sábado, 22 de fevereiro de 2014

Chierici “San Gregorio Magno”: non siamo disponibili - nelle presenti circostanze - a schiodarci da quel che ci disse alla fondazione il Card. Castrillon Hoyos: una sana critica, la critica costruttiva, può essere un gran servizio da rendere alla Chiesa.



I fondatori dell’Associazione chierici “San Gregorio Magno”
 

Pronti a tutto, e persuasi che è proprio la presenza di reazioni ciò che spesso frena le cattive tendenze, abbiamo dato vita a un nuovo soggetto, fedelmente identitario e giustamente flessibile sulle modalità organizzative: l’Associazione chierici “San Gregorio Magno”. Così, restando insieme ed offrendo un punto di riferimento, intendiamo dare il nostro contributo al bene comune, rappresentato da tale testimonianza (sia “in positivo”, sia “in negativo”) in favore della Tradizione Cattolica. Su questa piattaforma, chiediamo a chi condivide il nostro ideale di sostenerci. Cogliamo l’occasione per comunicare il nostro conto corrente: per versamenti dall’Italia (IBAN) IT 87 H053 0868 8300 0000 0002 003, per versamenti da fuori Italia aggiungere (BIC) BLOPIT22, intestato ad Associazione chierici San Gregorio Magno.

Intendiamo dunque concentrarci su cinque sostanziose attività, nell’attesa, fiduciosa e cooperante, dell’ora di Dio («si moram fecerit, expecta Eum, quia veniet et non tardabit», cantiamo nella Novena del Santo Natale). Eccole:

a) la formazione dei nostri seminaristi, nella fedeltà al Dottore Comune della Chiesa.

b) La rivista Disputationes Theologicae, ormai seguita in più Paesi (specialmente l’Italia e la Francia) da persone che apprezzano la franchezza ecclesiale. Volevano imbavagliarla, ricordate? La risposta è stata: non possumus (cfr. “Disputationes non si lascia imbavagliare”). Oggi come oggi, nella situazione attuale, questa voce libera deve continuare.

È uno strumento prezioso per continuare a fare quell’ampia critica costruttiva, in cui abbiamo ravvisato lo specifico del carisma originario dell’Istituto del Buon Pastore.

Proprio questo ci sembra il punto nevralgico, anche circa la famosa questione dell’«exclusive»:che senso ha – dopo aver approvato gli statuti dell’IBP pochi anni fa – fare scandalosamente pressione perché la dizione “rito proprio” sostituisca forzatamente, negli atti ufficiali o almeno nell’uso corrente, quella di “rito esclusivo” (per chi ha liberamente scelto l’Istituto)? Che senso ha, se non proprio quello che la seconda espressione ha un sapore di critica – pur lasciando il giudizio categorico alla Chiesa – della riforma liturgica da cui è uscito il rito moderno?

Come detto nell’articolo “Il rito proprio e l’ermeneutica della continuità sono sufficienti?”: non ce la sentiamo di accettare pienamente il “documento Pozzo” (o di simulare di accettarlo). Siamo volentieri disponibili a valorizzarne alcuni suggerimenti, come l’invito ad approfondire l’identità e il nostro cuore pastorale, ma non siamo disponibili - nelle presenti circostanze - a schiodarci da quel che ci disse alla fondazione il Card. Castrillon Hoyos: una sana critica, la critica costruttiva, può essere un gran servizio da rendere alla Chiesa.

c) La vita di preghiera in comunità, specialmente per il trionfo della Fede, per la Chiesa e per le anime, le quali, trovandosi in una grande prova, abbisognano particolarmente di insistenti preghiere.

d) La S. Messa tradizionale in comunità (ovviamente aperta a chiunque desideri venire). Pensando a quel che cantiamo nell’Adoro te devote: «cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere»; e dunque con grande fiducia nei frutti del S. Sacrificio dell’Altare. Avremo peraltro la possibilità di accogliere un buon numero di intenzioni di Messa, le cui offerte possono rappresentare anche un prezioso aiuto per l’opera.

e) Il metterci a disposizione per le S.S. Confessioni in ambito diocesano, disponibilità che già da subito non dovrebbe presentare troppe difficoltà per nessuno. In spirito di carità ecclesiale e nella convinzione che un’ampia presenza al Confessionale, anche con la tendenza al calo del numero di sacerdoti, può rappresentare un buon aiuto: come alleggerimento per altri confratelli impegnati nelle parrocchie e come maggiore opportunità per le anime. Da parte nostra è stata offerta di cuore una disponibilità in tal senso, ricevendo oralmente qualche risposta positiva; quando chi di dovere ci chiamerà, andremo.

Alla Madonna del Rosario di Fatima, conservatrice del «dogma della fede», a S. Gregorio Magno, a S. Atanasio, ai S.S. Angeli custodi, alla cara anima di mons. Antonio Piolanti affidiamo questi propositi, perché possiamo in tal modo cooperare fedelmente, secondo la vocazione ricevuta, alla restaurazione della fede.

Don Stefano Carusi
Abbé Louis-Numa Julien
Sem. Łukasz Zaruski
Sem. Bartłomiej K. Krzych