quinta-feira, 14 de março de 2019

Don Divo Barsotti , NEL DESERTO CON GESU'

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Noi iniziamo la Quaresima e intendiamo entrare nel deserto con Gesù: dobbiamo essere solleciti nel rispondere alla grazia
divina per questo superamento dei nostri istinti.
Anzitutto bisogna che la grazia divina elimini in noi tutto quello che, per questa vita istintiva, si oppone direttamente alla volontà
di Dio.
In Cristo, qualche cosa che s’imponga a Dio non c’è: Egli stesso è Dio. Ci può essere una tensione fra natura e grazia, ma non una
opposizione. In noi c’è anche opposizione.
La prima cosa che lo Spirito Santo opera in noi è proprio la eliminazione di quello che è opposizione a Dio e che, perciò, non è
compatibile con la vita cristiana. Questo vuol dire non seguire il nostro egoismo morale, oltre che metafisico, per il quale noi ci
facciamo, a noi stessi, idoli. Noi vogliamo tutto a noi stessi, mentre la vita divina è puro dono di sé.
Prima di tutto s’impone, per noi, questa lotta.
Gli istinti della nostra natura, di per sé, non sono cattivi; divengono però occasione di peccato, per noi, proprio in forza di
un’ordinazione, della nostra natura, non a Dio, ma a noi stessi, al nostro corpo, al nostro orgoglio.
Nella misura che i nostri istinti alimentano in noi questo rivolgimento della creatura che, invece di volgersi a Dio, pretende rivolgersi a sé, viene in noi anche l’esigenza di non trascendere, di non sublimare gli istinti stessi.
Anche quando non sono peccaminosi, portano sempre con sé un grave pericolo, se noi ci abbandoniamo ad essi. Gli istinti sono
fatti per difendere la natura, non sono fatti per farsi amare. Di qui, di mano in mano che passano gli anni, l’importanza, la necessità di
una sublimazione di questi istinti, sublimazione che avviene anche
naturalmente. Per esempio, in una madre, l’amore diviene sempre più puro e meno istintivo, di mano in mano che i figli crescono,
se la madre è cristiana. Se non lo è, fa l’infelicità dei figli se non li vuole mollare, se vuole ancora possederli e pretendere che
nessuno abbia a toglierglieli, a strapparli al suo amore.
Vi è poi anche una sublimazione di un altro istinto: quello del potere. Accaparrare sempre! C’è una liberazione progressiva: tu
agisci tanto di più quanto più ti spogli, anche nel confronto dei figli, nel confronto degli altri. Nella misura che tu pretendi di avere un
monte di mezzi a tua disposizione, il tuo operare risulta quasi infecondo. Questa è una esperienza. Ci vuole una maturazione anche nella sofferenza; maturazione e spogliamento.
Quando uno, nella vecchiaia, crede di perdere tutto, è allora che acquista tutto: venerazione e amore. Senza queste convinzioni, il vivere la nostra vita non è più il vivere la vita cristiana.
E questo, come lo sentiamo!
... lasciando Dio libero di agire in noi
Non siamo più nostri: non possiamo contare su noi stessi, sul nostro tempo, sul nostro lavoro. Dov’è il nostro lavoro? Dio ci porta a fare cose che non volevamo, ci porta là ove non pensavamo di arrivare, a fare ciò cui non avremmo pensato mai, ad amare persone che ha posto sulla nostra vita.
Dio è sempre meraviglioso!
Non ci fa vivere mai secondo un nostro disegno, un nostro programma, ma ci porta a vivere quello che Egli vuole,
attraverso le vicissitudini per le quali ci conduce e ci fa vivere secondo la sua volontà, spogliandoci per un suo disegno: però, nel
cammino di spogliamento, immediatamente ci riveste di Sé perché la morte è un elemento di un mistero unico: morte e resurrezione.
Non c’è mai la morte senza la resurrezione: non si muore mai a noi stessi, se non nella misura che Dio si fa presente.
Se Dio vuole veramente lo spogliamento della mia volontà è perché, in fondo, in me s’incarna la volontà di Dio. Se così non fosse, io continuerei a vivere la mia vita, contro la mia missione.
È terribile anche questa evasione dai propri compiti, evasione che può essere una tentazione.
don Divo - dalla Meditazione "Come vivere la Quaresima"