«Universae Ecclesiae»
di Mons. Guido Pozzo
Segretario della Pontificia Commissione 'Ecclesia Dei'
Segretario della Pontificia Commissione 'Ecclesia Dei'
La costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium  del concilio Vaticano II, afferma che «la Chiesa, quando non è in  questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre,  neppure nella Liturgia una rigida uniformità» (n. 37). Non sfugge a  molti che oggi sia in questione la fede, per cui è necessario che le  varietà legittime di forme rituali debbano ritrovare l’unità essenziale  del culto cattolico. Il Papa Benedetto XVI lo ha ricordato  accoratamente: «Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la  fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più  nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio  presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad  un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il  cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (cfr. Giovanni, 13, 1) in Gesù Cristo crocifisso e risorto» (Lettera  ai vescovi in occasione della revoca della scomunica ai quattro presuli  consacrati dall’arcivescovo Lefebvre, 10 marzo 2009).
Il  beato Giovanni Paolo II richiamava a sua volta che «la sacra liturgia  esprime e celebra l’unica fede professata da tutti ed essendo eredità di  tutta la Chiesa non può essere determinata dalle Chiese locali isolate  dalla Chiesa universale» (Enciclica Ecclesia de Eucharistia, n. 51)  e che «la liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del  celebrante, né della comunità nella quale si celebrano i Misteri» (ivi,  n. 52). Nella costituzione liturgica conciliare si afferma inoltre: «il  Sacro Concilio, in fedele ossequio alla tradizione, dichiara che la  Santa Madre Chiesa considera con uguale diritto e onore tutti i riti  legittimamente riconosciuti, e vuole che in avvenire essi siano  conservati e in ogni modo incrementati» (n. 4). La stima per le forme  rituali è il presupposto dell’opera di revisione che di volta in volta  si rendesse necessaria. Ora, le due forme ordinaria e extraordinaria  della liturgia romana, sono un esempio di reciproco incremento e  arricchimento. Chi pensa e agisce al contrario, intacca l’unità del rito  romano che va tenacemente salvaguardata, non svolge autentica attività  pastorale o corretto rinnovamento liturgico, ma priva piuttosto i fedeli  del loro patrimonio e della loro eredità a cui hanno diritto.
In continuità col magistero dei suoi predecessori, Benedetto XVI promulgò nel 2007 il motu proprio Summorum Pontificum,  con cui ha reso più accessibile alla Chiesa universale la ricchezza  della liturgia romana, e ora ha dato mandato alla Pontificia Commissione  «Ecclesia Dei» di pubblicare l’istruzione Universae Ecclesiae per favorirne correttamente l’applicazione.
Nell’introduzione del documento  si afferma: «Con tale motu proprio il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha  promulgato una legge universale per la Chiesa» (n. 2). Ciò significa che  non si tratta di un indulto, né di una legge per gruppi particolari, ma  di una legge per tutta la Chiesa, che, data la materia, è anche una  «legge speciale» che «deroga a quei provvedimenti legislativi, inerenti  ai sacri Riti, emanati dal 1962 in poi ed incompatibili con le rubriche  dei libri liturgici in vigore nel 1962» (n. 28). Va qui ricordato  l’aureo principio patristico da cui dipende la comunione cattolica:  «ogni Chiesa particolare deve concordare con la Chiesa universale, non  solo quanto alla dottrina della fede e ai segni sacramentali, ma anche  quanto agli usi universalmente accettati dalla ininterrotta tradizione  apostolica, che devono essere osservati non solo per evitare errori, ma  anche per trasmettere l’integrità della fede, perché la legge della  preghiera della Chiesa corrisponde alla sua legge di fede» (n. 3). Il  celebre principio lex orandi-lex credendi richiamato in questo  numero, è alla base del ripristino della forma extraordinaria: non è  cambiata la dottrina cattolica della messa nel rito romano, perché  liturgia e dottrina sono inscindibili. Vi possono essere nell’una e  nell’altra forma del rito romano, accentuazioni, sottolineature,  esplicitazioni più marcate di alcuni aspetti rispetto ad altri, ma ciò  non intacca l’unità sostanziale della liturgia.
La  liturgia è stata ed è, nella disciplina della Chiesa, materia riservata  al Papa, mentre gli ordinari e le conferenze episcopali hanno alcune  competenze delegate, specificate dal diritto canonico. Inoltre,  l’istruzione riafferma che vi sono ora «due forme della Liturgia Romana,  definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due  usi dell’unico Rito romano (…) L’una e l’altra forma sono espressione  della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile  e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito  onore» (n. 6). Il numero seguente riporta un passaggio-chiave della  lettera del Santo Padre ai vescovi, che accompagna il motu proprio: «Non  c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Messale  Romano. Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna  rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi  resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto  proibito o, addirittura, giudicato dannoso» (n. 7). L’istruzione, in  linea col motu proprio, non riguarda solo quanti desiderano continuare a  celebrare la fede nello stesso modo con cui la Chiesa l’ha fatto  sostanzialmente da secoli; il Papa vuole aiutare i cattolici tutti a  vivere la verità della liturgia affinché, conoscendo e partecipando  all’antica forma romana di celebrazione, comprendano che la costituzione  Sacrosanctum Concilium voleva riformare la liturgia in continuità con la tradizione.
(©L'Osservatore Romano 15 maggio 2011)

inundado por um mistério de luz que é Deus   e N´Ele vi e ouvi -A ponta da lança como chama que se desprende, toca o eixo da terra, – Ela estremece: montanhas, cidades, vilas e aldeias com os seus moradores são sepultados. - O mar, os rios e as nuvens saem dos seus limites, transbordam, inundam e arrastam consigo num redemoinho, moradias e gente em número que não se pode contar , é a purificação do mundo pelo pecado em que se mergulha. - O ódio, a ambição provocam a guerra destruidora!  - Depois senti no palpitar acelerado do coração e no meu espírito o eco duma voz suave que dizia: – No tempo, uma só Fé, um só Batismo, uma só Igreja, Santa, Católica, Apostólica: - Na eternidade, o Céu! 

