domingo, 23 de maio de 2010

Torino: al pellegrinaggio del SP, Castrillon Hojos critica il disprezzo di alcuni verso la EF: “alcuni preti, vescovi e perfino qualche cardinale, definiscono quella della Messa gregoriana un girare le spalle al popolo” e non un guardare insieme al Cristo crocifisso, come invece si dovrebbe intendere l’orientamento richiesto dalla liturgia. Le difficoltà di applicare il Summorum Pontificum, secondo un Cardinale che ha avuto ampiamente modo di constatarlo quando era responsabile dell’Ecclesia Dei, sono quindi dovuti ad una pura prevenzione ideologica, un modo di porsi diffuso che denota incapacità di comprendere la volontà del Papa e non permette che si adempia, com’è giusto che sia.


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By Redazione

Sabato 22 Maggio scorso l’ostensione della Sacra Sindone ha richiamato a Torino anche alcuni gruppi di fedeli legati al Summorum Pontificum. Il pellegrinaggio, organizzato degli amici torinesi per numerosi fedeli giunti da tutta Italia, è iniziato al mattino nella Chiesa di San Giovanni Battista decollato con una Messa Sacrae Syndonis Domini Nostri Jesu Christi. La funzione è stata celebrata dall’emerito Presidente della PCED, il Cardinal Castrillon Hojos. Durante l’omelia il Porporato ha ricordato l’importanza di visitare la Sacra Sindone con occhi di pellegrini e non di turisti, che smaniano pìù di scattare fotografie al sacro lino che di interiorizzare con la preghiera il momento di devozione. Ha inoltre ricordato davanti all’Arciconfraternita della Misercordia, custode della Chiesa e di una delle prime celebrazioni in rito antico in assoluto in Italia, il diprezzo con cui “alcuni preti, vescovi e perfino qualche cardinale, definiscono quella della Messa gregoriana un girare le spalle al popolo” e non un guardare insieme al Cristo crocifisso, come invece si dovrebbe intendere l’orientamento richiesto dalla liturgia. Le difficoltà di applicare il Summorum Pontificum, secondo un Cardinale che ha avuto ampiamente modo di constatarlo quando era responsabile dell’Ecclesia Dei, sono quindi dovuti ad una pura prevenzione  ideologica, un modo di porsi diffuso che denota incapacità di comprendere la volontà del Papa e non permette che si adempia, com’è giusto che sia.
La funzione religiosa è confluita immediatamente nel pellegrinaggio verso il luogo dell’ostensione. Un naturale proseguimento della liturgia che ha portato dopo due ore e mezza i pellegrini davanti alla Sacra reliquia recitando il rosario e cantando a pieni polmoni i canti della tradizione religiosa. Va detto che ciò ha destato qualche meraviglia negli altri presenti, tra cui un gruppo di “Mussulmani per il dialogo” recanti bandiera tunisina che giusto precedeva i pellegrini del Summorum Pontificum, e persino nel servizio d’ordine schierato sul percorso. Segno, come sottolineato dal Cardinale, che spesso la visita alla Sindone viene scambiata più per un giro turistico ad un qualunque reperto archeologico che per il solenne cammino cristiano verso i gloriosi segni della Passione e lo strabiliante mistero della Resurrezione. Il fatto che non si potesse sostare in alcun modo a pregare davanti alla reliquia e che le chiacchiere venissero soffocate con sterili inviti al silenzio invece che con la preghiera, non ha giovato all’immagine dell’organizzazione. Eppure la Sindone stava lì, muta testimone della Gloria di Dio, con tutto il suo splendore, e per noi sarebbe stato bello caderle in ginocchio davanti, e cantarle solennemente: Vexilla Regis prodeunt, fulget crucis mysterium...

 fonte:Rinascimento Sacro