sexta-feira, 30 de abril de 2010

Non ha senso parlare di abusi liturgici, quando il vero grande abuso é stata la riforma. Concilio di Trento SESSIONE XII (10 settembre 1551) Capitolo VII. Della preparazione necessaria per ricevere degnamente la santa eucarestia.

Intervista di Bruno Volpe a Don Davide Pagliarani

La chiesa cattolica ricorda la memoria di San Pio V, un Papa che ha lasciato il segno nella storia, un glorioso e luminoso Pontefice che la saggezza della Chiesa ha elevato alla gloria degli altari. Ricordiamo la figura di questo Papa e Santo con don Davide Pagliarani, Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Don Davide, che cosa risalta maggiormente in San Pio V?: " ebbe molti meriti anche storici, ma quello che maggiormente mi preme evidenziare, fu la sua saggezza liturgica". In che cosa si concretizza?: " in verità lui non creò alcun messale,perché la messa non si scrive dal nulla, ma riordinò con cura anni di tradizione dando molta disciplina, ragion per cui sarebbe meglio definire il messale antico non come di San Pio V, ma gregoriano". Una messa che ha forgiato intere generazioni di fedeli: " il suo fu un bel libro liturgico che ha sfidato i secoli, ed é la messa di sempre, di ieri, di oggi e di domani. Lui non crea, ma restaura la tradizione, di questa resturazione abbiamo bisogno oggi, in tempi di assoluta anarchia teologica e liturgica".

Ritiene compatibile il vecchio messale con quello del Novus Ordo?: " le due liturgie sono del tutto incompatibili e non possono convivere nella stessa chiesa per una diversa concezione ecclesiologica che ne é alla base. La messa antica rispetta la fedeltà alla tradizione, quella del Novus Ordo, che ha fallito, é una messa creata chirugicamente a tavolino, con i dosaggi degli esperti, per non scontentare nessuno e la si può definire una messa protestante, non accettabile dal punto di vista cattolico. Per noi la sola messa valida é quella antica e su questo non esistono vie di mezzo".

Chi fu storicamente San Pio V?: " in tempi di relativismo e di finto dialogo, egli rappresentò il Papa della fermezza della fede, del Rosario. Il Papa di Lepanto che con la sua preghiera seppe salvare l ' Europa e il mondo occidentale, dalla catastrofe turca e quindi dall' Islam. Dobbiamo essere sempre grati a San Pio V".

Ultimamente un quotidiano nazionale ha pubblicato le finte confessioni di una giornalista che é andata in giro per Roma, dichiarandosi lesbica. Poi ha pubblicato le varie risposte dei preti: " un atto sacrilego, disdicevole e da condannare. Una vergogna e spero che i responsabili della Chiesa protestino e prendano una posizione chiara contro questa infamia". Detto questo, sorprendono le diversità dei sacerdoti nelle risposte: " la risposta era una sola: tu sei in peccato, perché la omosessualità al maschie o al femminile é un peccato che grida vendetta davanti a Dio. La assoluzione si può amministrare solo dietro la presenza di un reale e concreto pentimento, consistente nella volontà di cambiare vita".

Come spiega la posizioni diverse dei vari ministri?: " non mi meravigliano. Fa parte del relativismo della Chiesa di oggi nella quale manca una teologia ufficiale ed uniforme ed ognuno dice la sua. In questo clima rilassato e protestante, la forza del magistero unico e decretato dal papa, é svanita, stessa cosa che accade nella liturgia. Non ha senso parlare di abusi liturgici, quando il vero grande abuso é stata la riforma".

Le piace la cripta dove hanno traslato le spoglie mortali di Padre Pio?: " attenzione. La Chiesa ha sempre deicato alla glroria di Dio elegenza e decoro, anche solennità e ha fatto bene, anche se le chiese moderne non sempre rispecchiano questo concetto.Ma la cripta di Padre Pio mi pare di cattivo gusto,pacchiana e ricorda un tempio islamico od orientale".

meminisse iuvabit


Concilio di Trento
SESSIONE XII (10 settembre 1551)

Capitolo VII.
Della preparazione necessaria per ricevere degnamente la santa eucarestia.

Se non è lecito ad alcuno partecipare a qualsiasi sacra funzione, se non santamente, certo, quanto più il cristiano percepisce la santità e la divinità di questo celeste sacramento, tanto più diligentemente deve guardarsi dall’avvicinarsi a riceverlo senza una grande riverenza e santità, specie quando leggiamo presso l’apostolo quelle parole, piene di timore: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve il proprio giudizio, non distinguendo il corpo del Signore (221).

Chi, quindi, intende comunicarsi, deve richiamare alla memoria il suo precetto: L’uomo esamini se stesso (225). E la consuetudine della chiesa dichiara che quell’esame è necessario così che nessuno, consapevole di peccato mortale, per quanto possa credere di esser contrito, debba accostarsi alla santa eucarestia senza aver premesso la confessione sacramentale.

Il santo sinodo stabilisce che questa norma si debba sempre osservare da tutti i cristiani, anche da quei sacerdoti che sono tenuti per il loro ufficio a celebrare, a meno che non manchino di un confessore. Se poi, per necessità, il sacerdote celebrasse senza essersi prima confessato, si confessi al più presto.

Capitolo VIII.
Dell’uso di questo ammirabile sacramento.

Quanto al retto e sapiente uso, i nostri padri distinsero tre modi di ricevere questo santo sacramento. Dissero, infatti, che alcuni lo ricevono solo sacramentalmente, come i peccatori. Altri solo spiritualmente, quelli, cioè che desiderando di mangiare quel pane celeste, loro proposto, con fede viva, che agisce per mezzo dell’amore (226), ne sentono il frutto e l’utilità. Gli altri lo ricevono sacramentalmente e spiritualmente insieme, e sono quelli che si esaminano e si preparano talmente prima, da avvicinarsi a questa divina mensa vestiti della veste nuziale (227).

Nel ricevere la comunione sacramentale fu sempre uso, nella chiesa di Dio, che i laici la ricevessero dai sacerdoti; e che i sacerdoti che celebrano si comunicassero da sé. Quest’uso, che deriva dalla tradizione apostolica, deve a buon diritto esser osservato.

Finalmente questo santo sinodo con affetto paterno esorta, prega e supplica, per la misericordia del nostro Dio (228), che tutti e singoli i cristiani convengano una buona volta e siano concordi in questo segno di unità, in questo legame di amore, in questo simbolo di concordia; e che, memori di tanta maestà e di così meraviglioso amore di Gesù Cristo, nostro signore, che sacrificò la sua vita diletta come prezzo della nostra salvezza, e ci diede la sua carne da mangiare (229), credano e venerino questi sacri misteri del suo corpo e del suo sangue con tale costanza e fermezza di fede, con tale devozione dell’anima, con tale pietà ed ossequio, da poter ricevere frequentemente quel pane supersostanziale (230), ed esso sia davvero per essi vita dell’anima e perpetua sanità della mente, cosicché, rafforzati dal suo vigore, da questo triste pellegrinaggio possano giungere alla patria celeste, dove potranno mangiare, senza alcun velo, quello stesso pane degli angeli (231), che ora mangiano sotto sacre specie.

Ma poiché non basta dire la verità, se non si scoprono e non si ribattono gli errori, è piaciuto al santo sinodo aggiungere questi canoni, di modo che tutti, conosciuta ormai la dottrina cattolica, sappiano anche da quali eresie devono guardarsi e devono evitare.

CANONI SUL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA

1. Se qualcuno negherà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e, quindi, tutto il Cristo, ma dirà che esso vi è solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza, sia anatema.

2. Se qualcuno dirà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia assieme col corpo e col sangue di nostro signore Gesù Cristo rimane la sostanza del pane e del vino e negherà quella meravigliosa e singolare trasformazione di tutta la sostanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, e che rimangono solamente le specie del pane e del vino, - trasformazione che la chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione, - sia anatema.

3. Se qualcuno dirà che nel venerabile sacramento dell’eucarestia, fatta la separazione, Cristo non è contenuto in ognuna delle due specie e in ognuna delle parti di ciascuna specie, sia anatema.

4. Se qualcuno dirà che, fatta la consacrazione, nel mirabile sacramento dell’eucarestia non vi è il corpo e il sangue del signore nostro Gesù Cristo, ma solo nell’uso, mentre si riceve, e non prima o dopo; e che nelle ostie o parti consacrate, che dopo la comunione vengono conservate e rimangono, non rimane il vero corpo del Signore, sia anatema.

5. Se qualcuno dirà che il frutto principale della santissima eucarestia è la remissione dei peccati, o che da essa non provengono altri effetti, sia anatema.

6. Se qualcuno dirà che nel santo sacramento dell’eucarestia Cristo, unigenito figlio di Dio, non debba essere adorato con culto di latria, anche esterno; e, quindi, che non debba neppure esser venerato con qualche particolare festività; ed esser portato solennemente nelle processioni, secondo il lodevole ed universale rito e consuetudine della santa chiesa; o che non debba essere esposto alla pubblica venerazione del popolo, perché sia adorato; e che i suoi adoratori sono degli idolatri, sia anatema.

7. Se qualcuno dirà che non è lecito conservare la santa eucarestia nel tabernacolo; ma che essa subito dopo la consacrazione debba distribuirsi agli astanti; o non esser lecita che essa venga portata solennemente agli ammalati, sia anatema.

8. Se qualcuno dirà che Cristo, dato nell’eucarestia, si mangia solo spiritualmente, e non anche sacramentalmente e realmente, sia anatema.

9. Se qualcuno negherà che tutti e singoli i fedeli cristiani dell’uno e dell’altro sesso, giunti all’età della ragione, sono tenuti ogni anno, almeno a Pasqua, a comunicarsi, secondo il precetto della santa madre chiesa, sia anatema.

10. Se qualcuno dirà che non è lecito al sacerdote che celebra comunicare se stesso, sia anatema.

11. Se qualcuno dirà che la fede è preparazione sufficiente per ricevere il sacramento della santissima eucarestia, sia anatema.

E perché un così grande sacramento non sia ricevuto indegnamente e, quindi, a morte e a condanna, lo stesso santo sinodo stabilisce e dichiara che quelli che hanno la consapevolezza di essere in peccato mortale, per quanto essi credano di essere contriti, se vi è un confessore, devono necessariamente premettere la confessione sacramentale.

Se poi qualcuno crederà di poter insegnare, predicare o affermare pertinacemente il contrario, o anche difenderlo in pubblica disputa, perciò stesso sia scomunicato.
 
fonte:una Fides