sábado, 20 de dezembro de 2014

Le Figaro intervista il card. Burke e titola: «Guerra segreta in Vaticano»



sabato 20 dicembre 2014

Le Figaro intervista il card. Burke e titola: «Guerra segreta in Vaticano»

Il diffuso quotidiano francese Le Figaro dedica l'ultimo numero della sua rivista settimanale a ciò che definisce : "Guerra segreta in Vaticano: Come Papa Francesco sconvolge la Chiesa".
Il tema generale, già accennato altrove, verte su un papa autoritario, sulle sue decisioni forti, e sulle persone non soddisfatte o semplicemente perplesse rispetto alle sue idee e procedure, che vengono quindi eliminate una ad una. 
Lo speciale comprende anche l'intervista rilasciata dal cardinale Burke a Jean-Marie Guénois, il Vaticanista del quotidiano.
Lo apprendo da Rorate caeli, dalla cui versione traduco, perché l'originale francese risulta disponibile solo per gli abbonati.
Aggiungo di seguito le uniche parole che risultano leggibili sotto il titolo, dal link, da Le Figaro:
Eletto Papa, Francesco ha molto rapidamente rotto con la cortese educazione [politesse] d'Europa e le sue vecchie abitudini. Si tratta di una «nonna sterile», ha sparato all'inizio di dicembre a Strasburgo, parlando del Vecchio Continente. Ha infranto tutto ciò che il pontificato conservava d'imperiale. Non più genuflessioni. Tanto meno il baciamano. Questo Papa, che innanzitutto si sente vescovo di Roma - la parola «papa» affiora poco sulle sue labbra - non ha forse rimproverato giorni fa la talare ad un prelato ricevuto per una riunione di lavoro? Abito sobrio e clergyman bastano.

Cardinale Burke: "Sono molto preoccupato."

Jean-Marie Guénois
Le Figaro Magazine
19 Dicembre 2014
Nominato da Benedetto XVI Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Dicastero della Curia Romana, il cardinale americano Raymond Burke è stato rimosso da questa carica da papa Francesco e nominato cappellano dell'Ordine di Malta. Un evento estremamente raro nella storia della Chiesa. Egli ha osato criticare pubblicamente il metodo seguito dal Papa durante il Sinodo sulla Famiglia.
Le Figaro Magazine - Può un cardinale essere in disaccordo con il Papa?
Cardinale Burke - È certamente possibile che un cardinale sia in disaccordo col Papa su questioni di procedura o su una linea pastorale. È invece impossibile che vi sia una divergenza su un tema di dottrina e disciplina della Chiesa. Ciò significa quindi che un Cardinale, in certe situazioni, ha il dovere di dire al papa ciò che pensa veramente. Ovviamente, deve sempre esprimersi in modo rispettoso, perché il papa rappresenta il ministero petrino. Ma se il papa ha intorno a sé dei cardinali, è proprio perché gli diano consigli.

Si è data troppa importanza alle divergenze riscontrate durante il Sinodo sulla Famiglia?
Ciò che è strano in questo dossier dei divorziati risposati è che coloro che hanno ricordato e sostenuto quello che la Chiesa latina ha sempre insegnato sono stati accusati di essere contro il Santo Padre, e di non essere in sintonia con la Chiesa... È incredibile! Detto questo, la Chiesa ha sempre conosciuto dispute teologiche e forti scontri in cui teologi e cardinali sono stati indotti a dare il loro parere. Se dunque ho pubblicato, insieme ad altri cardinali, uno studio su questo tema per esprimere la mia opinione, è nello spirito di fornire una vera discussione teologica allo scopo di raggiungere la verità.

È rimasto turbato da ciò che è avvenuto nel Sinodo?
Il Sinodo è stata un'esperienza difficile. C'era una linea, quella del cardinale Kasper, potremmo dire, con la quale si sono allineati coloro che avevano nelle loro mani la direzione del Sinodo. In realtà, il documento intermedio [Relatio post disceptationem] sembrava già scritto prima degli interventi dei Padri sinodali! E secondo una sola linea, a favore della posizione del cardinale Kasper... Inoltre è stata introdotta la questione omosessuale - che non ha alcuna relazione col tema del matrimonio - cercando in essa elementi positivi. Un altro punto molto preoccupante: il testo intermedio non ha fatto alcun riferimento alla Scrittura, né alla Tradizione della Chiesa, né all'insegnamento di Giovanni Paolo II sull'amore coniugale. È stato quindi molto sconcertante. Come pure il fatto che nella relazione finale sono stati mantenuti i paragrafi sull'omosessualità e sui divorziati risposati che non erano tuttavia stati adottati secondo la necessaria maggioranza dei vescovi.

Qual è la posta in gioco in quella che è diventata una controversia?
In un'epoca piena di confusione, come vediamo con la teoria del genere, abbiamo bisogno dell'insegnamento della Chiesa sul matrimonio. Eppure siamo spinti, al contrario, in direzione dell'ammissione dei divorziati risposati alla comunione. Senza menzionare l'ossessione sull'alleggerimento delle procedure di annullamento del vincolo coniugale. Tutto questo porterà, di fatto, ad una sorta di "divorzio cattolico", e all'indebolimento della indissolubilità del matrimonio, il cui principio è ciò nonostante riaffermato. Tuttavia, la Chiesa deve difendere il matrimonio, e non indebolirlo. L'indissolubilità del matrimonio non è una penitenza, né una sofferenza. Si tratta di una grande bellezza per chi la vive, è una fonte di gioia. Sono quindi molto preoccupato, e invito tutti i cattolici, laici, sacerdoti e vescovi, di impegnarsi, da oggi fino alla prossima Assemblea sinodale, [Dicevamo: Se non ora, quando?] al fine di evidenziare la verità sul matrimonio.

- Intervista concessa a Roma a Jean-Marie Guénois

[Le Figaro Magazine, 19 Dicembre 2014, p. 46. - ​Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio byRorate caeli]