"All'Augusta Trinità, per Gesù Cristo, Sommo ed Eterno sacerdote, omaggio di riconoscenza e di amore riparatore, in occasione dei miei cinquanta anni di sacerdozio. Magnificat! Miserere! Adveniat!" (17 dicembre 1898-1948)
Il mistero della divina Eucaristia comprende due meravigliosi capitoli: il Santo Sacrificio della Messa, fonte divina, inesauribile di grazia... e il Santo Sacrificio dell'Altare che, sotto il punto di vista teologico, è il Consummatum est, la consumazione liturgica del Sacrificio.
Normalmente entrambi dovrebbero restare spiritualmente uniti.
Disgraziatamente succede spesso che, senza un motivo sufficiente, si separa l'uno dall'altro, non senza detrimento per la vita eucaristica come pure per la vita spirituale. Il Santo Sacrificio è la fonte di vita divina da cui deriva il torrente sacro che è il Sacramento... Così la Santa Comunione e il Santo Tabernacolo sono torrenti di grazie che sgorgano dal Sacrificio.
Stabiliamo subito, con due affermazioni tanto categoriche quanto dottrinali, la differenza reale che esiste tra l'uno e l'altro.
Il Sacrificio è l'Offerta che il Verbo fa di Se stesso al Padre con queste parole: "Ecco lo vengo, o Dio, per fare la tua volontà" (Eb X, 7) - "Si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di Croce" (Fil II, 8). Il Sacrificio è dunque la realizzazione ineffabile, sull'Altare come sul Calvario, di queste parole: "Tradidit semetipsum"! (Ef V, 2). Per la gloria del Padre e la redenzione dell'uomo colpevole, il Figlio di Dio si abbandona in olocausto al Padre... Abbandono mille volte sublime che si potrebbe glossare con queste povere parole: "Padre, poiché tu vuoi che io muoia, sia fatta la tua volontà!... Sì, mi sono incarnato per poter morire crocifisso, perché voglio essere tua Vittima di lode e di propiziazione. Io voglio, Padre, glorificarti tanto e molto più di quanto il peccato ti abbia oltraggiato".
E che cos'è il Santo Sacramento? Dopo essersi così abbandonato al Padre, il Figlio si volge verso di noi, suoi "filioli", i suoi piccoli figli, e ci dice: "Il Banchetto reale è già pronto, venite dunque tutti, mangiate il mio Corpo, bevete il mio Sangue. Ora io mi do a voi... Venite. Io sono la Manna discesa dal Cielo. Io sono il vostro Nutrimento e il vostro Pane. Io sarò Gesù-Ostia, tutto vostro, fino alla consumazione dei secoli".
Nel Sacrificio, il Verbo fatto carne si dà al Padre quale Ostia. Nel Sacramento, sempre quale Ostia, si dà alla Chiesa e al popolo fedele.
È dunque chiaro che Gesù-Vittima è assolutamente la stessa Ostia nel Sacrificio e nel Sacramento. Ma l'Ostia del Sacrificio non è offerta che al Padre... mentre l'Ostia del Sacramento è data e abbandonata ai fedeli.
Se l'eccellenza tutta divina dell'Ostia nel Sacrificio e nel Sacramento è assolutamente identica, la qualità di colui che la riceve differisce in una misura... infinita. Nel Sacrificio è il Padre, la cui eccellenza è infinita, che riceve Gesù-Ostia. E nel Sacramento colui che Lo riceve è l'abisso di niente e di peccato, che siamo noi tutti.
La consumazione della Vittima nella Santa Comunione costituisce la consumazione liturgica del Sacrificio. Ciò è talmente vero che, secondo le parole di Sua Santità Pio XII nella enciclica Mediator Dei, la Comunione "è assolutamente necessaria da parte del ministro sacrificatore". Ma non ci sarebbe né Santa Comunione, né Santo Tabernacolo, né pertanto esposizione e visita del Santo Sacramento, senza la Santa Messa che rinnova sull'Altare la Presenza reale.
La Santa Messa, liturgicamente considerata, comprende tre parti e cioè:
- l'oblazione o Offertorio;
- la Consacrazione delle due specie che costituisce il centro e l'essenza stessa del Sacrificio; - e la Santa Comunione che ne è il compimento, la consumazione richiesta dal Sacrificio della Messa.
E chi offre la Santa Messa? Tre persone, ma la cui operazione è di una virtù liturgica molto differente.
Anzitutto l'adorabile Pontefice, il Cristo-Gesù, il "Sommo Sacerdote secondo l'Ordine di Melchisedech" (EbV, 10). Egli è al tempo stesso e il divino Officiante e anche la sacrosanta Oblazione sacramentale.
Poi, per Lui, con Lui e in Lui l'altro Cristo, che è il Sacerdote, ordinato Ministro ufficiale espressamente per offrire il Santo Sacrificio. "Sacerdotium propter sacrificium", il Sacerdote è stato istituito per offrire il Sacrificio. Egli, mentre compie all'Altare questa "maxima actio", è investito del Sacerdozio e del potere di Cristo, in virtù delle parole pronunziate dal Salvatore nell'ultima Cena: "Fate questo in memoria di Me" (Lc XXII, 19).
Trois-Rivières 17 dicembre 1948P. Mateo Crawley, SS. CC