segunda-feira, 8 de março de 2010

Monsignor Guido Marini spiega come il successore di Pietro intende giungere alla ‘riforma della riforma liturgica’: “Preferisce proporre, non imporre”

CITTA’ DEL VATICANO - Questo Papa preferisce operare "proponendo" invece di "imporre". Si concretizzera' cosi' "la riforma della riforma liturgica" auspicata dall'allora Cardinale Joseph Ratzinger, secondo Monsignor Guido Marini (nella foto), esemplare Maestro delle Cerimonie pontificie di Benedetto XVI, il prelato che su impulso del Santo Padre ha reintrodotto "alcuni tocchi piu' tradizionali nelle liturgie" in linea con l'auspicio del successore di Pietro che elementi del rito "straordinario" da lui liberalizzato - cioe' della Messa in latino preconciliare - possano arricchire quello "ordinario", che continua ovviamente ad essere celebrato in tutte le parrocchie del mondo. Non si tratta, spiega Monsignor Marini in un'intervista al ‘National Catholic Reporter’, "di respingere le riforme determinate dal Concilio Vaticano II. Si tratta piuttosto di fare un altro passo avanti verso la comprensione e l'esperienza di un autentico spirito liturgico, portando insieme l'eredita' della nostra tradizione con la riforma che ha compiuto il Concilio, in uno spirito di sviluppo nella continuità". "Non credo - aggiunge il religioso - che la liturgia della Chiesa necessiti di cambiamenti radicali o distorsioni, perche' non e' nella logica di questo spirito di sviluppo nella continuita'. Credo invece che si tratti di consolidare cio' che gia' esiste, in un modo piu' autentico, secondo la vera mente della Chiesa. Un 'tornare indietro' non avrebbe senso, perche' non e' cosi' che funziona la vita della Chiesa. La vita della Chiesa avanza nel tempo, sempre in via di sviluppo, ma senza perdere nulla dalla sua vita del passato o del presente". Da parte sua, evidenzia il Maestro delle Cerimonie pontificie riferendosi al Crocifisso tornato al centro dell'altare, all'inginocchiatoio davanti al quale Benedetto XVI distribuisce le ostie e alle Messe celebrate con le spalle al popolo nella Sistina, "il Papa ha proposto, e propone, queste soluzioni. E' lo stile del Papa attuale, pero', non procedere con imposizioni ma con proposizioni. L'idea e' che, a poco a poco, tutto questo puo' essere accolto, considerando il vero significato che talune decisioni e orientamenti possono avere". "Mi sembra - rileva ancora Monsignor Marini - un tipico tocco di Benedetto XVI. Non sappiamo e non possiamo dire se, in futuro, quello che il Papa presenta con questo atteggiamento promozionale diventera' piu' simile a una norma disciplinare. Certamente, l’auspicio, in questo momento, e' quello di offrire proposte per lo stile celebrativo della Chiesa. Tuttavia, quando il Papa propone, non e' semplicemente la sua preferenza personale, ma un orientamento chiaro e preciso per tutta la Chiesa". "Cio' che e' importante ora e' che le due forme del rito romano si guardano l'un l'altra con grande serenita', rendendosi conto che appartengono entrambe alla vita della Chiesa e che nessuna delle due ne e' l'unica vera, autentica espressione”. "Questo - rimarca il prelato scelto tre anni fa da Joseph Ratzinger per dirigere un ufficio che ritiene strategico - deve essere il percorso lungo il quale noi dobbiamo camminare, perche' forse non siamo ancora pervenuti a questo atteggiamento di serenita' e accoglienza nella vita quotidiana". "La liturgia - per Monsignor Marini - ha certamente una dimensione popolare, ma ha anche un proprio linguaggio e il proprio quadro di riferimento. A volte abbiamo bisogno di aiuto nel considerare che nello spazio liturgico, nel clima della liturgia, dobbiamo effettivamente immettere un'altra dimensione che non e' il nostro mondo di tutti i giorni. Il Papa parla spesso della liturgia come una sorta di spazio celeste, che non e' certo staccato dal mondo, ma in realta' offre un nuovo modo di vivere l'esperienza del mondo. Tutto questo deve andare insieme, e a volte puo' essere espressa in un linguaggio che non e' il discorso della vita quotidiana, ma la lingua di preghiera e di spiritualita', che ha la propria bellezza". "Mi sembra - conclude Marini - che il Papa abbia una visione radicata nella grande fede nella vita della Chiesa, che naturalmente ha un proprio senso del tempo e i propri ritmi. Date certe realta', cosi' come i tempi in cui viviamo, a volte le cose non possono solo essere imposte rapidamente. Si deve entrare lentamente nel modo di pensare della Chiesa, nel suo modo di sentire, nel suo clima".


fonte:Petrus.it