terça-feira, 23 de setembro de 2014

Intervista a E.M. Radaelli: cercherò di esporre quella che ritengo l’unica e vera ermeneutica da seguire del Vaticano II et postea per salvare la Chiesa dallo smarrimento in atto del suo magistero.

Intervista a E.M. Radaelli

La prima esauriente risposta, e tutta fuori dal coro, agli spiazzanti interrogativi portati dal magistero di Papa Francesco. È un'Indagine estetica sulla teologia, sulla forma e sul linguaggio del magistero del papa argentino, anche alla luce del pensiero gnostico sul mistero d’iniquità come esposto nella 2a lettera ai Tessalonicesi. Lo studio prende in considerazione sia il magistero papale nel suo insieme che nei quattro atti più significativi avvenuti nei primi nove mesi del pontificato: la Lettera enciclica Lumen Fidei, l’intervista a Civiltà Cattolica, l’intervista a Eugenio Scalfari e l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Il discepolo di Romano Amerio dimostra in questo libro che la pratica di un amore senza la sua legge rischierebbe persino – se solo fosse possibile – il ribaltamento dell’essenza della Chiesa.
Intervista pubblicata da Cooperatore Veritatis [qui]


D. - Prof. Radaelli, grazie per averci concesso quest’intervista. Cominciamo subito dal titolo del suo ultimo libro “La Chiesa ribaltata”. Perché “ribaltata”? [qui]

R. - Ritengo particolarmente importante l’occasione che mi date di questa intervista, perché in essa, potendo parlare del mio ultimo saggio, La Chiesa ribaltata, cercherò di esporre quella che ritengo l’unica e vera ermeneutica da seguire del Vaticano II et postea per salvare la Chiesa dallo smarrimento in atto del suo magistero. Il titolo “La Chiesa ribaltata” vuol essere un segnale d’allarme. In realtà noi sappiamo (v. p. 149 del libro) che la Chiesa non può ‘ribaltarsi’ nel senso compiuto di ‘perdere la propria essenza’. Può però – e ciò sta avvenendo da cinquant’anni – ribaltare l’ordine con cui procede da sempre la virtù di religione su cui essa è imperniata, ordine metodologico ricordato fin dal II secolo dal grande vescovo e martire sant’Ignazio di Antiochia: «La fede è il principio, l’amore il fine» (v. p. 86) sulla base di innumerevoli indicazioni testamentarie (p. es. Gv 14,15: «Se mi amate, osservate i miei comandamenti», dove la condizione dell’amore a Dio è l’osservanza della sua legge). Il ribaltamento cui mi riferisco è ciò che Romano Amerio, illustre pensatore cattolico italo-svizzero del secolo scorso, tutt’ora misconosciuto malgrado sia stato di gran lunga il primo in tutto il mondo a mettere i Papi del concilio davanti alle loro potenti contraddizioni metafisiche, affigge con una definizione rigorosa, precisa e appunto metafisica: «dislocazione della divina Monotriade» (R. AMERIO, Iota unum, p. 315 Lindau). Questa «dislocazione» consiste nello spostare la Terza Persona della ss. Trinità sulla Seconda e questa sulla Terza: l’amore al posto del Logos, la volontà prima dell’intelletto, la libertà in luogo della legge, il sentimento sopra la ragione. In tutti i miei libri prima o poi si incontra questa dislocazione di essenze, e in molti essa costituisce il centro metafisico del loro argomentare, qualsiasi sia il loro orizzonte tematico. Ma, riferendomi a questo preciso lavoro sul magistero di Papa Bergoglio – La Chiesa ribaltata –, ci tengo a dire che tutto il libro è una precisa, argomentata e circostanziata denuncia di tale sovversione, rivoluzione, ribaltamento, avvenuta nella Chiesa, nella civiltà, nel mondo.