La sofferenza fa parte della vita; ma per il cristiano,
chiamato a seguire la stessa via di Cristo, essa diventa un valore aggiunto.
Tanto più quando si presenta sotto forma di persecuzione, a causa dello spirito
del mondo che non tollera la testimonianza cristiana. È questa in sintesi la
riflessione del Papa durante la messa celebrata nella cappella della Domus
Sanctae Marthae martedì mattina, 28 maggio. Commentando il vangelo del giorno
(Marco 10, 28-31), il Pontefice ha ripreso la riflessione sul dialogo di Gesù
con il giovane ricco che gli chiedeva come ottenere la vita eterna. Ha ricordato
infatti che Pietro aveva ascoltato gli ammonimenti di Gesù a proposito delle
ricchezze, che rendono "tanto difficile entrare nel regno di Dio".
Dopo le
parole del Signore, Pietro gli domanda: "Va bene, ma noi? Noi abbiamo lasciato
tutto per te. Quale sarà il salario? Come sarà il premio?". La risposta di Gesù
forse "è un po' ironica: ma sì, anche te e tutti voi che avete lasciato casa,
fratelli, sorelle, madre, figlio, campi, avrete cento più di questo"; ma li
avverte che dovranno affrontare " la persecuzione", descritta come il salario, o
meglio "il pagamento del discepolo".
A chi lo segue Gesù assicura l'appartenenza
alla "famiglia dei cristiani" e ricorda che "siamo tutti fratelli". Ma avverte
pure che ci "saranno le persecuzioni, le difficoltà", tornando sullo stesso
tema: "Chi segue me, deve fare la stessa strada che ho fatto io". Una via, ha
spiegato il Papa, che porta ad abbassarsi e che "finisce sulla croce. Ci saranno
sempre le difficoltà che vengono dal mondo e le persecuzioni, perché lui ha
fatto questa strada per primo. Quando un cristiano non ha difficoltà nella vita
e tutto va bene, tutto è bello, qualcosa non va". C'è da pensare che abbia
ceduto alla tentazione di seguire lo spirito del mondo piuttosto che
Gesù.
Seguire il Signore, ha ripetuto il vescovo di Roma, significa farlo
sino in fondo. La sequela di Cristo non può rimanere solo un'espressione
culturale. Tanto meno può essere un modo per acquistare più potere. In proposito
il Pontefice ha osservato che "la storia della Chiesa è piena di questo,
cominciando da alcuni imperatori; poi tanti governanti, tante persone. E anche
alcuni - non voglio dire tanti, ma alcuni - preti, alcuni vescovi. Non sono
tanti, ma alcuni pensano che seguire Gesù è fare carriera". Un concetto questo,
ha detto Papa Francesco, che nella letteratura di qualche decennio fa si poteva
ritrovare nelle biografie dei santi, dove era usuale leggere che "da bambino
aveva voglia di fare la carriera ecclesiastica. Si diceva così, era un modo di
dire. Ma tanti cristiani, tentati dallo spirito del mondo - ha aggiunto il
Pontefice - pensano che seguire Gesù" sia una cosa buona perché "così si può
fare carriera, si può andare avanti". Tuttavia, "quello non è lo spirito"; è
piuttosto l'atteggiamento di Pietro, che domanda: "E noi, che carriera
facciamo?". La risposta di Gesù è invece: "Sì, ti darò tutto, con la
persecuzione".
Non è possibile - ha commentato il vescovo di Roma - "togliere
la croce dalla strada di Gesù, c'è sempre". Certamente il cristiano non deve
farsi del male. "Non è quello" ha specificato in proposito, aggiungendo: "Il
cristiano segue Gesù per amore e quando si segue Gesù con amore, l'invidia del
diavolo fa tante cose. Lo spirito del mondo non tollera questo, non tollera la
testimonianza. Pensate a madre Teresa", considerata come una figura positiva che
"ha fatto tante belle cose per gli altri. Lo spirito del mondo mai dice che la
beata Teresa tutti i giorni, tante ore, era in adorazione; mai. Riduce
l'attività cristiana al fare bene sociale. Come se l'esistenza cristiana fosse
una vernice, una patina di cristianesimo. Ma l'annuncio di Gesù non è una
patina", penetra nelle ossa, va dritto "al cuore; va dentro e ci cambia. E
questo lo spirito del mondo non lo tollera; non lo tollera e per questo vengono
le persecuzioni".
Da qui l'invito a pensare alla risposta di Gesù: Non c'è
nessuno che abbia lasciato casa o fratelli, sorelle o madri o padri o figli o
campi "per causa mia o per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo
tempo, cento volte tanto, in case, fratelli, ma insieme a persecuzioni. Non
dimentichiamolo". Seguire Gesù con amore passo dopo passo: questa è la sequela
di Cristo, ha concluso il Santo Padre. Ma lo spirito del mondo continuerà a non
tollerarlo e farà soffrire i cristiani. Si tratta, però, di una sofferenza come
quella sopportata da Gesù: "Chiediamo questa grazia: seguire Gesù nella strada
che lui ci ha fatto vedere, che lui ci ha insegnato. Questo è bello: lui mai ci
lascia soli, mai. Sempre è con noi".
Con il Papa hanno concelebrato, tra gli
altri, gli arcivescovi Rino Fisichella e José Octavio Ruiz Arenas,
rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio per la
promozione della nuova evangelizzazione. Con loro, tra i presenti, erano i
collaboratori nel dicastero, maestranze della centrale termoelettrica e del
laboratorio di falegnameria del Governatorato dello Stato della Città del
Vaticano.