30 luglio 1941 –
«Hai
qualcosa da raccontarmi stasera? Ti hanno chiesto qual è la tua missione?».
“Signore, sono troppo piccola per avere una missione”.
«Le
fanciulline possono avere delle commissioni
da fare: mostra che bisogna parlare con
me, che non bisogna lasciarmi solo nei
vostri cuori.
Marta,
Maria e Lazzaro mi stavano vicini nel loro palazzo, si occupavano di me.
Non
credi che io li abbia bene accolti nel mio Palazzo celeste?».
15 agosto 1941 – Dopo la processione. Chiesa vuota.
«Io
sono come il padrone di casa che guarda i suoi saloni quando tutti gli invitati
se ne
sono
andati.
Questi
invitati saranno fedeli? Hanno capito la festa? Saranno riconoscenti, o si
burleranno
del loro ospite? Eppure, il padrone di casa ha messo tutte le sue ricchezze a
loro
disposizione…
Tu, che sei venuta a me così presto,
entra nelle mie stanze intime; quelle stanze in cui si
lascia che venga la sera, e poi la
notte, senza accorgersi che le ore sono scivolate, tanto il
Cuore ha ascoltato l’altro cuore e ha
ricevuto le parole come luci…
Così si giunge al mattino in cui la
vita riprende come in un amore nuovo.
20 agosto 1941 –
Lui, da una croce:
«Siccome i miei piedi sono
immobilizzati e forati, io non posso più andare a cercare i
peccatori!
Siccome le mie braccia sono tenute
distese, io non posso più stringerli al mio petto…
Ma il mio Cuore è aperto: che entrino e
vi rimangano.
Di’ loro che la mia croce è conficcata
profondamente per attenderli tutti attraverso i
secoli.
O miei poveri peccatori, che amo!...».
28 agosto 1941 –
«Lo zelo? Non è affannarsi per
fare molte cose. È mettere il proprio cuore, tutto pieno
d’amore, nell’azione presente. Augurami che mi venga del bene dalle mie creature,
augurami
che oggi molte anime escano dal Purgatorio. Unisciti alla loro gioia di
vedermi,
e
alla mia gioia di vederle felici. Sali… Sali spesso al cielo».
14 settembre 1941 – Festa Patronale. Nella chiesa
vuota. La decorazione di fiori naturali era
incantevole: “Sono contenta che il tuo altare sia così
leggiadro!”. Lui:
«Quando
era circondato di anime pie, come stamani, era ancora più bello. Non puoi
sapere.
Non conosci la
magnificenza di un’anima... è il soffio, lo spirito di Dio.
Non vi è nulla
della materia, nemmeno di quella di un fiore. L’anima è spirito. E questa
bellezza
dell’anima cresce a seconda delle vostre cure.
Uno sforzo, un
desiderio, un atto d’amore, un atto di pazienza o di devozione o di rimpianto
che ti pare
nulla, le dà istantaneamente un aspetto più meraviglioso.
Come una luce cui si aggiungesse
un’altra luce, poi un’altra ancora.
Via via che le virtù aumentano,
aumentano i meriti.
Voi
dite che i vostri corpi cambiano ogni sette anni. Cosa direste della
metamorfosi delle
vostre
anime, fedeli alla Grazia? Ah! se ogni giorno si desse all’anima la stessa cura
che si
dà
al proprio corpo! Eppure, voi sapete che questo non è che un involucro di
fango…».
“Signore,
le anime dei miei familiari che non siano nella tua Grazia… Abbine pietà!”.
«Mettile
spesso nella mia anima, in quella di mia Madre. Se il mio corpo, solo al
toccarli,
guariva
i corpi, non credi che anche la mia Anima abbia i suoi lati vincenti?
E
i peccatori, non sono incessantemente nel mio pensiero? Se sono incatenato
dalla mia
giustizia,
rompi
le mie catene con una preghiera, con un sacrificio, con un gesto grazioso. Mi
credi
insensibile
ad un gesto di grazia della mia figliolina? Io, il più tenero, il più
compassionevole?
Oh!
miei cari ladri di grazie! Come sono pronto a ringraziarvi delle vostre
audacie…
Come
mi auguro che mi derubiate ancora…
Molti credono che io sia il malvagio che ha
solo desideri di vendetta. Io sono qui, con le
braccia e il Cuore aperti! Oh! miei cari
peccatori, così attesi...».
11 ottobre 1941 —
«Hai
notato? Perfino la sala in cui realizzavo il mio voto più caro, la mia
Eucaristia,
perfino
quella sala non era mia. Mi fu prestata: “Il maestro ne ha bisogno”. Ho dato
persino
la mia tunica tessuta da mia madre. Renditi conto della mia povertà».
«Non
credi che quando mi offri tutto sanguinante al Padre, con te, qualcosa avviene
in
cielo
e in terra? A cosa sarebbero serviti i miei dolori? E che ne fai della bontà
del Padre?
Ogni preghiera ha
una sua risonanza che tu non intendi. Chiedi. Chiedi…».
Durante la messa solenne.
«Quando
un tuo amico del cuore è presente a una festa, tu godi quasi doppiamente di
questa
festa, perché pensi: “Lui ode questa musica. Lui vede queste bellezze”. Pensa che il
tuo grande Amico è qui, sempre con te, e
partecipa alla tua vita. Dividi tutto con Lui.
Questo
raddoppierà la tua gioia di vivere. Ad ogni momento puoi pensare: “Il mio amico
può
venirmi a cercare, se lo desidera”.
E
la tua anima si preparerà al bacio dell’Incontro.
O
dolce incontro!…
Il
velo leggero si romperà e saremo uniti, per l’eternità. Senti la mia fretta!».