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La prospettiva estetica, ossia di filosofia della conoscenza estetica, discendente da Imago, il secondo Nome dell’Unigenito, permette di compiere un confronto rigoroso tra tre immagini: primo, l’immagine data dalla Liturgia dell’actus essendi della ss. Trinità; secondo, l’immagine data dalla Messa sistematizzata da Papa s. Pio V; terzo, l’immagine data dalla Messa riformata da Papa Paolo VI.
Queste tre imagines debbono avere tra loro una somiglianza profonda, debbono cioè somigliarsi essenzialmente e pienamente (se pure, le due seconde con la prima, analogamente).
Se non si somigliano essenzialmente, o se si somigliano solo in una certa misura, “un po’ qui e un po’ là”, è perché non si somigliano nemmeno i concetti (i verba) rappresentati da ciascuna di esse, e specialmente le intenzioni che hanno condotto a quei concetti.
Si dimostra così – con le analogie e il raffronto compiuti utilizzando lo strumento principe offerto da Imago, Specchio, Species, Volto, ossia dal secondo sacro Nome del Figlio di Dio oltre Verbum, Logos, Pensiero, Parola – che la bellezza liturgica risplende in tutto il suo splendore, in tutta la sua nobiltà e in tutta la sua più univoca chiarezza e integrità quando l’imago emerge da un concetto in continuità con la ss. Trinità, come è quello presente nella Messa detta di san Pio V, o Rito Tridentino, o Gregoriano, che è poi la Messa Apostolica; e che la bellezza liturgica non risplende pienamente e sempre in tutte e tre queste dimensioni, per non dire che non risplende affatto, se è presentata da un concetto inficiato da altre, pericolose e seconde intenzioni, come ad alcuni – dall’arcivescovo Annibale Bugnini che ne fu il principale artefice al cardinale Joseph Ratzinger che ne fu il più autorevole e forte critico – pare sia la Messa del Novus Ordo Missæ ostinatamente voluto da Papa Paolo VI.
Rilevando tutto ciò l’uomo, per mettersi qui su un ordine pratico, è messo in grado, nella celebrazione e partecipazione alle ss. Messe, di poter salire – proprio attraverso la bellezza della verità liturgica – al Regno dei Cieli che lo attende, nel primo caso speditamente, o di rischiare invece, nel secondo, di salirvi con grandi e gravi difficoltà.
Nel volume, come conseguenza a tutto ciò, è anche riproposta – e completata con vasta illustrazione di argomenti – la soluzione suggerita a suo tempo da Romano Amerio in Iota unum (v. iota unum) sul rilevante problema costituito dall’autorità del Papa e del suo magistero, allorché il Papa dovesse cadere in insegnamenti che a qualcuno potrebbero sembrare, con grave sgomento e scandalo, insegnamenti in qualche misura eretici o anche solo prossimi all’eresia, come p. es. sarebbe avvenuto (secondo l’opinione espressa a suo tempo dai cardinali Antonio Bacci e Alfredo Ottaviani nel loro Breve esame critico del Novus Ordo Missæ), con la promulgazione della Messa rivisitata appunto dal Novus Ordo di Papa Paolo VI, oppure con la manifestazione di altri insegnamenti o atti del Trono più alto, quali quelli suggeriti dal bacio del libro sacro ai Maomettani, o dalla preghiera davanti al Muro del pianto a Jerusalem, e via dicendo.
* * * * Enrico Maria Radaelli, docente di Filosofia dell’estetica, e direttore del Dipartimento di Estetica della Associazione Internazionale “Sensus Communis” (Roma), collabora alla cattedra di Filosofia della conoscenza (sezione Conoscenza estetica) della Pontificia Università Lateranense.
Si riporta qui di seguito il catalogo di tutte le sue pubblicazioni, di cui si danno tutti i ragguagli nelle pagine apposite di CONVIVIUM:
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