segunda-feira, 18 de maio de 2020

don Fabio Rosini “Il Dio vero è in cerca del nostro cuore”



don Fabio Rosini “Il Dio vero è in cerca del nostro cuore”


15 marzo – III domenica di Quaresima
Il Dio vero è in cerca del nostro cuore
Gesù le dice: «[…] Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Giovanni 4,5-42
«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». La donna samaritana si è sentita chiedere acqua da Gesù e pensa di aver incontrato qualcuno che vuole qualcosa da lei, ma scopre che Costui vuole solo dare, è questa la sua strana sete.
Il Catechismo dice una cosa importante di questo testo: «Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera» (C.C.C. 2560). Questa è un’esperienza che abbiamo mille volte con Dio: quando sembra che ci stia chiedendo o prendendo qualcosa, scopriamo il contrario. In ogni atto di obbedienza o di fiducia, quello che riceviamo è sempre molto più di quel che diamo, e quando ci sembra di fare qualcosa per Dio, è proprio quello il momento in cui il Signore sta facendo qualcosa per noi.
«Se tu conoscessi il dono di Dio». Conoscere la generosità di Dio è conoscere Dio. Infatti il testo virerà verso questo tema: ma chi è che incontra Dio veramente? Dove si incontra?
I samaritani avevano i loro riti e gli ebrei altrettanto, ma «viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità». In greco la parola “adorare” è la stessa per dire “baciare”.
L’adorazione implica avvicinarsi a Dio con un atteggiamento intimo, non con una formalità rituale. Dove possiamo incontrare Dio in modo intimo? Gesù dice che questo non avviene in un luogo, ma in un modo, non qui o lì ma in un atteggiamento che si può avere ovunque.
Così la sete di questa donna è saziata in modo inaspettato, e scappa a dire a tutti quello che le è successo: ha incontrato il Messia. E, particolare notevole, lascia lì la brocca. Non beve. Non ne ha più bisogno.
STORIA DI FALLIMENTI.
Ma che le è successo? Il dialogo con Gesù aveva tirato fuori la sua storia, fatta di fallimenti affettivi e cinque mariti, immagine paradossale di una solitudine mai vinta definitivamente e di una serie amara di delusioni. Aveva bevuto quell’acqua che non disseta mai, e Gesù glielo aveva detto. Ma lei non si era sentita giudicata, ma finalmente “vista”, riconosciuta.
Abbiamo questo rischio: passare la vita con succedanei di relazioni, mariti che non sono mariti, collezionando incompletezze, mentre il testo gioca sull’ambiguità della parola “marito”, che in aramaico significa anche “idolo”.
È a questo punto che lei interrompe le schermaglie e fa il salto di qualità, vuole di più. «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare»: chiede di incontrare il Dio vero.
A questo ci serve questa benedetta Quaresima: a passare al Dio vero, a smettere di collezionare mariti-idoli che non risolvono l’esistenza e a interrompere l’inutile ricerca di sorgenti illusorie, che in genere si risolvono in oggetti che si accumulano, in desideri che torturano, in fissazioni che alienano. Il Dio vero cerca il nostro cuore, il nostro spirito, la verità più profonda del nostro essere. Cerca proprio noi.