di Bruno Volpe,
da Pontifex Roma (30/08/2009)
«Posso confermare che alcune volte, dopo aver amministrato la comunione a sè stesso, durante la Messa, Giovanni Paolo II rimaneva fermo, in silenzio, senza profferire parole, tanto che don Stanislao talvolta mi domandava, ma perché si ferma tanto, che cosa gli accade?»: lo afferma lo storico cerimoniere di Giovanni Paolo II, Mons. Piero Marini, Presidente dei Congressi Eucaristici internazionali. Marini, fine liturgista, ha voluto parlare di Giovanni Paolo II, del modo di pregare del defunto Papa, dei suoi rapporti con lui ed anche della santità dello scomparso pontefice.
Iniziamo con la celebrazione della Eucarestia: che cosa ha notato in particolare?
Le assicuro che la viveva con grande intensità emotiva e trasporto, ma quello che mi ha colpito maggiormente è un altro punto.
Quale?
A volte, non sempre, dopo aver amministrato a sè stesso la comunione durante la Messa, rimaneva fermo, immobile, assente, quasi lontano dai suoi pensieri. Immobile.
Immobile?
Certamente, aveva un'aria distante, quasi lontana, e questo accadeva a volte dopo l'aver preso la comunione.
A che cosa lo attribuisce?
Alla particolare intensità mistica e spirituale con cui celebrava la messa. Ricordo che don Stanislao, quando accadevano queste cose, mi chiedeva, perché sta fermo tanto tempo, che cosa sta accadendo? Ed io non sapevo darmi una spiegazione razionale a questo accadimento.
Antonio Socci, in un bel libro su Giovanni Paolo II, ha parlato di sue doti soprannaturali e quindi di misticismo del Papa.
Premetto che non ho letto il libro e quindi non posso esprimere sul tema una opinione articolata. Comunque, se per misticismo intendete una particolare predisposizione alla spiritualità, al vivere la messa con senso di santità e distacco, confermo la idea che ha avuto Socci. Insomma, sono della opinione che la celebrazione di Giovanni Paolo II era intrisa di spiritualità, ma il problema non va legato solo alla messa quanto a tutto il suo modo di pregare. Lui dava grande importanza alla preghiera e quando pregava effettivamente si assentava, entrava in diretto contatto con Dio, insomma era come se fosse un'altra persona. Giovanni Paolo II dava grande rilevanza alla preghiera, vero.
Da cerimoniere di lungo corso, ha mai avuto difficoltà con lui?
No, assolutamente mai.
Per difficoltà intendiamo problemi di comunicazione, di affinità elettive?
Le ripeto, mai. Ci siamo sempre intesi benissimo e non abbiamo mai, dico mai, avuto contrasti in tema di celebrazioni o idea di celebrazioni. Il nostro rapporto è stato sempre ideale e perfetto. Se si riferisce a difficoltà di carattere logistico, queste ci sono state e in particolare quando le sue condizioni di salute sono peggiorate o in alcune messe all'estero turbate da fenomeni locali o meteorologici. Ecco, il solo vero ostacolo sono state le sue condizioni fisiche, ma il rapporto tra Papa e cerimoniere è stato sempre bello, limpido e solido, mai incrinato da niente. Eravamo in perfetta sintonia e ci stimavamo.
Secondo lei che è stato a diretto contatto, è santo?
Io sono della ieda che sia santo. Premetto che mi impressionava la idea intensa che dava alla santità. Intanto era un innamorato di Maria e di quella di Kalvaria nel particolare anche se lo aveva affascinato pure quella di Niegowic, poi riteneva importante il concetto di santità.
Dunque secondo lei è santo?
Non ho mai conosciuto una persona più vicina a Dio di lui. Amava l'uomo, del cristianesimo possedeva una idea chiara di servizio ed era attento alle esigenze delle persone. Non ha mai discriminato nessuno e tutta la sua vita fu un inno al Vangelo. Dunque ritengo che sia evangelicamente santo. Poi la santità è alla portata di tutti, ognuno può essere santo mettendo nella pratica il Vangelo, insomma la santità non è un traguardo per pochi eletti. Da questo punto di vista la vita di Giovanni paolo II fu un grande e completo inno alla santità. Io lo penso santo.
Però i tempi della beatificazione sembrano allungarsi.
Non entro in questo tema, nella Chiesa quello che sembra lungo è breve. Ma ritengo che più passa il tempo e maggiormente la gente ne apprezza la bontà, il carattere e la santità. Bisogna dare tempo. Non abbiamo fretta. Lo ripeto, era, ed è santo, ma bisogna saper aspettare.
da Pontifex Roma (30/08/2009)
«Posso confermare che alcune volte, dopo aver amministrato la comunione a sè stesso, durante la Messa, Giovanni Paolo II rimaneva fermo, in silenzio, senza profferire parole, tanto che don Stanislao talvolta mi domandava, ma perché si ferma tanto, che cosa gli accade?»: lo afferma lo storico cerimoniere di Giovanni Paolo II, Mons. Piero Marini, Presidente dei Congressi Eucaristici internazionali. Marini, fine liturgista, ha voluto parlare di Giovanni Paolo II, del modo di pregare del defunto Papa, dei suoi rapporti con lui ed anche della santità dello scomparso pontefice.
Iniziamo con la celebrazione della Eucarestia: che cosa ha notato in particolare?
Le assicuro che la viveva con grande intensità emotiva e trasporto, ma quello che mi ha colpito maggiormente è un altro punto.
Quale?
A volte, non sempre, dopo aver amministrato a sè stesso la comunione durante la Messa, rimaneva fermo, immobile, assente, quasi lontano dai suoi pensieri. Immobile.
Immobile?
Certamente, aveva un'aria distante, quasi lontana, e questo accadeva a volte dopo l'aver preso la comunione.
A che cosa lo attribuisce?
Alla particolare intensità mistica e spirituale con cui celebrava la messa. Ricordo che don Stanislao, quando accadevano queste cose, mi chiedeva, perché sta fermo tanto tempo, che cosa sta accadendo? Ed io non sapevo darmi una spiegazione razionale a questo accadimento.
Antonio Socci, in un bel libro su Giovanni Paolo II, ha parlato di sue doti soprannaturali e quindi di misticismo del Papa.
Premetto che non ho letto il libro e quindi non posso esprimere sul tema una opinione articolata. Comunque, se per misticismo intendete una particolare predisposizione alla spiritualità, al vivere la messa con senso di santità e distacco, confermo la idea che ha avuto Socci. Insomma, sono della opinione che la celebrazione di Giovanni Paolo II era intrisa di spiritualità, ma il problema non va legato solo alla messa quanto a tutto il suo modo di pregare. Lui dava grande importanza alla preghiera e quando pregava effettivamente si assentava, entrava in diretto contatto con Dio, insomma era come se fosse un'altra persona. Giovanni Paolo II dava grande rilevanza alla preghiera, vero.
Da cerimoniere di lungo corso, ha mai avuto difficoltà con lui?
No, assolutamente mai.
Per difficoltà intendiamo problemi di comunicazione, di affinità elettive?
Le ripeto, mai. Ci siamo sempre intesi benissimo e non abbiamo mai, dico mai, avuto contrasti in tema di celebrazioni o idea di celebrazioni. Il nostro rapporto è stato sempre ideale e perfetto. Se si riferisce a difficoltà di carattere logistico, queste ci sono state e in particolare quando le sue condizioni di salute sono peggiorate o in alcune messe all'estero turbate da fenomeni locali o meteorologici. Ecco, il solo vero ostacolo sono state le sue condizioni fisiche, ma il rapporto tra Papa e cerimoniere è stato sempre bello, limpido e solido, mai incrinato da niente. Eravamo in perfetta sintonia e ci stimavamo.
Secondo lei che è stato a diretto contatto, è santo?
Io sono della ieda che sia santo. Premetto che mi impressionava la idea intensa che dava alla santità. Intanto era un innamorato di Maria e di quella di Kalvaria nel particolare anche se lo aveva affascinato pure quella di Niegowic, poi riteneva importante il concetto di santità.
Dunque secondo lei è santo?
Non ho mai conosciuto una persona più vicina a Dio di lui. Amava l'uomo, del cristianesimo possedeva una idea chiara di servizio ed era attento alle esigenze delle persone. Non ha mai discriminato nessuno e tutta la sua vita fu un inno al Vangelo. Dunque ritengo che sia evangelicamente santo. Poi la santità è alla portata di tutti, ognuno può essere santo mettendo nella pratica il Vangelo, insomma la santità non è un traguardo per pochi eletti. Da questo punto di vista la vita di Giovanni paolo II fu un grande e completo inno alla santità. Io lo penso santo.
Però i tempi della beatificazione sembrano allungarsi.
Non entro in questo tema, nella Chiesa quello che sembra lungo è breve. Ma ritengo che più passa il tempo e maggiormente la gente ne apprezza la bontà, il carattere e la santità. Bisogna dare tempo. Non abbiamo fretta. Lo ripeto, era, ed è santo, ma bisogna saper aspettare.
mdeledda
fonte:cristianesimocatolico
fonte:cristianesimocatolico