sexta-feira, 12 de novembro de 2021

I cento anni di don Domenico Labellarte (a Dio piacendo 31 marzo 2021)

 

Brevi meditazioni per ciascun giorno dell’anno . Il testo è stato rivisto da don Domenico Labellarte il quale aveva ricevuto il libro da San Pio da Pietrelcina con questa esortazione: “Prendilo e meditalo tutti i giorni …” il 5 gennaio 1946.

 Brevi meditazioni per ciascun giorno dell’anno

Questa pagina è tratta dal libro “La Passione di Gesù Cristo”, brevi meditazioni per ciascun giorno dell’anno di P. Gaetano da Bergamo. Il testo è stato rivisto da don Domenico Labellarte il quale aveva ricevuto il libro da San Pio da Pietrelcina con questa esortazione: “Prendilo e meditalo tutti i giorni …” il 5 gennaio 1946.

12 NOVEMBRE – PUNTO I – GESÙ È ARRIVATO CON LA CROCE AL CALVARIO

DON DOMENICO LABELLARTE, FONDATORE delle Suore Apostole di Gesù Crocifisso

 

FONDATORE

Don Domenico Labellarte nasce a Valenzano (Bari) il 17 maggio 1921. A 9 anni avverte fortemente la chiamata al sacerdozio e alla vita missionaria. Nel 1936 entra nel Seminario Arcivescovile di Bari; dal 1941 risiede nel Collegio Capranica, mentre frequenta gli studi presso l’Universita’ Gregoriana. A causa della salute cagionevole, il Rettore del Collegio Capranica gli consiglia di tornare a casa, manifestandogli le sue perplessita’ sulla realizzazione della sua vocazione al sacerdozio, da lui tanto desiderata. Il 31 Gennaio 1943 lascia Roma, carico di libri e di delusione.

In tali condizioni di spirito, arrivato alla stazione di Benevento, si ricorda di un frate chiamato Padre Pio, di cui aveva sentito parlare da una sua cugina. Decide di fermarsi a Foggia e proseguire per San Giovanni Rotondo. Il 2 febbraio 1943, si confessa da P.Pio e gli chiede piangendo : Saro’ sacerdote?”. Il Frate lo rassicura con queste parole : “Si, sarai sacerdote ed anche missionario”. Dopo due mesi, perfettamente ristabilito in salute, riprende gli studi.

Da quel momento la guida, l’incoraggiamento e i consigli del Santo Frate Cappuccino lo sosterranno per un arco di ben ventisei anni di vita.

suore-apostole-fondatore1
suore-apostole-fondatore2

MAGGIO 1943

Verso la meta’ del maggio 1943, Domenico Labellarte nella Cappella del Collegio Capranica a Roma, davanti al quadro di Sant’ Agnese, riceve una triplice ispirazione:

1. elevare la vita sacerdotale nei ministri e nel popolo di Dio;

2. formare persone che sostengano i sacerdoti nei loro bisogni, specialmente pastorali;

3. favorire la fraternita’ sincera e fattiva fra tutti, regolari e secolari.

Questa ispirazione costituira’, poi, la base della futura Opera “… al servizio della Divina Misericordia”, confermata da Padre Pio il 22 agosto 1943, con queste parole: “ Non sei tu, ma e’ Dio che lo vuole!”. Sara’ anche Padre Pio a spingere il giovane Domenico a cominciare a realizzare concretamente questa ispirazione, iniziando dai suoi compagni seminaristi insieme ai quali avrebbe pregato e aiutato i poveri di Roma. Cosi’, prende vita l’Associazione: Catena della Grande Misericordia.

AGOSTO 1946

L’11 Agosto 1946 viene ordinato sacerdote a Valenzano (Bari).

Un anno dopo, Padre Pio dissuade il giovane sacerdote dal continuare gli studi a Roma e lo invita a fermarsi a San Giovanni Rotondo per formarlo spiritualmente. In quell’occasione gli dice: “Lascia tutto e prendi solo la Bibbia”. D’ora in poi, l’ubbidienza a questa frase guidera’ don Domenico ad un’assidua meditazione della Parola di Dio, i cui frutti trasmette agli altri in forma molto semplice e chiara, tanto da essere chiamato una “Bibbia parlante”.

Inoltre Padre Pio gli consegna il libro “Passione di Gesu’ Cristo” con le parole: “Prendilo e meditalo tutti i giorni”. A sua volta Don Domenico lo affidera’, in modo particolare, alle Apostole e agli Apostoli di Gesu’ Crocifisso, con la stessa raccomandazione.

suore-apostole-fondatore3
fondatore-41

SETTEMBRE 1968

Dopo 3 anni di tirocinio pastorale a San Giovanni Rotondo, Don Domenico ritorna al suo paese nativo. Nominato parroco della Chiesa di San Rocco a Valenzano, svolge con zelo e spirito di sacrificio il suo ministero.

Da qui gettera’ le basi dell’Opera con un nucleo di ragazze consacrate che saranno le future – Ancelle della Divina Misericordia -, Istituto secolare femminile, al quale si affianchera’ l’Istituto secolare maschile – Servi della Divina Misericordia -. Ambedue Istituti insieme alle Attivita’ formeranno – L’Opera … al servizio della Divina Misericordia -.

Il 23 settembre 1968, presso la bara di Padre Pio, il Fondatore sente una fortissima ispirazione: Integra l’Opera innalzando il mistero della Redenzione, Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesu’ Cristo che tu hai visto realizzato in me. Nascono cosi’ due Istituti religiosi: le Apostole di Gesu’ Crocifisso e gli Apostoli di Gesu’ Crocifisso con la specifica spiritualita’ di amare e fare amare la preghiera e il sacrificio, prendendo lo stesso Padre Pio come esempio da imitare.

Negli anni seguenti nascono due Associazioni per i laici:

– Movimento Apostolato della Divina Misericordia

– Famiglie in Comunione di Vita e di Azione.

VIAGGI MISSIONARI

Gia’ dall’anno 1963 don Domenico, sempre incoraggiato da Padre Pio, da’ inizio alle giornate di Ritiro spirituale svoltesi ogni 13 del mese nonche’ agli Esercizi spirituali aperti a tutti e predicati nella quarta settimana del mese a San Giovanni Rotondo. Ubbidiente al consiglio di Padre Pio: “Dai da mangiare ai figli cio’ che mangi tu”, il Fondatore celebra con i fedeli la liturgia delle Ore dando in mano il libro della Bibbia per seguire piu’ attentamente la meditazione quotidiana.

Questo suo ardente desiderio di collaborazione con Gesu’ per la salvezza delle anime, sfocia in frequenti viaggi missionari: in Italia, in Francia, in Germania, in Polonia, in America, in Messico, in Venezuela ai quali il Padre Fondatore da’ sempre la priorita’, nonostante i molteplici impegni pastorali. Nella sua parrocchia di Valenzano ripetutamente organizza le missioni popolari, inviando i missionari casa per casa.

Per raggiungere il maggior numero di anime, don Domenico utilizza, sin dai primi anni ’50, tutti i mezzi possibili: registratori e megafoni per predicare sulle piazze, in seguito adopera la stampa dei bollettini, la radio.

suore-apostole-fondatore5
suore-apostole-fondatore5

OGGI

L’intensa attivita’ non ostacola Don Domenico nella vita di orazione, considerata sempre una priorita’, che con il passar degli anni si va intensificando sempre piu’. Una lunga esperienza sacerdotale nel servizio alle anime l’ha fatto diventare una delle piu’ stimate guide spirituali.

Nonostante l’eta’ avanzata, il Fondatore non viene meno ai suoi impegni anzi, tuttora organizza le giornate di approfondimento della Parola di Dio e dell’insegnamento di Padre Pio. Per di piu’, Don Domenico svolge gli incontri di formazione per i medici e il personale paramedico della Casa del Sollievo della Sofferenza come anche la meditazione biblica mattutina che precede la Santa Messa.

Morre Don Domenico Labellarte com 100 anos de Idade, filho espiritual de São Pio de Pietralcina e Fundador de várias obras

 

Addio a don Domenico Labellarte, il valenzanese figlio spirituale di Padre Pio: aveva 100 anni

Un uomo e prete del popolo di Dio, secondo il ricordo dell'arcivescovo di Manfredonia - Vieste -San Giovanni Rotondo, monsignor Franco Moscone: "quel popolo santo che incrociava nelle strade e nei vicoli di Valenzano e di San Giovanni Rotondo"

E'morto all'età di 100 anni don Domenico Labellarte, figlio spirituale di Padre Pio da Pietrelcina: originario di Valenzano, ma da tempo stabilitosi a San Giovanni Rotondo, aveva fondato l’Opera al Servizio della Divina Misericordia.

La sua storia legata al frate cappuccino comincia nel 1943, dopo aver lasciato Roma Arrivato alla stazione di Benevento, si ricorda di un frate chiamato Padre Pio, di cui aveva sentito parlare da una sua cugina. Decide di fermarsi a Foggia e proseguire per San Giovanni Rotondo. Il 2 febbraio 1943, si confessa da lui e gli chiede piangendo: "Sarò sacerdote?”. Il Frate lo rassicura con queste parole: “Si, sarai sacerdote ed anche missionario”. 

Un uomo e prete del popolo di Dio, lo ricorda l'arcivescovo di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo, monsignor Franco Moscone, "quel popolo santo che incrociava nelle strade e nei vicoli di Valenzano e di San Giovanni Rotondo. Ad ogni persona si rivolgeva con rispetto e fiducia regalando il balsamo inconfondibile del sorriso di Dio. Amava come pochi la terra garganica e i suoi giovani che ha formato e seguito nella crescita umana e cristiana con l’esempio di vita". 

quinta-feira, 11 de novembro de 2021

Ojciec Anibal, Założyciel Niewolników Eucharystii i Dziewicy Maryi

   




 1- Nasz sposób życia, który jest bardzo mocno naznaczony ukrytymi chwilami Jezusa w Nazarecie z Maryją i Józefem.


2- Jesteśmy powołani do życia ukrytego, do życia ukrytego, cichego, do życia, które ma smak małego domku, małej służebnicy Jahwe. Nasze życie jest ukryte, ciche, nie jest efektowne, nie jest publicznie uznawane i publicznie oklaskiwane.


3 - Powinno nas cechować wyniszczenie, bezsens, bycie niczym, małość, milczenie, które powinno ogarnąć naszą wspólnotę braterską... to życie ukryte. Żyć w ukryciu w tajemnicy Bożego Nazaretu, gdzie żyli Jezus, Józef i Maryja, nieświadomi spojrzeń i słów ludzi tamtych czasów.


4 - Jak pięknie jest żyć i umierać w regionie ciszy, w Nazarecie, gdzie Jezus jest ukryty i rozkoszuje się miłością Maryi, miłością Ojca, miłością świętego Józefa!


5- "Z kontemplacji staje się nawet nauczycielką w intymnej zażyłości z Bogiem". To znaczy Dziewica, która stała się nauczycielką kontemplacji właśnie dlatego, że żyła biciem serca Jezusa w każdej chwili i w każdym momencie.


6 - Dlatego zamknięcie, które ...panuje w całym domu, ma na celu ocalenie tego miejsca jako domu Bożego, jako żywego Nazaretu. Żywy Nazaret, który oznacza adorować, żywy Nazaret, który oznacza kochać, żywy Nazaret, który oznacza oddać się Jezusowi w pełni... objąć Go, ofiarować Mu najpiękniejsze słowa i najintymniejsze serce.


7 - Nasze życie jest naznaczone pieczęcią Nazaretu, ukrytą w kapliczkach naszych serc, ukrytą w kapliczkach naszych mieszkań, ukrytą w tej wielkiej kapliczce, którą chcemy, aby był cały ten dom. Chcemy, aby ten dom nazywał się Nazaret, cały, gdzie mieszka Najświętsza Dziewica, gdzie chodzi święty Józef i gdzie Jezus uczynił swoje mieszkanie?


8 - Nasza duchowość, powiedzieliśmy, jest posiadaniem niewolników. Jest to niewolnictwo, to znaczy, że czujemy się powołane do życia w niewolnictwie macierzyńskim, niewolnictwie macierzyńskim, jak nauczała Święta z Monfort.  


9 - Akt konsekracji w sytuacji niewoli wskazuje na jedyną zależność i bezgraniczną ufność... to jest niewola macierzyńska! W wyjątkowy sposób jesteśmy zależni od Najświętszej Dziewicy, w bardzo szczególny sposób jesteśmy zależni od Najświętszej Dziewicy.


10- "Ojciec Święty mówi, że oznacza to szczególną zależność, a zarazem ufność bez granic, to znaczy, że całkowicie oddajemy się Najświętszej Dziewicy i ufamy, że Najświętsza Dziewica uczyni, będzie działać, będzie pracować, podniesie swoje berło na korzyść swoich Niewolników.


 11 - Tracimy wszystko, tracimy wszystko... w rękach Matki Bożej, aby wszystko wygrać, aby wygrać życie łaski, aby otrzymać życie wieczne, aby uwolnić się od tyranii ciała, od tyranii grzechu. Stracimy dla niej wszystko... wszystko dla niej.


12 - Najświętsza Dziewica zajmuje szczególne miejsce w naszym życiu. Jesteśmy od niej całkowicie zależni i całkowicie się jej powierzamy. Dlatego nie możemy się dziwić, że w każdym kącie naszego domu znajduje się ołtarz Matki Bożej.


13. wraz z tą niewolą dla Naszej Pani.... stosujemy ją także do Eucharystii; w Kościele... nie stosowano niewolnictwa w odniesieniu do Eucharystii. Bo my też jesteśmy niewolnikami... Tak jak jesteśmy niewolnikami Najświętszej Dziewicy, tak jesteśmy niewolnikami Eucharystii. To znaczy, że naszą iluzją jest adorowanie tej Eucharystii, naszą iluzją jest celebrowanie tej Eucharystii, naszą misją jest spożywanie tej Eucharystii, docenianie tej Eucharystii, posiadanie tej czci, tej delikatności?


14 - Niech będzie widoczne, że my, przed Eucharystią, stawiamy się jako niewolnicy, klękamy oboma kolanami i oddajemy pokłon do samego dołu.


15 - My, przed Eucharystią, klękamy i rzucamy głowę na ziemię, nawet jeśli nie jest odsłonięta... nawet jeśli nie jest odsłonięta. Wchodzimy tam, klękamy oboma kolanami i rzucamy się na ziemię, dając do zrozumienia, że to jest nasz brat, nasz Pan i nasz Król, i że jesteśmy od niego całkowicie zależni.


16 - Niewolnik... jest osobą, która nie mówi zbyt wiele. Kiedy mówi, mówi do swojego Pana i o swoim Panu mówi... O tym, co jest nasze, nikt nie musi wiedzieć, o tym, co jest nasze, nikt nie musi wiedzieć, o tym, co jest nasze, nikt nie musi wiedzieć... niech nas ogarnie tajemniczy i nadprzyrodzony oddech... zawsze, zawsze. Niech wszystko, co nasze, będzie dla nas wyjątkowe... bardzo delikatne.


17 - Dlatego żyjemy w tej niewoli, która, jak wierzę... jest przyszłością Kościoła, ponieważ jest to sposób na zbawienie nas przez niego i jego misję, w jego godnym podziwu sakramencie.


18 - Dla Ewangelii wolność jest miłością... wolność jest miłością. Wolność to zależność od Boga, wolność to radość w Bogu, wolność to jedzenie Boga, wolność to zakochiwanie się w Bogu, wolność to wchodzenie z Bogiem w serce, wolność to pozwalanie Bogu na pocałunki i pieszczoty... Obyśmy byli niewolnikami... obyśmy byli niewolnikami pokornymi, prostymi, spontanicznymi, radosnymi, ale i strzegącymi tajemnic Wielkiego Króla.


19) Wielki Król dał każdemu z nas kilka tajemnic. Te tajemnice, których nie musimy nikomu zdradzać. Te tajemnice, które zachowujemy dla siebie... tajemnice Jego intymności, tajemnice Jego czułości, tajemnice prób, które umożliwiają walkę z diabłem, tajemnice naszych ukrytych pokut. Zachowaj te sekrety... Niewolnik zachowuje sekrety dla swojego króla.


20 - Niewolnik oznacza więc, że z miłości oddajesz się całkowicie Jezusowi, z miłości oddajesz się całkowicie Maryi... całkowicie, całkowicie, pogodnie... oddajesz się całkowicie... swoim kajdanom razem z Jej rękami i razem z Jej Eucharystią.

Père Anibal : esclavage à Notre Dame. et aussi aussi à l'Eucharistie


 



 1- Notre mode de vie qui est très fortement marqué par les moments cachés de Jésus à Nazareth avec Marie et Joseph.


2- Nous sommes appelés à vivre une vie cachée, une vie cachée, silencieuse, une vie qui a la saveur de la petite maison, de la petite servante de Yahvé. Notre vie est cachée, silencieuse, non voyante, non reconnue publiquement et applaudie publiquement.


3-Nous devrions être caractérisés par cet abaissement de soi, cette inanité, cet être rien, cette petitesse, ce silence qui devrait envelopper notre fraternité... cette vie cachée. Vivre caché dans le mystère du Nazareth de Dieu, où Jésus, Joseph et Marie ont vécu, ignorant les regards et les paroles des hommes de l'époque.


4- Qu'il est beau de vivre et de mourir dans la région du silence, dans la Nazareth où Jésus est caché et savoure délicieusement l'amour de Marie, l'amour du Père, l'amour de Saint Joseph !


5- "De la contemplation, elle devient même enseignante dans l'intimité avec Dieu". C'est-à-dire la Vierge qui est devenue un maître de la contemplation précisément parce qu'elle a vécu le battement de cœur de Jésus à chaque instant et à chaque moment.


6-C'est pourquoi l'enceinte qui ...règne dans toute la maison est de sauver ce lieu comme une maison de Dieu, comme un Nazareth vivant. Un Nazareth vivant qui signifie adorer, un Nazareth vivant qui signifie aimer, un Nazareth vivant qui signifie se donner pleinement à Jésus... l'embrasser, lui offrir le plus beau de nos mots et le plus intime de notre cœur.


7-Nos vies sont marquées du sceau de Nazareth, caché dans les sanctuaires de notre cœur, caché dans les sanctuaires de notre habitation, caché dans ce grand sanctuaire que nous voulons que toute cette maison soit. Nous voulons que cette maison s'appelle Nazareth, tout entière, là où vit la Sainte Vierge, où marche Saint Joseph, et où Jésus a fait sa demeure ?


8-Notre spiritualité, disions-nous, est l'esclavagisme. C'est un esclavage, c'est-à-dire que nous nous sentons appelés à vivre l'esclavage maternel, l'esclavage maternel tel qu'enseigné par le Saint de Monfort.  


9-L'acte de consécration dans la situation d'esclavage indique une dépendance singulière et une confiance sans bornes... c'est l'esclavage maternel ! Nous dépendons de la Sainte Vierge d'une manière unique, nous dépendons de la Sainte Vierge d'une manière très spéciale.


10- "Le Saint Père dit que cela signifie une dépendance singulière et en même temps une confiance sans limites, c'est-à-dire que nous nous abandonnons complètement à la Sainte Vierge et avons confiance que la Sainte Vierge fera, fera, travaillera, lèvera son sceptre en faveur de ses Esclaves.


 11-Nous perdons tout, nous perdons tout... dans les mains de la Vierge, pour tout gagner, pour gagner la vie de la grâce, pour obtenir la vie éternelle, pour nous libérer de la tyrannie de la chair, de la tyrannie du péché. On perd tout pour elle... tout pour elle.


12- La Sainte Vierge occupe une place singulière dans notre vie. Nous dépendons totalement d'elle et nous nous confions totalement à elle. C'est pourquoi nous ne pouvons pas être surpris que dans chaque coin de notre maison, il y ait un autel de la Vierge.


13. avec cet esclavage à Notre Dame.... nous l'appliquons aussi à l'Eucharistie ; dans l'Église... l'esclavage à l'Eucharistie n'a pas été utilisé. Car nous sommes nous aussi des esclaves... de même que nous sommes esclaves de la Sainte Vierge, nous sommes esclaves de l'Eucharistie. C'est-à-dire que notre illusion est d'adorer cette Eucharistie, notre illusion est de célébrer cette Eucharistie, notre mission est de manger cette Eucharistie, de valoriser cette Eucharistie, d'avoir cette révérence, cette délicatesse ?


14- Que l'on voie que nous, devant l'Eucharistie, nous nous plaçons comme des esclaves, nous nous agenouillons avec les deux genoux et nous nous prosternons jusqu'en bas.


15-Nous, devant l'Eucharistie, nous nous agenouillons et nous jetons la tête à terre, même si elle n'est pas exposée... même si elle n'est pas exposée. Nous y arrivons, nous nous agenouillons à deux genoux et nous nous jetons à terre, signifiant ainsi que c'est notre frère, notre Seigneur et notre Roi, et que nous dépendons totalement de lui.


16-L'esclave... est une personne qui ne parle pas beaucoup. Quand il parle, il parle à son Seigneur et de son Seigneur il parle...De ce qui est à nous, personne n'a besoin de savoir, de ce qui est à nous, personne n'a besoin de savoir, de ce qui est à nous, personne n'a besoin de savoir,...qu'un souffle mystérieux et surnaturel nous enveloppe...toujours, toujours. Que tout ce qui nous appartient soit unique pour nous... très délicat.


17-C'est pourquoi nous vivons cet esclavage qui, je le crois... est l'avenir de l'Église parce que c'est une façon de nous sauver par elle et par sa mission, dans son admirable sacrement.



 18- Pour l'évangile, la liberté est amour... la liberté est amour. La liberté c'est la dépendance de Dieu, la liberté c'est la joie en Dieu, la liberté c'est manger Dieu, la liberté c'est tomber amoureux de Dieu, la liberté c'est le cœur à cœur avec Dieu, la liberté c'est laisser Dieu nous embrasser et nous caresser...Puissions-nous être des esclaves...Puissions-nous être des esclaves en effet, humbles, simples, spontanés, joyeux, mais aussi gardant intimement les secrets du Grand Roi.


19. Le Grand Roi a donné à chacun d'entre nous quelques secrets. Ces secrets que nous ne devons révéler à personne. Ces secrets que nous gardons pour nous... les secrets de son intimité, les secrets de sa tendresse, les secrets des épreuves qui permettent de lutter contre le diable, les secrets de nos pénitences cachées. Gardez ces secrets... l'esclave garde des secrets pour son Roi.


20-L'esclave, donc, signifie que par amour tu te donnes totalement à Jésus, par amour tu te donnes totalement à Marie... totalement, complètement, sereinement... tu te donnes totalement... à tes chaînes ensemble avec ses mains et ensemble avec son Eucharistie.


 

Padre Aníbal: como ser Escravos da Eucaristia e da Virgem Maria

 



1- O nosso modo de vida que é muito fortemente marcado pelos momentos escondidos de Jesus em Nazaré com Maria e José.


2- Somos chamados a viver uma vida escondida, uma vida escondida, silenciosa, uma vida que tem o sabor da casinha, da pequena serva de Yahweh. A nossa vida é escondida, silenciosa, não vistosa, não reconhecida publicamente e aplaudida publicamente.


3- Devemos ser caracterizados por essa desvalorização de nós próprios, essa inanidade, esse nada, essa pequenez, esse silêncio que deve envolver a nossa fraternidade... essa vida escondida. Viver escondido no mistério de Nazaré de Deus, onde Jesus, José e Maria viveram, desconhecendo os olhares e as palavras dos homens da época.


4- Como é belo viver e morrer na região do silêncio, na Nazaré onde Jesus está escondido e saboreia deliciosamente o amor de Maria, o amor do Pai, o amor de São José!


5- "Da contemplação ela torna-se até professora na intimidade com Deus". Ou seja, a Virgem que se tornou uma mestra de contemplação precisamente porque viveu o bater do coração de Jesus em cada instante e cada momento.


6-É por isso que o  silêncio que reina em toda a casa é para salvar este lugar como uma casa de Deus, como uma Nazaré viva. Uma Nazaré viva que significa adorar, uma Nazaré viva que significa amar, uma Nazaré viva que significa entregar-se plenamente a Jesus para O abraçar, para lhe oferecer a mais bela das nossas palavras e o mais íntimo do nosso coração.


7-As nossas vidas estão carimbadas com o selo de Nazaré, escondidas nos nossos santuários do coração, escondidas nos nossos santuários de habitação, escondidas neste grande santuário que queremos que toda esta casa seja. Queremos que esta casa seja chamada Nazaré, toda ela, onde vive a Santíssima Virgem, onde São José caminha, e onde Jesus faz a sua morada?


8-A nossa espiritualidade, dissemos, é a escravidão. É a escravatura, ou seja, sentimo-nos chamados a viver a escravatura materna, a escravatura maternal tal como ensinada pelo Santo de Monfort.  


9-O acto de consagração na situação de escravatura indica uma dependência singular e uma confiança sem limites  que é a escravatura materna! Dependemos de uma forma única da Santíssima Virgem, dependemos de uma forma muito especial da Santíssima Virgem.


10- "O Santo Padre  João Paulo II diz que isto significa uma dependência singular e ao mesmo tempo uma confiança sem limites, ou seja, que nos abandonamos completamente à Santíssima Virgem e confiamos que a Santíssima Virgem  , fará, trabalhará, levantará o seu ceptro em favor dos seus escravos.


 11- Perdemos tudo, perdemos tudo... nas mãos de Nossa Senhora, para ganhar tudo, para ganhar a vida da graça, para obter a vida eterna, para nos libertarmos da tirania da carne, da tirania do pecado. Perdemos tudo   por Ela.


12- A Santíssima Virgem ocupa um lugar singular na nossa vida. Dependemos totalmente dela e confiamo-nos totalmente a Ela. É por isso que não nos podemos surpreender que em cada canto da nossa casa haja um altar de Nossa Senhora.


13- Juntamente com esta escravidão a Nossa Senhora.... também a aplicamos à Eucaristia; na Igreja ,  a escravatura à Eucaristia não foi utilizada. Pois também nós somos escravos da Eucaristia tal como somos escravos da Santíssima Virgem . Quer dizer que a nossa ilusão é adorar  a Eucaristia, a nossa ilusão é celebrar  a Eucaristia, a nossa missão é comer  a Eucaristia, valorizar  a Eucaristia, ter essa reverência, essa delicadeza que Ela merece.


14- Que se veja que nós, diante da Eucaristia, nos colocamos como escravos, ajoelhamos com ambos os joelhos e nos prostramos até ao  chão.


15- Nós, em frente à Eucaristia, ajoelhamo-nos e  abaixamos a nossa cabeça  até ao chão, mesmo que não esteja exposta . Chegamos lá e ajoelhamo-nos com ambos os joelhos e  dobramo-nos até ao chão, significando que este é o nosso irmão, o nosso Senhor e o nosso Rei, e que estamos totalmente dependentes dele.


16- O Escravo  é uma pessoa que não fala muito. Quando fala, fala ao seu Senhor e do seu Senhor  . Do que é nosso, ninguém precisa de saber, do que é nosso ninguém precisa de saber, do que é nosso ninguém precisa de saber,... que um sopro misterioso e sobrenatural nos envolva...sempre, sempre. Que tudo o que é nosso seja único para nós...muito delicado.


17-É por isso que vivemos esta escravatura que eu acredito...é o futuro da Igreja porque é uma forma de nos salvar através dela e da sua missão, no seu admirável sacramento.


18- Para o evangelho, liberdade é amor...liberdade é amor. A liberdade é dependência de Deus, a liberdade é alegria em Deus, a liberdade é comer Deus, a liberdade é apaixonar-se por Deus, a liberdade é pôr o coração em Deus, a liberdade é deixar Deus beijar-nos e acariciar-nos... Que sejamos escravos... Que sejamos escravos de facto, humildes, simples, espontâneos, alegres, mas também que guardemos intimamente os segredos do Grande Rei.


19. O Grande Rei deu a cada um de nós alguns segredos. Esses segredos não temos de contar a ninguém. Os segredos que guardamos para nós próprios...os segredos da Sua intimidade, os segredos da Sua ternura, os segredos das provações que permitem as lutas com o diabo, os segredos das nossas penitências ocultas. Guarda esses segredos...o Escravo guarda segredos para o seu Rei.


20-O escravo, então, significa que por amor te dás totalmente a Jesus, por amor te dás totalmente a Maria...totalmente, completamente, serenamente...te dás totalmente...às tuas correntes juntamente com as suas mãos e juntamente com a sua Eucaristia.