S. Alfonso Maria de LiguoriDel sacrificio di Gesù Cristo
BREVE DICHIARAZIONE
delle preghiere che diconsi nella Messa
17. La Messa giustamente
dividesi in sei parti. La I. è la preparazione al sacrificio, che si fa a' piedi
dell'altare. La II. è dall'Introito sino al Credo: e questa parte prima chiamavasi
la Messa de' Catecumeni, i quali dopo il Credo doveano ritirarsi. La III.
comincia dal Credo sino al Canone. La IV. dal Canone sino al Pater noster, mentre il Canone prima terminava col Pater, siccome avverte un dotto autore
ricavarsi da S. Gregorio Magno.1 La V. comincia dall'orazione, Libera nos,
quaesumus, Domine -la quale è una
preparazione alla comunione -sino alla comunione. La VI. ed ultima è il restante
della Messa, che contiene il ringraziamento.
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PARTE I -Della preparazione
che si fa a piè dell'altare.
I. In nomine Patris et Filii et Spiritus
Sancti, amen. Per sagrificare a Dio la vittima bisogna avere un dritto sulla
vita di quella, e perché solo Dio ha dritto sopra il suo Figliuolo incarnato,
ch'è la vittima del sacrificio della Messa, perciò affinché il sacerdote possa
offerire a Dio Gesù Cristo vi bisogna l'autorità divina; e pertanto investito di
questa autorità, dice con Gesù Cristo medesimo, ch'è il principal offerente, In nomine Patris et Filii et Spiritus
Sancti, significando ch'egli sagrifica coll'autorita di tutte le tre divine
Persone.
II. Indi prosiegue il sacerdote
a dire: Introibo ad altare Dei, col
salmo Iudica me, Deus, etc., dove
implora da Dio soccorso contro i nemici che lo perseguitano. Indi spiega la sua
tristezza in vedersi come rigettato dal Signore; e lo prega ad assisterlo colla
sua luce e colle grazie promesse che lo consoleranno, conducendolo nel suo
tabernacolo. Rimprovera finalmente il suo spirito, perché si conturbi, avendo
Dio in cui dee confidare. Porta il Lambertini -che fu poi Benedetto XIV- che
questo salmo costumavasi recitarsi nella Messa prima di cinquecento anni2 e ciò vien
confermato da Innocenzo III Papa (Lib. II, de myster. Miss., c. 13).3
III. Termina poi il salmo col
Gloria Patri etc. Il Gloria Patri fu ordinato da S. Damaso in
fine di ogni salmo,4 ma dicesi essere stato istituito dal Concilio
Niceno, anzi dagli Apostoli, come scrive il Baronio5 con S.
Basilio6 (ann. 325), poiché il Niceno aggiunse le sole
parole, sicut erat etc.
IV. Adiutorium nostrum etc. Il sacerdote
atterrito dalla grandezza dell'azione che va a fare, e dalla sua indegnità,
domanda aiuto a Dio in nome di Gesù Cristo; ed accusandosi delle sue colpe si
confessa reo, non solo davanti a Dio, ma anche alla B. Vergine ed a tutt'i
santi, che nel giorno finale dovranno giudicare i peccatori.
V. Deus tu conversus vivificabis nos. Il
peccatore resta morto, se Dio non si volta per sua bontà a restituirgli la vita
della grazia. Ostende nobis, Domine,
misericordiam tuam. Domine, exaudi orationem meam. Siegue il sacerdote ad
implorare da Dio la sua misericordia e lo prega ad esaudirlo. Quindi rivolto al
popolo dice: Dominus vobiscum,
pregando Gesù Cristo ad ottenere a sé ed al popolo l'effetto delle preghiere
fatte, e 'l ministro dicendo et cum
spiritu tuo, prega lo stesso per lo sacerdote; e ciò significa la mutua
comunione tra il sacerdote ed i fedeli nella fede di Gesù Cristo.
VI. Aufer a nobis etc. Dopo ciò il sacerdote
salendo all'altare, ed approssimandosi al Sancta Sanctorum, prega il Signore che
lo liberi da tutte le sue iniquità, acciocché con mente pura possa accostarsi al
Sancta Sanctorum, cioè a perfezionare
il gran sacrificio.
VII. Oramus ad te, Domine, per merita sanctorum tuorum
etc. Il sacerdote asceso già all'altare, lo bacia, intendendo con tal bacio
di unirsi a Gesù Cristo rappresentato dall'altare, e lo prega che per lo merito
de' santi martiri -le cui reliquie ivi sono rinchiuse -si degni di perdonargli
tutte le sue colpe. Sin da' tempi antichi ha costumato la Chiesa di offerire il
sacrificio eucaristico sopra i sepolcri de' martiri, i quali han sacrificate a
Dio le loro vite, e perciò la Chiesa gli ha onorati sempre con modo particolare;
ed anticamente non vi erano altre feste se non quelle dei misteri di Gesù
Cristo, della B. Vergine, e degli anniversari de' martiri: Nos in isto loco non aram fecimus Stephano,
sed de reliquiis Stephani aram Deo; così scrisse S. Agostino (Serm. 318, de
S. Steph.).7 Colle quali parole c'insegnò il santo dottore, che
gli altari non si erigono ai santi, ma solamente a Dio.