sábado, 27 de novembro de 2010

# Traditional Baptism in Oxford followed by Low Mas... # Video raro com imagens do Padre Pio # Solemn High Mass at St Mary`s Cathedral, Newcastle... # O derradeiro combate do demônio Capítulo 7 A dem..


.Traditional Baptism in Oxford followed by Low Mass in the chapel of St Philip. We were delighted at the numbers at the service, both of confirmands (39) and the congregation. Two other confirmation services have taken place this year in the extraordinary form, one for St Philip's School and one in the diocese of Nottingham



Traditional Baptism in Oxford

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On Sunday afternoon there was a traditional baptism in the Oxford Oratory, followed by Low Mass in the chapel of St Philip.
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The Baptism was very well attended and we spread right across the nave in order to assist at Mass.


Confirmations: pictures



Bishop Stack talks to the confirmations before the service.

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We were delighted at the numbers at the service, both of confirmands (39) and the congregation. Two other confirmation services have taken place this year in the extraordinary form, one for St Philip's School and one in the diocese of Nottingham, so numbers overall are clearly on a strong upward curve.
On Sunday afternoon there was a traditional baptism in the Oxford Oratory, followed by Low Mass in the chapel of St Philip.
DE:http://www.lmschairman.org/2010/11/traditional-baptism-in-oxford.html

Video raro com imagens do Padre Pio

Solemn High Mass at St Mary`s Cathedral, Newcastle

  Saturday`s Mass was a great success. The congregation filled the centre aisles of the cathedral. It was hard to estimate how many people were there but the figure of 150 is being quoted on other blogs. It certainly wasn`t any less than that. It shows what can be done when the Extraordinary Form is celebrated at a convenient time and location. Many thanks to all who made it possible on Saturday. Here are some photos, courtesy of Mike Forbester.






DE:http://forestmurmurs.blogspot.com/2010/11/solemn-high-mass-at-st-marys-cathedral.html

O derradeiro combate do demônio Capítulo 7 A demolição de bastiões : Não admira que os piores inimigos da Igreja tenham ficado assim tão contentes com o Concílio e com as mudanças radicais que ele introduziu. E também ficaram, sem dúvida, bastante satisfeitos com o súbito e catastrófico colapso eclesial, em todos os sentidos, depois do Vaticano II.

A demolição de bastiões

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Capítulo 7
A demolição de bastiões
       Não admira que os piores inimigos da Igreja tenham ficado assim tão contentes com o Concílio e com as mudanças radicais que ele introduziu. E também ficaram, sem dúvida, bastante satisfeitos com o súbito e catastrófico colapso eclesial, em todos os sentidos, depois do Vaticano II. Todas as estatísticas disponíveis mostram que as mudanças sem precedentes que se seguiram ao Concílio Vaticano II foram acompanhadas por declínios, igualmente sem precedentes, no número de Padres e Religiosos, no número de novas ordenações, no número de seminaristas, e no número de conversões e de baptismos. Imediatamente depois do Vaticano II, cerca de 50.000 Padres desertaram - pelo que hoje há, aproximadamente, menos 50.000 Padres católicos do que havia há trinta e um anos atrás. Em 1997 houve menos baptismos nos Estados Unidos do que em 19701.
       Até mesmo o Cardeal Ratzinger falou de «um processo continuado de decadência que tem permanecido, em boa parte, com base em inspirações do Concílio, tendo, assim, desacreditado o Concílio aos olhos de muitas pessoas»2. Apesar disto, o Cardeal Ratzinger, tal como os outros que presidiram a esta tragédia, insiste - por incrível que pareça - em que precisamos mais do mesmo “remédio”, ou seja, que precisamos mais da nova orientação do Vaticano II:
Fonte: O derradeiro combate do demônio

Benedetto XVI alla Celebrazione dei Vespri per l'inizio del tempo di Avvento (27 novembre 2010) : Dio ci ama in modo profondo, totale, senza distinzioni; ci chiama all’amicizia con Lui; ci rende partecipi di una realtà al di sopra di ogni immaginazione e di ogni pensiero e parola: la sua stessa vita divina...nella liturgia - che è il luogo dove viviamo la verità e dove la verità vive con noi - adorando la divina Eucaristia, in cui contempliamo il Corpo di Cristo, quel Corpo che prese carne da Maria per opera dello Spirito Santo, e da lei nacque a Betlemme, per la nostra salvezza.



OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Sabato, 27 novembre 2010

[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]


Cari fratelli e sorelle,

con questa celebrazione vespertina, il Signore ci dona la grazia e la gioia di aprire il nuovo Anno Liturgico iniziando dalla sua prima tappa: l’Avvento, il periodo che fa memoria della venuta di Dio fra noi. Ogni inizio porta in sé una grazia particolare, perché benedetto dal Signore. In questo Avvento ci sarà dato, ancora una volta, di fare esperienza della vicinanza di Colui che ha creato il mondo, che orienta la storia e che si è preso cura di noi giungendo fino al culmine della sua condiscendenza con il farsi uomo. Proprio il mistero grande e affascinante del Dio con noi, anzi del Dio che si fa uno di noi, è quanto celebreremo nelle prossime settimane camminando verso il santo Natale. Durante il tempo di Avvento sentiremo la Chiesa che ci prende per mano e, ad immagine di Maria Santissima, esprime la sua maternità facendoci sperimentare l’attesa gioiosa della venuta del Signore, che tutti ci abbraccia nel suo amore che salva e consola.

Mentre i nostri cuori si protendono verso la celebrazione annuale della nascita di Cristo, la liturgia della Chiesa orienta il nostro sguardo alla meta definitiva: l’incontro con il Signore che verrà nello splendore della sua gloria. Per questo noi che, in ogni Eucaristia, “annunciamo la sua morte, proclamiamo la sua risurrezione nell’attesa della sua venuta”, vigiliamo in preghiera. La liturgia non si stanca di incoraggiarci e di sostenerci, ponendo sulle nostre labbra, nei giorni di Avvento, il grido con il quale si chiude l’intera Sacra Scrittura, nell’ultima pagina dell’Apocalisse di san Giovanni: “Vieni, Signore Gesù!” (22,20).

Cari fratelli e sorelle, il nostro radunarci questa sera per iniziare il cammino di Avvento si arricchisce di un altro importante motivo: con tutta la Chiesa, vogliamo celebrare solennemente una veglia di preghiera per la vita nascente. Desidero esprimere il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno aderito a questo invito e a quanti si dedicano in modo specifico ad accogliere e custodire la vita umana nelle diverse situazioni di fragilità, in particolare ai suoi inizi e nei suoi primi passi. Proprio l’inizio dell’Anno Liturgico ci fa vivere nuovamente l’attesa di Dio che si fa carne nel grembo della Vergine Maria, di Dio che si fa piccolo, diventa bambino; ci parla della venuta di un Dio vicino, che ha voluto ripercorrere la vita dell’uomo, fin dagli inizi, e questo per salvarla totalmente, in pienezza. E così il mistero dell’Incarnazione del Signore e l’inizio della vita umana sono intimamente e armonicamente connessi tra loro entro l’unico disegno salvifico di Dio, Signore della vita di tutti e di ciascuno. L’Incarnazione ci rivela con intensa luce e in modo sorprendente che ogni vita umana ha una dignità altissima, incomparabile.

L’uomo presenta un’originalità inconfondibile rispetto a tutti gli altri esseri viventi che popolano la terra. Si presenta come soggetto unico e singolare, dotato di intelligenza e volontà libera, oltre che composto di realtà materiale. Vive simultaneamente e inscindibilmente nella dimensione spirituale e nella dimensione corporea. Lo suggerisce anche il testo della Prima Lettera ai Tessalonicesi che è stato proclamato: “Il Dio della pace – scrive san Paolo – vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (5,23). Siamo dunque spirito, anima e corpo. Siamo parte di questo mondo, legati alle possibilità e ai limiti della condizione materiale; nello stesso tempo siamo aperti su un orizzonte infinito, capaci di dialogare con Dio e di accoglierlo in noi. Operiamo nelle realtà terrene e attraverso di esse possiamo percepire la presenza di Dio e tendere a Lui, verità, bontà e bellezza assoluta. Assaporiamo frammenti di vita e di felicità e aneliamo alla pienezza totale.

Dio ci ama in modo profondo, totale, senza distinzioni; ci chiama all’amicizia con Lui; ci rende partecipi di una realtà al di sopra di ogni immaginazione e di ogni pensiero e parola: la sua stessa vita divina. Con commozione e gratitudine prendiamo coscienza del valore, della dignità incomparabile di ogni persona umana e della grande responsabilità che abbiamo verso tutti. “Cristo, che è il nuovo Adamo – afferma il Concilio Vaticano II – proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione ... Con la sua incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Cost. Gaudium et spes, 22).

Credere in Gesù Cristo comporta anche avere uno sguardo nuovo sull’uomo, uno sguardo di fiducia, di speranza. Del resto l’esperienza stessa e la retta ragione attestano che l’essere umano è un soggetto capace di intendere e di volere, autocosciente e libero, irripetibile e insostituibile, vertice di tutte le realtà terrene, che esige di essere riconosciuto come valore in se stesso e merita di essere accolto sempre con rispetto e amore. Egli ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere o come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a vantaggio di altri e dei loro interessi. La persona è un bene in se stessa e occorre cercare sempre il suo sviluppo integrale. L’amore verso tutti, poi, se è sincero, tende spontaneamente a diventare attenzione preferenziale per i più deboli e i più poveri. Su questa linea si colloca la sollecitudine della Chiesa per la vita nascente, la più fragile, la più minacciata dall’egoismo degli adulti e dall’oscuramento delle coscienze. La Chiesa continuamente ribadisce quanto ha dichiarato il Concilio Vaticano II contro l’aborto e ogni violazione della vita nascente: “La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura” (ibid., n. 51).

Ci sono tendenze culturali che cercano di anestetizzare le coscienze con motivazioni pretestuose. Riguardo all’embrione nel grembo materno, la scienza stessa ne mette in evidenza l’autonomia capace d’interazione con la madre, il coordinamento dei processi biologici, la continuità dello sviluppo, la crescente complessità dell’organismo. Non si tratta di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo individuo della specie umana. Così è stato Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grembo della madre. Con l’antico autore cristiano Tertulliano possiamo affermare: “E’ già un uomo colui che lo sarà” (Apologetico, IX, 8); non c’è alcuna ragione per non considerarlo persona fin dal concepimento.

Purtroppo, anche dopo la nascita, la vita dei bambini continua ad essere esposta all’abbandono, alla fame, alla miseria, alla malattia, agli abusi, alla violenza, allo sfruttamento. Le molteplici violazioni dei loro diritti che si commettono nel mondo feriscono dolorosamente la coscienza di ogni uomo di buona volontà. Davanti al triste panorama delle ingiustizie commesse contro la vita dell’uomo, prima e dopo la nascita, faccio mio l’appassionato appello del Papa Giovanni Paolo II alla responsabilità di tutti e di ciascuno: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità” (Enc. Evangelium vitae, 5). Esorto i protagonisti della politica, dell’economia e della comunicazione sociale a fare quanto è nelle loro possibilità, per promuovere una cultura sempre rispettosa della vita umana, per procurare condizioni favorevoli e reti di sostegno all’accoglienza e allo sviluppo di essa.

Alla Vergine Maria, che ha accolto il Figlio di Dio fatto uomo con la sua fede, con il suo grembo materno, con la cura premurosa, con l’accompagnamento solidale e vibrante di amore, affidiamo la preghiera e l’impegno a favore della vita nascente. Lo facciamo nella liturgia - che è il luogo dove viviamo la verità e dove la verità vive con noi - adorando la divina Eucaristia, in cui contempliamo il Corpo di Cristo, quel Corpo che prese carne da Maria per opera dello Spirito Santo, e da lei nacque a Betlemme, per la nostra salvezza. Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine! Amen.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

DE:maranatha.it

Oración del Santo Padre Pío para después de la Comunión. Proponemos rezarla especialmente en este tiempo de Adviento .CARICIAS BONDADOSAS DE DIOS...

QUÉDATE CONMIGO, SEÑOR


*Oración del Santo Padre Pío para después de la Comunión. Proponemos rezarla especialmente en este tiempo de Adviento:
Quédate conmigo, Señor, porque es necesario tenerte presente para que Yo no te pueda olvidar. Tu sabes que tan fácilmente te abandono.
Quédate conmigo, Señor, porque Yo soy débil y necesito de tu fortaleza, para que no caiga tan frecuentemente.
Quédate conmigo, Señor, porque Tú eres mi vida y sin Ti Yo estoy sin fervor.
Quédate conmigo, Señor, porque Tú eres mi luz y sin Ti yo estoy en la oscuridad.
Quédate conmigo, Señor, para mostrarme tu voluntad.
Quédate conmigo, Señor, para que Yo pueda escuchar tu voz y seguirte.
Quédate conmigo, Señor, porque Yo deseo amarte mucho y siempre estar en tu compañía. Quédate conmigo, Señor, si Tú deseas que Yo sea fiel a Ti.
Quédate conmigo, Señor, pobre como mi alma es, Yo deseo que sea un lugar de consolación para Ti, un nido de amor.
Quédate conmigo, Señor, porque se hace tarde y el día se está terminando, y la vida pasa. La muerte, el juicio y la eternidad se acercan. Es necesario renovar mi fortaleza, para que Yo no pare en el camino y por eso Yo te necesito. Se está haciendo tarde y la muerte se aproxima, tengo miedo de la oscuridad, las tentaciones, la aridez, la cruz, los sufrimientos. Oh, como te necesito, mi Jesús, en esta noche de exilio.
Quédate conmigo, esta noche, Jesús, en la vida con todos los peligros, yo te necesito.
Déjame reconocerte como lo hicieron tus discípulos en la partición del pan, para que la Comunión Eucarística sea la luz que dispersa la oscuridad, la fuerza que me sostiene, el único gozo de mi corazón.
Quédate conmigo, Señor, porque a la hora de mi muerte, Yo quiero permanecer unido contigo, sino por la Comunión, por lo menos por la gracia y el amor.
Quédate conmigo, Señor, por que solamente eres Tú a quien Yo busco, tu amor, tu gracia, tu voluntad, tu corazón, tu espíritu, porque Yo te amo y te pido no otra recompensa que amarte más y más.
Con un amor firme, Yo te amaré con todo mi corazón mientras aquí en la tierra y continuaré amándote perfectamente durante toda la eternidad.
Amén.

CARICIAS BONDADOSAS DE DIOS...

"Nuestros sufrimientos son caricias bondadosas de Dios, llamándonos para que nos volvamos a Él, y para hacernos reconocer que no somos nosotros los que controlamos nuestras vidas, sino que es Dios quien tiene el control, y podemos confiar plenamente en Él".
*Beata Madre Teresa de Calcuta

Sobre as Missas Rorate, no Advento : Uma tradição católica para o Advento é fazer celebrar, aos sábados desse tempo litúrgico, uma Missa votiva de Nossa Senhora que começa com a antífona Rorate Caeli. Uma particularidade dessa Missa é ser toda celebrada no escuro, sem luz: apenas a que emana de dezenas de candelabros sobre o altar, espalhados no presbitério e em outros locais da igreja.



Quem sabe recuperamos essa tradição? Pode-se usar tanto a forma ordinária (em latim ou em vernáculo) quanto a extraordinária.

Alguns poderiam dizer que no Advento não se celebra Missas votivas, ao menos não no rito moderno, em face da norma contida na Instrução Geral do Missal Romano, 375:

"As Missas votivas sobre os mistérios do Senhor ou em honra da Bem-aventurada Virgem Maria, dos Anjos, de algum Santo ou de todos os Santos, podem ser celebradas para favorecer a devoção dos fiéis nos dias de semana do Tempo com um, mesmo que ocorra uma memória facultativa. Contudo não podem ser celebradas como votivas as Missas que se referem aos mistérios da vida do Senhor ou da Bem-aventurada Virgem Maria, com exceção da Missa de sua Imaculada Conceição, pelo fato de a sua celebração estar unida ao círculo do ano litúrgico."
A norma diz que as Missas votivas só podem ser celebradas nos dias de semana do Tempo Comum, o que exclui, portanto, o Advento. A primeira parte do número seguinte da mesma IGMR reforça:
"Nos dias em que ocorra uma memória obrigatória ou um dia de semana do Advento até ao dia 16 de dezembro, do Tempo de Natal desde o dia 2 de janeiro, e do Tempo pascal depois da oitava da Páscoa, de per si são proibidas as Missas para diversas necessidades e votivas." (IGMR, 376)
Todavia, a segunda parte desse número 376 continua:
"Se, porém, verdadeira necessidade ou utilidade pastoral o exigir, poderá ser usada na celebração com povo a Missa que corresponda a tal necessidade ou utilidade, a juízo do reitor da igreja ou do próprio sacerdote celebrante." (IGMR, 376)
Ou seja, nos dias do Advento, a princípio estão proibidas as Missas votivas - o 376 trata da proibição delas no Advento -, mas, por uma verdadeira utilidade e utilidade pastoral, elas podem ser celebradas. Ora, a manutenção ou restauração de um costume piedoso e multissecular, como as Missas rorate, francamente celebradas na vigência das antigas rubricas, não pode ser considerado como de verdadeira utilidade pastoral?

O sentido de tais Missas é profundo. No Advento, nos preparamos para a festa do nascimento de Cristo. Assim como nós esperamos hoje tal manifestação do Senhor, a Virgem Maria também o fez. Ela teve o primeiro Advento, preparando-se para o verdadeiro Natal a dois mil e nove anos. Nada melhor do que, aos sábados, dia consagrado a Nossa Senhora, pedirmos sua especial intercessão para que nos ajude nesse trilhar do Advento para que, assim como ela, esperemos a vinda de Jesus em graça e santidade.

O texto da Missa Rorate, na forma ordinária, não se encontra entre as Missas votivas no Missal, e sim no Comum de Nossa Senhora. Todavia, as rubricas quer das votivas de Nossa Senhora, quer do Comum de Nossa Senhora, explicitam que se podem usar os formulários do Comum para se fazer celebrar uma votiva.

Em latim, o Próprio é o que segue:
II. Tempore Adventus

Ant. ad introitum Cf. Is 45, 8
Roráte, cæli, désuper, et nubes pluant iustum;
aperiátur terra, et gérminet Salvatórem.

Vel: Cf. Lc 1, 30-32
Angelus ad Maríam ait: Invenísti grátiam apud Deum;
Ecce concípies et páries fílium,
et vocábitur Altíssimi Fílius.

Collecta
Deus, qui de beátæ Maríæ Vírginis útero
Verbum tuum, Angelo nuntiánte, carnem suscípere voluísti,
prǽsta supplícibus tuis,
ut, qui vere eam Dei Genetrícem crédimus,
eius apud te intercessiónibus adiuvémur.
Per Dóminum.

Vel:
Deus, qui promíssa Pátribus adímplens
beátam Vírginem Maríam elegísti,
ut Mater fíeret Salvatóris,
concéde nobis illíus exémpla sectári,
cuius humílitas tibi plácuit,
et obœdiéntia nobis prófuit.
Per Dóminum.

Super oblata
Accipe, Dómine, hæc múnera,
et tua virtúte in sacraméntum salútis convérte,
in quo, cessántibus figurálibus Patrum hóstiis,
verus Agnus offértur, Iesus Christus Fílius tuus,
ex intácta Vírgine ineffabíliter natus.
Qui vivit et regnat in sǽcula sæculórum.

Præfatio I de beata Maria Virgine p. 547, vel II, p. 548. Adhiberi
potest etiam Præfatio II de Adventu, p. 519.

Ant. ad communionem Cf. Is 7, 14
Ecce Virgo concípiet, et páriet fílium,
et vocábitur nomen eius Emmánuel.

Post communionem
Mystéria quæ súmpsimus, Dómine Deus noster,
misericórdiam tuam in nobis semper osténdant,
ut Fílii tui incarnatióne salvémur,
qui Genetrícis eius commemoratiónem
fidéli mente celebrámus.
Qui vivit et regnat in sǽcula sæculórum.
Algumas fotos, que já publicamos por aqui:

Retomar tradições também é colaborar na "reforma da reforma".
DE:Salvem a Liturgia

EL TIEMPO DE ADVIENTO : Por asociación de ideas, a la primera venida de Jesucristo a la tierra, en carne mortal, une la Iglesia el pensamiento de la segunda, al fin del mundo; y, en consecuencia, el Adviento viene a resultar una preparación a ese doble advenimiento del Redentor.

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CAPÍTULO I
EL TIEMPO DE
ADVIENTO
(Preparación de la Encarnación)

Por asociación de ideas, a la primera venida de Jesucristo a la tierra, en carne mortal, une la Iglesia el pensamiento de la segunda, al fin del mundo; y, en consecuencia, el Adviento viene a resultar una preparación a ese doble advenimiento del Redentor.
En este concepto tiene este período litúrgico una puerta que mira al pasado y otra al porvenir; de un lado, tiene por perspectiva los millares de años durante los cuales la humanidad esperaba a su Redentor, de otro los siglos que han de transcurrir hasta la hora del cataclismo postrero, en el que ha de zozobrar nuestro planeta" . Cada uno de estos dos advenimientos sugiere a la Liturgia ideas y sentimientos peculiares, que ella expresa con soberana elocuencia e inflamados acentos. Para preparar el primero traduce las ansias y suspiros cada vez más crecientes de las generaciones del Antiguo Testamento, y para prevenir el segundo, alude de vez en cuando al juicio final o alguna de sus circunstancias.
Pero, además de prepararnos el Adviento para el nacimiento histórico de Jesucristo y para el Juicio Final, nos revela cada año al Cristo de la promesa, es decir, al Cristo de los Patriarcas y de los Profetas, al Deseado de los collados eternos, y estrecha nuestras relaciones íntimas con el Cristo místico, cuya venida y completo reinado en las almas prepara también .
El Cristo de la Promesa es el que llena toda la historia y todos los libros del A. Testamento, Aquél en quien creían, a quien esperaban y a quien, sin conocer, amaban todos los justos de Israel. Aludiendo tan a menudo a Él, la liturgia de Adviento nos pone en comunicación de fe, de esperanza y de amor con todas las generaciones creyentes que nos han precedido, y nos persuade de que somos de la descendencia espiritual de Abrahán y herederos legítimos de la Sinagoga.
El Cristo místico es el Cristo viviendo en las almas y reproduciendo en ellas los fenómenos de su vida divina, haciendo de los cristianos otros cristos. Cada Adviento tiende a producir en nosotros un acrecentamiento nuevo de este Cristo místico.

DE: stat veritas

Mystique de l'Avent : nous voulons pénétrer dans les profondeurs du mystère qui occupe l'Eglise à cette époque, nous trouvons que ce mystère de l’Avènement de Jésus-Christ est à la fois simple et triple. Il est simple, car c'est le même Fils de Dieu qui vient ; triple, car il vient en trois temps et en trois manières.

L'ANNÉE LITURGIQUE

Dom Guéranger

L'AVENT

CHAPITRE II. MYSTIQUE DE L’AVENT.


Si maintenant, après avoir détaillé les caractères qui distinguent le temps de l'Avent de tout autre temps, nous voulons pénétrer dans les profondeurs du mystère qui occupe l'Eglise à cette époque, nous trouvons que ce mystère de l’Avènement de Jésus-Christ est à la fois simple et triple. Il est simple, car c'est le même Fils de Dieu qui vient ; triple, car il vient en trois temps et en trois manières.
« Dans le premier Avènement, dit saint Bernard au Sermon cinquième sur l'Avent, il vient en chair et infirmité; dans le second, il vient en  esprit et en puissance; dans le troisième, il vient en gloire et en majesté ; et le second Avènement est le moyen par lequel on passe du premier au troisième. »
Tel est le mystère de l'Avent. Ecoutons maintenant l'explication que Pierre de Blois va nous donner de cette triple visite du Christ, dans son sermon troisième de Adventu: « Il y a trois Avènements du Seigneur, le premier dans la chair, le second dans l'âme, le troisième par le jugement. Le premier eut lieu au milieu de la nuit, suivant ces paroles de l'Evangile: Au milieu de la nuit un cri s'est fait entendre: Voici l'Epoux! Et ce premier Avènement est déjà passé : car le Christ a été vu sur la terre et a conversé avec les hommes. Nous sommes présentement dans le second Avènement: pourvu toutefois que

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nous soyons tels qu'il puisse ainsi venir à nous;  car il a dit que si nous l'aimons, il viendra à nous et fera sa demeure en nous. Ce second Avènement est donc pour nous une chose mêlée d'incertitude; car quel autre que l'Esprit de Dieu connaît ceux qui sont à Dieu? Ceux que le désir des choses célestes ravit hors d'eux-mêmes, savent bien quand il vient; cependant, ils ne savent pas d'où il vient ni où il va. Quand au troisième Avènement, il est très certain qu'il aura lieu ; très incertain quand il aura lieu: puisqu'il n'est rien de plus certain que la mort, et rien de plus incertain que le jour de la mort. Au moment où l’on parlera de paix et de sécurité, dit le Sage, c'est alors que la mort apparaîtra soudain, comme les douleurs de l'enfantement au sein de la femme, et nul ne pourra fuir. Le premier Avènement lut donc humble et caché, le second est mystérieux et plein d'amour, le troisième sera éclatant et terrible. Dans son premier Avènement, le Christ a été jugé par les hommes avec injustice; dans le second, il nous rend justes par sa grâce; dans le dernier, il jugera toutes choses avec équité: Agneau dans le premier Avènement, Lion dans le dernier, Ami plein de tendresse dans le second (1). »
Les choses étant telles, la sainte Eglise, pendant l'Avent, attend avec larmes et impatience la venue du Christ Rédempteur en son premier Avènement. Elle emprunte pour cela les expressions enflammées des Prophètes, auxquelles elle ajoute ses propres supplications. Dans la bouche de l'Eglise, les soupirs vers le Messie ne sont point une pure commémoration des désirs de l'ancien

1. De Adventu, Sermo III.

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peuple: ils ont une valeur réelle, une influence efficace sur le grand acte de la munificence du Père céleste qui nous a donné son Fils. Dès l'éternité, les prières de l'ancien peuple et celles de l'Eglise chrétienne unies ensemble ont été présentes à l'oreille de Dieu ; et c'est après les avoir toutes entendues et exaucées, qu'il a envoyé en son temps sur la terre cette rosée bénie qui a fait germer le Sauveur.
L'Eglise aspire aussi vers le second Avènement, suite du premier, et qui consiste, comme nous venons de le voir, en la visite que l'Epoux fait à l'Epouse.  Chaque année cet Avènement a lieu dans la fête de Noël ; et une nouvelle naissance du Fils de Dieu délivre la société des Fidèles de ce joug de servitude que l'ennemi voudrait faire peser sur elle (1), L'Eglise, durant l'Avent, demande donc d'être visitée par celui qui est son chef et son Epoux, visitée dans sa hiérarchie, dans ses membres, dont les uns sont vivants et les autres sont morts, mais peuvent revivre; enfin dans ceux qui ne sont point de sa communion, et dans les infidèles eux-mêmes, afin qu'ils se convertissent à la vraie lumière qui luit aussi pour eux. Les expressions de la Liturgie que l'Eglise emploie pour solliciter cet amoureux et invisible Avènement, sont les mêmes que celles par lesquelles elle sollicite la venue du Rédempteur dans la chair; car, sauf la proportion, la situation est la même. En vain le Fils de Dieu serait venu, il y a dix-huit siècles, visiter et sauver le genre humain, s'il ne revenait, pour chacun de nous et à chaque moment de notre existence, apporter et fomenter cette vie surnaturelle  dont le principe

1. Collecte du jour de Noël.

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n'est que de lui et de son divin Esprit. Mais cette visite annuelle de l'Epoux ne satisfait pas l'Eglise ; elle aspire après le troisième Avènement qui consommera toutes choses, en ouvrant les portes de l'éternité. Elle a recueilli cette dernière parole de l'Epoux : Voilà que  je viens tout à l’heure (1) ; et elle dit avec ardeur : Venez, Seigneur Jésus (2)! Elle a hâte d'être délivrée des conditions du temps ; elle soupire après le complément du nombre des élus, pourvoir paraître sur les nuées du ciel le signe de son libérateur et de son Epoux. C'est donc jusque-là que s'étend la signification des vœux qu'elle a déposés dans la Liturgie de l'A vent ; telle est l'explication de la parole du disciple bien-aimé dans sa prophétie : Voici les noces de l’Agneau, et l'Epouse s'est préparée (3).
Mais ce jour de l'arrivée de l'Epoux sera en même temps un jour terrible. La sainte Eglise souvent frémit à la seule pensée des formidables assises devant lesquelles comparaîtront tous les hommes. Elle appelle ce jour « un jour de colère, duquel David et la Sibylle ont dit qu'il doit réduire le monde en cendres; un jour de larmes et d'épouvante. » Ce n'est pas cependant qu'elle craigne pour elle-même, puisque ce jour fixera à jamais sur son front la couronne d'Epouse; mais son cœur de Mère s'inquiète en songeant qu'alors plusieurs de ses enfants seront à la gauche du Juge, et que, privés de toute part avec les élus, ils seront jetés pieds et mains liés dans ces ténèbres où il n'y aura que des pleurs et des grincements de dents. Voilà pourquoi, dans la Liturgie de l'Avent, l'Eglise s'arrête si souvent à montrer l'Avènement  du  Christ  comme un Avènement

1. Apoc. XXII, 20. — 2. Ibid. — 3. Ibid. XIX. 7.

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terrible, et choisit dans les Ecritures les passages les plus propres à réveiller une terreur salutaire dans l'âme de ceux de ses enfants qui dormiraient d'un sommeil de péché.
Tel est donc le triple mystère de l'Avent. Or, les formes liturgiques dont il est revêtu, sont de deux sortes : les unes consistent dans les prières, lectures et autres formules, où la parole elle-même est employée à rendre les sentiments que nous venons d'exposer ; les autres sont des rites extérieurs propres à ce saint temps, et destinés à compléter ce qu'expriment les chants et les paroles.
Remarquons d'abord le nombre des jours de l'Avent. La quarantaine est la première forme qu'ait adoptée l'Eglise pour cette période; et cette forme est restée dans le rite ambrosien et chez les Orientaux. Si, plus tard, l'Eglise Romaine et celles qui la suivent Font abandonnée, le quaternaire n'en est pas moins exprimé dans les quatre semaines qui ont été substituées aux quarante jours. La nouvelle Naissance du Rédempteur a lieu après quatre semaines, comme la première Naissance eut lieu après quatre mille années, selon la supputation de l'Hébreu et de la Vulgate.
Au temps de l'Avent comme en celui du Carême, les Noces sont suspendues, afin que les joies humaines ne viennent pas distraire les chrétiens des pensées graves que doit leur inspirer l'attente du souverain Juge, ni les amis de l'Epoux (1) de l'espérance qu'ils nourrissent chèrement d'être bientôt conviés aux Noces de l'éternité.
Les yeux du peuple sont avertis de la tristesse

1. Johan. III, 29.

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qui préoccupe le cœur de la sainte Eglise par la couleur de deuil dont  elle se couvre.  Hors les fêtes des Saints, elle ne revêt plus que le violet ; le Diacre dépose la Dalmatique, et le Sous-Diacre la Tunique. Autrefois même, on usait de la couleur noire en plusieurs lieux, comme à Tours, au Mans, etc. Ce deuil de l'Eglise marque avec quelle vérité elle s'unit aux vrais Israélites qui attendaient le Messie sous la cendre et le cilice, et pleuraient la gloire de Sion éclipsée, et  « le  sceptre ôté de Juda, jusqu'à ce que  vienne celui qui doit  être envoyé, et qui est l'attente des nations (1) ». Il signifie encore les œuvres de la pénitence, par lesquelles elle se prépare  au second Avènement plein de douceur et de mystère, qui a lieu dans les cœurs, en proportion de ce qu'ils se montrent touchés de la tendresse que leur témoigne cet Hôte divin qui a dit Mes délices  sont d'être avec  les enfants des hommes (2). Il exprime enfin la désolation de cette  veuve  attendant l'Epoux qui tarde à paraître. Elle gémit sur la montagne, comme la tourterelle, jusqu'à ce que la voix se fasse entendre qui dira: « Viens du Liban, mon Epouse ; viens pour être couronnée,  car tu as  blessé mon cœur (3) ».
Pendant l'Avent, l'Eglise suspend aussi, excepté aux Fêtes des Saints, l'usage du Cantique Angélique: Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonœ voluntatis. En effet, ce chant merveilleux ne s'est fait entendre qu'en Bethléhem sur la crèche de l'Enfant divin ; la langue des Anges n'est donc pas déliée encore ; la Vierge n'a pas déposé son divin fardeau ; il n'est pas temps de chanter, il n'est pas encore vrai de dire: Gloire

1. Gen. XLIX, 10. — 2. Prov. VIII, 31. — 3. Cant. V, 8.

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à Dieu au plus haut des cieux! sur la terre, paix aux hommes de bonne volonté!
De même, à la fin du Sacrifice, la voix du Diacre ne fait plus entendre ces paroles solennelles qui congédient l'assemblée des fidèles : Ite, Missa est ! les remplace par cette exclamation ordinaire : Benedicamus Domino ! comme si l'Eglise craignait d'interrompre les prières du peuple, qui ne sauraient être trop prolongées en ces jours d'attente.
A l'Office de la Nuit, la sainte Eglise retranche aussi, dans les mêmes jours, l'hymne de jubilation, Te Deum laudamus. C'est dans l'humilité qu'elle attend le bienfait souverain, et, durant cette attente, elle ne peut que demander, supplier, espérer. Mais à l'heure solennelle, quand, au milieu des ombres les plus épaisses, le Soleil de justice viendra à se lever tout à coup, elle retrouvera sa voix d'action de grâces; et le silence de la nuit fera place, par toute la terre, à ce cri d'enthousiasme : « Nous vous louons, ô Dieu ! Seigneur, nous vous célébrons ! O Christ! Roi de gloire, Fils éternel du Père ! pour la délivrance de l'homme, vous n'avez point eu horreur du sein d'une faible Vierge ».
Dans les jours de Férié, avant de conclure chaque heure de l'Office, les Rubriques de l'Avent prescrivent des prières particulières qui doivent se faire à genoux ; le chœur doit aussi se tenir dans la même posture, aux mêmes jours, durant une partie considérable de la Messe. Sous ce rapport, les usages de l'Avent sont totalement identiques à ceux du Carême.
Toutefois, il est un trait spécial qui distingue ces deux temps : c'est que le chant de l'allégresse, le  joyeux Alleluia,  n'est  pas suspendu durant

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l'Avent, si ce n'est aux jours de Férie. A la Messe des quatre dimanches, on continue de le chanter ; et il forme contraste avec la couleur sombre des ornements. Il est même un de ces dimanches, le troisième, où l'orgue retrouve sa grande et mélodieuse voix, et où la triste parure violette peut un moment faire place à la couleur rose. Ce souvenir des joies passées, qui se retrouve ainsi au fond des saintes tristesses de l'Eglise, dit assez que, tout en s'unissant  à  l'ancien peuple pour  implorer  la venue du Messie, et payer ainsi la  grande dette de l'humanité envers la justice et la clémence de Dieu, elle n'oublie cependant  pas que l'Emmanuel est déjà venu pour elle, qu'il est  en elle, et qu'avant même qu'elle ait ouvert la bouche pour demander le salut, elle est déjà rachetée et marquée pour  l'union éternelle.  Voilà pourquoi l’Alleluia se mêle à ses soupirs,  pourquoi sont empreintes en elle toutes les joies et  toutes  les tristesses, en attendant que la joie surabonde à la douleur,  en cette nuit  sacrée qui  sera plus radieuse que le  plus brillant  des jours.

DE:http://www.abbaye-saint-benoit.ch/gueranger/anneliturgique/avent/002.htm

The Mystery of Advent Dom Prosper Guéranger, OSB : we would penetrate into the profound Mystery which occupies the mind of the Church during this season, we find that the Mystery of this Coming, or Advent, of Jesus is at once simple and threefold. It is simple for it is the one same Son of God that is coming; it is threefold because He comes at three different times and in three different ways.

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Source: Dom Prosper Guéranger, OSB, Advent, ca. 1841, Volume 1, The Liturgical Year, translated from the French by Dom Laurence Shepherd, O.S.B., ca. 1867. London: Stanbrook Abbey, 1918.

If, having described the characteristic features of Advent which distinguish it from the rest of the year, we would penetrate into the profound Mystery which occupies the mind of the Church during this season, we find that the Mystery of this Coming, or Advent, of Jesus is at once simple and threefold. It is simple for it is the one same Son of God that is coming; it is threefold because He comes at three different times and in three different ways.
'In the first coming,' says St. Bernard, 'He comes in the flesh and in weakness; in the second, He comes in spirit and power; in the third, He comes in glory and majesty; and the second coming is the means whereby we pass from the first to the third.' 3
This, then, is the mystery of Advent. Let us now listen to an explanation of this threefold visit of Christ, given to us by Peter of Blois, in his third sermon de Adventu: 'There are three comings of Our Lord; the first in the flesh; the second in the soul; the third at judgment. The first was at midnight according to the words of the Gospel: At Midnight there was a cry made, Lo, the Bridegroom cometh! But this first coming is long since past for Christ has been seen on the earth and has conversed among men. We are now in the second coming, provided only we are such as that He may thus come to us; for He has said that if we love Him, He will come to us and take up His abode with us. So that this second coming is full of uncertainty for us; for who, save the spirit of God, knows them that are of God? They that are raised out of themselves by the desire of heavenly things, know indeed when He comes, but whence He cometh or whither He goeth they know not. As for the third coming, it is most certain that it will be, most uncertain when it will be; for nothing is more sure than death, and nothing less sure than the hour of death. When they shall say, peace and security, says the apostle, then shall sudden destruction come upon them, as the pains upon her that is with child, and they shall not escape. So that the first coming was humble and hidden, the second is mysterious and full of love, the third will be majestic and terrible. In His first coming, Christ was judged by men unjustly; in His second, He renders us just by His grace; in His third, He will judge all things with justice. In His first, a lamb; in His last, a lion; in the one between the two, the tenderest of friends.' 4
The holy Church, therefore, during Advent, awaits in tears and with ardour the arrival of her Jesus in His first coming. For this, she borrows the fervid expressions of the prophets, to which she joins her own supplications. These longings for the Messias expressed by the Church, are not a mere commemoration of the desires of the ancient Jewish people; they have a reality and efficacy of their own, an influence in the great act of God's munificence, whereby He gave us His own Son. From all eternity, the prayers of the ancient Jewish people and the prayers of the Christian Church ascended together to the prescient hearing of God; and it was after the receiving and granting them, that He sent, in the appointed time, that blessed Dew upon the earth, which made it bud forth the Savior.
The Church aspires also to the second coming, the consequence of the first, which consists, as we have just seen, in the visit of the Bridegroom to the bride. This coming takes place, each year, at the feast of Christmas, when the new birth of the Son of God delivers the faithful from that yoke of bondage, under which the enemy would oppress them. 5 The Church, therefore, during Advent, prays that she may be visited by Him who is her Head and her Spouse; visited in her hierarchy; visited in her members, of whom some are living, and some are dead, but may come to life again; visited, lastly, in those who are not in communion with her, and even in the very infidels, that so they may be converted to the true light, which shines even for them. The expressions of the liturgy which the Church makes use of to ask for this loving and invisible coming, are those which she employs when begging for the coming of Jesus in the flesh; for the two visits are for the same object. In vain would the Son of God have come, nineteen hundred years ago, to visit and save mankind, unless He came again for each one of us and at every moment of our lives, bringing to us and cherishing within us that supernatural life, of which He and His holy Spirit are the sole principle.
But this annual visit of the Spouse does not content the Church; she aspires after a third coming which will complete all things by opening the gates of eternity. She has caught up the last words of her Spouse, 'Surely I am coming quickly;' 6 and she cries out to Him, 'Ah! Lord Jesus Come!' 7 She is impatient to be loosed from her present temporal state; she longs for the number of the elect to be filled up, and to see appear, in the clouds of heaven, the sign of her Deliverer and her Spouse. Her desires, expressed by her Advent liturgy, go even as far as this: and here we have the explanation of these words of the beloved disciple in his prophecy: 'The nuptials of the Lamb are come, and His wife hath prepared herself.' 8
But the day of His last coming to her will be a day of terror. The Church frequently trembles at the very thought of that awful judgment, in which all mankind is to be tried. She calls it 'a day of wrath, on which, as David and the Sibyl have foretold, the world will be reduced to ashes; a day of weeping and of fear.' Not that she fears for herself, since she knows that this day will for ever secure for her the crown, as being the bride of Jesus; but her maternal heart is troubled at the thought that, on the same day, so many of her children will be on the left hand of that Judge, and having no share with the elect, will be bound hand and foot, and cast into the darkness, where there shall be everlasting weeping and gnashing of teeth. This is the reason why the Church, in the liturgy of Advent, so frequently speaks of the coming of Christ as a terrible coming, and selects from the Scriptures those passages which are most calculated to awaken a salutary fear in the mind of such of her children as may be sleeping the sleep of sin.
This, then, is the threefold mystery of Advent. The liturgical forms in which it is embodied, are of two kinds: the one consists of prayers, passages from the Bible, and similar formulae, in all of which, words themselves are employed to convey the sentiments which we have been explaining; the other consists of external rites peculiar to this holy time, which by speaking to the outward senses, complete the expressiveness of the chants and words.
First of all, there is the number of the days of Advent. Forty was the number originally adopted by the Church, and it is still maintained in the Ambrosian liturgy, and in the eastern Church. If, at a later period, the Church of Rome, and those which follow her liturgy, have changed the number of days, the same idea is still expressed in the four weeks which have been substituted for the forty days. The new birth of our Redeemer takes place after four weeks, as the first nativity happened after four thousand years, according to the Hebrew and Vulgate chronology.
As in Lent, so likewise during Advent, marriage is not solemnized, lest worldly joy should distract Christians from those serious thoughts wherewith the expected coming of the sovereign Judge ought to inspire them or from that dearly cherished hope which the friends of the Bridegroom 9 have of being soon called to the eternal nuptial-feast.
The people are forcibly reminded of the sadness which fills the heart of the Church, by the sombre colour of the vestments. Excepting on the feasts of the saints, purple is the colour she uses; the deacon does not wear the dalmatic, nor the sub-deacon the tunic. Formerly it was the custom, in some places, to wear black vestments. This mourning of the Church shows how fully she unites herself with those true Israelites of old who, clothed in sack-cloth and ashes, waited for the Messias, and bewailed Sion that she had not her beauty, and 'Juda, that the sceptre had been taken from him, till He should come who was to be sent, the expectation of nations.' 10 It also signifies the works of penance, whereby she prepares for the second coming, full as it is of sweetness and mystery, which is realized in the souls of men, in proportion as they appreciate the tender love of that divine Guest, who has said: 'My delights are to be with the children of men.' 11 It expresses, thirdly, the desolation of this bride who yearns after her Beloved, who is long a-coming. Like the turtle dove, she moans her loneliness, longing for the voice which will say to her: 'Come from Libanus, my bride! come and thou shalt be crowned. Thou has responded to my heart.' 12
The Church also, during Advent, excepting on the feasts of saints, suppresses the angelic canticle, Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonæ voluntatis; for this glorious song was sung at Bethlehem over the crib of the divine Babe; the tongues of the angels are not loosened yet; the Virgin has not yet brought forth her divine Treasure; it is not yet time to sing, it is not even true to say, 'Glory be to God in the highest, and peace on earth to men of good will.'
Again, at the end of Mass, the deacon does not dismiss the assembly of the faithful by the words: Ite missa est. He substitutes the ordinary greeting: Benedicamus Domino! as though the Church feared to interrupt the prayers of the people, which could scarce be too long during these days of expectation.
In the night Office, the holy Church also suspends, on those same days, the hymn of jubilation, Te Deum laudamus.13 It is in deep humility that she awaits the supreme blessing which is to come to her; and, in the interval, she presumes only to ask, and entreat, and hope. But let the glorious hour come, when in the midst of darkest night the Sun of justice will suddenly rise upon the world: then indeed she will resume her hymn of thanksgiving, and all over the face of the earth the silence of midnight will be broken by this shout of enthusiasm: 'We praise Thee, O God! we acknowledge Thee to be our Lord! Thou, O Christ, art the King of glory, the everlasting Son of the Father! Thou being to deliver man didst not disdain the Virgin's womb!'
On the ferial days, the rubrics of Advent prescribe that certain prayers should be said kneeling, at the end of each canonical Hour, and that the choir should also kneel during a considerable portion of the Mass. In this respect, the usages of Advent are precisely the same as those of Lent.
But there is one feature which distinguishes Advent most markedy from Lent: the word of gladness, the joyful Alleluia, is not interrupted during Advent, except once or twice during the ferial Office. It is sung in the Masses of the four Sundays, and vividly contrasts with the sombre colour of the vestments. On one of these Sundays, the third, the prohibitionof using the organ is removed, and we are gladdened by the grand notes, and rose-coloured vestments may be used instead of the purple. These vestiges of joy, thus blended with the holy mournfulness of the Church, tell us, in a most expressive way, that though she unites with the ancient people of God (thus paying the debt which the entire human race owes to the justice and mercy of God), she does not forget that the Emmanuel is already come to her, that He is in her, and that even before she has opened her lips to ask Him to save her, she has already been redeemed and pre-destined to an eternal union with Him. This is the reason why the Alleluia accompanies even her sighs, and why she seems to be at once joyous and sad, waiting for the coming of that holy night which will be brighter to her than the most sunny of days, and on which her joy will expel all her sorrow.

MISTICA DELL'AVVENTO La triplice Venuta.: dagli scritti di Dom Prosper Guérager O.S.B, Abate di Solesmes (1805-1875)

 
Dom Guer



STORIA DELL'AVVENTO*

Il nome dell'Avvento

Si dà nella Chiesa latina, il nome di Avvento (
1) al tempo destinato dalla Chiesa a preparare i fedeli alla celebrazione della festa di Natale, anniversario della Nascita di Gesù Cristo. Il mistero di questo grande giorno meritava senza dubbio l'onore d'un preludio di preghiera e di penitenza: cosicché sarebbe impossibile stabilire in maniera certa la prima istituzione di questo tempo di preparazione, che ha ricevuto solo più tardi il nome di Avvento (2).
L'Avvento deve essere considerato sotto due diversi punti di vista: come un tempo di preparazione propriamente detta alla Nascita del Salvatore, mediante gli esercizi della penitenza, o come un corpo d'Uffici Ecclesiastici organizzato con lo stesso fine.  

MISTICA DELL'AVVENTO

La triplice Venuta.

Se ora, dopo aver descritto le caratteristiche che distinguono il tempo dell'Avvento da qualsiasi altro, vogliamo penetrare nelle profondità del mistero che occupa la Chiesa in questa epoca, troviamo che questo mistero della Venuta di Gesù Cristo è insieme uno e triplice. É uno, perché è lo stesso Figlio di Dio che viene; triplice, perché egli viene in tre tempi e in tre modi.
Nella prima venuta, dice San Bernardo nel quinto sermone sull'Avvento, egli viene nella carne e nell'infermità; nella seconda viene in spirito e in potenza; nella terza, viene in gloria e in maestà; e la seconda Venuta è il mezzo attraverso il quale si passa dalla prima alla terza".
Ecco il mistero dell'Avvento. Ascoltiamo ora la spiegazione che ci dà Pietro di Blois di questa triplice visita di Cristo, nel suo terzo sermone de Adventu: "Vi sono tre Venute del Signore, la prima nella carne, la seconda nell'anima, la terza con il giudizio. La prima ebbe luogo nel cuore della notte, secondo le parole del Vangelo: Nel cuore della notte si fece sentire un grido: Ecco lo Sposo! E questa prima Venuta è già passata, poiché Cristo è stato visto sulla terra ed ha conversato con gli uomini. Noi ci troviamo ora nella seconda Venuta: purché, tuttavia, siamo tali che egli possa venire a noi; poiché egli ha detto che se lo amiamo, verrà a noi e stabilirà in noi la sua dimora. Questa seconda Venuta è dunque per noi una cosa mista d'incertezza; poiché chi altro fuorché lo Spirito di Dio conosce coloro che sono di Dio? Coloro che il desiderio delle cose celesti trasporta fuor di se stessi, sanno bene quando egli viene; tuttavia, non sanno nè donde viene nè dove va. Quanto alla terza Venuta, è certissimo che avrà luogo; incertissimo il quando: poiché non vi é niente di più certo che la morte, e niente di più incerto che il giorno della morte. Al momento in cui si parlerà di pace e di sicurezza, dice il Savio, allora la morte apparirà d'improvviso, come le doglie del parto nel seno della donna, e nessuno potrà fuggire. La prima Venuta fu dunque umile e nascosta, la seconda è misteriosa e piena d'amore, la terza sarà risplendente e terribile. Nella sua prima Venuta, Cristo è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia; nella seconda, ci rende giusti mediante la sua grazia; nella terza, giudicherà tutte le cose con equità: Agnello nella prima Venuta, Leone nell'Ultima, Amico pieno di tenerezza nella seconda" (De Adventu, Sermo III).

La prima Venuta.

Stando cosi le cose, la santa Chiesa, durante l'Avvento, aspetta con lacrime ed impazienza la visita di Cristo Redentore nella sua prima Venuta. Essa prende per questo le ardenti espressioni dei Profeti, alle quali aggiunge le proprie suppliche. Sulla bocca della Chiesa, i sospiri rivolti al Messia non sono una semplice commemorazione dei desideri dell'antico popolo: hanno un valore reale, un influsso efficace sul grande atto della munificenza del Padre celeste che ci ha dato il suo Figlio. Fin dall'eternità, le preghiere dell'antico popolo e quelle della Chiesa cristiana unite insieme sono state presenti all'orecchio di Dio; e appunto dopo averle tutte ascoltate ed esaudite, egli ha mandato a suo tempo sulla terra quella rugiada benedetta che ha fatto germogliare il Salvatore.

La seconda Venuta.

La Chiesa aspira anche verso la seconda Venuta, sèguito della prima, e che consiste, come abbiamo visto, nella visita che lo Sposo fa alla Sposa. Ogni anno questa Venuta ha luogo nella festa di Natale e una nuova nascita del Figlio di Dio libera la società dei Fedeli da quel giogo di servitù che il nemico vorrebbe far pesare su di essa (Colletta del giorno di Natale). La Chiesa, durante l'Avvento, chiede di essere visitata da colui che è il suo Capo e il suo Sposo, visitata nella sua gerarchia, nelle sue membra, di cui le une sono vive e le altre morte, ma possono rivivere; infine in quelli che non fanno parte della sua comunione, e negli infedeli stessi, affinché si convertano alla vera luce che splende anche per loro. Le espressioni della Liturgia che la Chiesa usa per sollecitare questa amorosa e invisibile
Venuta, sono le stesse con le quali sollecita la venuta del Redentore nella carne; poiché, fatte le debite proporzioni, la situazione è la medesima. Invano il Figlio di Dio sarebbe venuto venti secoli or sono, a visitare e a salvare il genere umano, se non ritornasse, per ciascuno di noi e in ogni momento della nostra esistenza, ad apportare e fomentare quella vita soprannaturale il cui principio viene solo da lui e dal suo divino Spirito.

La terza Venuta.

Ma questa visita annuale dello Sposo non soddisfa la Chiesa; essa aspira alla terza Venuta che consumerà ogni cosa, aprendo le porte dell'eternità. Ha raccolto queste ultime parole dello Sposo: Ecco che io vengo presto (Ap 22,20) e dice con ardore: Vieni, Signore Gesù! (ibid.). Ha fretta di essere liberata dalle condizioni del tempo; sospira il compimento del numero degli eletti, per veder apparire sulle nubi del cielo il segno del suo liberatore e del suo Sposo. Fino a questo punto, dunque, si estende il significato dei voti che essa ha deposti nella Liturgia dell'Avvento; questa è la spiegazione delle parole del discepolo prediletto nella sua profezia: Ecco le nozze dell'Agnello, e la Sposa si è preparata (Ap 19,7).
Ma il giorno dell'arrivo dello Sposo sarà nello stesso tempo un giorno terribile. La santa Chiesa spesso freme al solo pensiero delle formidabili assise dinanzi alle quali compariranno tutti gli uomini. Chiama quel giorno "un giorno d'ira, del quale Davide e la Sibilla hanno detto che deve ridurre il mondo in cenere; un giorno di lacrime e di spavento". Non già che essa tema per se stessa, poiché quel giorno fisserà per sempre sul suo capo la corona della Sposa; ma il suo cuore di Madre soffre pensando che allora parecchi dei suoi figli saranno alla sinistra del Giudice, e che, privati di ogni contatto con gli eletti, saranno gettati con le mani e i piedi legati in quelle tenebre in cui non vi sarà che pianto e stridor di denti. Ecco perché nella Liturgia dell'Avvento, la Chiesa si ferma cosi spesso a mostrare la Venuta di Cristo come una Venuta terribile, e sceglie nelle Scritture i passi più adatti a ridestare un salutare spavento nella anima di quelli tra i suoi figli che dormirebbero il sonno di peccato.


Oggi Festa della Madonna della Medaglia Miracolosa


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Le apparizioni

Il cielo è sceso sulla terra… Da Giugno a Dicembre del 1830 Suor Caterina, giovane novizia delle Figlie della Carità, riceve l’immensa grazia di intrattenersi per ben tre volte con la Maria Vergine.
Durante i mesi precedenti, Caterina ha beneficiato di altre apparizioni.
San Vincenzo de Paoli le ha manifestato il suo cuore. In preghiera nella cappella, Caterina vide, per tre giorni di seguito, il cuore di San Vincenzo di tre colori diversi. Le appare dapprima bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina ha visto il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane.

« Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo. »


Il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, Il Cristo le è apparso come un Re crocifisso spogliato di tutti i suoi ornamenti.

Une notte d’estate

Il 18 Luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama tanto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11, 30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi:

« La Santa Vergine ti attende»

le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. Son petit guide dit:

«Ecco la Santa Vergine »

Disse la sua piccola guida. Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte:

« Ecco la Santa Vergine. »

Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote) « Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei,e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.

Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose.

Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.

Il 27 Novembre

Il 27 Novembre 1830 alle 17, 30, durante la meditazione, Caterina vede nel posto dove ora è situata la statua della Santa Vergine del globo, come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata.
Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.

« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini.»

Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice :

« Ces rayons sont le symbole des grâces que je répands
sur les personnes qui me les demandent
».

Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta.

« O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te ».

scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole :

« Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie ».

Addio

Nel mese di Dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro.


« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più ».

E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose. Lo choc è forte.
Il 30 Gennaio 1831, il seminario per lei termina. Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al N° 12 di via de Picpus, à Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.

de:http://www.chapellenotredamedelamedaillemiraculeuse.com/it/c3_Addio.asp