sábado, 30 de maio de 2020

don Divo Barsotti, Prima meditazione Ascendere a Dio per opera dello Spirito Santo

13 maggio
Prima meditazione

Ascendere a Dio per opera dello Spirito Santo

Dio per definizione è trascendenza infinita, ma nessuna creatura, nemmeno gli angeli, ha la possibilità di superare una distanza infinita.  ... Ed è proprio mediante lo Spirito Santo che noi possiamo essere sollevati fino a Dio, che possiamo salire fino a Lui in un cammino che lo raggiunge.  ... La santità è superiore alle nostre forze, superiore alle forze degli angeli, superiore a qualsiasi possibilità creata, perché la santità è la vita stessa di Dio ed è Dio solo che può darcela.

  • Umanamente parlando, la tentazione più grande della vita spirituale, quella che la paralizza, che impedisce all'anima di proseguire, è lo scoraggiamento. In seguito, ci sarà anche la tristezza. 
  • La forza invece che solleva, torno a ripetere, è la speranza che, solo Dio, può accendere nel cuore dell'uomo.
  •  E Dio accende la speranza nel cuore dell'uomo proprio attraverso l'azione dello Spirito in noi.


La speranza che lo Spirito Santo deve accendere in noi suppone il desiderio: ecco la prima cosa che dobbiamo affermare a proposito della speranza cristiana. Dio ci ha fatto per sé e l'uomo è essenzialmente desiderio di Dio. Lo dice San Tommaso d'Aquino, che parla di un desiderio naturale. È proprio della natura dell'uomo il desiderio di Dio perché l'uomo, elevato all'ordine soprannaturale, non ha altro fine che Dio, non ha la possibilità di raggiungere altro fine che Lui. 

L'uomo non può riposare che nel possesso di Dio, che però è inaccessibile. Come si può allora raggiungerlo? Avendoci fatto desiderio di Dio, Dio ci avrebbe condannati all'inferno, perché come potremmo conseguire questo premio? Infatti se Dio non trasforma il desiderio nella speranza, il desiderio di Dio diventa per noi dannazione.

Ma Dio ha trasformato il nostro desiderio in una speranza viva. La speranza suppone il fine dell'uomo e il fine dell'uomo è il raggiungimento di Dio. 
La nostra intelligenza vuole la verità, la nostra volontà vuole il bene, il nostro essere vuole la vita: e Dio è la vita, è la sapienza, è il bene, è la felicità suprema. 
L'uomo non può contentarsi di qualche cosa di meno di Dio. E d'altra parte l'uomo, da solo, non potrebbe raggiungerlo. 
Lo Spirito Santo che vive in noi dà alla nostra anima il potere di compiere questo cammino, di tendere a Lui e raggiungerlo realmente.

Il cammino della perfezione: la preghiera

Come lo Spirito Santo suscita in noi la speranza? Per camminare bisogna che in noi ci sia il potere di muoverci verso l'oggetto desiderato. Il desiderio si trasforma nella speranza nella misura che lo Spirito Santo dà a noi il potere di raggiungere quello che desideriamo. Ora quali sono le ali dell'anima per volare verso Dio? 

C'è un libro di mistica nella tradizione cristiana molto importante, "Il Cammino di Perfezione" di Santa Teresa di Gesù, un libro fondamentale della formazione carmelitana, fatto per le anime mistiche. Ma anche al Carmelo non crediate che siano tutti dei mistici perché, all'esperienza mistica, Dio chiama chi vuole. Questo libro è fatto per la formazione ed è una ascensione verso Dio. Ora, cos'è questo cammino di perfezione, questa ascensione verso Dio? Il Cammino di Perfezione di Santa Teresa è un trattato sulla preghiera. 

Quali sono infatti, le ali che ci portano verso Dio? È la preghiera; non c'è nessuna altra cosa che ci sollevi. Il nostro cammino, se è fatto da noi, è soltanto un cammino in discesa: lo spogliamento, l'umiltà.
Il cammino invece di ascensione verso Dio, dal momento che ascendere vuol dire volare, è la preghiera. Se Dio non ci porta noi rimaniamo a terra ma Dio ci porta attraverso la preghiera.

È la preghiera che ci solleva; è la preghiera che ci innalza e la preghiera è opera dello Spirito Santo, dice proprio san Paolo nella Lettera ai Romani. Ieri noi leggemmo un testo del discorso di Gesù dopo la Cena per dimostrare come lo Spirito Santo ci fa conoscere Dio e facendoci conoscere Dio ci fa vivere la vita divina.

Noi oggi dobbiamo vedere come la stessa nostra preghiera è opera dello Spirito Santo e pertanto come è in dipendenza dall'azione dello Spirito Santo che viviamo questa assunzione a Dio, questo essere sollevati fino a Lui, questo superamento dell'infinita distanza che separa noi, povere creature, dal Dio tutto santo. È san Paolo nella Lettera ai Romani che lo afferma: "Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché non sappiamo quello che sia conveniente domandare. Ma lo Spirito Santo intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, perché Egli intercede secondo i disegni di Dio".
Si è detto ieri sera che lo Spirito Santo è in noi causa quasi formale di tutta la nostra vita spirituale: è come il principio vitale da cui dipendono tutte le nostre attività soprannaturali. Le nostre potenze rimangono nostre, perciò tutto ciò che facciamo, anche di soprannaturale, ci appartiene, ma è anche dello Spirito Santo. È dello Spirito Santo come principio primo; è nostra, perché lo Spirito Santo agisce attraverso le nostre potenze. Attraverso la nostra intelligenza, lo Spirito Santo ci fa conoscere Dio mediante la fede e mediante il desiderio e la speranza, ci conduce a Dio.

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Non si può desiderare quello che già abbiamo, si desidera quello che non abbiamo e che d'altra parte ci è necessario. Ora, se Dio ci ha creato per Lui, se Dio ha voluto che in Lui solo trovassimo la vita, è evidente che solo in Lui troveremo la gioia, la felicità, la pace. È evidente che l'amore non può non desiderare Dio. Ma in questo desiderio di Dio non viviamo l'amore puro, l'amore che nasce dall'agape, ma l'amore che nasce dall'eros. È l'amore proprio della creatura che, non trovando in sé né vita né felicità né saggezza né pace, vuole possedere in Dio la pace, la gioia, la vita, quella eterna. E per questo aspira a Lui, tende a Lui: per questo vuol possedere Dio, perché nel possesso di Dio troverà la vita e la felicità. 

La speranza è già l'amore, ma un amore di concupiscenza, quell'amore per il quale vogliamo possedere Dio come nostra ricchezza, come nostra vita.

Avere come unico desiderio quello di Dio

Perché la speranza cresca, deve crescere in noi il desiderio. Come fare per crescere ancora nella speranza? Bisogna che ci liberiamo da tutti i desideri che disperdono le forze dell'anima.  

Ora nella misura che ci liberiamo dai desideri avviene che tutta la nostra vita non diviene più che desiderio di Dio, non diviene più che bisogno irrefrenabile di questa volontà immensa, di questa vita eterna, di questa gioia senza fine. Che cosa fa allora lo Spirito Santo in noi? Concentra tutte le nostre potenze, perché tutte le potenze brucino nel desiderio di Dio. Come può fare lo Spirito Santo tutto questo?
Attraverso la fede. 

Ma fede, speranza e carità sono sempre unite: non c'è speranza senza la fede, la fede d'altra parte non vive in noi che in forza di una speranza che cresce, e d'altra parte fede e speranza troveranno il loro compimento proprio nell'amore puro.

La speranza suppone la fede: è nella misura che tu lo vedi che tutte le tue potenze sono attratte da questa bellezza; è nella misura che tu lo conosci come vita eterna che tutta la tua vita tende a Dio e non si disperde più, perché senti che è tutta perdita l'attaccarsi alle cose presenti. Tutto questo non è un distacco, è il raccogliersi delle proprie potenze nella ricerca unica di Dio, nel desiderio unico di Dio. La liberazione dai desideri è possibile in forza dell'unico desiderio, che è il desiderio dì Dio.
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Ma nella misura che Dio, sempre più si fa presente all'anima, noi sentiamo che tutte queste cose, in quanto sono alternativa a Dio, non donano qualche cosa alla nostra vita, ma piuttosto ci distraggono. 
Bisogna che tutte le cose che noi possiamo desiderare, divengano soltanto un mezzo all'acquisizione di Dio, non siano più alternativa a Dio. Una sposa deve amare il marito, una madre deve amare i figli: ma devono farlo non come alternativa a Dio. Si deve amare il marito in Dio e per Dio e così i figli perché il vero amore è tale solo se vissuto in Dio. Se voi non amate i vostri figli in Dio, voi non amate nemmeno i vostri figli. Come si può amare un figlio se non si ama in Dio? Come può pretendere una madre di amarlo senza volere la sua salvezza eterna? Non si può amare Dio e i nostri figli; si ama Dio nei figli e i figli in Dio. Si ama il marito in Dio e Dio nel marito; non c'è alternativa! Ricordatevi che l'alternativa è idolatria, perché la creatura non si assomma a Dio, perché Dio è l'unico.

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Ci vuole lo Spirito Santo per amare Dio

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Ci vuole lo Spirito Santo che, mediante il desiderio di Dio, libera l'anima da ogni attaccamento perché essa si volga a Dio in un amore che non è ancora amore puro ma comunque è già quell'amore per il quale tutti i desideri si raccolgono in Dio e fanno sì che l'anima a Lui tenda in un cammino sempre più pieno, sempre più forte, sempre più vivo.

 Questo cammino, si esprime nella preghiera. Noi possiamo soltanto ricevere Dio e il modo per riceverlo è aprirsi sempre di più in una preghiera di speranza, alla quale Dio ha promesso di donarsi. La preghiera è efficace, perché Dio risponde alla preghiera donandosi nella misura della verità del desiderio che viene messo nella preghiera, nella misura della verità della speranza. La vita della speranza dell'anima, è la preghiera che attende: se speri, è perché tu sai benissimo che da te non puoi fare e attendi che un Altro provveda a quello che tu non puoi realizzare.

L'attendere, come insegna la speranza, è pregare come se si avesse già ricevuto, dice san Giovanni nella sua Prima Lettera, perché tu sei talmente sicuro dell'amore divino, che basta che tu apra il tuo cuore perché Dio lo ricolmi di Sé. L'anima umana è capacità di Dio, e se si apre a Dio nella speranza, immediatamente è colmata dal dono di Dio. Via via che Dio si dona, colma il vuoto che ogni essere umano è, ma nello stesso tempo anche lo dilata perché possa accoglierlo sempre di più.

La vera preghiera chiede a Dio… Dio

All'inizio della nostra vita spirituale ci accontentiamo di andare in paradiso, ma forse non sappiamo nemmeno che cosa sia il paradiso. Via via che lo conosciamo e via via che Dio risponde alla nostra preghiera, noi gustiamo sempre più la sua dolcezza ineffabile, noi siamo sempre più affamati di questa bontà immensa e l'anima nostra si dilata in un desiderio sempre più vivo, in una speranza sempre più certa; cresce la vita spirituale attraverso le virtù teologali, tanto che non ne puoi conoscere la fine, perché la vita cristiana è il raggiungimento di Dio che è infinito.
Questa è la grandezza della vita cristiana: noi possiamo crescere sempre e la vita dell'anima può essere una giovinezza perenne. 

Nella vita cristiana noi possiamo essere sempre giovani spiritualmente, perché non c'è fine nel crescere in noi della speranza. Sollevato dallo Spirito di Dio, si può procedere sempre in questo cammino e in effetti si procede nella misura che cresce in noi, col desiderio di Dio che noi conosciamo ogni giorno di più, anche una speranza viva, certa che a Lui conduce, che a Lui solleva.
Questa speranza si manifesta, dicevo, nella preghiera. La preghiera vera non è la preghiera che consiste nel chiedere ma quella che risponde a questo desiderio essenziale della natura umana, che è di conseguire il bene infinito che, solo, risponde all'esigenza dell'uomo. Infatti l'uomo è l'unica creatura fatta capace di Lui: "Tu ci hai fatto per te ed è inquieto il nostro cuore fintanto che in te non riposa" dice sant'Agostino. 

Di qui ne viene, che noi dobbiamo pregare non per chiedere le cose ma per chiedere Lui. La vita non è più che mezzo al conseguimento di Dio. Evidentemente via via che cresce in te la speranza e il desiderio unico di Dio, viene meno in te il desiderio delle altre cose.
Vi ricordate quello che dice Gesù nel Vangelo di san Luca? Usa l'esempio del re che, volendo combattere contro un altro re, prima considera di quanti armati ha bisogno per vincere l'esercito che gli viene incontro. E questo perché se si accorge che non ce la fa, manda un ambasciatore di pace piuttosto che combattere. E che cosa dice 

Gesù al termine di questo discorso? Dice che chiunque non rinunzierà a tutto ciò che possiede, non potrà essere suo discepolo. Sono parole paradossali; sembra che Gesù voglia insegnarci che i mezzi più proporzionati al fine del raggiungimento di Dio sono tanto più efficaci quanto più sono poveri.
 Cioè tu sali tanto più, quanto più vai all'indietro; tutto quello che porti con te diviene zavorra. 
Per poter salire, bisogna che si sia liberi da tutto, che si sia una piuma perché il vento possa portarci. La povertà è condizione al volo, ma anche la castità e l'obbedienza
Perché lo Spirito ti porti su in alto, devi liberarti da ogni legame a te stesso, da ogni legame alle cose
Ecco perché noi amiamo tanto e riconosciamo in san Francesco di Assisi la perfezione della vita cristiana: per questa povertà, per questo bisogno di sottrarsi a tutto, ad ogni legame, per essere disponibili solo al bisogno di Dio.

Il mio peso è l'amore

Ma dovete andare piano, perché la povertà assoluta non è possibile fintanto che viviamo nella condizione terrestre. Fintanto che non c'è la speranza che cresce in voi, è naturale che il nostro cuore si appoggi alle cose, non perché le cose debbano essere un'alternativa a Dio ma perché ne abbiamo bisogno

Infatti se ci manca la salute, Dio stesso non ci dice più nulla: cominciamo ad essere sgomenti, sempre preoccupati di noi. Invece di pregare di più, preghiamo di meno, perdiamo anche la fiducia in Dio. Siamo così poveri, così piccini che abbiamo bisogno di appoggiarci a delle stampelle; se ci mancano, siamo subito turbati. 

Perciò camminiamo con misura in questo cammino di liberazione così importante. Il liberarci in modo troppo repentino di tutto i nostri attaccamenti, può divenire una condizione di turbamento, di sgomento, al punto da non rende più piena la vita spirituale e forse, anzi, potrebbe allontanare da Dio.

Ma se cresce in noi il desiderio di Dio, allora che cosa ce ne facciamo di due macchine, della televisione o del giornale: che cosa ce ne facciamo di essere deputato al parlamento, di avere un buono stipendio? La vita di Dio ti riempie in tal modo, che Egli può sostituire ogni cosa. E al termine della vita, Dio sostituirà tutto, perché tutto ci mancherà ma in Dio tutto possederemo.
Liberata da tutto, l'anima non diviene che una fiamma che s'innalza verso l'alto, come dice sant'Agostino nelle "Confessioni": "Il mio peso è l'amore"! E l'amore dell'uomo porta l'uomo a Dio in una fiamma viva, in una ascensione unica, totale, dell'essere. Vivere questo, miei cari! Questa è la vita; questo noi vivremo non in forza di un nostro sforzo, che è inutile, vano. Se la vita cristiana vi dicesse di fare delle grandi prodezze voi dovreste mettervi a farle: ma 

se vi dice di raggiungere Dio, vi trovate nella impossibilità assoluta di poterlo raggiungere e allora che cosa fare? Lo dicevo ieri sera, lo ripeto stamani: l'unica cosa che ci è chiesta è abbandonarci allo Spirito. Vi ho detto che dobbiamo liberarci dai nostri desideri futili: ma questa liberazione nasce dal fatto, anche qui, che assecondando docilmente lo Spirito, noi sempre più siamo ravvivati da questo desiderio unico di Dio.