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Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella ed Enrico Petrillo ci mostrano che anche oggi il Vangelo può essere vissuto.
Il messaggio di Enrico (per leggere il testo vai alla fine di questo post) |
... “Questa mattina stiamo vivendo, quello che 2000 anni fa visse il centurione, quando vedendo morire Gesù disse: Costui era veramente figlio di Dio” ha detto invece nella sua omelia frate Vito, giovane francescano, conosciuto ad Assisi, che ha assistito spiritualmente Chiara e la sua famiglia nell’ultimo periodo, trasferendosi anche nella loro casa.
“La morte di Chiara è stata il compimento di una preghiera” ha proseguito. La giovane, difatti, ha raccontato il frate, “dopo la diagnosi medica del 4 aprile che la dichiarava ‘malata terminale’, ha chiesto un miracolo: non la guarigione, ma di far vivere questi momenti di malattia e sofferenza nella pace a lei e alle persone più vicine”.
“E noi – ha detto ancora frate Vito, visibilmente emozionato – abbiamo visto morire una donna non solo serena, ma felice”. Una donna che ha vissuto spendendo la sua vita per l’amore agli altri, arrivando a confidare ad Enrico “forse la guarigione in fondo non la voglio, un marito felice e un bambino sereno senza la mamma rappresentano una testimonianza più grande rispetto ad una donna che ha superato una malattia. Una testimonianza che potrebbe salvare tante persone…”
Gli diranno, quando sarà grande e potrà capire, che sua madre è morta per farlo nascere; gli diranno pure di non sentirsi in colpa perché questa scelta sua mamma la fece senza esitazione, e gli diranno ancora che il coraggio di questa scelta nasceva da una fede chiara, limpida e infinita. Francesco ha compiuto da pochi giorni un anno e non sa che questa mattina sua madre, Chiara Corbella, ai piedi dell’altare, nella chiesa di Santa Francesca Romana, avrà l’estremo saluto del suo papà, Enrico Petrillo, che ha atteso con la gioia di ogni padre la sua nascita, e degli amici che in tutti i mesi della lunga e difficile malattia hanno pregato per la sua guarigione.
Ha detto il più bel sì, pensando alla Madonna. E mercoledì Chiara, 28 anni, è «nata in Cielo». Ha lasciato il suo terzo bambino alle cure del papà ed è andata a fare la mamma ai due figli che la stavano aspettando. Questa non è una storia di dolore. Ma di amore, speranza, famiglia, e santità. Una storia che ha fatto il giro di tutta Italia rimbalzando su internet col ping pong di sito in sito...
Leggi tutto: Rinvia le cure e muore per far nascere Francesco Chiara ed Enrico. Storia di amore, famiglia e santità
Mi trovo a scrivere queste righe dopo una nottata strana. Una di quelle nottate in cui ti rigiri nel letto e ti senti l'anima indolenzita. Dolorante. Livida.
Alla morte non ti ci abitui. Anche quando la bellezza di una vita che si dona la uccide, le toglie il pungiglione.
E ripenso a Chiara.
A Chiara ed Enrico: non riesco proprio a scinderli quei due.
Alla loro fede. Alla loro gioia contagiosa. Ma soprattutto alla loro ironia. Divertenti e sorridenti anche nei momenti più difficili. Capaci di scherzare fino all'ultimo respiro.
E ieri, davanti a Chiara vestita da sposa e ad Enrico con gli occhi gonfi di pianto ho pensato che è stata una Grazia conoscerli.
Icona di una generazione che farà parlare di sè.
Una generazione che non si rassegna.
Che rifiuta di farsi inghiottire dalla mediocrità.
Che ha nel cuore il desiderio di fare della propria vita un'opera d'arte.
Che difende - lo abbiamo visto concretamente - la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno...
La loro testimonianza ci fa capire sino in fondo le parole di Giovanni Paolo II a Tor Vergata durante la Gmg del 2000 e ci mostra che sono vere.
Chiara ed Enrico ci mostrano che - oggi - il Vangelo è vero e può essere vissuto.
Una giovane famiglia romana in queste ore di dolore, sta contagiando con il suo fascino e la sua bellezza una generazione. E non solo.
E nel vedere tutto questo clamore, Chiara, da lassù ci starà prendendo in giro, come sempre.
Il funerale di Chiara Corbella (i canti)
Alla morte non ti ci abitui. Anche quando la bellezza di una vita che si dona la uccide, le toglie il pungiglione.
E ripenso a Chiara.
A Chiara ed Enrico: non riesco proprio a scinderli quei due.
Alla loro fede. Alla loro gioia contagiosa. Ma soprattutto alla loro ironia. Divertenti e sorridenti anche nei momenti più difficili. Capaci di scherzare fino all'ultimo respiro.
E ieri, davanti a Chiara vestita da sposa e ad Enrico con gli occhi gonfi di pianto ho pensato che è stata una Grazia conoscerli.
Icona di una generazione che farà parlare di sè.
Una generazione che non si rassegna.
Che rifiuta di farsi inghiottire dalla mediocrità.
Che ha nel cuore il desiderio di fare della propria vita un'opera d'arte.
Che difende - lo abbiamo visto concretamente - la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno...
La loro testimonianza ci fa capire sino in fondo le parole di Giovanni Paolo II a Tor Vergata durante la Gmg del 2000 e ci mostra che sono vere.
Chiara ed Enrico ci mostrano che - oggi - il Vangelo è vero e può essere vissuto.
Una giovane famiglia romana in queste ore di dolore, sta contagiando con il suo fascino e la sua bellezza una generazione. E non solo.
E nel vedere tutto questo clamore, Chiara, da lassù ci starà prendendo in giro, come sempre.
Il funerale di Chiara Corbella
Sono appena rientrato a casa dal funerale di Chiara Corbella.
Difficile esprimere con le parole quello che ho dentro, tutta la Messa mi ha suscitato così tante emozioni, così tante riflessioni, così tante preghiere, così tante lacrime, così tanti desideri santi… che non so se riuscirò a ricucire il tutto e farne un discorso dal senso compiuto.
Quello che è certo è che ho partecipato ad un matrimonio e non ad un funerale, ad un festa e non ad un lutto, cioè ad un esempio di quello che è (e dovrebbe essere) realmente il Cristianesimo.
Il funerale di Chiara Corbella (i canti)
Il messaggio di Enrico
Siamo saliti insieme su questa collina
glielo avevo promesso
di amarci per tutti i nostri giorni
aspettavamo di vederlo arrivare da lontano
sempre con le lampade accese giorno e notte
sognavamo di vederlo insieme
ma Lui voleva di più per noi
come la primavera è arrivato in silenzio
sotto di noi ha fatto nascere i fiori
ci deve aver accompagnato
da soli non ce la potevamo fare
era il suo profumo la pace dei fiori
indimenticabile
quell’eternità nei tuoi occhi
li avevo già incontrati ma non ci potevo credere
ai Suoi Occhi nei tuoi e a quella pace
solo Lui è la pace
l’ho riconosciuto dall’Amore
così i miei occhi ancora fissi nei Suoi
per non perderti e non avere paura
e i nostri cuori innamorati sulla croce
la meraviglia della primavera
che meraviglia la primavera
sei tu il fiore più bello
ed io l’ape più felice
io l’avevo intuito
Lui lo sapeva da sempre
che miracolo la vita amore mio!
sempre a mani vuote davanti a Lui
per tutta l’eternità sempre così
sempre così generoso di noi
è in Lui la vita
e in te io ho vissuto Lui
mi avete scelto tra mille per accompagnarti
mi ha dato il coraggio di salutarti
ho pensato che fosse finita la gioia
ma poi Francesco me l’ha ricordata
lui è la fedeltà in Dio
è l’amore che non delude
è la follia della croce dell’Amore
semplicemente donata
diceva “come il Padre ha mandato me così io mando voi”
ma solo ora ne ho capito il senso
solo Dio può amare cosi
da soli non era possibile farcela
noi siamo la meraviglia della primavera
che dona la vita all’inverno
sapendo che si morirà felici
perché morendo vincerà la morte
ti amo come la primavera ama l’inverno
con la dolcezza e nel silenzio
mi hai disciolto le nevi
per meravigliare ancora di più
gli increduli quando ci rivedranno tornare
ancora una volta
ma questa volta per sempre
insieme.