Il Centro culturale Gli scritti (4/2/2018)
La sua vita è cambiata, trasformata, rinata. Una svolta luminosa accompagnata dalla forza del Signore e dalla sconfitta della morte. In “L’arte di ricominciare”(edizioni San Paolo), don Fabio Rosini si “confessa”. Racconta il cambiamento da lui avuto dopo aver annientato un carcinoma. Era il 2012. Il libro è un po’ il frutto di questa svolta.
«Ci tenevo ad iniziare a lavorare a questo libro il 13 luglio 2017. Esattamente cinque anni fa, in questo giorno, ho vissuto uno dei momenti più importanti della mia vita», ricorda Don Fabio.
La malattia
Era un mese esatto dal luminoso transito al cielo di Chiara Corbella Petrillo (13 giugno 2012), «mentre nella mia vita andavano in onda notti dolorose, ed ero in ospedale. Avevo chiesto l’aiuto dal cielo a questa ragazza meravigliosa, a cui avevo avuto la grazia di annunciare le Dieci Parole e altre cose, e con cui avevo ideato – assieme a suo marito Enrico Petrillo e ai miei collaboratori Angelo ed Elisa Carfì – la prima edizione del Corso di Preparazione Remota al Matrimonio, un corso poi ripetuto tante volte senza di lei, ma con la sua protezione evidente».
L’appello a Chiara
In una notte di un post-operatorio inaspettatamente doloroso, esasperato dal dolore fisico, Don Fabio ammette di aver chiesto il soccorso di Chiara. «Nel suo stile, non mi ha ottenuto neanche una virgola di riduzione del dolore. Mi ha ottenuto molto di più. Mi ha ottenuto il dono di ricominciare».
“La strada di tante grazie”
Quel carcinoma, osserva il sacerdote, «è stato la strada di tante grazie per la mia vita. In sé non è stato chissà cosa, e quello che mezzo secolo fa mi avrebbe fatto arrivare al cospetto del mio Signore, oggi la medicina lo riduce spesso ad una serie di precauzioni da mantenere; il dolore passa, ci si abitua alle miserie post-operatorie, e anche quelle poi piano piano si normalizzano e diventano un ricordo; così si ha il tempo per riprendere tutto in mano, e di andare oltre».
Uno scalpello benedetto da Dio
Ma esistenzialmente, prosegue Rosini, «quel cancro è stato uno scalpello benedetto di Dio. Mi ha salvato da alcuni errori marchiani che stavo facendo. Tutti dicono che sono cambiato da allora. Quasi tutti ne sono contenti; alcuni, purtroppo, no. Rivorrebbero il pre-tumorale eroico e muscolare».
Ricominciare a 60 anni
Ora, confessa, «mi rimproverano di essere troppo morbido. Non alzo più la voce come un tempo nelle catechesi ai giovani. Ora ho paura di spezzare canne incrinate. Di spegnere lucignoli fumiganti».
Poi. però aggiunge: «Molte cose che dovremo affrontare le ho ricevute prima, da manovale dell’impatto catechetico. Ma non ne ero così consapevole. Ora vale la pena che le spieghi meglio. Si avvicinano i 60 anni. Ho una salute da schifo. Un po’ ci faccio, ma un po’ è vero. E quando vorrei evitare di avere dei limiti nella salute, scopro che i limiti non sono una posa, ahimè».
“Un dono nuovo alla mia vita”
Eppure, conclude il sacerdote, «quando focalizzi che stai diventando anziano, ti partono le sintesi più intime. Appaiono, sorprendentemente, rare tracce di sapienza nelle analisi della linfa del mio uomo interiore. Ricevuta, non posseduta. E sempre troppo poco sfruttata».
«Non è roba mia – chiosa Don Fabio – ma è nella vita delle persone che «evangelizzo, me la attestano con tanta gratitudine – che vivo sempre con molto impaccio – ed è qualcosa che trovo in una pace diversa, che è un dono nuovo nella mia vita. Non la conoscevo così, prima».
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