quinta-feira, 20 de maio de 2010

A Fatima, il Papa, in un discorso dal respiro dell'alta profezia, ha detto cose che fanno pensare e riflettere pure chi è lontano dalla fede. Il terzo segreto di Fatima non è concluso, esso è attuale nei suoi contenuti e nel suo valore di profezia per il terzo millennio dell'era cristiana, iniziato da un decennio.



Il ‘quarto pastorello’ di Fatima
di Padre Antonio Rungi
CITTA' DEL VATICANO - Il viaggio del Santo Padre Benedetto XVI in Portogallo e a Fatima, dal dall'11 al 14 maggio 2010, è tra quelli che a distanza di pochi giorni dalla sua conclusione, possiamo annoverare tra quelli "storici". E ciò sia per gli aspetti esclusivamente esteriori, per la massiccia partecipazione dei fedeli a tutte le celebrazioni del Papa nei vari luoghi del Portogallo, e soprattutto a Fatima, ma specialmente per i suoi risvolti interiori, spirituali, pastorali, apostolici che questo viaggio ha prodotto a livello di Chiesa e del mondo. Non fa più notizia, ormai, che dove c'è Ratzinger, c'è anche tanta gente che corre ad ascoltare la voce di questo profeta che ogni giorno diventa sempre più coraggioso nell'affrontare la grandi sfide della Chiesa e del mondo contemporanei. A Fatima, il Papa, in un discorso dal respiro dell'alta profezia, ha detto cose che fanno pensare e riflettere pure chi è lontano dalla fede. Il terzo segreto di Fatima non è concluso, esso è attuale nei suoi contenuti e nel suo valore di profezia per il terzo millennio dell'era cristiana, iniziato da un decennio. E ciò non solo perché il Papa guarda con coraggio, ma anche con la sofferenza, alla terribile prova che la Chiesa sta vivendo in questi mesi, con la questione della pedofilia che ha interessati alcuni componenti del clero a livello mondiale, ma a tutto ciò che è il male nel mondo, al peccato che deve essere il vero nemico da combattere nella Chiesa e al di fuori di essa. Il peccato domina la scena di questo mondo ancora immerso nelle guerre, nelle ingiustizie, nella malizia, nella perversione. A Fatima, in quel 13 maggio 1917, la Madonna invitava tutti alla preghiera, alla conversione e alla pace. A Fatima, a distanza di 93 anni, è risuonato forte l'appello alla conversione da parte di Papa Benedetto che, volendo estendere il significato del terzo segreto di Fatima alla realtà di oggi e di quella che verrà, non ha fatto altro che mettersi sulla scia del Vangelo di Cristo che ci invita alla vigilanza, alla perseveranza, alla fedeltà, al coraggio della testimonianza nella vita quotidiana. Come Vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici nessuno è esonerato da questo fondamentale dovere di camminare secondo il cuore di Cristo e secondo quel Vangelo che è novità di vita perenne per tutti. Per quelli che vivono la fede tra tante difficoltà della quotidianità. Per quelli che la fede, per svariate ragioni, l'hanno smarrita o in loro si è indebolita. Per cui questa fede non l'ha mai conosciuta, né tantomeno ne avverte la necessità e il bisogno razionale e spirituale. Per chi questa fede la lotta e vorrebbe la Chiesa distrutta, annientata. Ma lo Spirito Santo guida la comunità dei credenti malgrado le sofferenze e i travagli del tempo presente. Perché questa Chiesa santa e peccatrice ci insegna a focalizzare l'attenzione su chi è il fondatore di questa realtà mistica e parimenti visibile: Cristo stesso. Incontrare il vero volto della Chiesa, quella fatta di Santi, è incontrare il volto di Cristo. Nel volto sofferente del Santo Padre, che in questi mesi è stato attaccato in tanti modi, noi vediamo il volto sofferente del Signore, ma vediamo anche il volto glorioso del Risorto. La Chiesa, infatti, sempre da rigenerarsi, non viene meno, oggi più di ieri, a questo compito di rinnovamento e conversione perenne. Non può e non deve nascondere i suoi limiti, i suoi peccati, i suoi errori, ma nella consapevolezza della sua fragilità, deve risorgere e rigenerarsi con una forte azione spirituale che deve investire chi nella Chiesa ha un compito speciale: il sacerdote. Dalla santità, dalla coerenza e dalla fedeltà dei sacerdoti alla loro vocazione e missione, dipende molto la santità dei fedeli e della comunità affidata alle loro cure pastorali. Più santo è il clero, come il Curato d'Ars, più è santa, luminosa e trasparente la Chiesa in tutti i tutti i suoi membri. Ben vengano da Papa Benedetto XVI i continui appelli e incoraggiamenti a convertirsi sinceramente a Dio recuperando una degna condotta di vita. Cert,o aver affermato determinate cose in un contesto come la sua visita pastorale a Fatima, assume un significato del tutto speciale. C'è il sigillo al suo Magistero della benedizione della Vergine apparsa ai tre pastorelli in quella Cova di Irìa, meta fisica e spirituale di tanti devoti mariani. Quei cuori mariani che siamo tutti noi e che voglia attraverso la voce autorevole del Santo Padre rispondere in pieno alla nostra vocazione battesimale, sacerdotale, matrimoniale o di persone che hanno capito perfettamente dove sta la vera gioia. Anche noi, come Papa Benedetto, se non fisicamente, ma idealmente, ci facciamo pellegrini ai piedi di Maria, la Vergine Benedetta, alla quale vogliamo ricorrere in questo nostro tempo con la speranza e la fiducia nel nostro cuore. Lei puoi aiutare il cammino di conversione di quanti si sono allontanati da Dio e dalla retta morale anche nella Chiesa e tra i membri eletti di essa. Il forte appello alla conversione trovi una risposta immediata in tutti coloro che con il loro comportamento hanno offeso la dignità della sposa di Cristo, imbrattando quella veste candida dell'Agnello con il sangue non dell'oblazione e del sacrificio, ma del peccato e della corruzione. Ritornando ai suoi interventi su Fatima, vorrei sottolineare quanto asserì il Pontefice ai giornalisti sull’aereo che lo portava in Portogallo: “Innanzitutto vorrei esprimere la mia gioia di andare a Fatima, di pregare davanti alla Madonna di Fatima, che per noi è un segno della presenza della fede, che proprio dai piccoli nasce una nuova forza della fede, che non si riduce ai piccoli, ma che ha un messaggio per tutto il mondo e tocca la storia proprio nel suo presente e illumina questa storia. Nel 2000, nella presentazione, avevo detto che un’apparizione, cioè un impulso soprannaturale, che non viene solo dall’immaginazione della persona, ma in realtà dalla Vergine Maria, dal soprannaturale, che un tale impulso entra in un soggetto e si esprime nelle possibilità del soggetto. Il soggetto è determinato dalle sue condizioni storiche, personali, temperamentali, e quindi traduce il grande impulso soprannaturale nelle sue possibilità di vedere, di immaginare, di esprimere, ma in queste espressioni, formate dal soggetto, si nasconde un contenuto che va oltre, più profondo, e solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era - diciamo - ‘vestita’ in questa visione possibile alle persone concrete. Così direi, anche qui, oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione. Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”. Come non citare, in questa sede, la vibrante omelia del giorno 13 maggio, 93° anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima, che Papa Benedetto ha pronunciato davanti ad oltre mezzo milione di fedeli convenuti in questa fausta ricorrenza? Come non ricordare tutti i suoi interventi, non ultimo, quello di domenica 16 maggio 2010, durante la Recita del Regina coeli, alla presenza di circa 200.000 fedeli, giunti a Roma per il Papa-day, cioè di una giornata della Chiesa italiana a sostegno del successore di Pietro, pesantemente aggredito sui media per la questione della pedofilia? Ecco, davanti a tante parole pronunciate dal Papa, rimane particolarmente forte nel mio cuore di sacerdote, con 35 anni di ministero svolto nella Chiesa, quanto ha affermato Benedetto XVI con il coraggio che sempre lo ha distinto ed oggi più fortemente lo connota nel suo ministero petrino, in questo 13 maggio 2010 in cui la Madonna sembra che si riapparsa per ribadire quello che disse 93 anni fa a piccoli fanciulli, non creduti, vessati e fatti soffrire perché erano semplici portavoci di Maria in un mondo smarrito. Guardo a Papa Benedetto come al quarto pastorello della Fatima di sempre, che in aggiunta a quelli riconosciuti dalla devozione popolare, si aggiunge ad un presepe mariano, in cui l’appello alla conversione, alla preghiera, alla verità si fa prepotente, ove i pastori devono recuperare la gioia e la fedeltà del loro servizio alla Chiesa, ove le pecorelle non vanno smarrite e se si sono smarrite vanno ricercate e ricondotte all’ovile, ove la lotta per la giustizia e per la verità, anche nella Chiesa di Cristo, non ci deve far tremare, ma ci deve incoraggiare perché dalla purificazione e dalla penitenza possa rinascere una Chiesa fatta di uomini, sì peccatori, ma anche incamminati verso la santità, che sappiano lottare davvero il grande e vero nemico di Dio e della Chiesa: il peccato e chi impersonifica il male, che è Satana. Le parole profetiche di Papa Benedetto XVI, così, non possono passare sottosilenzio. La sua voce che si è alzata forte nella spianata di Fatima, venga amplificata nel mondo intero attraverso i media moderni, nei quali un ruolo importante devono assumere i pastori, i sacerdoti, i testimoni digitali di un amore immenso come quello che ci ha dimostrato Cristo nel mistero della sua Pasqua di morte e risurrezione, come tra morte e risurrezione si dipana la storia della Chiesa e dell’umanità di oggi e di sempre: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, I, 162). Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”. Grazie Papa Benedetto per il coraggio delle tue parole, ma soprattutto per il coraggio delle tue azioni di Padre e Pastore. Oggi l’umanità non può dire che non ha una guida illuminata. In te, per la missione che il Signore ti ha chiamato a svolgere, dopo la straordinaria esperienza alla guida della Chiesa di Papa Giovanni Paolo II, la Chiesa e l’umanità trovano la guida certa per recuperare un cammino di fedeltà ai sani principi morali senza la quale non è possibile parlare di Chiesa e di vera umanità. Oltre lo sguardo sul futuro, non sempre pensato in positivo, c’è solo la speranza e la fiducia che viene dall’Alto e che tu, Santo Padre, ci aiuti ad intercettare in questi momenti non facili per la Chiesa e per l’umanità intera.
fonte:Petrus.it