anche l'eventuale liberazione dall'oppressore o la vita biologica stessa. 
Ma queste realtà sono infinitamente trascese dal dono dello Spirito che ci fa già partecipi della vita stessa di Dio. Per questo la Chiesa, nel Prefazio, canta che in forza di questo dono esulta tutta la terra; davvero tutta la terra ora vive la gioia pura del possesso di un Dio che non le sarà mai più tolto. Anche noi dobbiamo implorare che lo Spirito Santo discenda su di noi e ci rinnovi e ci faccia figli di Dio e ci faccia vivere la vita di Dio in una fede più viva, in una speranza più certa, in un amore più puro.