quarta-feira, 13 de março de 2019

La necessità di fare spazio all'amore - un testo di don Divo Barsotti

 


Siamo nel mese di febbraio che ci ha visto fare in modo particolare memoria dei consacrati lunedì scorso, festa della Presentazione al Tempio del Signore.
Rispondendo all'appello di Papa Francesco a "valorizzare" la vita consacrata in questo anno giubilare, proporrò dei post specifici su questo tema, seguendo la linea già adottata per altri anni speciali, come quello della Fede.
Quest'oggi condivido con voi un testo estrapolato da un libro di don Divo Barsotti (1914-2006), mistico, sacerdote, fondatore di una comunità monastica e di cui è in corso la causa di beatificazione.
E' uno scritto che parla dei claustrali, dunque di chi vive la consacrazione nella vita contemplativa.
Il Signore ci aiuti a ringraziare per il dono dei fratelli e delle sorelle che, immersi nel silenzio e nella meditazione, vivono la loro vocazione non come isolamento dal mondo, ma come donazione al mondo, nell'apparente paradosso del distacco totale da tutto e tutti.
E' il concetto che santa Teresa di Lisieux espresse nei suoi scritti autobiografici, affermando: "Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore"!

 


LA NECESSITA' DI FARE SPAZIO ALL'AMORE

(don Divo Barsotti, "Il mio cammino con santa Maria Maddalena de' Pazzi",
pp.58-61 , 2008, Nerbini)



"Noi dobbiamo capire che siamo stati chiamati da Dio, prima ancora che per un esercizio pastorale, per vivere la nostra unione con Dio.
La nostra vocazione monastica implica che noi vogliamo soprattutto e principalmente vivere per il Signore, scartando ogni ministero a meno che non sia del tutto necessario.
Ma la nostra è essenzialmente una vita contemplativa, una vita di preghia, una vita di unione con Dio.
La verginità alla quale ci siamo consacrati non ci ha reso sterili, non ci ha allontanato dalla vita, ma ha dato a noi un dono grande, differente da coloro che vivono un impegno nelle opere.
Infatti, essi hanno bisogno dell'azione della grazia che fecondi il loro lavoro.
E l'azione della grazia è meritata ed è ottenuta dalla Vergine Maria per quanto riguarda tutta la Chiesa e anche da ogni santo e santa che viva nella sua verginità la sua consacrazione al Signore.
Non è vero che noi viviamo ai margini della Chiesa.
Noi ne siamo il cuore.
Non è facile per noi vedere il cuore perché rimane nascosto nel petto, non lo si vede, ma è per il cuore che il corpo vive.
Così è per la Chiesa.
Noi viviamo nell'ombra.
Noi viviamo nel silenzio.
Ma vivendo nell'ombra e nel silenzio, non per questo cessiamo di essere un organo fondamentale della sua vita, ne siamo il cuore.
Non è vero solo per santa Teresa di Gesù Bambino.
E' vero per ogni anima contemplativa!
E' vero per ogni anima che si apre ad accogliere Dio nel suo cuore!
Ecco il perché della nostra vita, la ragione della nostra vocaizone.
In un momento così grave per la Chiesa come quello che viviamo, c'è una necessità ancora più grande di anime consacrate a Dio nella verginità perché, consacrandosi a Dio nell'amore, possano ottenere da Dio di essere fecondate da Lui e poter essere nella Chiesa elemento di vita.
Viviamo la nostra verginità consacrata in un amore esclusivo per Dio, un amore totale per Dio, quell'amore che il Signore ci ha comandato dai tempi antichi, dall'Antico Testamento.
E' tutto l'essere umano che deve bruciare nell'amore di Dio, che deve consumarsi nell'amore di Dio.
Doniamoci allo Spirito Santo perché consumi in noi ogni resistenza, ogni imperfezione e tutta la nostra vita non sia più che un'unica fiamma, una fiamma pura senza fumo.
Tutto questo lo saremo se vivremo precisamente quello che abbiamo promesso, la scelta assoluta di Dio in una vita di preghiera, di silenzio, di umiltà, in una vita soprattutto di amore, perché l'umiltà, il silenzio, sono tutte manifestazioni di quell'amore che deve totalmente trasformarci per essere anche noi uniti al Signore in una medesima vita, in una stessa missione.
Abbiamo bisogno di accogliere gli altri nei loro limiti, nelle loro imperfezioni.
Che Egli rimanda sempre vivo per noi!
Che la nostra vita religiosa sia a un rapporto reale, vivo, con Lui presente, che non decada mai in un certo formalismo, se pure nell'esercizio delle virtù.
Quanto abbiamo da chiedere questo a Dio!
E consentiamo che la nostra preghiera è troppo fredda.
Troppo poco noi ci sentiamo impegnati per ottenere da Dio quello che chiediamo.
Per tutta la nostra miseria, per tutta la nostra mediocrità, imploriamo il perdono di Dio e la grazia di rinnovarci nel nostro spirito per essere sempre più generosi e fedeli".