Prefazione di don Ennio Innocenti alla ristampa dell’opera di Mons. Francesco Spadafora
LA RISURREZIONE DI GESU'.
(Edizioni Cantagalli, Siena, Maggio 2010)
PREFAZIONE
Nel IV sec., i vertici della Chiesa passarono in gran parte all’eresia che negava la divinità di Cristo.
Sul declino di questo sec. XX, il Papa Giovanni Paolo II elevò il suo monito davanti ai vescovi riuniti a Puebla: è in atto il tentativo di negare la divinità di Cristo.
In America Latina questo tentativo prese forma di una pseudoteologia politicizzata, in Europa assume, di preferenza, le forme d’un’esegesi d’accatto. In grazia di tali forme esegetiche viene svuotato di soprannaturale tutto il Kerigma cristiano. Non c’è da meravigliarsi che questo empio tentativo accentri i suoi sforzi nella negazione del dogma della Resurrezione, come aveva avvisato chiaramente San Paolo, se Cristo non è risorto (veramente: col suo vero corpo crocifisso), la nostra fede è del tutto vana, del tutto infondata. In ambiente cattolico il tentativo di questa sovversiva esegesi è in atto da più di 100 anni. San Pio X mise di fronte alla loro responsabilità i sacerdoti penetrati dalle velenose dottrine dei nemici della Chiesa: questi sacerdoti si avventavano sacrilegamente perfino contro la persona di Cristo di cui negavano la divinità.
L’ondata inquinante ricomparve con forme esegetiche apparentemente rinnovate durante il pontificato di Pio XII e si fece aggressiva durante quello di Giovanni XXIII. Fu allora che, insieme ad altri, scese in campo in Italia un eccellente esegeta che già aveva dato adeguata misura del suo valore scientifico e delle sua forza polemica: Francesco Spadafora.
I significativi risultati da lui conseguiti nel primo scontro furono vanificati dall’indulgente governo ecclesiastico degli anni seguenti, ma Spadafora rimase sulla breccia durante il Concilio a contrastare il passo agli esegeti modernisti che miravano a svuotare i vangeli del loro valore storico. Quando in Concilio filtravano i suoi libelli – con tanto di firma bene in vista – gli schieramenti managerialmente concertati degli avversari entravano in una agitazione febbrile che tradiva il loro scompiglio. E difatti la costituzione conciliare Dei Verbum segnò la loro sostanziale sconfitta (come del resto, la famosa nota previa al cap. III della costituzione Lumen Gentium), ma dopo il Concilio gli esegeti modernisti, negatori del fatto storico della Risurrezione di Gesù, operarono un vero sconquasso e occuparono importanti punti strategici dai quali ancora in questi ultimi anni, hanno diffuso la loro mascherata sovversione.
Alcuni di loro sedettero sugli elevati scranni della Commissione Teologica Internazionale e della Pontificia Commissione Biblica ed ecco di nuovo Spadafora allo scoperto e prendere per il bavero questi falsi scienziati clericali. Spadafora era un fanciullo come amico, un massacratore se saliva sul ring. Questo libro, coronato dalla Commissione del Premio Letterario intitolato al Nazzareno, è un ring e in esso trovano pane per i loro denti i celebrati esegeti che incrinano o negano la verità storica e il dogma della Risurrezione di Cristo.
Prima della Pasqua del ’78 il Tribunale che, a nome del Papa, ha il compito di tutelare la dottrina cattolica, aveva lanciato una pubblica diffida contro un negatore della vera risurrezione di Cristo: un domenicano francese caparbio, ostinato, contumace.
Ma Spadafora sembra dire a quel supremo tribunale: con chi ve la prendete? coi pesci piccoli? I pesci grossi stanno a Roma, a vostra portata di mano, coccolati e onorati come luminari.
In questo libro jure premiato vengono denunciate le responsabilità del domenicano Salguero, dei gesuiti Latourelle, Martini, de la Potterie, Schökel Lyonnet, David Stanley, Zerwik e, soprattutto, del gesuita Martelet e del gesuita Saverio Leon-Dufour. La fiamma del Nostro lambisce anche l’idolatrato Karl Rahner, ma – da esegeta – soltanto tramite il suo assistente Karl Lehmann. Spadafora non dimentica neppure il prelato belga Brown e – fra gli italiani – il divulgatore Porro, in quanto tutti e tre sono piccoli diffusori dell’esegesi modernista.
Non si deve credere che Spadafora sia stato il solo a reagire contro gli attuali ripetitori modernisti: i card. Bea, Daniélou, Journet; gli esegeti Feuillet, Lagrange, Bavaud…sono intervenuti con gli stessi criteri di Spadafora. Aveva chiesto e ottenuto udienza dal Card. Ratzinger e gli aveva vuotato il sacco. Gli domandai: “Che ha risposto?”, Spadafora ammise: “È completamente d’accordo”. Ma tutto andava come prima. Per questo pubblicò il libro ora riproposto mentre Ratzinger-Benedetto XVI ripropone i criteri della storicità dei racconti evangelici canonici.
A Spadafora non era punto sfuggito, come il lettore può verificare tra le pagine di questo libro, che la mentalità matrice della negazione della Risurrezione di Gesù è quella gnostica. Peccato che gli attuali apologeti, anche i più illustri, non se ne accorgano. Essi si illudono pensando che la gnosi spuria è un errore antico, mentre in realtà è il segreto suggeritore di quasi tutte le empietà contemporanee.
Ennio Innocenti
del Clero Romano
LA RISURREZIONE DI GESU'.
(Edizioni Cantagalli, Siena, Maggio 2010)
PREFAZIONE
Nel IV sec., i vertici della Chiesa passarono in gran parte all’eresia che negava la divinità di Cristo.
Sul declino di questo sec. XX, il Papa Giovanni Paolo II elevò il suo monito davanti ai vescovi riuniti a Puebla: è in atto il tentativo di negare la divinità di Cristo.
In America Latina questo tentativo prese forma di una pseudoteologia politicizzata, in Europa assume, di preferenza, le forme d’un’esegesi d’accatto. In grazia di tali forme esegetiche viene svuotato di soprannaturale tutto il Kerigma cristiano. Non c’è da meravigliarsi che questo empio tentativo accentri i suoi sforzi nella negazione del dogma della Resurrezione, come aveva avvisato chiaramente San Paolo, se Cristo non è risorto (veramente: col suo vero corpo crocifisso), la nostra fede è del tutto vana, del tutto infondata. In ambiente cattolico il tentativo di questa sovversiva esegesi è in atto da più di 100 anni. San Pio X mise di fronte alla loro responsabilità i sacerdoti penetrati dalle velenose dottrine dei nemici della Chiesa: questi sacerdoti si avventavano sacrilegamente perfino contro la persona di Cristo di cui negavano la divinità.
L’ondata inquinante ricomparve con forme esegetiche apparentemente rinnovate durante il pontificato di Pio XII e si fece aggressiva durante quello di Giovanni XXIII. Fu allora che, insieme ad altri, scese in campo in Italia un eccellente esegeta che già aveva dato adeguata misura del suo valore scientifico e delle sua forza polemica: Francesco Spadafora.
I significativi risultati da lui conseguiti nel primo scontro furono vanificati dall’indulgente governo ecclesiastico degli anni seguenti, ma Spadafora rimase sulla breccia durante il Concilio a contrastare il passo agli esegeti modernisti che miravano a svuotare i vangeli del loro valore storico. Quando in Concilio filtravano i suoi libelli – con tanto di firma bene in vista – gli schieramenti managerialmente concertati degli avversari entravano in una agitazione febbrile che tradiva il loro scompiglio. E difatti la costituzione conciliare Dei Verbum segnò la loro sostanziale sconfitta (come del resto, la famosa nota previa al cap. III della costituzione Lumen Gentium), ma dopo il Concilio gli esegeti modernisti, negatori del fatto storico della Risurrezione di Gesù, operarono un vero sconquasso e occuparono importanti punti strategici dai quali ancora in questi ultimi anni, hanno diffuso la loro mascherata sovversione.
Alcuni di loro sedettero sugli elevati scranni della Commissione Teologica Internazionale e della Pontificia Commissione Biblica ed ecco di nuovo Spadafora allo scoperto e prendere per il bavero questi falsi scienziati clericali. Spadafora era un fanciullo come amico, un massacratore se saliva sul ring. Questo libro, coronato dalla Commissione del Premio Letterario intitolato al Nazzareno, è un ring e in esso trovano pane per i loro denti i celebrati esegeti che incrinano o negano la verità storica e il dogma della Risurrezione di Cristo.
Prima della Pasqua del ’78 il Tribunale che, a nome del Papa, ha il compito di tutelare la dottrina cattolica, aveva lanciato una pubblica diffida contro un negatore della vera risurrezione di Cristo: un domenicano francese caparbio, ostinato, contumace.
Ma Spadafora sembra dire a quel supremo tribunale: con chi ve la prendete? coi pesci piccoli? I pesci grossi stanno a Roma, a vostra portata di mano, coccolati e onorati come luminari.
In questo libro jure premiato vengono denunciate le responsabilità del domenicano Salguero, dei gesuiti Latourelle, Martini, de la Potterie, Schökel Lyonnet, David Stanley, Zerwik e, soprattutto, del gesuita Martelet e del gesuita Saverio Leon-Dufour. La fiamma del Nostro lambisce anche l’idolatrato Karl Rahner, ma – da esegeta – soltanto tramite il suo assistente Karl Lehmann. Spadafora non dimentica neppure il prelato belga Brown e – fra gli italiani – il divulgatore Porro, in quanto tutti e tre sono piccoli diffusori dell’esegesi modernista.
Non si deve credere che Spadafora sia stato il solo a reagire contro gli attuali ripetitori modernisti: i card. Bea, Daniélou, Journet; gli esegeti Feuillet, Lagrange, Bavaud…sono intervenuti con gli stessi criteri di Spadafora. Aveva chiesto e ottenuto udienza dal Card. Ratzinger e gli aveva vuotato il sacco. Gli domandai: “Che ha risposto?”, Spadafora ammise: “È completamente d’accordo”. Ma tutto andava come prima. Per questo pubblicò il libro ora riproposto mentre Ratzinger-Benedetto XVI ripropone i criteri della storicità dei racconti evangelici canonici.
A Spadafora non era punto sfuggito, come il lettore può verificare tra le pagine di questo libro, che la mentalità matrice della negazione della Risurrezione di Gesù è quella gnostica. Peccato che gli attuali apologeti, anche i più illustri, non se ne accorgano. Essi si illudono pensando che la gnosi spuria è un errore antico, mentre in realtà è il segreto suggeritore di quasi tutte le empietà contemporanee.
Ennio Innocenti
del Clero Romano