domingo, 8 de setembro de 2013

Entrevista a Zoe Mantovani che ha condiviso circa un trentennio di vita con la BEATA MARIA BOLOGNESE . Ao Angelus Papa agradece participação na vigília de ontem . PAPA FRANCISCO: Na cruz podemos ver a resposta de Deus: ali à violência não se respondeu com violência


“Maria, con te anche sotto un ponte”


Cinque domande a ZOE MANTOVANI



A



partire dal 1955, dopo la morte improvvisa di

Wanda Guerrato, Maria fu accolta in un’altra famiglia,
la terza, quella dei signori Mantovani che
a quel tempo era composta da Novella Matassi vedova
Mantovani e i

fi gli Gino, Zoe ed Emanuele.

Con Zoe nascerà un profondo sodalizio che durerà

fi no

alla morte. Ed è proprio Zoe Mantovani l’ospite di questa
intervista.
Chi, infatti, meglio di lei può parlarci di Maria! Colei che è
stata vicino alla Venerabile come una sorella amorevole,
accudendola nella malattia e condividendo le gioie e i
dolori quotidiani; custodendo nel suo cuore e con grande
discrezione gli episodi straordinari che si manifestarono
nella vita di Maria.



1.



Lei ha condiviso circa un trentennio di vita con Maria

Bolognesi e sappiamo che il vostro rapporto era
quello di due sorelle, perciò credo che per i nostri amici
lettori sarebbe interessante sapere in che circostanze ha
incontrato per la prima volta la Venerabile.
-La mia famiglia è venuta ad abitare a Rovigo il 24 dicembre
del 1949 ed il 1949 è stato l’anno in cui ho conosciuto
Maria, in chiesa, in Duomo. È stata lei ad avvicinarsi
a me per chiedermi di pregare insieme e lo facemmo
davanti all’altare della Madonna delle Grazie.
Successivamente a questo incontro, quello con la signora
Giulia Gottardo, nella Chiesa di San Domenico:
ella parlò proprio di Maria come persona bisognosa di
cure e di attenzioni… Capii al volo la situazione e mi offrii
per far confezionare una sciarpa di lana per la giovane.
Quando Maria la ricevette – era ospite in casa dei signori
Guerrato – espresse il desiderio di conoscermi… così la
incontrai per la seconda volta.
Arrivò il mese di maggio 1950. Una mattina, improvvisamente,
me la vidi davanti ad un negozio di mercerie.
Fu una vera gioia, per ambedue, il rivedersi, incredule e
incapaci di comprendere il perché di un così lungo silenzio.
Ricordo molto bene ciò che Maria disse alla

fi ne:

“Adesso che l’ho incontrata, non ci perderemo più”. E
fu così perché da quel giorno in poi Maria cercava di
telefonarmi, oppure ci si incontrava nella Chiesa di San
Domenico, o in Duomo.
Con le sue doti eccezionali di bontà e di generosità, Maria
ispirava

fiducia e sicurezza. Era sempre circondata

da tante persone bisognose della sua parola di conforto,
persone che ella sapeva illuminare e consigliare, eppure
avvertivo che voleva tenermi vicina, che desiderava
avere un dialogo con me. Più volte, infatti, in quel tempo
e poi anche in seguito, Maria ripeteva e mi ha ripetuto:
“Stammi vicina”.


2.



-Come è maturata in lei la decisione di seguire Maria

e di stare costantemente al suo

fi anco?

-Per permettere ai lettori di comprendere in pieno la mia
risposta, credo sia utile risalire indietro nel tempo, riportando
due episodi della vita di Maria, da lei vissuti alcuni
mesi prima di entrare in casa in casa mia e di iniziare a
vivere con i miei famigliari.
Ecco il primo, riportato nel suo Diario, risalente al 6 agosto

1955, tre settimane dopo la morte della signora Wanda

Guerrato; così Maria lasciò scritto: “Con


fidai al Direttore


spirituale se fosse contento, [dicendogli che] come

amica di


fiducia mi terrei Zoe, le confiderei qualcosa.


[Riporto la risposta di mons. Rodolfo Barbieri]: Figliuola,

credo anch’io che Zoe possa essere l’unica persona per

ogni cosa. Mandala qui, le parlerò io…”.

Successivamente, il 9 ottobre dello stesso anno, quando

Gesù preannunciò a Maria una emotisi, Egli aggiunse subito:

“Avverti pure Zoe che ti assista senza riguardo…”.

Riporto sempre dal Diario: alla data del 6 settembre

1966, Maria riferì un lungo colloquio avuto con Gesù,

in cui Lui le preannunciava l’uscita da casa Mantovani;

di tale dialogo, metto in evidenza solo una frase, quella

in cui è pronunciato anche il mio nome: “Ebbene Maria,

presto lascerai questa casa, ti seguirà anche Zoe, tu hai

bisogno di una libertà completa…”.

Ecco l’ultima richiesta di Gesù, formulata in data 7 ottobre

1955: “Maria, domani partirai… Non preoccuparti,

domattina li avverti (i parenti di Zoe) e partirete…”.

A questo punto credo che i lettori siano consapevoli del

ruolo che il Signore mi aveva assegnato, ruolo che si

stava de


finendo sempre meglio e che accettai con gioia


perché, aiutando Maria, sapevo di fare la volontà del

Signore; e a Maria, che si preoccupava per me, io dissi:

“Maria, con te anche sotto un ponte”.


3.




-Ed ora la nostra domanda di rito: se dovesse descrivere


Maria Bolognesi con tre aggettivi, quali

userebbe?

-Sono moltissimi gli aggettivi che vorrei indicare ai lettori

di “Finestre Apete”: sono tutti belli e in relazione con le

virtù eroiche che Maria ha esercitato in vita, preferisco

però uscire da questo schema per soffermarmi su questi

tre: EQUILIBRATA - DELICATA - AUTOREVOLE.


4.




-Basta addentrarsi in una qualsiasi biografi a della


Venerabile per rendersi conto che ci si trova di

fronte ad un mistica. Condividendo con Maria la quotidianità,

avrà avuto modo lei stessa di venire a contatto

con questa realtà soprannaturale. Potrebbe raccontarci

con quale spirito Maria Bolognesi viveva questi doni

straordinari?

-Prima di rispondere a questa domanda, vorrei riportare

ai nostri amici lettori un fatto vissuto insieme ai miei famigliari

nel mese di novembre del 1955.

Da meno di un mese, Maria era stata accolta in casa

nostra, per curarsi e per riprendersi da una gravissima

spossatezza, che non le permetteva di stare in piedi, anche

perché accompagnata da febbri persistenti ed altissime,

intorno ai 41/42 gradi.

Nel primo pomeriggio mi chiama in camera e con le lacrime

agli occhi mi dice: “Devo lasciare questa casa,

devo andare via per sempre”.

Sgomenta, chiamo i fratelli e ci facciamo in quattro per

recuperare i suoi indumenti ed il mantello, che avevamo

mandati dalla sarta per essere riparati ed anche le sue

scarpe, che avevamo portate dal calzolaio per rifare le

suole.

Per desiderio di Maria, chiamammo anche i signori

Guerrato e qualche sua amica per il commiato. Mentre

giungevano in casa queste persone, io l’aiutai a vestirsi

e a sistemare lo stretto necessario dentro la sua valigetta

di cartone.

Maria mi aveva avvertita che non sapeva dove il Signore

la mandava, ma che lei era abituata a rispondere sempre

con un sì al Signore.

Eccola in piedi, piena di vigore, uscire dalla camera e

portarsi dal primo al secondo piano. Giunta sul pianerottolo,

improvvisamente si fermò e mise giù la valigetta.

Tutti i presenti videro che Maria si alzava piano piano –

circa 30 centimetri –, mentre il mantello che indossava

si aprì a ruota.

Vicino a lei, la osservavo: il suo viso era rivolto verso

il sof


itto, era l’inizio di un’estasi, accompagnata dalla

preghiera e dal dialogo tra lei e il Signore.

La sua voce era chiara e percepibile da tutti i presenti,

ma nessuno di noi capiva le parole da lei pronunciate.

In casa regnava un grandissimo silenzio: tutti erano in

attesa di capire come sarebbe andata a


finire questa vicenda


straordinaria, che avrebbe dovuto portare Maria

lontana da Rovigo.

In me, ci fu immediatamente la certezza che questa

esperienza non era provocata da lei!

Ritornata alla normalità, a voce alta perché tutti potessero

capire, disse: “Non parto più” e tutti noi battemmo

le mani dalla gran gioia per la bella notizia.

Subito dopo mi accorsi che Maria aveva perso tutte le

sue forze e che non era più capace di reggersi in piedi;

per questo motivo, chiamai in aiuto mio fratello Gino e

l’accompagnammo ancora in camera.

Rimasta sola con Maria, la spogliai e Maria si mise ancora

a letto, con febbre a tutto termometro! Queste febbri

persistenti durarono a lungo e cessarono improvvisamente

nel mese di maggio dell’anno successivo – 1956

– quando Maria volle recarsi a Crespino per votare, in

quella circostanza mi disse di voler fare il suo dovere di

cittadina.

Per recarsi a Crespino, Maria poté usufruire di un trasporto

offertole dal Sindaco del suo paese.

Io l’accompagnai a Crespino, sempre più incredula di


6


L’INTERVISTA


quello che il Signore, di giorno in giorno, compiva in lei.

Concludo dicendo: Maria viveva con tanta serenità ogni

esperienza soprannaturale; la viveva come un fatto del

suo quotidiano, senza lasciar trasparire alcun sentimento.

In breve, la nostra Venerabile restava imperturbabile grazie

ad un altro dono speciale che il Signore le concedeva,

e questo soprattutto a bene-


ficio di quanti le stavano


vicino in quei momenti.


5.




-Quali emozioni, quali pensieri, ha suscitato in lei,


così vicina a Maria, la dichiarazione di venerabilità?

E quali speranze, invece, nutre nel suo cuore in vista

della Beati-


ficazione?


Sarà dif-


ficile capire la mia risposta sulla Venerabilità: è


stata una gioia molto contenuta, perché accolta e vissuta

con distacco da tante persone, come se il dono

ricevuto, solo per grazia del Signore, fosse un fatto di

routine.

Quanto alla Beati-


ficazione, vivo l’attesa senza entusiasmo


e ciò in relazione a quell’indifferenza che continua a

persistere in città da parte dei Rodigini: probabilmente,

sono increduli che ci possa essere per Maria il grande

evento della sua Beati-


ficazione.


Dal 1992 – anno dell’apertura dell’Inchiesta Diocesana

– ad oggi 2012, sono passati, per me tutti pieni di

tanta sofferenza, causata dalle false notizie, che ancora

persistono intorno alla


figura di Maria, presentata quasi


sempre in modo distorto, per nulla veritiero.

Non solo in vita Maria, ma soprattutto anche dopo la

sua morte, ogni sera - andando a letto - facevo fatica e

faccio fatica a prendere sonno: quelle parole ingenerose

sentite per anni e anni, erano delle bombe che colpivano

il mio cuore e mi chiedevo con tanto dolore: a chi dire

che erano tutte invenzioni quei giudizi che talvolta rasentavano

la calunnia?

Non avrei mai pensato che il mio prossimo fosse così

“ricco di cattiveria”, ma sono anche convinta che presto

ci sarà un cambio di rotta… spero, infatti, che il Signore

e la Madre sua SS.ma possano toccare il cuore gelido di

tante persone incredule al pari di San Tommaso, che ha

voluto vedere e toccare la verità dei “chiodi” che avevano

tra-


fitto le carni del Redentore, Signore dell’Universo.


Concludo dicendo che è sempre attuale questa espressione

di Gesù: “Nessun profeta in patria”.


Intervista a cura di

Giuseppina Giacomini


e Ludovica Mazzuccato

BEATA MARIA BOLOGNESE



SPECIALE MARIA BOLOGNESI BEATA
Il settimanale diocesano LA SETTIMANA dedica uno "speciale" alla beatificazione di Maria Bolognesi :

Mistica del XX Secolo, visse tra il 1924 e il 1980 e patì le sofferenze del Cristo sul Calvario; dopo un periodo di possessione demoniaca ebbe un rapporto specialissimo con il Signore Gesù dal quale ricevette anche tre anelli. Soffrì molto nel corpo a causa di varie malattie; la morte all’età di 56 anni non le consentì di portare a termine un suo progetto rivolto a chi ha bisogno. Esempio di straordinaria accettazione del disegno divino e di incomparabile affidamento a Nostro Signore; è in corso il suo processo di canonizzazione.
L'Esperienza terrena della mistica Maria Bolognesi, iniziata il 21 Ottobre 1924 a Bosaro (Rovigo) in una famiglia assai povera , si può sintetizzare come una vita di sofferenze al servizio di Nostro Signore Gesù Cristo. Da quando ella ricevette da Gesù in una visione onirica il primo dei tre anelli che il Cristo le diede (con 5 rubini segno delle 5 piaghe di Gesù) soffrì le stesse pene di Gesù sul Calvario e iniziarono le sue sudorazioni di sangue; ma ella non patì solo la sofferenza di Cristo: ella tutto sopportò con pazienza ed offerse le sue sofferenze a Gesù per i bisognosi.
Potè frequentare in quattro anni solo le prime due classi elementari poi dovette ritirarsi del tutto per aiutare la famiglia nella crescita dei fratelli e nella cura dei campi. La povertà era tale da portarla a mangiare addirittura le bucce delle patate che le amiche lasciavano cadere sullo sterco di vacca dopo averle appena un po’ lavate.
Prima di mostrarsi a Lei, Iddio lasciò che attraversasse un periodo di possessione demoniaca per la sua purificazione dal 21 Giugno 1940 a quando, il 1° Aprile 1942, ebbe la sua prima visione onirica confermata dall'anello e dalla guarigione miracolosa di una signora. Dopo, oltre alle sudorazioni sanguigne patì moltissimo ne corpo: polmoniti, broncopolmoniti, oftalmia cronica, ossiuri, vomiti, anemie, reumatismi, sciatalgie, laringiti e faringiti croniche, nevriti cardiache, e infarti le minarono il corpo per lunghi anni. Il primo infarto la colpi nel 1971 e fu quello che avviò il declino definitivo che la portò a ritornare alla Casa del Padre il 30 Gennaio 1980.
Quello della possessione demoniaca fu un periodo durissimo: non poteva pregare né accostarsi ad un edificio sacro, una forza misteriosa che spaventava perfino le amiche la teneva lontana da tali edifici.
Le sue continue sofferenze ed il suo continuo sacrificio furono premiate da Gesù con la sostituzione dell'anello dapprima con uno più prezioso "dell'Ecce Homo" e poi con uno preziosissimo di oro massiccio.
Con la sua morte lasciò incompiuta la realizzazione di una casa per convalescenti.
Il 21 Ottobre 1992 si aperse con una Celebrazione Liturgica Solenne nel Tempio della Rotonda di Rovigo il processo di Canonizzazione. Il Processo Informativo Diocesano si è chiuso l’8 Luglio 2000.
Ancora oggi molte persone si recano a pregare sulla sua umile tomba nel cimitero di Rovigo lasciando anche fiori e messaggi.

Autore: Francesco Ristori

Fonte: www.santibeati.it

10



domenica 7 febbraio 2010 la Settimana speciale Maria Bolognesi

Fermo immagine: i momenti importanti
nella vita della Serva di Dio Maria Bolognesi
P r ima Dopo
1926



La piccola Maria (nata a Bosaro, il 21

ottobre 1924) tra le braccia di mamma Giuseppa
Samiolo. Quanta luce nello sguardo
della bimba, malgrado l’assenza di una figura
paterna. Il padre naturale non volle far fronte
ai suoi doveri: il cognome le venne donato
da Giuseppe Bolognesi, che nel 1930 sposò la
madre.
Solo nel 1968 Maria potè incontrare colui che
fu scelto dal Signore a donarle il bene prezioso
della vita.
1980-2008



Rovigo, Cimitero: qui è stata custodita

per 28 anni, la salma della Serva di Dio.
La semplice tomba, sormontata – per volontà
di Maria – da una croce di legno, è diventata
nel corso degli anni, meta di tanti pellegrini.
Queste persone si portavano in cimitero per
chiedere alla Serva di Dio aiuto, protezione e
conforto; molto spesso ci ritornavano per ringraziarla
della sua intercessione, deponendo
un mazzo di fiori e lasciando il segno del loro
passaggio su bigliettini scritti a mano e consegnati
alla terra.
1942



La pagina del diario di Maria che immortala

il “fidanzamento mistico”: Gesù con



segna

alla Serva di Dio un anello, il primo,
con cinque rubini, simbolo delle Sue cinque
piaghe. Era il 1 aprile 1942, mercoledì santo.
Fu questo il primo incontro con Colui che sarà
per sempre il suo Sposo.
I diari della Serva di Dio, scritti in ubbidienza
ai suoi padri spirituali e che ricordano “Storia
di un’anima” di Santa Teresa di Lisieux, sono
una fonte inesauribile di fede a cui attingere
per dissetare il nostro bisogno di certezze.
1948



Località “Le Cavazze”: Maria è con i

piccoli della Scuola materna da lei ideata e
realizzata in casa dei signori Ferdinando e
Angela Piva, suoi benefattori. Qualcuno potrebbe
chiedersi: “Cosa mai avrà potuto insegnare
questa quasi analfabeta, in possesso
solo di una promozione alla classe seconda
elementare?” Non vogliamo dare delle rispo



ste

tecniche, ma diciamo semplicemente che
lei si è sforzata di “consegnare un metodo”:
la fiducia in Dio e nei propri mezzi mentali e
ancor prima, la fraternità e l’uguaglianza.
1951



Maria con Enzo, il bimbo della Scuola

materna sopra citata, che ha rischiato l’annegamento.
Al primo segnale che il piccolo è
caduto in un fosso, Maria si precipita, si tuffa
pur non sapendo nuotare e lo salva.
Scrive Maria nel retro della foto: “



Il bambino

che da Gesù ha ricevuto un miracolo con il giorno
18 agosto 1951. Non dimenticherò mai il dolore
in quel mentre provato, e dopo il dolore il grande
miracolo, che solo Gesù lo ha potuto fare, memoria
incancellabile per tutta la mia vita, solo Gesù potevo
invocare, solo Lui poteva salvare




”.

1955



Questo anello d’oro, con inciso il volto

dell’Ecce Homo, Maria lo ricevette in dono da
Gesù il Venerdì Santo dell’8 aprile 1955, alle
ore 15,00, dopo aver condiviso tutta la sua
“Passione”, compresa la salita al“Calvario”.
Sicuramente l’anello fu importante per Maria,
che divenne la sposa di Gesù; ora lo è anche
per noi, perché vi possiamo scorgere, in ogni
momento, il sigillo dell’amore di Dio per le
sue creature. Cerchiamo di imprimere nel nostro
cuore quel volto indimenticabile per im



parare

ad amare con Gesù e in Gesù la Croce.
1972/73



Rovigo, Via Giovanni Tasso n. 49.

Maria, insieme all’amica fraterna, Zoe Mantovani,
è accanto alla statua dell’Immacolata, da
lei posta al centro di un’aiuola del giardino, or



dinato

e ricco di piante e fiori. Ancora conva



lescente

dopo un gravissimo infarto, ci appare
sofferente nel volto un po’ tirato; lo sguardo
pacato ci testimonia comunque la dolcezza di
un cuore, pieno di un amore tenerissimo per
la Madre di Gesù. Questa statua della Madon



na

è custodita, nella medesima posizione, nel
giardino del Centro Maria Bolognesi.
1973/74



Rovigo, Via Giovanni Tasso n. 49.

Maria sosta davanti al nuovo, imponente presepio,
da lei allestito con tanta fatica, a causa
di un fisico provato dalle malattie. Accetta di
farsi fotografare da persone amiche, ma il suo
sguardo è assorto; non vuol deludere nessu



no,

e ancor meno il Bambino Gesù. Il primo
presepio lo preparò nel 1944, in seguito fu un
crescendo di abilità manuale e artistica che
le permise di ricavare offerte per le missioni.
Al Centro Maria Bolognesi è ancora possibile
ammirare l’ultimo suo presepio.
21 ottobre 1992



~

MARIA BOLOGNESI E IL PURGATORIO PDF Stampa E-mail
MARIA BOLOGNESI E IL PURGATORIOMaria Bolognesi fu una grande mistica del ventesimo secolo, nacque a Bosaro in provincia di Rovigo il 21 ottobre 1924 e morì a Rovigo il 30 gennaio 1980. Sarà beatificata il 7 settembre 2013.Sofrì molto a causa di varie malattie e la morte all’età di 56 anni non le consentì di portare a termine il suo progetto di assistenza ai bisognosi. Fu un esempio di preghiera, di umiltà e di apostolato. Per invogliarla a pregare sempre più per le anime del Purgatorio Gesù la conduce anche nel “ regno dei morti” e le fa provare l’atrocità delle pene sofferte dalle anime in attesa di entrare definitivamente nella luce di Dio. Dal 1957 con una certa frequenza sia nel giorno del suo compleanno (21 ottobre)e nella solennità di tutti i Santi o in altre occasioni, Gesù è solito offrirle, ad intervalli quasi regolari, un dono particolare con la visione beatificante delle anime del Paradiso, o quella dolorosa del Purgatorio. Nel diario troviamo la prima dimostrazione di simile metodo nel racconto del 1° novembre 1957, alle ore 15 Gesù le dice: “Vieni con Me”. “Dove vuoi che venga, Gesù?”. “Maria ti porto in Paradiso per pochi minuti”. ...
... Lei continua narrando che si è vista addosso un abito bianco. Gesù, sorridendo, le chiede: “Maria, staresti sempre qui?”. “Gesù…Gesù… Quanta luce! Il Paradiso è un giardino di anime candide e profumate. Nessun pittore può avvicinarsi con nessun disegno. Quanta luce, schiere di angeli. Come starei qui!”. Ma il Signore rompe l’incanto e rivolgendole di nuovo la parola, le dice: “Maria ora ti porto con Me a visitare il Purgatorio”. “Gesù , Tu sei troppo buono, sai che non merito nulla”. “Maria, sentirai le stesse pene che soffrono le anime del purgatorio”. L’impatto è talmente doloroso che ella esclama: “Mio Dio, mio Dio! Solo con la grazia e la forza di Gesù si può superare certi dolori, certe sofferenze. Gesù, per la tua pietà e misericordia, porta presto in Paradiso con Te tutte queste anime…”. Gesù mi dice: “Ora ti sveglierai, sarai molto stanca e abbattuta” […]. Dopo questo sogno mi svegliai, ero molto stanca […] Zoe ( la sua collaboratrice di fiducia) mi era da vicino”. Dalla primavera del 1958 per circa un anno Maria dovette rimanere a letto, inferma. Nell’incontro del 3 luglio 1959 il Signore le preannuncia il premio: “Dalle tue molte sofferenze passate in questo periodo e tanti Santi Rosari recitati, ti farò vedere anime salvate uscite dal Purgatorio”. Questa è la promessa. Tre giorni dopo il Signore mantiene la parola data. Vestita di bianco Maria viene introdotta nel paradiso: “Ho visto una schiera di anime che godevano alla presenza di Gesù”. In questa occasione Maria esprime un pensiero e un desiderio strani: “Gesù anch’io vorrei essere un angioletto, però preferirei starmene in purgatorio anche se non meritassi e salvare chi soffre tanto”. “Maria, lo sai quanto son dolorose le sofferenze del Purgatorio?”. “Si, Gesù, più di una volta me lo hai fatto vedere e per questo che prego molto e per questo che vorrei starmene in purgatorio a soffrire tanto per le anime, perché si purifichino più presto per godere al più presto la Tua vista in Paradiso”. “Maria se io ti chiedessi tanto tanto purgatorio per la salvezza di tante anime, lo faresti?”. “Gesù, non esiterei parola, accetterei subito. Quando penso che una sofferenza o meglio un dolore grande provato sulla terra non è da confrontare una minima parte di sofferenza delle anime del Purgatorio, come dovrei ritirarmi! […]”. Il 21 ottobre 1959 giorno del suo compleanno, alle ore 2 della notte viene svegliata da una “voce misteriosa”, mentre dormiva “saporitamente”. E anche questa volta il Signore le offre in premio un viaggio in Paradiso e il commento di lei è in queste parole: “Le estasi di amore in questa terra possono essere giudicate creature alterate, isteriche, che poi nessun libro di medicina spiega e possa curare. Là si vedono centinaia e migliaia di angeli che gli occhi non possono contare”. La sorpresa di questo viaggio è costituita dalle parole di Gesù: “Maria, vedi: qui sta scritto il tuo nome”. Il 22 gennaio 1960 il “viaggio” non avviene di notte, ma durante l’abituale incontro pomeridiano con il Signore. Ad un certo punto e con tono brusco, Gesù le dice: “In quel momento mi vidi un vestito rosso e sognai tante anime, ma le vidi proprio. Ne vidi alzarsi 7 di quelle anime e Gesù mi dice: “Vedi Maria, tu preghi tanto per le anime del Purgatorio, quelle anime stano già entrando in Paradiso”. “Gesù., quanto sei buono”. “Maria, sai dirmi quanto è doloroso questo luogo’”. “Gesù, mi sento bruciare dalla sete e non posso paragonare nessun dolore vicino a questo che sento ora […]”. Una descrizione del paradiso ci viene offerta dal diario del 31 agosto 1964. Mons. Adelino Marega era deceduto pochi giorni prima. Quella notte Maria si sveglia “come se le mancasse qualcosa”; e infatti era venuta meno la presenza del suo direttore di spirito. Con il pensiero ella rivede i tanti anni della direzione impartita da lui e ad un certo punto, mentre sta ancora meditando, scorge “una candida luce”. “Gesù mi guarda triste: “Maria, sei in collera con me?”. “Gesù, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”. Mi trovai vestita di bianco –prosegue Maria –mi pareva di essere lontana da tutto quello che si può dire dolore. Camminiamo un po’ per una strada lunga, tutta di fiori.. Gesù mi guarda e mi dice: “Maria, so che sei tanto addolorata per il tuo Direttore e che dal giorno 18 [luglio] quando Mi hai visto, pensavi sempre alla sua morte. Ora vedrai il tuo santo Direttore”. In quel mentre vidi mons. Marega bello, in contemplazione con tante altre anime; mi guardavano e nessuno mi parlò”.”Gesù, come vorrei starmene sempre qui a contemplarTi! Quanto brutto il vivere nel mondo di oggi!”[…]. Non mi trovai più il vestito bianco e le anime sparvero”. Non sono solo questi i “viaggi” di Maria nel Paradiso e nel Purgatorio. Quanto è stato narrato è però sufficiente per dare un’idea dell’esperienza di lei in tale materia. Vogliamo concludere con un’immagine che ritorniamo nel diario dell’8 aprile 1966 al termine della visita di Maria Bolognesi sia in Purgatorio che in Paradiso: “Quanto è bello il Paradiso! A raggruppare tutta l’energia elettrice in uno spazio di solo 1.000 metri, non darebbe tanta luce splendente come nel paradiso. Quanta gioia!”.
Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)





Ao Angelus Papa agradece participação na vigília de ontem e pede que se continue a rezar e a actuar a favor da paz na Síria, Líbano, Terra Santa e Egip

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Neste domingo ao meio-dia, por ocasião do Angelus, na mesma praça de São Pedro, onde sábado à noite teve lugar uma concorrida Vigília de Oração pela paz na Síria, no Médio Oriente e em todo o mundo, Papa Francisco voltou a referir-se ao tema da paz, sublinhando que a pior das guerras que há que combater é a do mal que germina nos nossos corações. Agradecendo a todos os que aderiram à sua iniciativa participando na participação na Jornada de jejum e oração pela paz, não só em Roma mas em tantas partes do mundo, o Papa pediu que se prossiga com a oração e com obras de paz.
Como quase sempre antes do Angelus, o Santo Padre começou por evocar o Evangelho deste domingo, em que Jesus insiste sobre as condições para ser seu discípulo: nada antepor ao amor por Ele, levar a própria cruz e segui-Lo.
Seguir Jesus não significa participar num cortejo triunfal! Significa partilhar o seu amor misericordioso, entrar na sua grande obra de misericórdia por cada homem e por todos os homens. E este perdão universal passa através da cruz.
O que exige a renúncia, para seguir Jesus como o bem supremo…
O discípulo de Jesus renuncia a todos os bens porque encontrou n’Ele o Bem maior, no qual todo e qualquer outro bem recebe o seu pleno valor e significado: os elos familiares, as outras relações, o trabalho, os bens culturais e económicos… O cristão desprende-se de tudo e reencontra tudo na lógica do Evangelho, a lógica do amor e do serviço.
No evangelho deste domingo, para explicar esta exigência, Jesus usa duas parábolas: a de uma torre a construir e a do rei que parte para a guerra. Neste caso, Jesus não enfrenta o tema da guerra, mas simplesmente usa uma parábola, como quem diz:
Há uma guerra mais profunda que todos temos que combater! É a decisão forte e corajosa de renunciar ao mal e às suas seduções e de escolher o bem, prontos a pagar em primeira pessoa: é isso seguir Cristo, tomar a sua própria Cruz!Isto comporta, nomeadamente, dizer não ao ódio fratricida e às falsidades de que se serve, às violências sob todas as suas formas, à proliferação das armas e ao seu comércio ilegal. São estes os inimigos a combater, unidos e com coerência, não seguindo outros interesses que não sejam os da paz e do bem comum
A concluir a sua alocução antes das Ave-Marias, o Papa recordou que se celebra neste dia 8 de Setembro a natividade de Maria, festa particularmente cara às Igrejas Orientais, que saudou efusivamente, em todas as suas componentes – patriarcas (ortodoxos ou católicos), monges e monjas, fiéis leigos… Recordando a Vigília de oração, pela paz na Síria e em todo o Médio Oriente, convidou a invocar Maria como Rainha da Paz.
Foi já depois do Angelus, que o Papa quis agradecer a todos os que, de diversos modos, aderiram à vigília de oração e jejum pela paz: todos os que uniram a oferta dos seus sofrimentos; as autoridades; e também os membros de outras comunidades cristãs e de outras religiões, e mesmo os homens e mulheres de boa vontade que viveram, nesta ocasião, momentos de oração, de jejum, de reflexão. Mas advertiu: agora o empenho continua:
Prossigamos com a oração e com obras de paz! Convido-vos a continuar a rezar para que cesse imediatamente a violência e a devastação, na Síria, e se trabalhe com renovado empenho para uma solução justa ao conflito fratricida. Rezemos também pelos outros países do Médio Oriente, particularmente pelo Líbano, para que encontre a desejada estabilidade e continue a ser um modelo de convivência; pelo Iraque, para que a violência sectária dê lugar à reconciliação; e pelo processo de paz entre Israelitas e Palestinianos, para que progrida com decisão e coragem. E rezemos pelo Egipto, para que todos os egípcio, muçulmanos e cristãos, se empenhem em construir conjuntamente a sociedade para o bem de toda a população. A busca da paz é longa, e exige paciência e perseverança.
O Papa recordou ainda a beatificação, neste sábado, em Rovigo, de Maria Bolognese, leiga dali natural, que nasceu em 1924 e morreu em 1980:
Gastou toda a sua vida ao serviço dos outros, especialmente pobres e doentes, suportando grandes sofrimentos em profunda união com a paixão de Cristo. Demos graças a Deus por esta testemunha do Evangelho.


PAPA FRANCISCO: Na cruz podemos ver a resposta de Deus: ali à violência não se respondeu com violência, à morte não se respondeu com a linguagem da morte. No silêncio da Cruz se cala o fragor das armas e fala a linguagem da reconciliação, do perdão, do diálogo, da paz.

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Homilia do Papa na vigília de oração pela paz (07.09.13, praça de São Pedro)



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«Deus viu que isso era bom» (Gn 1,12.18.21.25). A narração bíblica da origem do mundo e da humanidade nos fala de Deus que olha a criação, quase a contemplando, e repete uma e outra vez: isso é bom. Isso nos permite entrar no coração de Deus e recebermos a sua mensagem que procede precisamente do seu íntimo.Podemos nos perguntar: qual é o significado desta mensagem? O que diz esta mensagem para mim, para ti, para todos nós?

    Simplesmente nos diz que o nosso mundo, no coração e na mente de Deus, é “casa de harmonia e de paz” e espaço onde todos podem encontrar o seu lugar e sentir-se “em casa”, porque é “isso é bom”. Toda a criação constitui um conjunto harmonioso, bom, mas os seres humanos em particular, criados à imagem e semelhança de Deus, formam uma única família, em que as relações estão marcadas por uma fraternidade real e não simplesmente de palavra: o outro e a outra são o irmão e a irmã que devemos amar, e a relação com Deus, que é amor, fidelidade, bondade, se reflete em todas as relações humanas e dá harmonia para toda a criação. O mundo de Deus é um mundo onde cada um se sente responsável pelo outro, pelo bem do outro. Esta noite, na reflexão, no jejum, na oração, cada um de nós, todos nós pensamos no profundo de nós mesmos: não é este o mundo que eu desejo? Não é este o mundo que todos levamos no coração? O mundo que queremos não é um mundo de harmonia e de paz, em nós mesmos, nas relações com os outros, nas famílias, nas cidades, nas e entre as nações? E a verdadeira liberdade para escolher entre os caminhos a serem percorridos neste mundo, não é precisamente aquela que está orientada pelo bem de todos e guiada pelo amor?
    Mas perguntemo-nos agora: é este o mundo em que vivemos? A criação conserva a sua beleza que nos enche de admiração; ela continua a ser uma obra boa. Mas há também “violência, divisão, confronto, guerra”. Isto acontece quando o homem, vértice da criação, perde de vista o horizonte da bondade e da beleza, e se fecha no seu próprio egoísmo.
Quando o homem pensa só em si mesmo, nos seus próprios interesses e se coloca no centro, quando se deixa fascinar pelos ídolos do domínio e do poder, quando se coloca no lugar de Deus, então deteriora todas as relações, arruína tudo; e abre a porta à violência, à indiferença, ao conflito. É justamente isso o que nos quer explicar o trecho do Gênesis em que se narra o pecado do ser humano: o homem entra em conflito consigo mesmo, percebe que está nu e se esconde porque sente medo (Gn 3, 10); sente medo do olhar de Deus; acusa a mulher, aquela que é carne da sua carne (v. 12); quebra a harmonia com a criação, chega a levantar a mão contra o seu irmão para matá-lo. Podemos dizer que da harmonia se passa à desarmonia? Não. Não existe a “desarmonia”: ou existe harmonia ou se cai no caos, onde há violência, desavença, confronto, medo...
È justamente nesse caos que Deus pergunta à consciência do homem: «Onde está o teu irmão Abel?». E Caim responde «Não sei. Acaso sou o guarda do meu irmão?» (Gn 4, 9). Esta pergunta também se dirige a nós, assim que também a nós fará bem perguntar:
- Acaso sou o guarda do meu irmão? Sim, tu és o guarda do teu irmão! Ser pessoa significa sermos guardas uns dos outros! Contudo, quando se quebra a harmonia, se produz uma metamorfose: o irmão que devíamos guardar e amar se transforma em adversário a combater, a suprimir. Quanta violência surge a partir deste momento, quantos conflitos, quantas guerras marcaram a nossa história! Basta ver o sofrimento de tantos irmãos e irmãs. Não se trata de algo conjuntural, mas a verdade é esta: em toda violência e em toda guerra fazemos Caim renascer. Todos nós! E ainda hoje prolongamos esta história de confronto entre irmãos, ainda hoje levantamos a mão contra quem é nosso irmão. Ainda hoje nos deixamos guiar pelos ídolos, pelo egoísmo, pelos nossos interesses; e esta atitude se faz mais aguda: aperfeiçoamos nossas armas, nossa consciência adormeceu, tornamos mais sutis as nossas razões para nos justificar. Como fosse uma coisa normal, continuamos a semear destruição, dor, morte! A violência e a guerra trazem somente morte, falam de morte! A violência e a guerra têm a linguagem da morte!

3. Neste ponto, me pergunto: É possível percorrer outro caminho? Podemos sair desta espiral de dor e de morte? Podemos aprender de novo a caminhar e percorrer o caminho da paz? Invocando a ajuda de Deus, sob o olhar materno da Salus Populi romani, Rainha da paz, quero responder: Sim, é possível para todos! Esta noite queria que de todos os cantos da terra gritássemos: Sim, é possível para todos! E mais ainda, queria que cada um de nós, desde o menor até o maior, inclusive aqueles que estão chamados a governar as nações, respondesse: - Sim queremos! A minha fé cristã me leva a olhar para a Cruz. Como eu queria que, por um momento, todos os homens e mulheres de boa vontade olhassem para a Cruz! Na cruz podemos ver a resposta de Deus: ali à violência não se respondeu com violência, à morte não se respondeu com a linguagem da morte. No silêncio da Cruz se cala o fragor das armas e fala a linguagem da reconciliação, do perdão, do diálogo, da paz. Queria pedir ao Senhor, nesta noite, que nós cristãos, os irmãos de outras religiões, todos os homens e mulheres de boa vontade gritassem com força: a violência e a guerra nunca são o caminho da paz! Que cada um olhe dentro da própria consciência e escute a palavra que diz: sai dos teus interesses que atrofiam o teu coração, supera a indiferença para com o outro que torna o teu coração insensível, vence as tuas razões de morte e abre-te ao diálogo, à reconciliação: olha a dor do teu irmão e não acrescentes mais dor, segura a tua mão, reconstrói a harmonia perdida; e isso não com o confronto, mas com o encontro! Que acabe o barulho das armas! A guerra sempre significa o fracasso da paz, é sempre uma derrota para a humanidade. Ressoem mais uma vez as palavras de Paulo VI: «Nunca mais uns contra os outros, não mais, nunca mais... Nunca mais a guerra, nunca mais a guerra! (Discurso às Nações Unidas, 4 de outubro de 1965: ASS 57 [1965], 881). «A paz se afirma somente com a paz; e a paz não separada dos deveres da justiça, mas alimentada pelo próprio sacrifício, pela clemência, pela misericórdia, pela caridade» (Mensagem para o Dia Mundial da Paz, de 1976: ASS 67 [1
975], 671). Perdão, diálogo, reconciliação são as palavras da paz: na amada nação síria, no Oriente Médio, em todo o mundo! Rezemos pela reconciliação e pela paz, e nos tornemos todos, em todos os ambientes, em homens e mulheres de reconciliação e de paz. Amém.
Eis as palavras pronunciadas pelo Papa em italiano
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