sexta-feira, 18 de dezembro de 2015

MEDITAZIONE II: Datemi, Signor mio, per li meriti vostri il vostro santo amore: l'amor vostro mi renderà dolci ed amabili tutti i dolori e tutte le ignominie.



Hostiam et oblationem noluisti, corpus autem aptasti mihi.
(Hebr. X, 5).
Considera la grande amarezza da cui dovette sentirsi afflitto e oppresso il Cuore di Gesù bambino nell'utero di Maria, in quel primo istante nel quale gli fu proposta dal Padre tutta la serie de' disprezzi, dolori ed agonie che nella sua vita doveva patire, per liberare gli uomini dalle loro miserie. Mane erigit mihi Dominus aurem; ego autem non contradico; corpus meum dedi percutientibus (Is. L, 4).1 Così parlò Gesù per

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bocca del profeta. Mane erigit mihi aurem, cioe dal primo punto di mia concezione il Padre mio mi fe' sentire la sua volontà ch'io menassi una vita di pene, per essere in fine sacrificato sulla croce. Ego autem non contradico; corpus meum dedi percutientibus. Ed io tutto accettai per la vostra salute, o anime, e sin d'allora abbandonai il mio corpo ai flagelli, a' chiodi ed alla morte. - Pondera che quanto patì Gesù Cristo nella sua vita e nella sua Passione, tutto gli fu posto avanti stando nell'utero di sua Madre, ed egli tutto con amore accettò; ma in fare quest'accettazione e in vincere la natural ripugnanza del senso, oh Dio quale angoscia ed oppressione non patì l'innocente Cuore di Gesù! Ben egli intendeva quel che primieramente dovea soffrire in istarsene ristretto per nove mesi in quel carcere oscuro nell'utero di Maria: in patire l'obbrobrio ed i patimenti della nascita, nascendo in una grotta fredda che era stalla di bestie: in doversi poi trattenere trenta anni avvilito in una bottega d'un artigiano: in vedere che doveva essere dagli uomini trattato da ignorante, da schiavo, da seduttore e da reo di morte, e della morte più infame e dolorosa che si dava a' ribaldi. Tutto accettava l'amante nostro Redentore in ogni momento, ma in ogni momento che l'accettava veniva a patire unitamente insieme tutte le pene e gli avvilimenti che poi dovea soffrire sino alla morte. La stessa cognizione della sua dignità divina davagli più a sentire le ingiurie che era per ricevere dagli uomini. Tota die verecundia mea contra me est (Ps. XLIII, 16). Continuamente ebbe innanzi agli occhi il suo rossore, specialmente quella confusione che doveva apportargli un giorno il vedersi spogliato nudo, flagellato, ed appeso a tre uncini di ferro, e così finir la vita in mezzo ai vituperi, ed alle maledizioni di quegli stessi uomini per li quali egli moriva: Factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Philipp. II, 8). E perché? per salvare noi miseri ed ingrati peccatori.

Affetti e preghiere.
Amato mio Redentore, e quanto vi costò dalla prima entrata che faceste nel mondo il sollevarmi dalla ruina ch'io m'ho cagionata co' peccati miei! Voi dunque per liberarmi dalla schiavitù del demonio, al quale io stesso peccando volontariamente

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mi son venduto, avete accettato di esser trattato come il peggiore di tutti gli schiavi. Ed io poi sapendo ciò, ho avuto l'animo di amareggiare tante volte il vostro amabilissimo Cuore che tanto mi ha amato! Ma giacché voi, che siete innocente e siete il mio Dio, avete per amor mio accettata una vita e una morte così penosa; io accetto per amor vostro, o Gesù mio, ogni pena che mi verrà dalle vostre mani. L'accetto e l'abbraccio, perché mi viene da quelle mani che sono state un giorno trafitte, affin di liberarmi dall'inferno tante volte da me meritato. L'amor vostro, o mio Redentore, in offerirvi a tanto patire per me, troppo mi obbliga ad accettare per voi ogni pena, ogni disprezzo.
Datemi, Signor mio, per li meriti vostri il vostro santo amore: l'amor vostro mi renderà dolci ed amabili tutti i dolori e tutte le ignominie. Io v'amo sopra ogni cosa, v'amo con tutto il cuore, v'amo più di me stesso. Ma voi in tutta la vostra vita mi daste tanti segni pur troppo grandi del vostro affetto; io ingrato per lo passato son vivuto tanti anni nel mondo, e qual segno d'amore sinora vi ho dimostrato? Fate dunque voi, o mio Dio, che in questi altri anni che mi restano di vita, vi faccia conoscere qualche segno dell'amor mio. Non mi fido di venirvi innanzi quando mi avrete da giudicare, cosi povero come ora sono. senz'aver fatto niente per amor vostro. Ma che posso far io senza la vostra grazia? Altro non posso che pregarvi che mi soccorriate, e questa mia preghiera pure è grazia vostra. Gesù mio, soccorretemi per li meriti delle vostre pene e del sangue che avete sparso per me.
Maria santissima, raccomandatemi al vostro Figlio, per l'amore che gli portate. Mirate ch'io sono una di quelle pecorelle per cui il vostro Figlio è morto.