I cattolici reagiscano con maggior orgoglio a campagne diffamatorie. Esagerati e fuorvianti gli attacchi a Padre Cantalamessa |
![]() ... é politicamente corretto non criticare, rispettare, spesso anche elogiare le altre religioni che sembrano tutto zucchero e miele, mentre sulla Chiesa cattolica é possibile rovesciare ogni sorta di contumelia, di volgarità, anche di falsità e tutto viene giustificato nel nome della democrazia e del rispetto. Se questo rispetto esiste, valga per tutti. Invece la responsabilità di questa situazione é anche del buonismo dei cattolici che in nome di un dialogo spesso impossibile o non realista, non reagiscono con vigore e preparazione culturale. Credo che sia giunto il momento di dire basta". Che cosa intende dire?: " che oggi é vietato, perché sembra scorretto, assalire o censurare il mondo ebraico, islamico, buddista, ma quello cattolico può essere insultato, calpestato, senza conseguenze. Siamo davanti al trinonfo della disonestà intellettuale". Ma gli ebrei spesso prendono cappello: " quello dell' ebraismo é un mondo complesso, con reazioni distinte. Ho apprezzato per esempio, le reazioni pacate e distese del rabbino di Roma e dunque non é pensabile generalizzare. Ma indubbiamente bisognerebbe sottolineare anche le loro colpe". Cioé?: " per esempio una storiografia di parte ha rimarcato la shoa, ed é vero. Fu un crimine, ma con altrettanta fermezza bisogna dire che gli alleati e gli americani si resero responsabili di massacri e di atrocità nei confronti del tedeschi prigionieri, che i cattolici subirono persecuzioni feroci in Irlanda, che i palestinesi sono vittime di condotte che offendono i diritti dell' uomo". Lei dipinge una situazione quasi paradossale: " infatti siamo arrivati al paradosso. Quella che é la religione della tradizione europea ed occidentale, il cristianesimo ed il cattolicesimo nel particolare, viene dipinto come fonte di guai, le altre sono belle, buone e brave. Si sono rovesciati i valori. Se questo é avvenuto, anche i cattolici recitino il mea culpa e meditino sulla loro debolezza, figlia di un malinteso concetto del dialogo, scambiato con cedimento". Bruno Volpe fonte:pontifex.roma |