quinta-feira, 27 de fevereiro de 2014

Mostrami, Signore la tua via, di padre Tognetti

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L’abbraccio dei due Pontefici nel primo concistoro di Papa Francesco del 22 febbraio scorso è un nuovo documento inedito di questa Chiesa che continua a sorprendere per i suoi segni rivoluzionari e per nulla confortanti. Una cosa è soltanto certa: pur nella sua vetrina apparentemente rassicurante, gli uomini di Chiesa sono deboli, e non solo per i loro numeri, ma perché debolissimi nella difesa della Fede, la quale, in tal modo, non è più in grado di incidere nella vita delle persone.
Sul discorso della debolezza torna utile un prezioso libro di Padre Serafino Tognetti della Comunità dei Figli di Dio, fondata da don Divo Barsotti, dal titolo Mostrami, Signore, la tua via (Edizioni Parva, pp. 145, € 10.00). Sono le meditazioni di un monaco che possiede la ricchezza della Fede e la dona ai fiacchi cattolici dei nostri tempi; sono le benefiche riflessioni di un monaco che vive immerso nelle realtà di Dio e offre le risposte alle inquietudini di fedeli che non trovano più nei pastori le linee guida; sono il nutrimento per anime assetate di Verità alle quali ogni giorno, invece, viene propinato il veleno delle menzogne.
L’autore insegna: «Dobbiamo essere semplici nel trattare le cose di Dio, con i fratelli che sono con noi nella fede e con tutti gli uomini di buona volontà, ma astuti quando abbiamo a che fare con le potenze del mondo. Allora avremo la pace del Signore, la forza che manifestano i martiri, la gioia del cuore che viene dall’amore. Quando uno entra nella potenza di Dio, che è potenza di amore, sente dentro di sé una forza sovrumana» (p. 14).
E a questo proposito riporta uno straordinario episodio accaduto agli inizi del Novecento in Cina, durante la rivoluzione dei Boxers. I rivoluzionari, che volevano distruggere ogni traccia di Cattolicesimo, un giorno entrarono in un villaggio e fecero uscire tutti i suoi abitanti. Misero un crocifisso per terra e diedero un ordine: «Tutti quelli che rientreranno nel villaggio dovranno calpestare questo crocifisso; ciò significherà che voi rinnegate la vostra fede cristiana. Ebbene, chi lo calpesta entrerà nel paese, sarà lasciato in pace e vivrà tranquillamente, ma chi si rifiuterà verrà immediatamente ucciso» (p. 15).
Ai lati del crocifisso furono posti due boia con la scimitarra. Iniziò la tragica processione: alcuni calpestarono il crocifisso e rientrarono nel villaggio, altri si rifiutarono e vennero immediatamente decapitati. Ad un certo punto si presentò un ragazzino di 12/13 anni. I carnefici, racconta Padre Tognetti, mossi da un senso ancestrale di pietà gli dissero: «Entra… dài… facciamo finta di niente». E lui: «No, non voglio entrare, voglio essere cristiano» (p. 15). Ma essi volevano salvarlo: «Su, cammina, fa un salto e scavalca il crocifisso!» (p. 15). Ma l’obiettivo del bambino non era quello di tornare nella sua casa, ma quello di essere pubblicamente riconosciuto cristiano: non si mosse e li guardò immobile e pacifico. Tale atteggiamento infuriò i boia e uno dei due gli afferrò un braccio e lo staccò di netto con un colpo di scimitarra. Il bambino, con l’atroce amputazione, ma con una dolcezza inesprimibile e sovrumana, replicò: «Tagliate pure… ogni pezzo è cristiano» (p. 15). Lo gettarono a terra e lo finirono.
Questo martire aveva ben presente che cosa significava essere cattolico, non solo non rinnegava nulla della sua Fede, ma voleva professarla senza nascondersi, perché «Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti» (Mt. 10, 27). Il Signore Gesù non ha detto che l’uomo di Fede si deve confondere nel mondo, nelle sue idee, nei suoi usi, nei suoi costumi (calpestare il crocifisso), oppure deve far finta di niente (non calpestare il crocifisso) e lasciare che errori, inganni, rivoluzioni non permettano l’annuncio della Buona Novella.
San Paolo, che ha mostrato l’unica Via del Signore, è dalla parte del martire cinese: «Dobbiamo dunque temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo (di Dio), qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato» (Eb. 4, 1-2).
Cristina Siccardi