Nell'intento di tener desta l'attenzione
contro il silenziamento e la tirannide in atto, riprendo da Riscossa cristiana.
«Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo,
non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna» (Mc 3, 29).
«Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo
gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato»
(Lc 12, 10).
La triste vicenda della Famiglia dei Frati
Francescani dell’Immacolata sembra non aver mai fine. Continuano i provvedimenti
punitivi verso i Frati fedeli ai Fondatori, cioè al Carisma originario
dell’Istituto; a qualche sacerdote che ha chiesto di uscire dall’Istituto per
esempio, rinunciando ai voti religiosi, è stato quasi “suggerito” tra le righe
di rinunciare pure al sacerdozio. Continuano gli slogan allusivi alla loro
disobbedienza alla Chiesa e le minacce di un prossimo Giudizio Finale contro chi
non si schiera col P. Volpi. Andiamo però all’origine della baraonda creatasi
nell’Istituto dopo l’avvento del P. Commissario: la causa che ha fatto scaturire
il commissariamento a tutt’oggi è ignota. Non è mai stata rivelata con chiarezza
dalle fonti ufficiali. Si portano sempre come prove vaghi e generici riferimenti
ad atteggiamenti degli antichi superiori, mai fatti concreti e
circostanziati.
Il primo e fondamentale provvedimento del nuovo
corso è stato diretto senza mezzi termini contro la liturgia del 1962 approvata
dal B. Papa Giovanni XXIII, e di nuovo autorizzata dal Papa Benedetto XVI nel
2007; tuttavia in più sedi si è precisato dai responsabili che non è la liturgia
l’oggetto della “correzione materna” da parte della Santa Sede. Poi si è chiuso
il seminario. Dunque all’origine di tutto il male dei Francescani
dell’Immacolata c’era il seminario, cioè il metodo didattico dei professori,
oppure la materia che insegnavano, forse non conforme alla dottrina della
Chiesa? - No – è stato risposto. - Il seminario è stato chiuso perché il
numero degli studenti (circa 60!) era troppo esiguo -. Quindi la preoccupazione
da parte della Sacra Congregazione dei Religiosi nei confronti dei FI era il
numero troppo esiguo dei seminaristi. Meglio quindi chiudere, durante l’anno
scolastico appena iniziato (il 9/12/2013), e far perdere almeno un anno di
studio a tutti i seminaristi, sospendendo pure le ordinazioni sacerdotali e
diaconali. Questa è sembrata la via più adatta per rinnovare la vita religiosa!
Bisognerebbe allora applicare lo stesso criterio un po’ a tutti i seminari di
oggi, soprattutto nei paesi occidentali, vista la mancanza generale di
vocazioni, molto più che tra i Francescani dell’Immacolata che prima del
commissariamento avevano un incremento delle vocazioni del 200% annuo; caso
davvero raro di questi tempi! Più che provvedimenti correttivi per l’Istituto
sembra di aver davanti agli occhi la Favola di Pinocchio (1883) di Carlo
Collodi: «Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro:
pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione» (cap XIX): la logica del
giudice di Pinocchio è la stessa delle nostre nuove autorità.
Chi si sta servendo con questo
Commissariamento? Dio? Mettersi contro i Fondatori, le loro intenzioni, la
natura dell’Istituto da loro fondato, non è semplicemente mettersi contro degli
uomini. Per chi crede ancora all’autorità di Cristo e della Chiesa i Fondatori
legittimamente riconosciuti dall’Autorità Apostolica come depositari di un
Carisma divino e soprannaturale, non sono uomini come gli altri o semplici
religiosi ma ministri di un dono specialissimo di Dio alla sua Chiesa: mediatori
di una Grazia che è per la santificazione di molti. Richiedere per obbedienza la
disobbedienza ai Fondatori, al loro spirito, a tutto il loro lavoro, passato e
presente, addirittura con una pubblica dichiarazione scritta come è successo
nella famosa lettera dell’8 dicembre 2013 del P. Commissario, è mettersi contro
il dono di Dio, contro Cristo che ha scelto proprio quei Fondatori e non altri,
contro San Pio da Pietrelcina che ha benedetto di sua mano la “Traccia mariana”
di P. Stefano, contro San Massimiliano Maria Kolbe che volle l’impronta
fortemente mariana delle sue “Niepokalanow” e fu l’ispiratore delle “Case
mariane” del P. Manelli e del P. Pellettieri …
Il Carisma dei Francescani dell’Immacolata è un
Carisma della Chiesa Cattolica, formalmente riconosciuto con tanto di Decreto
Pontificio (del 1 gennaio 1998) dal B. Papa Giovanni Paolo II, con approvazione
apostolica della “Traccia Mariana”, delle “Costituzioni” e del “Direttorio”,
dell’abito, della forma di vita e di quant’altro appartiene al dono che lo
Spirito Santo ha fatto alla Chiesa per mezzo dell’intenzione e dell’opera dei
Fondatori. Un Carisma già approvato e consolidato dopo anni di formazione, dopo
tanti frutti pastorali, con una diffusione un po’ in tutti i continenti, non
senza problematiche certo, ma tutte facenti parte della vita interna di ogni
istituto, ha subíto dall’alto un brusco “stop” in tutte le sue manifestazioni
più proprie: l’apostolato attraverso i media, la formazione e l’aggiornamento
teologico, la preghiera liturgica secondo la tradizione della Chiesa, la
comunione tra i tre rami (religioso maschile, religioso femminile, laicale), la
possibilità ascoltare dalla loro viva voce le esortazioni e le testimonianze dei
Fondatori e quindi di alimentare il proprio Carisma dalle fonti sue proprie.
L’Istituto appare così avviato alla sua fine forzata. Già le vocazioni sembrano
ritirarsi. Chi entrerebbe infatti in un Istituto come si presenta oggi il
nostro, che sembra non avere alcuna altra indole o finalità se non quella di
distruggere tutto quello che si è fatto pazientemente negli ultimi 40 anni al
suo interno con fatica e dolore? Distruggere cioè integralmente il Carisma dei
Fondatori, già legittimamente approvato? Può essere questo un nuovo Carisma
nella Chiesa Cattolica?
Nel Vangelo troviamo abbondanti spiegazioni di
ciò che sta succedendo. Quando Gesù si recò a Nazareth, tra la sua gente,
incontrò un brusco rifiuto, prima nelle parole e nelle mormorazioni latenti:
«“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di
Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”. E si
scandalizzavano di lui» (Mc 6, 3). Poi dalle parole poi si passò ai fatti. Gesù
ne dette l’occasione, cercando di spiegare l’incredulità dei suoi concittadini
con l’invidia e la gelosia propria di chi si ritiene migliore di un altro che
invece ha più Carisma, offrendo il riferimento a due passaggi dell’Antico
Testamento: «C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo
fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di
loro fu risanato se non Naaman, il Siro» (Lc 4, 25-27). Per questo Gesù fu
preso, cacciato dalla sinagoga e dalla città e portato sulla rupe di Nazareth
per essere ucciso (Cf. Lc 4, 29). L’invidia dell’uomo e la sua superbia, la sua
presunta superiorità, il disprezzo del Carisma altrui, che invece sarebbe dato
dal Signore per il bene di tutti anche se per mezzo di uno solo, legano le mani
a Dio: «Il Signore disprezza gli invidiosi e allontana i miracoli della sua
onnipotenza da coloro che perseguitano negli altri i divini benefici. Poiché le
azioni umane del Signore sono espressione della sua divinità e ciò che di Lui è
invisibile viene a noi mostrato tramite ciò che si può vedere» (Sant’Ambrogio di
Milano, Homiliae in Lucam 4, 4).
Dunque perché il commissariamento? Perché la
distruzione sistematica e irrazionale di tutto ciò che hanno realizzato P.
Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri? Perché opporre il nulla del
commissariamento alla ricchezza e multiformità del Carisma dei Francescani
dell’Immacolata? E’ presto detto, non da noi ma dal Signore Gesù: «Nessun
profeta è bene accetto in Patria» (Lc 4, 24), come pure: «Non è possibile che un
profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Lc 13, 33). I Padri Stefano M. Manelli e P.
Gabriele M. Pellettieri stanno seguendo la parte più alta della loro chiamata
evangelica: il rifiuto da parte dei loro fratelli nella fede, membri della
Chiesa, loro comune Madre, del dono dello Spirito Santo fatto loro dal Signore
in vista della realizzazione di questo Istituto; una parte simile a quella di
Cristo, della Vergine e dei più grandi santi, San Pio da Pietrelcina
docet.
Così scrive il B. Giovanni Paolo II sul Carisma
dei Fondatori nella esortazione Apostolica Vita Consecrata (1996): «Anzitutto è
richiesta la fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio
spirituale di ciascun Istituto. Proprio in tale fedeltà all’ispirazione dei
Fondatori e delle Fondatrici, dono dello Spirito Santo, si riscoprono più
facilmente e si rivivono più fervidamente gli elementi essenziali della vita
consacrata» (VC 36). Anche il Concilio Vaticano II viene in soccorso ai nostri
martoriati Fondatori: «Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti
abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione. Perciò si
conoscano e si osservino fedelmente lo spirito e le finalità proprie dei
Fondatori, come pure le sane tradizioni, poiché tutto ciò costituisce il
patrimonio di ciascun istituto» (PC 2). Ci si chiede fino a che punto, dal
commissariamento in poi, si è rispettato “lo spirito e le finalità dei
Fondatori, …”, quando proprio i Fondatori oggi sono trattati come Frati
qualsiasi, anzi meno degli altri, ed addirittura con disprezzo ed ansia
accusatoria dai nuovi superiori, non “in camera caritatis” ma nelle lettere
circolari e nelle interviste rilasciate a riviste e giornali, in vista dello
snaturamento, e quindi della distruzione, dell’Istituto da loro fondato.
Il Carisma non è dei Fondatori, come non è dei
Superiori; è, prima di tutto, di Cristo, Dio Incarnato. Nasce dal Suo immenso ed
amorevolissimo Cuore per far lieta la Chiesa sua sposa, come un dono nuziale per
la gioia dell’intimo legame d’Amore con Lei. I Fondatori sono araldi di questo
grande messaggio d’Amore di Dio alla sua Chiesa, come era solito dire San
Francesco: «Sono l’araldo del gran Re!» (FF 346). Se però il Carisma, il dono
d’Amore, è distrutto o snaturato o inquinato, ciò significa distruggere o
violare il talamo nuziale di Cristo e della sua Sposa, la Chiesa, ed è come
profanare il tempio: «Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui»
(1Cor 3, 17). Il peccato contro lo Spirito Santo è una grande impurità del cuore
e si configura come impugnare la verità divina conosciuta, l’ostinazione nel
peccato, l’invidia della Grazia altrui, il rifiuto della Grazia, il disprezzare
o stravolgere un dono divino, quindi anche il Carisma di un Istituto già
approvato, mettendosi al disopra di Dio. E’ un peccato diretto contro Dio,
simile al diabolico «non serviam!» (Ger 2, 20). Così il peccato contro il
Carisma dei Francescani dell’Immacolata non è un peccato qualsiasi, contro
uomini o cose, contro il seminario, la stampa, la liturgia, i Fondatori o anche
solo i diritti dei singoli religiosi: è un peccato contro Dio, contro la Sua
Grazia e la Sua Volontà, contro la Verità da Lui già rivelata e conosciuta.
Contro se stessi dunque, da parte di quei religiosi che vi hanno aderito. Chi si
ribella allo Spirito Santo, sarà privato di Esso. Sarà lasciato in balia
dell’avversario. Fino a quando? Fino alla conversione, augurandoci che la presa
di posizione contro il Carisma dell’Istituto non sia “per sempre”, perché
secondo le parole di Gesù, al “per sempre” dell’uomo, corrisponde il “per
sempre” di Dio: «Non avrà perdono in eterno» (Mc 3, 29). F. Z.