Spiegazione della Santa Messa di Dom Prosper Guéranger O.S.B Abate di Solesmes (1805-1875)
Spiegazione delle
preghiere e delle cerimonie della S. Messa
L'ordinario della
Messa è l'insieme delle rubriche e delle preghiere necessarie alla celebrazione
della Messa e la cui disposizione non cambia, nonostante la varietà delle feste
celebrate dalla Chiesa.
Non si può avere un'idea completa delle cerimonie
della Messa che riferendosi alla Messa solenne, Missa solemnis, tipo di
tutte le altre. Ci si potrebbe domandare, per esempio, perché il sacerdote si
sposta a recitare l'epistola ad un lato dell'altare, il Vangelo dall'altra,
invece che restare al centro. Questo non riguarda il sacrificio, e non fa che
ricordare quello che si fa nella Messa solenne: il diacono legge il vangelo a
sinistra, il suddiacono legge l'epistola a destra, come spiegheremo più avanti.
Il sacerdote, adempiendo da solo le funzioni eserciate dal diacono e dal
suddiacono va, successivamente, al posto che essi occupano alla Messa solenne:
Bisogna dunque cercare nella Messa solenne le ragioni del modo di agire del
sacerdote quando celebra una messa bassa.
Il sacrificio della messa è il
sacrifico della croce; noi dobbiamo vedere Nostro Signore inchiodato alla croce
e che offre il suo sangue, per i nostri peccati, a Dio, Padre suo. Tuttavia non
si può assolutamente ritrovare, nelle diverse parti della Messa, le diverse
circostanze della Passione di Nostro Signore, come hanno voluto fare certi
autori, componendo dei metodi per assistere alla Messa.
Il sacerdote esce
dalla sacrestia e si porta all'altare per offrire il santo sacrificio. Egli è,
dicono le rubriche, paratus, cioè rivestito dei paramenti sacri, o vesti
proprie per la celebrazione della santa Messa. Giunto davanti all'altare, egli
compie la riverenza dovuta, cioè, se è presente il Santissimo Sacramento, egli
fa la genuflessione; se non c'è, si limita ad un inchino profondo: ecco perché
le rubriche portano queste parole: debita reverentia.
Dopo essersi fatto
il segno della croce, il sacerdote pronuncia l'antifona Introibo ad altare
Dei, prima del salmo XLII. Questa antifona è sempre detta all'inizio e alla
fine della stessa preghiera. Di seguito comincia il salmo Judica me Deus,
che viene recitato per intero, alternandosi con i ministri. Questo salmo è stato
scelto causa del versetto Introibo ad altare Dei, «mi approssimerò
all'altare di Dio»; è molto adatto per iniziare la celebrazione del santo
Sacrificio. Del resto, la santa Chiesa sceglie sempre i salmi a motivo di un
versetto che è attinente a ciò che sta compiendo o a ciò che vuole esprimere.
Questo salmo non si trova da sempre nel Messale: il suo uso è stato stabilito da
San Pio V, nel 1568. Udendo il sacerdote che lo proclama, si capisce - fin dalle
parole dei primi versi ab homine iniquo e doloso erue me, «liberami
dall'uomo iniquo e fraudolento» - che egli rappresenta Nostro Signore stesso e
che parla in suo nome.
Il versetto che serve da antifona mostra che Davide
era ancora giovane quando compose questo canto a gloria del Signore; perché,
mentre dice che si sarebbe accostato all'altare del suo Dio, aggiunge: ad
Deum qui laetificat iuventutem meam, «a Dio che allieta la mia giovinezza».
Si stupisce del turbamento che sopraggiunge nella sua anima, ma ben tosto si
rassicura, sperando nel suo Dio; ed è per questo che il suo canto è pieno di
allegrezza. La santa Chiesa non vuole dunque che questo salmo venga recitato
nelle messe dei defunti, perché, in questa occorrenza, noi andiamo a supplicare
per il sollievo di un'anima, la cui dipartita ci lascia nell'inquietudine e nel
dolore. Così durante il tempo di Passione, durante il quale la santa Chiesa è
tutta presa dalle sofferenze del suo Sposo, e non pensa affatto a
rallegrarsi.
Questo salmo è adatto per iniziare la Messa anche per quanto
concerne il tema della venuta di Nostro Signore. Chi dunque deve essere inviato
alle nazioni, se non colui che è luce e verità? David lo sapeva: e così si
espresse: Emitte lucem tuam et veritatem tuam. Con lui noi lo ripetiamo,
e anche noi diciamo a Dio: «Mandaci colui che è luce e verità».
Una volta
terminato il salmo con il Gloria Patri e la ripetizione dell'antifona, il
sacerdote invoca il soccorso del Signore dicendo: Adiutorium nostrum in
nomine Domini; gli si risponde: Qui fecit cúlume et terram. Nel salmo
precedente il celebrante ha espresso il grande desiderio di unirsi a Nostro
Signore, luce e verità; ma, quando riflette circa l'incontro che si sta per
realizzare tra l'uomo peccatore e Dio, sente il bisogno di essere sostenuto. Dio
ha voluto questo incontro, è vero, ed ha stabilito che questo avvenga
d'ordinario; malgrado ciò, l'uomo sente e comprende il suo nulla e la sua
indegnità. Egli si umilia e si riconosce peccatore; e, per trovare sicurezza,
comincia con il segno della croce, domandando il soccorso del Signore e
apprestandosi a confessare le sue colpe.
È possibile
richiedere il libro
La Santa Messa, Spiegazione delle preghiere e delle
cerimonie della Santa Messa secondo alcune note raccolte dalle
conferenze di Dom Prosper Guéranger, Abate di Solesmes
al
seguente indirizzo:
Suore Francescane dellíImmacolata , Monastero
della Murate , Via dei Lanari, 2 , 06012 CITTÀ DI CASTELLO
(PG)
tel/fax: 075-8555779 - posta elettronica:
francescanecittacastelloATinterfree.it
Spiegazione delle preghiere e delle cerimonie della S. Messa
Non si può avere un'idea completa delle cerimonie della Messa che riferendosi alla Messa solenne, Missa solemnis, tipo di tutte le altre. Ci si potrebbe domandare, per esempio, perché il sacerdote si sposta a recitare l'epistola ad un lato dell'altare, il Vangelo dall'altra, invece che restare al centro. Questo non riguarda il sacrificio, e non fa che ricordare quello che si fa nella Messa solenne: il diacono legge il vangelo a sinistra, il suddiacono legge l'epistola a destra, come spiegheremo più avanti. Il sacerdote, adempiendo da solo le funzioni eserciate dal diacono e dal suddiacono va, successivamente, al posto che essi occupano alla Messa solenne: Bisogna dunque cercare nella Messa solenne le ragioni del modo di agire del sacerdote quando celebra una messa bassa.
Il sacrificio della messa è il sacrifico della croce; noi dobbiamo vedere Nostro Signore inchiodato alla croce e che offre il suo sangue, per i nostri peccati, a Dio, Padre suo. Tuttavia non si può assolutamente ritrovare, nelle diverse parti della Messa, le diverse circostanze della Passione di Nostro Signore, come hanno voluto fare certi autori, componendo dei metodi per assistere alla Messa.
Il sacerdote esce dalla sacrestia e si porta all'altare per offrire il santo sacrificio. Egli è, dicono le rubriche, paratus, cioè rivestito dei paramenti sacri, o vesti proprie per la celebrazione della santa Messa. Giunto davanti all'altare, egli compie la riverenza dovuta, cioè, se è presente il Santissimo Sacramento, egli fa la genuflessione; se non c'è, si limita ad un inchino profondo: ecco perché le rubriche portano queste parole: debita reverentia.
Dopo essersi fatto il segno della croce, il sacerdote pronuncia l'antifona Introibo ad altare Dei, prima del salmo XLII. Questa antifona è sempre detta all'inizio e alla fine della stessa preghiera. Di seguito comincia il salmo Judica me Deus, che viene recitato per intero, alternandosi con i ministri. Questo salmo è stato scelto causa del versetto Introibo ad altare Dei, «mi approssimerò all'altare di Dio»; è molto adatto per iniziare la celebrazione del santo Sacrificio. Del resto, la santa Chiesa sceglie sempre i salmi a motivo di un versetto che è attinente a ciò che sta compiendo o a ciò che vuole esprimere. Questo salmo non si trova da sempre nel Messale: il suo uso è stato stabilito da San Pio V, nel 1568. Udendo il sacerdote che lo proclama, si capisce - fin dalle parole dei primi versi ab homine iniquo e doloso erue me, «liberami dall'uomo iniquo e fraudolento» - che egli rappresenta Nostro Signore stesso e che parla in suo nome.
Il versetto che serve da antifona mostra che Davide era ancora giovane quando compose questo canto a gloria del Signore; perché, mentre dice che si sarebbe accostato all'altare del suo Dio, aggiunge: ad Deum qui laetificat iuventutem meam, «a Dio che allieta la mia giovinezza». Si stupisce del turbamento che sopraggiunge nella sua anima, ma ben tosto si rassicura, sperando nel suo Dio; ed è per questo che il suo canto è pieno di allegrezza. La santa Chiesa non vuole dunque che questo salmo venga recitato nelle messe dei defunti, perché, in questa occorrenza, noi andiamo a supplicare per il sollievo di un'anima, la cui dipartita ci lascia nell'inquietudine e nel dolore. Così durante il tempo di Passione, durante il quale la santa Chiesa è tutta presa dalle sofferenze del suo Sposo, e non pensa affatto a rallegrarsi.
Questo salmo è adatto per iniziare la Messa anche per quanto concerne il tema della venuta di Nostro Signore. Chi dunque deve essere inviato alle nazioni, se non colui che è luce e verità? David lo sapeva: e così si espresse: Emitte lucem tuam et veritatem tuam. Con lui noi lo ripetiamo, e anche noi diciamo a Dio: «Mandaci colui che è luce e verità».
Una volta terminato il salmo con il Gloria Patri e la ripetizione dell'antifona, il sacerdote invoca il soccorso del Signore dicendo: Adiutorium nostrum in nomine Domini; gli si risponde: Qui fecit cúlume et terram. Nel salmo precedente il celebrante ha espresso il grande desiderio di unirsi a Nostro Signore, luce e verità; ma, quando riflette circa l'incontro che si sta per realizzare tra l'uomo peccatore e Dio, sente il bisogno di essere sostenuto. Dio ha voluto questo incontro, è vero, ed ha stabilito che questo avvenga d'ordinario; malgrado ciò, l'uomo sente e comprende il suo nulla e la sua indegnità. Egli si umilia e si riconosce peccatore; e, per trovare sicurezza, comincia con il segno della croce, domandando il soccorso del Signore e apprestandosi a confessare le sue colpe.
È possibile richiedere il libro
La Santa Messa, Spiegazione delle preghiere e delle cerimonie della Santa Messa secondo alcune note raccolte dalle conferenze di Dom Prosper Guéranger, Abate di Solesmes
al seguente indirizzo:
Suore Francescane dellíImmacolata , Monastero della Murate , Via dei Lanari, 2 , 06012 CITTÀ DI CASTELLO (PG)
tel/fax: 075-8555779 - posta elettronica: francescanecittacastelloATinterfree.it