source português inglês alemão francês espanhol italiano neerlandês polaco russoLa Cella da Cui Nessuno è Lontano |
Lo ha sottolineato l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, intervenendo al convegno svoltosi alla Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma nella giornata pro orantibus.
Il presule ha offerto una riflessione sull’identità e sulla missione del contemplativo, il quale, ha detto, «è colui che “vede” oculis spiritualibus, con gli occhi spirituali; colui che — dove gli altri guardano e non vedono, perché guardano con “gli occhi della carne” — “vede”, nel senso biblico che ha questo termine, con gli occhi e lo sguardo di Dio». Tra i modelli l’arci -vescovo ha indicato san Francesco d’Assisi, per il quale contemplare è, come recita la prima Regola, avere «la mente e il cuore rivolti a Dio».
Condizione necessaria per essere autentico contemplativo è quella di lasciarsi condurre dallo Spirito. Solo Dio, infatti, può trasformare «il vedere carnale» in «vedere spirituale». Ciò spiega, ha evidenziato il presule, perché i veri contemplativi «non hanno paura di servirsi delle creature per arrivare al Creatore» e anche perché essi «trovano Dio in tutto». In questa luce si comprende anche il ruolo dei contemplativi nell’evangelizzazione: «non è questione di strategie», ha notato l’arcivescovo, ma piuttosto «una questione spirituale». E si capisce come il mondo, e particolarmente la Chiesa, «necessitino dei contemplativi per trovare la strada giusta».
Perciò, nonostante molti, «anche forse nella Chiesa», considerino i contemplativi come dei “parassiti” — perché «non producono, non sono efficaci, quindi sono inutili» — essi invece hanno «una missione profetica nella Chiesa e nel mondo». Se la preghiera è fondamentale nella vita di quanti si dedicano interamente a Dio, tuttavia, ha sottolineato monsignor Rodríguez Carballo, «la contemplazione va al di là della preghiera e consiste, fondamentalmente, nel consegnarsi a qualcuno: Dio».
Basti pensare ai grandi mistici per i quali la contemplazione è avere «la coscienza di vivere immersi in Dio, di essere circondati, abbracciati da Dio stesso, di essere spinti e guidati da Dio, di camminare alla sua presenza». In questo senso, la contemplazione ha la finalità della «consegna totale a Cristo, fino ad arrivare all’unione intima e totale con lui, e quindi alla trasformazione totale in lui», fino a diventare «un’icona dello stesso Cristo, alter Christus».
In questo misterioso scambio, ha spiegato il presule, Dio appartiene al contemplativo ed egli appartiene a lui. Ecco, perché la contemplazione non è «un pietismo passivo ma un camminare verso l’identificazione con il Signore, in modo da diventare definitivamente “creatura nuova”». |
Il vero contemplativo, ha affermato il presule è «“sacramento del momento presente”, che consiste nel prendere coscienza che quello che ora è, è dove Dio sta per me adesso». Ecco perché la contemplazione non consiste nel fare a meno della sorte degli altri. Al contrario, ha sottolineato l’arcivescovo, «la passione per Cristo è passione per l’uomo. Ed è per questo che un vero contemplativo si separa da tutti» per unirsi a tutti: non è un uomo o una donna «isolato, assente a quanto lo circonda, ma accompagna e siede accanto agli altri, anche se in modo diverso, come è il caso delle claustrali, da come lo fanno gli altri». La vera contemplazione non può essere quindi «mai estranea alla vita dei nostri popoli e a ciò che loro accade». La contemplazione cristiana non è «“leggibile” senza la compassione e la dilatazione del cuore». Infatti il contemplativo porta nella preghiera «la realtà, soprattutto la “c ru -da” realtà dell’umanità ferita». In questo senso, è «un’anima che si sente in comunione con tutti, che presenta tutti al Signore, con le loro gioie e tristezze, con le loro speranze e le loro frustrazioni». Porta «tutti nel suo cuore, tutti accoglie nella sua anima contemplativa».
L’ arcivescovo ha concluso affermando che la contemplazione è «il processo che salva l’umanità» e la persona contemplativa è «la bussola che ci indica la giusta direzione».
Osservatore Romano - 30 novembre 2013