La rivoluzione impossibile del Papa. Lo storico de Mattei: così ci sarà uno scisma
Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 9 marzo 2015 – «Si sta profilando una rivoluzione della pastorale familiare su comunione ai divorziati risposati e unioni gay. Così il Papa disorienta la Chiesa, dalle parrocchie ai cardinali». A due anni dall’inizio del ministero di Bergoglio, lo storico Roberto de Mattei, autore del noto Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta definisce «enigmatico» e «pieno di paradossi» il pontificato latinos,rimarcando la distanza tra i desiderata di Francesco e il sentire del mondo cattolico. Per «l’intellettuale più fine del tradizionalismo italiano», copyright di Alberto Melloni, da sempre sulla sponda opposta, «con questo Papa la Chiesa rischia uno scisma ad opera di quei vescovi progressisti, come i tedeschi, che vogliono andare avanti con le aperture anche qualora il sinodo di ottobre bocci le riforme».
Anche il cardinale ultraconservatore Raymond Burke ha promesso di resistere a tutti costi.
«Lui non ha annunciato uno scisma, ha solo detto che al Sinodo si opporrà a qualsiasi cambiamento della verità sul matrimonio. Mi sembra un comportamento onesto e trasparente».
Ma davvero il Papa attenta alla dottrina?
«Francesco si presenta come un conservatore, non si pronuncia contro i dogmi, ma la sua strategia pastorale è di per sé rivoluzionaria, perché subordina la verità alla prassi, per di più su un tema incandescendente come la famiglia. In questo modo segna una profonda discontinuità nella storia del papato che non si registrava da cinquant’anni».
La Chiesa non è pronta per questo cambiamento
«Non voglio certo io avallare una svolta simile. Trovo più corretto dire che Francesco sta disorientando cardinali, vescovi, preti e parrocchie. Basti vedere la supplica diretta al Papa da 120mila fedeli di tutto il mondo nella quale si chiede di dire finalmente una parola chiara sull’indissolubilità del matrimonio. Anche solo tollerare le seconde nozze aprendo alla comunione per i risposati, toccherebbe la dottrina tradizionale della Chiesa».
Su questo punto nello scorso sinodo si è avuto un confronto molto aspro fra progressisti e conservatori.
«Parlerei di una frattura che ha visto i paragrafi del documento finale, quelli su omosessuali e divorziati, non raggiungere i 2/3 dei consensi necessari. La vera novità di quell’assise è stata la forte opposizione alle riforme da parte degli episcopati africani e dell’Europa dell’Est. Ovvero quei vescovi delle periferie che Bergoglio non smette di elogiare. Siamo davanti a uno dei paradossi di questo pontificato».
Gli altri quali sono?
«A ottobre il Pontefice ha incontrato i movimenti popolari, dando di sé un’immagine peronista, molto vicina alle istanze sociali. Eppure di chi si serve il Vaticano per certificare i bilanci dello Ior? Di un istituto del globalismo-capitalista come Ernst & Young. Ancora: Bergoglio parla di decentramento del potere nella Chiesa e poi dimostra di essere un forte accentratore».
Che continua a riscuotere un largo consenso?
«Sì, nel mondo dei media e all’esterno della Chiesa, dove ha superato in popolarità anche Wojtyla. Ma è all’interno del mondo cattolico che è molto meno amato. Anche la partecipazione all’Angelus e alle udienze in San Pietro sta calando». Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 9 marzo 2015 – di Giovanni Panettiere