sexta-feira, 30 de outubro de 2009

Prima conferma di "riforma della riforma"


Ieri La Stampa ha riferito dell’intervista rilasciata dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto divino, rilasciata a Catalunya Cristiana. Mi sembra un’intervista importante, perché conferma in maniera definitiva che il suddetto dicastero vaticano sta effettivamente lavorando alla “riforma della riforma”, di cui da molto tempo si parla, ma finora poco o nulla si è visto. Alcuni mesi fa Andrea Tornielli, solitamente bene informato, aveva rivelato qualcosa a proposito della “Plenaria” della Congregazione, ma c’era stata un’immediata smentita.

Ora, finalmente, Cañizares, pur rimanendo sulle generali, ammette per la prima volta in pubblico che il suo dicastero ha lavorato intensamente e ha stilato delle proposte che il Santo Padre ha approvato e che costituiscono la base del prosieguo dei lavori. Obiettivo che la Congregazione si propone: «Rivitalizzare lo spirito della liturgia in tutto il mondo». Fin qui, non si può che essere d’accordo, in linea di principio, con Sua Eminenza. Il quale però non scende a maggiori particolari, limitandosi a dire: «Questo non significa semplicemente cambiare rubriche o introdurre nuove cose, ma si tratta semplicemente che la liturgia deve essere vissuta e che deve essere al centro della vita della Chiesa». Anche su questo orientamento generale, non posso non convenire, essendo sempre stato del parere che ciò che rende la liturgia bella non è tanto questo o quel rito, questa o quella rubrica, ma il modo in cui si celebra. Anch’io non vedrei molto bene uno stravolgimento dell’attuale Ordo Missae (che, come ho ripetuto piú volte, trovo equilibrato e ben fatto); ma sono pienamente d’accordo che c’è da recuperare, come dice il Cardinale, «il senso del mistero».

Sua Eminenza non va oltre. Né conferma né smentisce le indiscrezioni estive di Tornielli (recupero del latino, comunione in bocca, orientamento versus absidem almeno durante la consacrazione). Per il momento va bene cosí: sapere che si sta effettivamente lavorando per rivitalizzare la liturgia. Per quanto riguarda i ritocchi formali, non c’è nessuna fretta: prudenza vuole che si ponderi bene qualsiasi tipo di intervento.

L’unica perplessità che mi rimane è che questi discorsi, che — ripeto — condivido pienamente, li ho sempre sentiti: non sono affatto una novità. Quante istruzioni in materia liturgica sono state emanate in questi anni per prevenire e reprimere gli abusi? Tanto per ricordare i piú recenti sforzi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI riguardo all’Eucaristia: enciclica Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), istruzione Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004), Anno dell’Eucaristia (ottobre 2004 – ottobre 2005), Sinodo sull’Eucaristia (ottobre 2005), esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007). Per carità, non si può dire che nulla sia cambiato; certamente non si vedono piú tanti abusi a cui eravamo abituati negli anni immediatamente successivi al Concilio (ricordo una Messa durante la quale la lettura del Vangelo fu sostituita dalla lettura del giornale...); eppure si ha l’impressione che tutti questi sforzi non abbiano partorito i risultati sperati. Sarà, questa, la volta buona? Speriamo; ma, se devo essere sincero, nutro qualche dubbio. Sono sempre stato del parere che, se solo lo si fosse voluto, si sarebbe potuto celebrare decorosamente col Messale che attualmente abbiamo in mano: era sufficiente attuare alla lettera le rubriche in esso contenute. Il problema era — ed è — la mentalità: se rimane l’idea che la Messa la invento io sacerdote con la mia creatività e fantasia pastorale, non ci sarà mai rubrica che tenga. Il problema è: come cambiare la mentalità di buona parte del clero, che è stato formato a questo senso di creatività senza limiti? Per il momento, non ho una risposta da dare.
fonte:Senza peli sulla lingua