quinta-feira, 26 de julho de 2012

LA S. MESSA È LA GIOIA DELLA CORTE CELESTE

LA SANTA MESSA
di P. Martino de Cochem O.M.C.





CAPITOLO DICIOTTESIMO

LA S. MESSA È LA GIOIA DELLA CORTE CELESTE

La regina Ester non provò mai tanta gioia come quando fu scelta da Assuero, fra tutte le giovani del suo vasto impero, per farla sedere sul suo trono. E così la più grande gioia della Madre di Dio sembra essere stata quella di essere chiamata dal suo Figliolo alla celeste gloria, innalzata al disopra di tutti i cori degli angeli e coronata regina del Cielo e della terra. Noi non possiamo farci un'idea della purezza e dell'elevatezza di una tale felicità, perché in questa vita terrestre siamo estranei ai sentimenti puramente soprannaturali e non riusciamo a concepirli.

La Santa Messa, sorgente di gioia per la Madre di Dio

Come provare il senso della mia frase: la santa Messa è la più dolce gioia di Maria e dei santi? Ve lo spiegherò attraverso le parole del beato Alano, che lo aveva appreso grazie ad una rivelazione. Gli fu detto: "Nella stessa maniera che la divina Sapienza ha scelto una vergine fra tutte, dalla quale doveva nascere il Salvatore del mondo, ugualmente il Salvatore ha istituito il sacerdozio per distribuire al mondo, in qualsiasi momento, i tesori della Redenzione, attraverso il santo Sacrificio della Messa e per mezzo dei sacramenti. Ecco la più grande gioia della Madre di Dio, la delizia dei beati, il più sicuro soccorso dei vivi e la migliore consolazione dei morti" [1].
La Madre di Dio, come tutti i santi, gioisce per una doppia beatitudine: la beatitudine essenziale e la beatitudine accidentale.
La prima consiste nella visione e nel possesso di Dio, secondo il grado di gloria nel quale essi sono stati fissati nel momento della loro entrata in cielo. Questa beatitudine essenziale non può né diminuire né aumentare.
La beatitudine accidentale consiste negli onori particolari che Dio, gli altri santi o gli uomini rendono ai beati. Noi possiamo credere, per esempio, che quando noi celebriamo la loro festa sulla terra, essi ricevono degli onori particolari in cielo e che tutte le nostre preghiere e le buone opere compiute in loro onore sono a loro presentate dai nostri angeli come un mazzo di fiori dal profumo delizioso.
Le Rivelazioni di santa Geltrude confermano questa credenza e il Vangelo la indica chiaramente attraverso queste parole di nostro Signore: "Vi dico, in verità, c'è una grande gioia nel cielo quando un peccatore fa penitenza". questa gioia, per il Buon Pastore, per gli angeli e per i santi, si rinnova ad ogni ritorno di una pecorella smarrita, ma cessa quando il peccatore lascia di nuovo l'ovile per una ricaduta nel peccato. Questo breve chiarimento vi farà comprendere perché la santa Messa è la più grande gioia di Maria: è la sua più grande gioia accidentale che sorpassa tutte le altre felicità di quest'ordine.
Se in onore della Regina del Cielo voi recitate il rosario, l'ufficio, le litanie o cantate degl'inni, mentre un altro sente piamente la santa Messa, quest'ultimo avrà compiuto un atto di religione molto superiore e in più avrà causato un piacere infinitamente più grande alla santa Vergine, rinnovando sotto i suoi occhi la presenza del suo dolcissimo Figlio.
Quello che rende ancora la santa Messa molto cara alla santa Vergine è il suo zelo per la gloria di Dio, che la Maestà divina fa soprattutto consistere nella salvezza delle anime. Attraverso il santo Sacrificio dell'altare noi rendiamo all'augusta Trinità il solo omaggio degno di essa e glielo offriamo nello stesso tempo al prezzo della Redenzione del genere umano. Ancora una volta quale piacere così gradevole, così soave, così perfetto per Maria di vederci attorno all'Altare dove il suo figlio amatissimo è adorato, dove noi piangiamo i nostri peccati, dove noi contempliamo la dolorosa passione e dove il Preziosissimo Sangue è sparso sulle nostre anime.
Da tutto questo comprendete facilmente con quale benevolenza la santa Vergine accoglie la preghiera dei cristiani devoti al santo Sacrificio della Messa. Ciò è confermato da un racconto del Baronio. Nel 998, Roberto, re di Francia, assediava il castello di St. Germain. Gli assediati si difendevano eroicamente e l'armata del re non riusciva a penetrare nel castello. Al sesto giorno, Roberto esasperato comandò l'assalto, ma c'era molto da temere. Spaventati, gli assediati si rivolsero al beato Gisleberto, monaco dell'ordine di san Benedetto, che li esortò a confidare in Maria. Egli stesso celebrò la santa Messa in onore della beata Vergine e le truppe vi assistettero con grande devozione. Mentre tutti erano in preghiera, una nebbia fitta avvolse la fortezza ed i suoi dintorni. L'attacco diventava impossibile, mentre dall'alto delle torri, la guarnigione seguiva tutti i movimenti degli assalitori e infliggeva loro delle notevoli perdite. Roberto, vedendo la sua armata così indebolita, levò l'assedio e si allontanò rapidamente. Senza dubbio, Maria non risponde sempre con dei miracoli eclatanti alle nostre grida di disperazione, ma giammai la invochiamo invano e siccome Lei è, per la sua dignità di Madre di Dio, incomparabilmente più vicina all'adorabile Trinità degli altri santi, la sua intercessione è più potente della loro.
Maria ha del resto rivelato l'efficacia della sua preghiera al beato Alano. Ecco che cosa dice il santo religioso [2]

I) Tutto ciò che Maria domanda a Dio le è accordato.
II) Dio ha deciso di essere misericordioso verso tutti quelli per i quali Lei prega.
III) La sua intercessione ha una grande influenza sul destino degli uominì.
IV) Lei ama i peccatori più di quanto un uomo ne possa amare un altro.
V) Lei desidera talmente la loro salvezza che sarebbe pronta, se Dio lo permettesse, a dare soddisfazione per ciascuno di essi per mezzo di tutte le pene possibili.
VI) Il minimo atto, fatto in suo onore, vale più del culto di tutti gli altri santi.
VII. Una sola "Ave Maria" recitata piamente è accolta da Lei come un dono molto prezioso.
VIII. Come il cielo intero vince in splendore una stella, così la misericordia di Maria sorpassa quella degli altri santi.
IX. Come il sole è più utile alla terra di tutti gli altri astri, così l'intercessione di Maria è più efficace di quella degli altri santi.
X. L'omaggio che rendiamo a Maria rende felici tutti i santi.
XI. L'omaggio che si rende ai santi è simile all'argento, quello che rendiamo a Maria è come l'oro, quello reso a Gesù Cristo è paragonabile alle pietre preziose, mentre quello che rendiamo alla SS. Trinità brilla come le stelle del cielo.
XII. Maria libera ogni giorno qualche anima dal purgatorio.

Questi dodici privilegi sono come la corona delle dodici stelle che san Giovanni ha intravisto sulla testa di Maria. Chiunque la contempla con attenzione si sente irresistibilmente attratto verso il culto della Madonna. In effetti, chi non la saluterebbe con la gioia di un'Ave Maria sapendo che questa breve preghiera le è infinitamente preziosa? Chi non si costituirebbe suo servo poiché il servizio che a Lei si rende sorpassa tutti quelli che si possono rendere ai santi? Mettete quindi tutto il vostro zelo per rallegrare ed onorare la santissima Vergine, soprattutto per mezzo dell'assistenza alla santa Messa. Ricordatevi che ad ogni Messa, Gesù rinnova la sua nascita, in modo che la dignità materna di Maria rifulga di un nuovo splendore.

La S. Messa, onore e gioia dei Santi

Resta ancora da esporre quale vantaggio è la santa Messa per i santi.
Noi rendiamo omaggi ai santi, essi sono gli amici di Dio che è il primo ad onorarli: "Essi seguono il Cristo con dei vestiti bianchi, perché ne sono degni", ed è di essi che nostro Signore dice: "Chi vi glorifica, mi glorifica". Durante la loro vita essi sono fuggiti dagli onori e si sono loro stessi mortificati; hanno sofferto pazientemente le umiliazioni, gli insulti, le persecuzioni dei cattivi. Per questo Dio fa splendere la loro innocenza e la loro virtù e vuole che essi siano riveriti da tutta la cristianità.
La storia di Mardocheo ne è l'esempio. Il pio servitore di Dio fu crudelmente perseguitato dall'orgoglioso Aman, ma l'Altissimo si prese gioco delle intenzioni perverse del favorito di Assuero e glorificò Mardocheo davanti a tutto il popolo. Quando il re domandò ad Aman: "Che cosa si deve fare per onorare colui che il re desidera colmare d'onore?", Aman pensando che si trattasse di lui rispose: "Bisogna che l'uomo che il re vuole onorare sia vestito con abiti regali, che monti lo stesso cavallo che il re ha l'abitudine di montare, che abbia il diadema regale sulla sua testa e che il primo dei principi e dei grandi della corte tenga il suo cavallo e marciando per le vie della città gridi che è così che deve essere onorato colui che il re vuole onorare". Il re gli rispose: "Sbrigatevi, prendete un vestito e un cavallo e trattate come avete detto il giudeo Mardocheo che è davanti alla porta del palazzo. Fate attenzione di non dimenticare nulla di tutto quello che dovete dire". Se questo re pagano ha così esaltato il servizio di un uomo, quale gloria Dio riserverà ai suoi fedeli servitori? Di quale magnificenza non li circonderà nel giorno del loro beato ingresso nel cielo, nel giorno nel quale la Chiesa celebra la loro festa sulla terra? Sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, la Chiesa esprime la sua ammirazione per i suoi figli vittoriosi, attraverso gli offici propri del breviario, dei canti, delle preghiere, delle prediche, delle processioni, dei pellegrinaggi, ma principalmente attraverso il santo Sacrificio della Messa. "Così sarà onorato colui che piacerà al re del cielo di onorare". In verità, l'onore più eccellente, lo si rende ai santi attraverso il Sacrificio dell'altare, se vi si assiste o se lo si fa celebrare con l'intenzione di aumentare la loro felicità accidentale. Per onorare un principe si dà spesso qualche rappresentazione teatrale ed egli ne prova piacere anche se nell'opera non si parla di lui. Allo stesso modo, quantunque la Messa non rappresenti che la vita e la passione del Signore, i santi provano una grande gioia e delle singolari delizie, quando questo spettacolo ha luogo in loro onore e il cielo intero ne è rallegrato.
Quando il sacerdote pronuncia il loro nome, il loro cuore si commuove, poiché rimarca san Crisostomo: "Volendo il popolo esaltare le prodezze del re che ha riportato la vittoria, loderà anche i compagni d'armi dell'eroe che hanno validamente respinto il nemico. Nello stesso tempo è un grande onore per i santi essere nominati alla presenza del loro Signore, di cui si celebra trionfalmente la passione e la morte e di ascoltare le lodi delle imprese che essi hanno compiuto contro il demonio". Molina scrive sullo stesso soggetto: "Non potrebbe essere cosa più gradita ai santi dell'offerta del santo Sacrificio, a loro nome, alla SS. Trinità, per esprimere la riconoscenza per le grazie che essi hanno ricevuto e in ricordo dei meriti che hanno acquistato". Santa Geltrude osservava questa pratica e la insegnava alle sue religiose e per questo nostro Signore le accordava spesso di constatarne l'efficacia. Nelle Rivelazioni si legge: "Il giorno di san Michele durante la Messa, ella offrì a Dio Padre il sacramento del Corpo e del Sangue del Salvatore, invocando i principi del cielo e rallegrandosi della loro gloria e della loro beatitudine eterna. Nostro Signore, attirando a sé in maniera ineffabile il SS. Sacramento, provocò nei cori angelici delle gioie così abbondanti e così piene che essi ne facevano la loro sola beatitudine. Allora tutti gli angeli piegarono le ginocchia, in maniera molto rispettosa, davanti a santa Geltrude, per testimoniarle quanto stimassero il beneficio che ella aveva loro procurato e per rassicurarla che avrebbero messo tutto l'impegno possibile per custodirla e conservarla e per renderla degna di apparire davanti al suo Sposo con tutti gli ornamenti che egli ama".
Notate che santa Geltrude offre il santo Sacramento, non a san Michele o ad altri angeli, ma a Dio Padre e voi non troverete scritto in nessuna parte di questo libro che il santo Sacrificio possa essere offerto a Maria, agli angeli o ai beati. Eí spesso offerto in onore della SS. Trinità e il nome dei santi viene solamente menzionato, poiché, dice sant'Agostino: "Noi non innalziamo altari ai martiri, ma offriamo il sacrificio in loro memoria. Quale sacerdote ha mai detto all'altare dove riposano le reliquie dei santi: "Noi vi offriamo il sacrificio, o san Pietro o san Paolo o san Cipriano?". Il Concilio di Trento si serve quasi degli stessi termini: "Quantunque la Chiesa abbia la consuetudine di celebrare la Messa in onore dei santi, essa non intende offrirla a loro, ma a Dio che li ha incoronati". Così il sacerdote non dice: "Io vi offro questo sacrificio o san Pietro o san Paolo", ma ringraziando Dio della vittoria accordata a tali santi, egli domanda a quelli di cui celebriamo la festa sulla terra, di intercedere per noi in cielo. La Chiesa continua: "Se qualcuno dice che è illecito celebrare la Messa in onore dei santi per ottenere la loro intercessione presso Dio, sia anatema".
Usate dunque il vostro sbalorditivo potere per aumentare la bontà accidentale degli eletti, offrendo il santo Sacrificio, in loro onore, alla SS. Trinità e all'elevazione dite a Dio: "Vi offro il Vostro caro Figlio, per la più grande gloria e per la più grande gioia del beato N.". Prima di andare in chiesa, abbiate cura di consultare il calendario, senza mai dimenticare il vostro santo patrono, e nell'ora della morte, benedirete il giorno in cui avete abbracciato questa salutare pratica.

NOTE
[1]Alan. Rediv., p. 4, c. 27
[2]Alan. Rediv., c. 9



Testo tratto da: P. Martino de Cochem O.M.C., La Santa Messa, Milano 1937/3, pp. 159-169.

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