Testo della conferenza tenuta ad Ancona il 27 maggio del 2006 dal dott. Solideo Paolini, autore del libro: Fatima - Non disprezzate le profezie, Edizioni Segno, 2005
Reverendi padri, cari amici,
vi ringrazio per la presenza attenta, ringrazio il professor Matteo D’Amico per l’impegno nell’organizzare quest’incontro, ed esprimo di cuore la mia gratitudine alla Fraternità sacerdotale san Pio X per l’appoggio, deciso e solidale, che ha dato a questo libro.
La mia presentazione si articolerà in due punti: la prima parte è lo “status questionis”, il punto della situazione in oggetto; la seconda è quella operativa: stando così le cose, che fare?
Vorrei introdurle con due citazioni di suor Lucia, la veggente di Fatima che, lungamente superstite, è morta l’anno scorso; entrambi gli spunti sono presi dall’ultima intervista libera che potè fare, nel 1957 a padre Fuentes, prima che su di lei ? il libro ne parla bene ? calasse il bavaglio, o peggio ancora il filtro.
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“Padre, la Madonna è molto triste, perché nessuno ha dato importanza al Suo messaggio. Né i buoni né i cattivi.”
Nessuno. Evidentemente è un’iperbole, qualcuno che ha preso sul serio il messaggio di Fatima c’era e c’è; ma il senso è chiarissimo: ciò che tale passo esprime, con giusta forza, è la triste realtà di fondo d’una sordità che non riguarda solamente “i lontani”, per la quale non c’è da pensare soltanto a dove è più evidente…Nessuno, né i cattivi né i buoni.
Proprio questo è il filo rosso del libro, già nel titolo, “Non disprezzate le profezie”: davanti a un evento così grande ? prodigiosamente grande nei segni che l’hanno accreditato, pensiamo al miracolo del sole; tragicamente grande nelle sue profetiche ammonizioni, “se…intere nazioni saranno annientate” (per non parlare degli avvertimenti apocalittici del terzo segreto); meravigliosamente grande nella misericordia offerta, ai figli in procinto d’essere minacciati dai pericoli più grandi, da Colei che è la “Mater misericordiae” ? ebbene, davanti a questo, la grettezza della mancata accoglienza.
Un dramma che parte da lontano, variamente modulato, e giunto sino al punto ? ma, a dispetto del superficialismo imperante, la punta dell’iceberg non è l’iceberg, bensì rimanda alla totalità dell’iceberg ? giunto sino al punto di realizzare, nell’Anno Santo 2000, una pubblicazione nascostamente incompleta dell’ammonizione del Cielo.
Dopo un ritardo di quarant’anni: perché da una parte, la Madonna ne aveva ordinato la pubblicazione nel 1960; ma dall’altra, i Papi (Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II) ? per dirla coi cardinali Ratzinger e Oddi ? l’avevano giudicata inutile, anzi pericolosa.
Padre Malachi Martin, purtroppo morto da alcuni anni, era il segretario del cardinale Bea, intimo collaboratore di papa Giovanni XXIII. In tale veste, egli lesse il Segreto, così ha dichiarato. Intervistato, dichiarò di non poterlo rivelare, tra l’altro prima di leggerlo gli avevano fatto promettere il silenzio, ma che avrebbe voluto rivelarlo, “perché una cosa del genere, secondo calcoli umani, darebbe una grande scossa, spaventerebbe le persone, riempirebbe i confessionali il sabato sera, riempirebbe le cattedrali, le basiliche e le chiese di credenti che si inginocchiano, battendosi il petto”.
Nel maggio-giugno 2000, al tempo dello svelamento ufficiale, chi di noi ha visto questo?
Quanto ora affermo, il libro lo dimostra.
Uscito per le Edizioni Segno nell’ottobre 2005 e formato da 300 pagine con un migliaio di note, redatto tra il 2000 e il 2004 sulla base di un’ampia raccolta di documentazione, esso dimostra ? testimonianze e dati alla mano ? che nell’Anno Santo il famoso terzo segreto di Fatima non è stato svelato, ma, di per sè, velato. Cerca quindi di ricostruire le 25 righe formate dalle parole della Madonna, ovvero il seguito della frase tronca alla fine del secondo segreto: “In Portogallo, il dogma della fede sarà sempre conservato, etc.”: ricostruisce appunto, sostanzialmente, quell’eccetera.
Non si tratta di scandalismo, né di curiosità fine a sé stessa, né di polemica passionale: non è questo l’intento del libro o il suo tenore.
Si tratta di mettere in luce questioni che meritano di essere affrontate, e che interpellano ciascuno.
Certo, è uno studio che pubblicamente pone una questione scomoda e muove una critica (rivolta, più che alle persone, alla linea che ha condotto a tenere ostinatamente sotto il moggio tanta luce in tempi tanto bui): ma è giusto scansare a priori tale obiezione come illegittima?
La Madonna voleva che il terzo segreto fosse pubblicato nel 1960 (e magari anche al Cielo bisognerà ubbidire); il papa Paolo VI ha abolito la riserva della preventiva approvazione ecclesiastica su tali scritti ; dopo la quantità di “mea culpa” non mi sembrerebbe peraltro coerente l’arma del “Inaudito! Voi criticate la Chiesa”, “Tacete perché date scandalo”; e infine, anche uno degli ultimi Pontefici, Giovanni Paolo II, ha ribadito nella Fides et Ratio quanto già detto dal dogmatico Concilio Vaticano I, la vera fede non è in contrasto con la sana ragione: sicchè non si ubbidisce neppure ai “Papi di oggi” dicendo di non pensare, non interessarsi…
E quindi: la questione, importante ? sempre Giovanni Paolo II ha detto che Fatima è molto importante, nel suo primo pellegrinaggio il 13 maggio 1982, addirittura specificamente che pone un obbligo sulla Chiesa ? , è una questione che va affrontata nel merito, e non evitata con abusi o paraventi d’autorità, oggettivamente farisaici. E che, alleati con l’opportunismo e il torpore, vediamo generare una sorta di cappa di ferro.
Ma qual è il vero contenuto del terzo segreto, nel foglio tuttora non pubblicato?
Per affrontare in maniera conveniente la questione rimando a una lettura attenta e riflessiva del libro, limitandomi ora a qualche cenno.
L’elemento centrale della profezia, che poi scatena sciagure e cataclismi della più ampia portata, il perno del segreto, è la predizione d’una crisi dottrinale all’interno della Chiesa. Devastante.
Una crisi che parte dall’alto, dal vertice umano della Chiesa; che parte negli anni ‘60 e finisce con il trionfo del Cuore Immacolato di Maria Santissima (quindi riguarda il nostro tempo); che sembra collegata alle profezie degli ultimi tempi, anche della Sacra Scrittura e soprattutto dell’Apocalisse, e che forse prepara la via all’Anticristo (come misteriosamente sapevano i mandanti di Agca).
Qui bastino tre citazioni, tanto gravi quanto autorevoli.
Padre Joaquin Alonso è stato per molti anni, fino alla morte nel dicembre 1981, l’archivista ufficiale di Fatima. In tale veste ha potuto parlare più volte con suor Lucia. Ha quindi un grande peso questa sua testimonianza; e non traggano in inganno le formule ipotetiche cui egli ricorre: si tratta soltanto di linguaggio diplomaticamente cauto, non potendone parlare liberamente; tant’è che conclude con questo sigillo: “[…]niente di tutto ciò è estraneo ad altre comunicazioni che suor Lucia ha avuto a questo soggetto”, cioè: sono cose dette da suor Lucia. Eccole:
“[…]questi dogmi si oscureranno, o perderanno del tutto. […]Il testo non pubblicato parla di circostanze concrete? È possibile che parli non solo di una reale crisi della Chiesa durante questo periodo intermedio, ma come nel segreto di La Salette, per esempio, ci sono riferimenti concreti a lotte interne fra cattolici o alla caduta di sacerdoti e religiosi. Forse si riferisce persino alle mancanze della gerarchia superiore della Chiesa”.
E se il card. Oddi, che ebbe un colloquio con suor Lucia, ne trasse la convinzione “che il terzo segreto predicesse qualcosa di terribile che la Chiesa aveva fatto”, ovviamente nel senso improprio degli uomini di Chiesa, il cardinale Ciappi, per decenni e sotto più Pontefici “teologo del Papa”, è stato assolutamente lapidario, scrivendo poco prima di morire: “Nel terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa partirà dalla sua sommità!”.
L’apostasia è il rigetto, il rinnegamento, la perdita della fede cattolica (non necessariamente per non credere più a niente: magari, ed è la cosa più insidiosa, per sostituirla con una falsa fede). È il monito più grave che la Madre del Verbo Incarnato potesse rivolgere.
Dicevamo, che fare? Proprio per il carattere costruttivo di questo sasso nello stagno.
Ad una risposta giusta e concreta direi possa ben introdurci quest’altro passo dell’intervista di suor Lucia al padre Fuentes: “Padre, non stiamo ad aspettare un appello dal Santo Padre, né dal nostro vescovo, o dai superiori delle congregazioni religiose…”.
Lo disse nel 1957, Pio XII regnante; ma quanto calza!
Capita di sentirsi dire: ho letto sui giornali (fonti molto attendibili!) che il Papa adesso farà questo e quest’altro…e allora, quando la situazione sarà favorevole, sarò contento e ne prenderò parte, perché non posso vedere questo, non posso vedere quest’altro…E dell’uno o dell’altro frutto cattivo all’interno della Chiesa ci si lamenta, ci si lamenta, ci si lamenta…sterilmente. Ci si rende impopolari a dire queste cose, e certamente i casi non sono tutti uguali, ma il fenomeno è reale.
Queste nostre Marche, che mi sono profondamente care, sono una terra piuttosto sana, ma anche tiepidamente stagnante; poco allergica al conformismo, poco allergica talvolta a scorciatoie voltagabbana, e molto allergica all’odor d’incomodi: sicchè ? talvolta addirittura nobilitandosi dietro bei paraventi ? meglio sparlare che andare avanti in questioni scomode.
Non stiamo ad aspettare che facciano qualcosa gli altri, diceva la veggente da parte della Madonna, è l’ora in cui è necessario che ciascuno inizi da se stesso.
Si obietta: “Ma quanto possiamo riuscire…” (ma quanta miopia!), “Ma così saremmo in pochi…”: eppure ? vedendo le cose nell’ottica della fede, anziché nella mentalità del mondo ? quanta folla c’era nell’ora suprema, sotto la Croce?
E la parte pubblicata del terzo segreto non ci mostra forse che proprio la via della croce e del martirio è quella, infine, realmente vittoriosa, come un cristiano dovrebbe ben sapere?
Chi ricorda cosa dice il Vangelo sul segno distintivo dei veri e dei falsi profeti, per gli uni il rifiuto denigratorio e persecutorio, per gli altri la lode di tutti?
Se a Sodoma, la grande città, Dio ne avesse trovato dieci che avevano conservato la fedeltà, dieci in una città così grande, per riguardo a loro avrebbe risparmiato dalla distruzione tutta la città.
Non è completamente falso che debba esserci un’attesa; e, aggiungo, bisogna attestarsi su tale attesa con paziente perseveranza, senza né illudersi né disperarsi. Io sono assolutamente convinto che la risoluzione finale _ forse a prezzo di atti eroici, da quanto la situazione è grave _ è nelle mani del Santo Padre; che sarà per via soprannaturale e, plausibilmente, traumatica: ma, intanto, possiamo e dobbiamo fare, con ordinato zelo, la nostra parte. Al riguardo, mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione quattro punti.
1 - La lettura attenta e la diffusione sollecita del libro.
Infatti può essere uno strumento, per mostrare ad alcuni l’esistenza di un problema, ad altri per farlo comprendere meglio.
Mi ha confortato e rallegrato sentire che qualcuno, dopo la lettura del libro, evidentemente una lettura non superficiale e fatta in buone disposizioni, aveva piuttosto cambiato idea su qualche punto importante, che qualcun altro ne aveva donato delle copie…
Può essere richiesto direttamente all’editore, oppure tramite libreria (non è difficile, avendo le edizioni Segno una buona catena di distribuzione).
Attualmente l’autore ne ha finito tutte le copie e attende la ristampa ? soltanto con la correzione di alcuni refusi e l’aggiunta di qualche testimonianza; con quale editore e in quante lingue è attualmente in valutazione ? , ma Segno qualche copia ancora ce l’ha, quindi non c’è neppure da attendere.
Anche questo, molto semplicemente, può rientrare nella testimonianza della Fede con tutte le sue implicazioni, che siamo tenuti a dare, nella buona battaglia della Fede, che siamo tenuti a combattere.
2 - Il Santo Rosario.
La Madonna lo ha raccomandato con insistenza: di recitarlo tutti i giorni. E la veggente ci ha detto che Ella, in considerazione dei tempi difficili, ne ha rinforzato l’efficacia, sicchè è una difesa e un’arma potentissima.
Non è un caso che il testo riporti in appendice una guida per la sua recita, giacchè il favorire la crescita della devozione alla Madonna è uno degli intenti, principalissimo, di questo lavoro.
Vediamo che qui le devozioni del mese di maggio un po’ reggono, del che mi rallegro (purchè non ci si tranquillizzi a sproposito): sarebbe bello se, ad esempio, più famiglie riprendessero la consuetudine di dire insieme, quotidianamente e per tutto l’anno, il Santo Rosario (almeno qualche decina, magari per iniziare; sono pochi minuti, basta avere almeno un familiare un po’ disponibile).
Quella corona attorno alla quale, anziché attorno alla televisione, si riuniva ogni sera la famiglia, i nostri nonni si ricordano bene…
3 - I cinque primi sabati del mese, in onore del Cuore Immacolato di Maria Santissima.
È una pratica riparatrice che la Madonna di Fatima ha chiesto, promettendo che in risposta ci sarebbero stati risparmiati dei flagelli incombenti, attirandosi anche il Suo materno soccorso per la grazia suprema di una buona morte. Frequentando i nostri ambienti non è difficile informarsi su come farli.
Ora mi preme rispondere brevemente a una domanda che si potrebbe porre: che nesso c’è tra queste devozioni (il Santo Rosario, i primi sabati) e il tema primario del terzo segreto (gravissimi problemi interni alla Chiesa)?
Bisognerebbe approfondire la comprensione del terzo segreto, ovvero della crisi nella Chiesa, le sue dinamiche, il suo terreno, la sua natura di castigo; qui mi limito a esplicitare: davanti a tanti e tali mali, davanti a Satana lasciato libero, davanti al buio, quant’è saggio e confortante far ricorso alla Madonna, umilmente coi mezzi che Lei stessa ci ha indicato, guardando e affidandosi a questa Stella nella buia notte!
4 - Infine, un punto che bisognerà illustrare: la giusta attitudine da tenere nella situazione profetizzata dal terzo segreto. Quale pratica davanti a questa situazione.
Ricapitoliamo: da dopo il 1960, anno indicato dal Cielo per la divulgazione del terzo segreto, c’è nella Chiesa una crisi. Una crisi di tipo innanzitutto dottrinale, perciò radicale, e universale, provenendo dall’alto. Il che contraddice l’impostazione di un certo filone, che riduce il problema ai pur realissimi abusi ed eccessi “in basso”.
Del mondo non ne parliamo, siamo alla frutta della lunga apostasia moderna: ma quando in un paese le guardie vanno disastrosamente, bisognerà agire lì più che stupirsi e prima di occuparsi dei tanti furti dei ladri…
E che ci sia questa crisi, straordinaria, l’ha detto tante volte lo stesso Santo Padre, allora cardinale Ratzinger (e probabilmente non è un caso che egli già avesse letto il terzo segreto): pensiamo alla nota Via Crucis del Venerdì Santo 2005, la Chiesa sembra una barca che sta sul punto di affondare… Pensiamo a questa frase di Rapporto sulla fede: “questo confuso periodo dove davvero ogni tipo di deviazione ereticale sembra premere alle porte della fede autentica…”
Una strada d’apostasia che viene dalla sommità della Chiesa…l’eresia che preme non qua o là, su questo o quel punto, ma da ogni parte…la Chiesa invasa dal fumo di Satana, che ? l’ha detto il papa Paolo VI, pallida eco di quel che aveva letto nel monito del Cielo ? vi è entrato: cioè come occupata, con il nemico che è anche dentro…è normale questo?
No, non è la situazione normale nella Chiesa. È molto importante, è fondamentale, fissare bene questo punto: oggi c’è nella Chiesa per quanto la sua natura teandrica, divino-umana, lo rende possibile una situazione anormale. Ora, il buonsenso mostra che in una situazione che esce dalla normalità, non sempre ci si comporta nello stesso modo che in quella normale.
Immaginiamoci degli accampati subito dopo un terremoto che ha ridotto la casa in macerie, e un bambino che dica: non vado a letto, perché la mamma mi ha detto che non devo andare a letto se non mi sono lavato i denti (senonchè, spazzolino e dentifricio sono sotto le macerie). Forse che la mamma non mi ha insegnato una cosa buona? Ci si lava i denti prima di andare a letto!
Oppure ? porto sempre questo esempio ? pensiamo a una casa che ha preso fuoco, e da dentro un bambino piccolo piange; i genitori non ci sono, oppure sono svenuti o feriti nell’incendio; che deve fare una persona che vede questo? Deve entrare e cercare di metterlo in salvo, o deve ragionare così: io non sono il padrone di casa, non ho l’autorizzazione a entrare, e la legge vieta la violazione di domicilio? (Mi ricorda quella dell’asino che cade nel pozzo il giorno di sabato…).
Questo principio lo ritroviamo anche nella storia della Chiesa e nella teologia cattolica.
Ha detto san Teodoro Studita dei tempi dell’eresia ariana: “A motivo delle pressanti necessità, in questo momento di crisi in cui predomina l’eresia, non si fa tutto come stabilito in tempo di pace”.
Nel libro cito due passi di un’opera del domenicano Umberto degl’Innocenti, docente alla Pontificia Università Lateranense. Uno è quello dove si nota : “Occorre…distinguere soprattutto uomini e istituzioni, e persuadersi che può essere lecito e talvolta anche doveroso gridare contro i primi senza coinvolgere le seconde”; per dirla con santa Giovanna d’Arco, “gli uomini di Chiesa non sono la Chiesa” e, aggiungo, il sistema postconciliare non è la Chiesa in quanto tale, giacchè anche una stessa realtà può essere considerabile sotto diversi titoli, convivendovi più figure: nel caso, gli orientamenti caduchi del momento, ovvero il nuovo corso ecclesiale, e il suo permanente essere profondo.
L’altro passo è quello in cui appunto osserva: “Non si giudica una situazione eccezionalissima con i criteri d’ordinaria amministrazione”.
Certo, non è che in tali situazioni si possa legittimamente fare tutto e il contrario di tutto: anche se c’è quell’incendio, non posso entrare in quella casa e rubare; non posso entrare, prendere il bambino e automaticamente trattenerlo per sempre con me; ma legittimamente posso e debbo, in coscienza e in carità, entrare per metterlo al sicuro anche senza l’autorizzazione del padrone di casa ? cosa che, in una situazione normale, sarebbe illegale violazione di domicilio, da non farsi.
Ora, il Cielo ? l’Autorità suprema e assoluta ? ci dice: siamo in tempi di crisi straordinaria nella Chiesa: l’ortodossia cattolica è universalmente minacciata e la Chiesa è offuscata, come eclissata, dal fumo di Satana al suo interno.
Il che non vuol dire che noi giudichiamo tutti eretici e apostati nel mondo cattolico ufficiale: chiaramente è una tendenza, ciò che la Madonna a nome di Dio ha denunciato, un processo contrario al depositum fidei, che oggettivamente avrebbe attraversato la cattolicità, dilagando con frutti rovinosi.
Bisognerà dunque chiedersi: la Chiesa ha mai passato, transitoriamente s’intende, situazioni del genere?
Parzialmente sì (la crisi ariana, il grande scisma d’Occidente).
Le ha mai previste, come possibili a realizzarsi?
Andiamo a vedere nella più sicura e avallata teologia cattolica, e troviamo che, in realtà, di certi casi non comuni effettivamente se ne parla.
Qui mi limito a richiamare un’indicazione, tanto semplice quanto pertinente e preziosa. È la “regola per distinguere la verità cattolica dall’errore”, che san Vincenzo di Lerino ci dà nel Commonitorium; si tratta di un’opera e un autore probati, cioè approvati, lodati dalla Chiesa stessa, per tanti secoli.
Vi leggiamo:
“Come, dunque, dovrà comportarsi un cristiano cattolico [notate bene: “un cristiano cattolico”: quindi, non solo la gerarchia ecclesiastica] se qualche piccola frazione della Chiesa…”: ahinoi, non è questo il nostro caso, oggi non è questione di qualche piccola frazione della Chiesa.
“Se, però, si tratta di una novità ereticale che non è limitata a un piccolo gruppo, ma tenta di contagiare e contaminare la Chiesa intera?”: ecco, è questo!
Precisamente questa è la situazione da cui la Madonna Santissima voleva fossimo messi in guardia a partire già dal 1960: un pericolo generale per la dottrina della fede, per la retta fede, con gli annessi e connessi.
Che fare dunque in questi frangenti?
Riprendiamo il Commonitorium dove l’avevamo lasciato:
“In tal caso, il cristiano dovrà darsi da fare [e non dormire, sfogare lagnandosi o lavarsi le mani] per aderire all’antichità, la quale non può evidentemente essere alterata da nessuna nuova menzogna”.
È una misura generale di buonsenso: quando c’è un’epidemia alimentare generale a partire da una data, in attesa che passi ci si orienta già a priori ? cautelativamente, prudenzialmente ? su prodotti confezionati in precedenza, in tempi più sicuri. Quanto sarebbero fuori luogo discorsi tipo: “ma confezionare dei nuovi prodotti è una cosa possibile”, oppure “voi non siete…l’ufficio d’igiene, che è l’organo competente per dare i responsi”: discorsi proprio impostati male!
E come al contrario, nella autorevolissima luce di cui stiamo trattando, si palesa appropriata la posizione detta tradizionalista: in questo quadro, noi ci attacchiamo al Catechismo antico, alla Messa antica e così via, organizzandoci di conseguenza e come la realtà ce lo consente (e non come in astratto si preferirebbe); nell’attesa serena, fedele e militante che, sino in fondo, l’eclissi venga meno.
Atteggiamento certamente controcorrente, di dissenso rispetto a una certa strada e situazione, ma al contempo leale e costruttivo, con tutti: col nostro Santo Padre, Benedetto XVI, cui a ben vedere tale franchezza vuole offrire miglior servizio che tante ipocrisie, con i pastori locali, con la nostra terra e con quanti la buona Provvidenza ha posto sul nostro cammino.
Grazie.
Edizioni Segno, via E. Fermi, 80, 33010 Feletto Umberto, Tavagnacco, Udine. Tel. 0432.57.51.79 - Fax: 0432.575589.
fonte:una fides