segunda-feira, 21 de dezembro de 2015

MEDITAZIONI III, IV, V

MEDITAZIONE III.
Parvulus... natus est nobis, et Filius datus est nobis (Is. IX, 6).
Considera come dopo tanti secoli, dopo tante preghiere e sospiri, quel Messia che non furono degni di vedere i santi patriarchi e profeti, il sospirato dalle genti, il desiderio de' colli eterni, il nostro Salvatore, e già venuto, è già nato e si

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è dato tutto a noi: Parvulus... natus est nobis, et Filius datus est nobis. Il Figlio di Dio si è fatto picciolo, per fare noi grandi; si è dato a noi, acciocché noi ci diamo a lui; è venuto a dimostrarci il suo amore, acciocché noi gli corrispondiamo col nostro. Riceviamolo dunque con affetto, amiamolo e ricorriamo ad esso in tutti i nostri bisogni. - Puer facile donat, dice S. Bernardo;1 i fanciulli son facili a dare ciò che gli vien domandato. Gesù è venuto da bambino per farsi vedere tutto propenso e facile a donarci i suoi beni. In manu eius sunt omnes thesauri (Coloss. II, 3).2 In manu eius omnia tradidit Pater (Io. III, 35).3Se vogliamo luce, egli per questo è venuto, per illuminarci. Se vogliamo forza per resistere a' nemici, egli per questo è venuto, per confortarci. Se vogliamo il perdono e la salute, egli per questo è venuto, per perdonarci e salvarci. Se vogliamo finalmente il sommo dono dell'amor divino, egli è venuto per infiammarci; e sopra tutto a questo fine si è fatto bambino ed ha voluto a noi comparire quanto più povero ed umile, tanto più amabile, per togliere da noi ogni timore e per guadagnarsi il nostro amore. Taliter venire debuit qui voluit timorem pellere, quaerere caritatem, dice S. Pier Grisologo (Serm. 158).4 In oltre Gesù ha voluto venire da pargoletto per farsi amare da noi con amore non solo appreziativo, ma anche tenero. Tutt'i bambini san guadagnarsi un tenero affetto da chi li guarda; ma chi non amerà poi con tutta la tenerezza un Dio, vedendolo fatto fanciullino, bisognoso di latte, tremante di freddo, povero, avvilito ed abbandonato, che piange, che vagisce in una mangiatoia sopra la paglia? Ciò faceva esclamare

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l'innamorato S. Francesco: Amemus puerum de Bethlehem, amemus puerum de Bethlehem.5 Anime, venite ad amare un Dio fatto bambino, fatto povero, ch'è tanto amabile, e ch'è sceso dal cielo per darsi tutto a voi.

Affetti e preghiere.
O amabile Gesù mio, da me così disprezzato, voi siete sceso dal cielo a riscattarci dall'inferno e darvi tutto a noi; e noi come abbiamo potuto disprezzarvi tante volte e voltarvi le spalle? Oh Dio, gli uomini sono così grati colle creature; se taluno gli fa qualche dono, se gli fa una visita da lontano, se gli dimostra un segno di affetto, non sanno scordarsene e si sentono obbligati a rimunerarlo. E poi sono così ingrati con voi, che siete il loro Dio e siete così amabile, e che per loro amore non avete ricusato di dare il sangue e la vita. - Ma ohimè ch'io sono stato con voi peggiore degli altri, perché più amato da voi e più ingrato con voi. Ah che se le grazie a me dispensate voi le aveste fatte ad un eretico, ad un' idolatra, quegli si sarebbe fatto santo ed io vi ho tanto offeso. Deh scordatevi, Signore, delle ingiurie che v'ho fatte. Ma voi già

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l'avete detto che quando il peccatore si pente voi vi scordate di tutti gli oltraggi ricevuti: Omnium iniquitatum eius... non recordabor.6 Se per lo passato non v'ho amato, per l'avvenire non voglio far altro che amarvi. Voi vi siete dato tutto a me, ed io vi dono tutta la mia volontà: con questa io v'amo, io v'amo, io v'amo; e voglio replicarlo sempre, io v'amo, io v'amo. Così sempre dicendo io voglio vivere, così voglio morire, spirando l'ultimo fiato con questa dolce parola in bocca, mio Dio, io v'amo: per cominciare poi dal punto ch'entrerò nell'eternità un amore verso di voi continuo che durerà in eterno, senza cessare mai più d'amarvi.
E frattanto, mio Signore, unico mio bene ed unico amor mio, propongo di anteporre la vostra volontà ad ogni mio piacere. Venga tutto il mondo, io lo rifiuto; no che non voglio più lasciare di amare chi mi ha tanto amato; non voglio dar più disgusto a chi merita da me un amore infinito. Aiutate voi, Gesù mio, questo mio desiderio colla vostra grazia.
Regina mia Maria, io dalla vostra intercessione riconosco tutte le grazie che ho ricevute da Dio, non lasciate d'intercedere per me. Ottenetemi la perseveranza, voi che siete la madre della perseveranza.

MEDITAZIONE IV.
Dolor meus in conspectu meo semper (Ps. XXXVII, 18).
Considera come in quel primo istante in cui fu creata ed unita l'anima di Gesù Cristo al suo corpicciuolo nell'utero di Maria, l'Eterno Padre intimò al Figlio la sua volontà ch'egli morisse per la Redenzione del mondo; ed in quello stesso punto gli presentò innanzi tutta la scena funesta delle pene che dovea soffrire sino alla morte per redimere gli uomini. Gli dimostrò allora tutti i travagli, disprezzi e povertà che dovea patire in tutta la sua vita, così in Betlemme, come in Egitto e in Nazarette, e poi tutt'i dolori e le ignominie della sua Passione, i flagelli, le spine, i chiodi e la croce; tutti i

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tedi, le mestizie, le agonie e gli abbandoni ne' quali avea da finire la vita sul Calvario. - Abramo portando il figlio alla morte, non volle affliggerlo con dargliene anticipatamente l'avviso per quel poco di tempo che bisognava a giungere al monte. Ma l'Eterno Padre volle che 'l suo Figlio incarnato, destinandolo per vittima de' nostri peccati alla sua giustizia, patisse tutte le pene alle quali poi dovea soggiacere nella sua vita e nella sua morte. Ond'è che quella mestizia che Gesù patì nell'orto, bastante a torgli la vita - com'egli disse, tristis est anima mea usque ad mortem1 esso la patì continuamente sin dal primo momento che stette2 nell'utero di sua Madre. Sicché sin d'allora vivamente intese e soffrì il peso unito di tutti i dolori, vituperi che gli aspettavano. Tutta la vita dunque del nostro Redentore e tutti gli anni suoi furono vita ed anni di pene e di lagrime: Defecit in dolore vita mea, et anni mei in gemitibus (Ps. XXX, 11). Il suo divino Cuore non ebbe un momento libero dal patire. O vigilava o dormiva o faticava o riposava o orava o conversava, sempre aveva innanzi agli occhi quest'amara rappresentazione la quale tormentava più l'anima sua santissima, che non han tormentati i santi martiri tutte le loro pene. I martiri han patito, ma aiutati dalla grazia pativano con allegrezza e fervore: Gesù Cristo patì, ma patì sempre con un cuore pieno di tedi e di mestizia; e tutto egli accettò per nostro amore.
Affetti e preghiere.
O dolce, o amabile, o amante Cuore di Gesù, dunque sin da bambino voi foste pieno d'amarezza ed agonizzaste nell'utero di Maria, senza consolazione e senza chi vi mirasse o almeno vi consolasse col compatirvi. Tutto ciò voi soffriste, o Gesù mio, affin di soddisfare per la pena ed agonia eterna che a me toccava nell'inferno per li peccati miei. Voi dunque patiste abbandonato da ogni sollievo, per salvare me che ho avuto l'ardire di abbandonare Dio e di voltargli le spalle per soddisfare i miei miseri gusti. Vi ringrazio, o Cuore afflitto e innamorato del mio Signore. Vi ringrazio e vi compatisco: specialmente in vedere che voi tanto patite per amore degli

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uomini, e questi uomini neppure vi compatiscono. O amore divino! O ingratitudine umana! - O uomini, uomini, deh guardate questo picciolo Agnellino innocente, che agonizza per voi, per soddisfare alla divina giustizia l'ingiurie che voi gli avete fatte. Mirate com'egli sta pregando ed intercedendo per voi appresso l'Eterno Padre: miratelo ed amatelo. Ah mio Redentore, quanto son pochi quelli che pensano ai vostri dolori e al vostro amore! Oh Dio, quanto son pochi quelli che v'amano! Ma misero me, che anch'io son vivuto per tanti anni scordato di voi! Voi avete tanto patito per essere amato da me ed io non v'ho amato. Perdonatemi, Gesù mio, perdonatemi, ch'io voglio emendarmi e vi voglio amare.
Povero me, Signore, se più resisto alla vostra grazia, e per resistere mi danno! Tutte le misericordie che mi avete usate e specialmente la dolce vostra voce che ora mi chiama ad amarvi, sarebbero le maggiori mie pene nell'inferno. Amato mio Gesù, abbiate pietà di me, non permettete ch'io viva più ingrato al vostro amore; datemi luce, datemi forza di vincere tutto, per eseguire la vostra volontà. Esauditemi, vi prego, per li meriti della vostra Passione. A questa io tutto confido; e alla vostra intercessione, o Maria; Madre mia cara, soccorretemi; voi siete quella che mi avete impetrate tutte le grazie che ho ricevute da Dio; ve ne ringrazio, ma se voi non seguitate a soccorrermi, io seguirò ad essere infedele, come sono stato per lo passato.
MEDITAZIONE V.
Oblatus est, quia ipse voluit (Is. LIII [7]).
Il Verbo divino nel primo istante che si vide fatt'uomo e bambino nell'utero di Maria, tutto si offerì da se stesso alle pene ed alla morte per lo riscatto del mondo: Oblatus est quia ipse voluit. Sapeva egli che tutti i sacrifici degl'irci e de' tori offerti a Dio per lo passato, non avean potuto soddisfare per le colpe degli uomini, ma vi bisognava una persona divina che per essi pagasse il prezzo della loro Redenzione; onde disse, come ci fa sapere l'Apostolo: Ingrediens mundum dicit: Hostiam

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et oblationem noluisti; corpus autem aptasti mihi... Tunc dixi: Ecce venio (Ps. XXXIX, 7).1 Padre mio, disse Gesù, tutte le vittime a voi sinora offerte non sono bastate né potevano bastare a soddisfar la vostra giustizia; avete dato a me questo corpo passibile acciocché collo sborso del mio sangue vi plachi e salvi gli uomini; ecce venio, eccomi pronto, tutto accetto ed in tutto mi sottometto al vostro volere. - Ripugnava la parte inferiore che naturalmente ricusava quella vita e quella morte così piena di pene e di obbrobri. Ma vinse la parte ragionevole ch'era tutta subordinata alla volontà del Padre, e tutto accettò; cominciando Gesù a patire da quel punto tutte le angosce e i dolori che dovea soffrire negli anni del suo vivere. Cosi si portò il nostro Redentore sin da' primi momenti della sua entrata nel mondo. Ma oh Dio, come ci siam portati noi con Gesù da che cominciammo adulti a conoscere col lume della fede i sagri misteri della sua Redenzione? Quali pensieri, quali disegni, quali beni abbiamo amati? piaceri, spassi, superbie, vendette, sensualità; ecco i beni che si han presi gli affetti del nostro cuore. Ma se abbiam fede, bisogna finalmente mutar vita e amore. Amiamo un Dio che tanto ha patito per noi. Mettiamoci innanzi le pene del Cuore di Gesù sofferte per noi sin da bambino, che cosi non potremo amare altro che questo Cuore che tanto ci ha amato.
Affetti e preghiere.
Signor mio, volete sapere da me come mi son portato con voi nella mia vita? Da che cominciai ad aver l'uso della ragione, io cominciai a disprezzare la vostra grazia ed il vostro amore. Ma voi ben lo sapete meglio di me; ma mi avete sopportato perché ancora mi volete bene. Io fuggiva da voi, e voi mi siete venuto appresso chiamandomi. Quello stesso amore che vi fe' scender dal cielo per venire a cercar le pecorelle perdute, quello ha fatto che voi tanto mi sopportaste e non m'abbandonaste. Gesù mio, ora voi mi cercate ed io cerco voi. Sento che la vostra grazia m'assiste: m'assiste col dolore de' miei peccati che abborrisco sopra ogni male: m'assiste con farmi sentire un gran desiderio d'amarvi e darvi gusto.

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Si, mio Signore, vi voglio amare e compiacer quanto posso. Mi dà timore, è vero, da una parte la mia fragilità e debolezza contratta per causa de' miei peccati; ma è più grande la confidenza che la vostra grazia mi dona facendomi sperare ai meriti vostri; onde mi fa dire con animo grande: Omnia possum in eo qui me confortat.2 Se io son debole, voi mi darete forza contro i nemici: se sono infermo, spero che il vostro sangue sarà la mia medicina: se son peccatore, spero che voi mi farete santo. Conosco che per lo passato io ho cooperato alla mia rovina, perché ho lasciato nei pericoli di ricorrere a voi. Da oggi avanti, Gesù mio e speranza mia, a voi voglio sempre ricorrere; e da voi spero ogni aiuto, ogni bene. Io v'amo sopra ogni cosa né voglio amare altro che voi. Aiutatemi per pietà, per lo merito di tante pene che sin da bambino avete sofferte per me.
Eterno Padre, per amore di Gesù Cristo accettatemi ad amarvi. Se io v'ho sdegnato, vi plachino le lagrime di Gesù bambino che vi prega per me. Respice in faciem Christi tui.3 Io non merito grazie, ma le merita questo Figlio innocente che vi offerisce una vita di pene, acciocché voi m'usiate misericordia.
E voi madre della misericordia Maria, non lasciate d'intercedere per me. Voi sapete quanto confido in voi; ed io ben so che voi non abbandonate chi a voi ricorre.