segunda-feira, 26 de setembro de 2011

Intervista a Gnocchi e Palmaro sul loro nuovo libro




Concilio Vaticano II


il mito di un "superdogma" da cui uscire


La Chiesa cattolica sta attraversando una delle crisi più gravi della sua esistenza: apostasia e scandali morali la intossicano. Chi è cattolico ne rimane profondamente turbato e addolorato e qualcuno cerca, con coraggio intellettuale, una spiegazione di questo traumatico momento storico. Gli effetti hanno sempre una causa: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, con il loro nuovo libro di prossima uscita, mostrano che alla radice del dramma c’è una crisi di Fede che si è manifestata in tutta la sua virulenza a partire dagli anni Sessanta con il Concilio Vaticano II. Si tratta di un’analisi che farà scalpore poiché sono evidenziate le origini della crisi attuale e il lettore potrà trovare ricostruiti, con tutte le loro responsabilità, volti e fatti che sono stati mitizzati e posti in un alveo di intoccabilità.


Abbiamo rivolto alcune domande agli autori:


Il 7 ottobre esce il vostro nuovo libro, edito da Vallecchi. Un titolo e un sottotitolo come La Bella addormentata - Perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà lasciano pochi dubbi sul contenuto che, come è prevedibile, susciterà polemiche.


Siamo preparati al fatto che il libro possa suscitare delle polemiche. Tuttavia, noi non l’abbiamo scritto per il gusto della provocazione. Quel titolo dice che noi amiamo la Chiesa, e che davanti a lei ci mettiamo innanzitutto in contemplazione di un mistero soprannaturale: la Chiesa è una madre bella e senza errore, perché non è una realtà solo umana, ma fondata dal Figlio di Dio. Certo, la Chiesa vive nella storia, e si intreccia con i problemi e con le miserie degli uomini, con le mode passeggere, con l’inimicizia senza posa del misterium iniquitatis. La stagione conciliare e post conciliare è un pezzo di questa storia bimillenaria: siccome c’è chi pretende di considerarla l’unica senza macchia e senza errori, allora è necessario che qualcuno sgomberi il campo da questa visione mitologica e leggendaria.



Voi insistete molto su questo concetto di “mito del Concilio”, una categoria che in qualche modo avete contribuito a elaborare insieme a un gruppo di intellettuali. Che cosa intendete esattamente con questa espressione?


Ormai è evidente quasi a tutti che il Vaticano II è avvolto da un aura mitologica che provoca reazioni rabbiose nei confronti di chi semplicemente ponga domande scomode su quell’evento e sulle sue conseguenze. Augusto Del Noce diceva che la modernità si caratterizzava per un inquietante divieto: quello di fare domande. Anche in casa cattolica c’è chi vorrebbe impedire di fare delle domande sul Vaticano II. Siccome noi parliamo del Concilio senza quella riverenza politicamente, teologicamente e clericalmente corretta così diffusa tanto fra i progressisti quanto fra i conservatori, qualcuno griderà allo scandalo. Magari senza aver letto il libro, come accade sempre più frequentemente. Ma questo fa parte del gioco e non ce ne stupiamo. Come Totò, siamo uomini di mondo: anche noi, a modo nostro, abbiamo fatto tre anni di militare a Cuneo.


Che cosa ci sarebbe di tanto “scandaloso” nel vostro libro?


L’aspetto più scandaloso è che non c’è nulla di scandaloso. È il lavoro di due cattolici che si trovano a vivere la crisi acuta del mondo cattolico di oggi e cercano di capirne i motivi. Una crisi teologica, filosofica, morale, liturgica, disciplinare. Dal punto di vista cronologico, questa crisi viene dopo il Concilio Vaticano II. Ovviamente, non tutto ciò che accade prima di un certo fatto né è anche la causa. Fra l’altro, nel nostro lavoro, noi sosteniamo che la crisi inizia e viene preparata molto prima. Ma non possiamo nascondere che in quel punto preciso della storia della Chiesa avviene qualche cosa di inedito che fornisce alle forze moderniste gli strumenti, gli uomini e i temi che tanto cercavano per avere la meglio.


Desenzano, 28 maggio 2011, Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro alla Marcia per la vita



Ma questa affermazione, per il pensiero dominante, è scandalosa…


Benissimo, non saremo certo noi a farcene un problema. Molti preferiscono pensare che la crisi viene dopo il Concilio, ma non a causa del Concilio. Il nostro libro, senza preconcetti e senza tesi precostituite, vuole mettere alla prova una simile interpretazione, che non può essere accettata come un assioma indiscutibile. Per sostenere un’ipotesi occorre argomentarla. Parliamone, discutiamone pacatamente, senza pretendere di chiudere la bocca a chi ha seri dubbi e vuole avere risposte chiare e precise. Noi non siamo d’accordo con coloro che si impegolano nella questione ermeneutica travisando le indicazioni di Papa Benedetto XVI e attribuendo al Pontefice il proprio pensiero. Costoro sovrappongono il proprio magistero a quello del Papa pensando di crearsi uno scudo imperforabile. Noi facciamo un’altra operazione; applichiamo l’ermeneutica del buon senso e arriviamo a una conclusione molto semplice e diffusa tra tanti buoni cattolici: se dopo il Concilio non è arrivata la primavera ma la tempesta, significa che qualche problema ci deve essere. Altrimenti si rischia di ritenere il triennio 1962-65 l’unico periodo immacolato della storia terrena della Chiesa. Errore in cui cadono tanti esegeti conciliari, ci si passi i termini rubati alla politica, sia di sinistra sia di destra. Anzi, ormai più di destra che di sinistra.



Il vostro libro arriva dopo quelli di Monsignor Brunero Gherardini e del professor Roberto de Mattei: che cosa dice di diverso e di nuovo?



Il nostro lavoro si inserisce in quella linea interpretativa e non sarebbe stato possibile senza il lavoro di Gherardini e de Mattei. Quello che c’è di diverso e di nuovo nel nostro testo dipende dal fatto che noi non siamo teologi, come Gherardini, e non siamo storici, come de Mattei. Noi prendiamo in esame altri aspetti di quell’evento: il fondamentale ed esiziale rapporto con i mass media e il loro linguaggio, l’abbandono del linguaggio giuridico e metafisico, la traduzione pratica nella vita della Chiesa dei cardini della filosofia moderna, la questione liturgica. E ci arriviamo sempre partendo dall’oggi. Questi temi, affrontati partendo dagli effetti che si vedono in questi tempi, sono la novità del nostro lavoro.



Conoscendo le vostre posizioni, molti sosterranno che il vostro lavoro è fondato su tesi precostituite.



Guardi, si può rispondere che le nostre tanto vituperatie posizioni non dipendono da una nostra scelta pregiudiziale ma dalla constatazione dello sfacelo di cui parlavamo prima. Abbiamo affrontato il tema in tutta serenità, senza cedere ad emotività e, soprattutto, come recita il sottotitolo, certi che la Chiesa si risveglierà. Sarebbe già un segno di risveglio il fatto che gli eventuali detrattori facciano il loro onesto lavoro argomentando serenamente, senza ricorrere a veti e scomuniche che, più che dolorosi, sono ridicoli.



Questo libro esprime una posizione minoritaria all’interno della Chiesa?



Al contrario. In questi ultimi anni è in atto un cambiamento epocale proprio nel rapporto fra Chiesa e Vaticano II. Si tratta di un cambiamento molto prudente, che non è ancora arrivato nelle diocesi e nelle conferenze episcopali, che non passa e non può passare attraverso atti formali di rottura o di rinnegamento del Concilio, perché il Vaticano II è un fatto, e il suo valore formale di Concilio della Chiesa cattolica è innegabile. D’altra parte, è impensabile che la Chiesa agisca come un Parlamento qualsiasi, che abolisce una legge o vi introduce emendamenti. Il Vaticano II è un concilio pastorale, e questo suo carattere non dogmatico rende non solo possibile ma necessaria una sana discussione, dentro la cornice dalla dottrina e della tradizione cattolica. Possiamo testimoniare che oggi come oggi vi sono moltissime personalità che nella Chiesa condividono tutte o molte delle tesi esposte nel nostro libro, anche se preferiscono esprimersi in modo ufficioso o tacere. Con un effetto paradossale: il movimento post conciliare progressista ha il fiatone e percepisce in modo netto la dissoluzione del mito del Concilio. I più strenui difensori della tesi di un “Concilio senza problemi” rischiano di restare, paradossalmente, alcuni ambienti conservatori, che sembrano ignorare il cambiamento epocale in atto dentro e fuori la Chiesa. Una situazione complicata, che durerà ancora molto tempo.


Alessandro Gnocchi - Mario Palmaro, La Bella addormentata - Perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà, Vallecchi, 13 €, pp. 248.


Cristina Siccardi
 
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