segunda-feira, 11 de outubro de 2010

CARDEAL SIRI: Il problema della "communicatio in sacris" è ora all'interno della Chiesa?

Il problema dell’intercomunione è un problema di estrema gravità e può costituire una deviazione dal retto metodo ecumenico, presentarsi come un vero trabocchetto per molti cattolici in buona fede ed offrire una nuova testimonianza dello sviamento di teologi dalla teologia.

[...] L'unità non si farà mai sulle mezze parole, sui concetti detti a metà, sulle aperture ed interpretazioni volontarie. Se questa qualcuno la chiamasse unità, o non saprebbe quello che dice, o mentirebbe sapendo di mentire.

[...] Un falso approccio ecumenico è inficiato di relativismo sul piano dogmatico; è il tema che oggi è trattato eufemisticamente con il termine di pluralismo. Nella sostanza della dottrina accettata come rivelata o certa dalla Chiesa Cattolica non può esistere pluralismo. Questo suppone il relativismo, il quale porta logicamente al disfacimento di tutto; non dunque unità, ma distruzione. E' forse l'unità un'opera di distruzione?

Il pluralismo sta nei gusti, negli aspetti, nelle simpatie, negli onesti adattamenti al linguaggio delle culture - salva veritate -, mai nella sostanza della verità e degli stessi fatti. Sta nelle cose umane, che «Dio ha lasciato alle dispute degli uomini», ma non certo nelle cose, che stabilmente ha definito Lui per il tempo e per l'eternità.
[Brano tratto da un editoriale del Cardinale Giuseppe Siri, pubblicato su “Renovatio”, IX - 1974]
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il problema della "Communicatio in sacris" oggi si pone anche all'interno della stessa Chiesa nei confronti di un movimento che adotta un rito sincretistico e di deviazioni moderniste ormai dilaganti. Tuttavia "nella Chiesa c'è posto per tutti"; così non sembra però, in troppe diocesi, per la Tradizione...
 
FONTE:http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/