Prendendo spunto da un articolo di Arrico Levi, apparso sul quotidiano "La Stampa" di oggi, scriviamo con pacatezza una lettera aperta ai nostri Fratelli Maggiori, con indicazioni di eventi e toccanti testimonianze di ebrei contemporanei di Pio XII, che la stampa i mass media e gli organi culturali dell'ultimo trentennio hanno però colpevolmente taciuto, contribuendo così ad alimentare quella infondata polemica che crebbe per poi diventare la spettrale condanna destinata a pesare su Pio XII: il suo silenzio.
Da qualche tempo però si nota una positiva controtendenza, per cui si vede avere un'obiettiva e documentata attenzione ai fatti storici che rendono giustizia al Pastor Angelicus e alla sua opera di aiuto per gli Ebrei durante lo sterminio.
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«Se tanto si è dovuto attendere per la dichiarazione di "Venerabile" di un grande Pontefice, bisogna dire "grazie", tra gli altri, agli Ebrei.
Ai Vescovi e Cardinali dissidenti potrebbero essere mosse argomentazioni, dato che hanno voce in capitolo.
Ma le opinioni di esterni alla Chiesa Cattolica, A chi interessano?
Ma perchè gli Ebrei dei nostri giorni tanto ce l'hanno col povero Pio XII? Perchè sembrano voler dimenticare o confutare le testimonianze dei loro padri, che quel terribile tempo di persecuzione (e quindi, anche dell'attività del Papa) hanno conosciuto e vissuto in prima persona?
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Le motivazioni sono note a tutti. Ma son di recente "invenzione".
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Regnante Pio XII, infatti, molte ed eminenti furonole manifestazioni di riconoscenza e di gratitudine rivoltegli per il suo aiuto in difesa degli Ebrei.
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Dal 1944 e ben oltre la fine del conflitto mondiale copiosi e spontanei furono gli attestati ufficiali di riconoscimento dell'opera della Chiesa e del Papa per salvare quanti più Ebrei possibili.
Ne diamo un parzialissimo resoconto:
a. "Risulta sempre più chiaro che gli Ebrei son stati salvati dentro le mura del Vaticano durante l'occupazione di Roma." (Jewish News di Detroit, 7.07.1944).
b. "La Santa Sede aveva fornito ai rifugiati ebrei anche cibo e kosher." (Congress Weekly, 14.07.1944).
c. "Il Vaticano ha sempre aiutato gli Ebrei e gli Ebrei son grati alla carità del Vaticano, fatta e distribuita senza distinzione di razza." (American Hebrew di New York, 14.07.1944).
d. "Salvati dalla Chiesa, atti eroici di cattolici italiani. - In migliaia salvati dai cardinali ai curati di campagna. Sebbene messi pericolo per il fatto di soccorrere Ebrei, cattolici italiani aiutarono migliaia di nostri fratelli. Lo stesso Papa Pio XII ha dato asilo, entro le mura vaticane a centinaia di Ebrei senza tetto." (R. R. Resnik , sul Palestine Post del 22.01.1946).
e. I rabbini dell'esercito Statunitense mandarono dettagliai rapporti sull'azione della Chiesa in favolre degli ebrei italiani (Bollettino Jewish Brigade Group, giugno 1944 - Commitee on Armu and Navy Religious Activity of the National Jewish Welfare Board, 21 luglio 1944).
f. Giuseppe Nathan, commissario dell'Unione delle Comunità israelitiche rese grazie, il 7.09.1945, "al Sovrano Pontefice e ai religiosi che non hanno visto nei preseguitati nient'altro che fratelli da salvare, secondo le indicazioni del Santo Padre" (L’ Osservatore Romano, 8-9-1945).
g. Il 21 settembre 1945 il dott. Leo Kubowitski, Segretario del Congresso Ebraico Mondiale, fu ricevuto dal Papa Pio XII per presentargli i suoi ringraziamenti per l'opera effettutata dalla Chiesa Cattolica in tutta Europa in difesa del popolo ebraico (L’ Osservatore Romano, 23-9-1945).
h. Il mese dopo, l'11 ottobre 1945, lo stesso Congresso Ebraico Mondiale offrì 20.000 dollari alla Santa Sede come segno di riconoscenza degli sforzi profusi dalla Santa Chiesa Cattolica Romana nel salvataggio degli Ebrei perseguitatai dal nazismo (New-York Times, 11 octobre 1945).
i. Il 29 novembre 1945 80 ebrei delegati dai rifugiati nei campi di concentramento tedeschi, vennero ricevuti dal Papa Pio XII per potergli riferire : " siamo onoratissimi di poter ringraziare personalmente il Santo Padre per la generosita che Egli ci ha mostrato durante il terribile periodo nazzista."
l. Il 9 marzo 1946, 82 sopravvissuti di Auschwitz e Dachau ringraziarono personalmente il Papa per averli aiutati a scappare, salvandoli.
m. Dieci anni dopo, in occasione delle commemorazioni della fine del conflitto mondiale, il 26 maggio 1955, l' orchestra Filarmonica d'Israele (composta da 94 professori ebrei, diretti dal Maestro Paul Kletzki), suonarono sotto le finestre del Palazzo Apostolico come segno "di riconoscenza della grandiosa opera umanitaria compiuta dal Papa per salvare un gran numero di ebrei, durante la II Guerra Mondiale" .
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Come si vede, i contemporanei del Papa, che avevano conosciuto o sperimentato la sua salvifica attività di migliaia di ebrei, gli avevano espresso la loro sincera e spontanea riconoscenza al termine del conflitto.
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Nell'immediatezza della sua morte, inoltre, furono molti i sensi di cordoglio che giunsero dalle comunità ebraiche di allora, alcune delle quali espresse addirittura da autorevoli colonne di importanti quotidiani (nazionali e non).
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Se ne riportano alcuni a scopo di esempio.
1. L'allora Ministro degli Esteri di Israele, Gota Meir, ad esempio, appresa che ebbe la morte di Pio XII, inviò alla S. Sede un accorato telegramma: "Partecipiamo al dolore dell'umanità per la morte di S. Santità Pio XII. In periodo turbato da guerre e da discordie, egli ha mantenuto alti gli ideali più belli di pace e di carità. Quanto il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni di terrore nazzista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime.".
2. Il Gran Rabbino di Gerusalemme di quel tempo (la più alta autorità religiosa ebraica) Isaac Herzog inviò telegramma, la mattina del 9 ottobre 1958 col seguente messaggio: "La morte di Pio XII è una grave perdita per tutto il mondo libero. I cattolici non sono i soli a deplorarne il decesso.".
3. Dagli Stati Uniti, il Rabbino Jacob Philip Rudin, presidente della Central Conference of American Rabbies così commentò la morte del Papa: "La Conferenza centrale dei Rabbini americani si unisce con profonda commozione ai milioni di membri della Chiesa Cattolica romana, per la morte di Pio XII. [...]. Possa il suo ricordo essere una benedizione per la vita della Chiesa cattolica Romana e per il Mondo." (L'Osservatore Romano, 10.10.1058).
4. Il Rabbino capo di Londra, Brodie, in un messaggio inviato all'Arcivescovo di Westminster, così si doleva: "Noi della Comunità ebraica abbiamo ragioni perticolari per dolerci della morte di una personalià la quale, in ogni circostanza, ha dimostrato coraggiosa e concreta preoccupazione per le vittime della sofferenza e della persecuzione." (L'Osservatore Romano, 11.10.1958).
5. Il Presidente d'Israele, Itzhak Ben-Zvi per tramite dell'Ambasciatore israeliano a Roma, trasmise il seguente messaggio di sincero cordoglio al Cardinal Tisserant (decano del S. Collegio): "... facendomi portavoce dei numerosi rifugiati ebrei, salvati dalla morte e dalle torture, per l'intercessione di Pio XII." (Christian News from Israel, vol IX, nn. 3-4-, dicembre 1958).
6. William Zunkeramann, direttore di "Jewish Newsletter" (rivista ebraica americana) il 10 ottobre 1958 invitò tutti gli Ebrei d'America "a rendere omaggio e a esprimere il loro compianto perchè probabilmente nessun statista di quella generazione aveva dato agli Ebrei più poderoso aiuto nell'ora della più grande tragedia. [...] Quello che il Vaticano ha fatto è stata una delle più grandi manifestazione di 'umanitarismo' del secolo XX e ha costituito un nuovo ed efficace metodo di combattere l'antisemitismo. [...] Qualcunque ebreo toccasse il Vaticano, era salvo." (The Commonweal, 7.11.1958).
7. Messaggi di cordoglio e tribuzioni di stima furono rivolti al Papa da poco defunto anche da Leonard Bernistein (che impose un minuto di silenzio prima di iniziare un concerto dell'Orchestra Filarmonica di New York), dal Rabbino Israel Goldstein e dai membri del Comitato esecutivo sionista.
E ancora.
8. Il Rabbino Capo di Roma, Elio Toaff, il 10 ottobre 1958 rendeva così omaggio a Pio XII: "Più di chiunque altri noi abbiamo abbiamo avuto modo di beneficare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del rimpanto Pontefice, durante gli anni della persecuzione e del terrore, quanto ogni speranza sembrava per noi essere morta" (parole riportate dai quotidiani italiani e internazionali del 11 ottobre 1958).
Egli solennemente affermò cioè che i suoi successori sembrano aver oggi dimenticato: "Gli Ebrei si ricorderanno sempre di quello che la Chiesa Cattolica ha fatto per loro su ordine del Papa al momento della persecuzione razziale. (Le Monde 10.10.1958). (peccato che la Storia gli abbia dato torto, almeno fin ora, e molti ambienti della Comunità Ebraia se ne siano scordati)
9. Il noto Console israeliano a Milano, M. Pinchas Lapide, ebbe ad ammetere, riferendosi a Pio XII: "Non c'è Papa nella storia degli ebrei che sia mai stato ringraziato tanto calorasamente per l'aiuto e la salvezza ai loro fratelli nei momenti di grave pericolo."
Anni dopo, dalle colonne dell'autorevole "Le Monde" il console consegnò alla Storia la conferma dell'impegno silenzioso della Chiesa. Chiaro ed inequivocabile il suo pensiero di "testimone" referenziato e attendibile (in quanto diplomatico attivo con la S. Sede): "Io posso affermanre che il Papa, La Santa Sede i Nunzi e tutta la Chiesa Cattolica hanno salvato dai 150.000 ai 400.000 ebrei da una morte certa. La Chiesa Cattolica. La Chiesa Cattolica ha salvato più vite ebree da sola, che tutte le altre chiese, istituzioni religiose e organizzazioni messe insieme." (Le Monde le 13.12.1963).
10. Gli ufficiali statunitensi ebrei della brigata entrata a Roma per la liberazione riferirono: "... i superstiti ebrei ci dissero con voce piena di gratitudine e di rispetto: 'Se siamo vivi bisogna ringraziare Pio XII. E' nel Vaticano, nelle chiese, nei monasteri, nelle case private che Ebrei son stati tenuti nascosti per suo ordine personale. Persino sulla sinagoga vicino al Tevere aveva fatto imprimere il suo sigillo Pontificio e anchi i nazisti l'hanno rispettato." (Davar, 10 ottobre 1959).
Come si nota, appena morto il Papa, egli non fu criticato per quello che non aveva detto (e che avrebbe dovuto dire), ma venne ringraziato dagli stessi Ebrei per tutto ciò che aveva fatto, salvando migliaia di vite di ebrei.
All'epoca nessuna polemica era sorta sui meriti indiscusso di Pio XII, e molti furono, come si è visto, i messaggi di riconoscenza delle comunità ebraiche verso Pio XII.
Solo a Roma il Papa aveva nascosto ebrei nei conventi, nelle chiese (ad es. S. Callisto, S. Maria in Trastevere); nei seminari (ad es. 400 presso il Seminario Romano Maggiore), li aveva protetti con lo scudo dell'extraterritorialità dello Stato della Città del Vaticano (ad es. nella Canonica di San Pietro, nel Palazzo di San Giovanni al Laterano, in S. Paolo, a Castel Gandolfo), tra le file della neutrale Guardia Palatina (con un incremento del 1000%); o dietro i sigilli della S. Sede e dietro ai passaporti diplomatici. E altrettanto aveva fatto, dando disposizioni al clero cattolico in Italia ed in Europa.
Roma è ricca delle lapidi o targhe che furono poste ad imperitura memoria della sua opera e della riconoscenza degli ebrei (lapide nel museo della Liberazione di via Tasso a Roma: "A S. S. Pio XII, gli Ebrei."; lapide sul palazzo della Curia generalizia degli Agostiniani, di fronte al colonnato di S. Pietro, ove furono salvati alcuni ebrei, "sotto l'elgita caritatevole di Sua Santita Pio XII", come recita la lapide; lapide sulla facciata dell'Abbazia delle Tre Fontane, in via Laurentina, sotto arco di Carlo Magno, ecc.).
Basterebbero queste testimonianze e i documenti citati (e i numerosi non citati) per constatare l'opera di Pio XII e il suo ordine categorigo per salvare quanti più Ebrei in Italia e in Europa, attraverso i Nunzi e gli ordini religiosi.
Sarebbe bastato ricordare tutto ciò, per impedire che la memoria di un grande Papa, e della sua fatica, potessero essere così ingiuriosamente trascinate nel fango da fittizie polemiche ideologiche e meschine, note a tutti, e così difficili da sconfessare.
Tutta l'opera di Pio XII e la gratitudine dei superstiti o dei rifugiati di allora, ad un certo punto della Storia, sembrano essere state dimenticate. Cancellate. O più codardemente, ignorate, messe da un lato, derise.
E non c'è assolutamente alcuno motivo di dubitare della veridicità delle coeve testimonianze di riconoscenza per Papa Pacelli, data la loro genuinità, e spontaneità, fresca com'era la memoria della sua attività e stante la gratituine delle persone che erano vive grazie a lui.
Ulteriore conferma ne sia la mirabile conversione del Gran Rabbino di Roma, Israële Zolli (1881-1956) che il 13 febbraio 1945 si convertì al cattolicesimo, scegliendo come nome di batteseimo proprio Eugenio Pio, in omaggio a Papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli.
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Le testimonianze del tempo, devono essere considerate più attendibili delle successive critiche e delle infondate accuse infamanti, sul tanto disprezzato "silenzio" di Pio XII. Accuse, si sa, ingiuriose, pilotate ed ideologiche.
Il cambiamento di giudizio sul Papa e sul suo opearato a difesa degli ebrei, operatosi nella seconda metà del secolo scorso, è tristemente noto a tutti. Se ne conoscono anche i motivi, e i provocatori che dietro ad opere teatrali, culturali e sociali spingevano per una ignobile improvvisa e inspiegabile condanna di Papa Pacelli, e con lui, di tutta la Chiesa (forse vero obiettivo delle polemiche).
Ma da qualche anno, finalmente, le cose stanno cambiando. Ii documenti e le testimonianze del tempo stanno prevalendo sulle infamie e sugli attacchi ideologici e religiosi.
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Ecco alcuni fatti che fanno ben sperare in una piena e meritata rivalutazione del Venerabile Pio XII.
Omaggiando Antonio Gaspari (per l'opera "Gli ebrei salvati da Pio XII) il Gran Rabbino ha ricordato che "nei mesi in cui Roma era stata occupata dai Nazisti, Pio XII aveva dato istruzioni al clero di salvare gli ebrei in tutti i modi" . Dal momento in cui veniva consegnata la medaglia dei "Giusti" al Cardinal Palazzini per aver salvato molti Ebrei, egli affermò. "Il merito va interamente a Pio XII".
Il Gran Rabbino Dalin così concludeva il suo commento: "Mai un Papa è stato così omaggiato e ringraziato dagli Ebrei".
Anche il Dott. Dalin, ha riconosciuto che subito dopo la II Guerra Mondiale e durante gli anni successivi ci furono molte manifestazione di stima verso Pio XII che gli vennero rivolte dalle più alte autorità d'Israele, dal Ministro Golda Meir, al Gran Rabbino di Gerusalemme fino al Gran Rabbinodi Roma, Elio Toaff . (Interview au Weekly Standard).
II. In tempi ancor più recenti si ha avuto finalmente un'altra conferma di correzione di rotta, rispetto alla infondata critica e monotona polemica sul preteso "silenzio" di Pio XII.
Il 13 ottobre 2008, infatti, molti ebrei hanno testimoniato davanti alle telecamere di essere stati salvati dal clero cattolico, con il sostegno di Pio XII durante le persecuzioni nazziste. Tra coloro, Emanuele Pacifici, figlio di Riccardo Pacifici, Rabbino di Genova, ai tempi della guerra.
III. In un bell'articolo di Arrigo Levi su Pio XII del 27.10.2008 egli ha sintetizzato quanto fin ora detto: "la Santa Sede compì ripetuti passi diplomatici, fidandosi, a torto, dell’ambasciatore tedesco, minacciando una protesta pubblica del Papa se la deportazione fosse continuata. Il terzo è che non solo a Roma ma in tutta Italia l’apertura dei conventi e l'organizzazione del salvataggio degli Ebrei e di altri perseguitati da parte del clero ebbe dimensioni tali da rendere certo, anche per molte testimonianze, che il Papa avesse dato il proprio assenso (anche se non per iscritto: sarebbe stato follia) a questa azione corale. Posso aggiungere che nei primi tempi dopo la fine della guerra le espressioni di gratitudine di Ebrei alla Chiesa e al Papa furono numerosissime. (E perchè oggi di quelle espressioni ci si è quasi dimenticati o non si dà più il giusto peso?) [...] al Laterano: dove si rifugiarono, protetti dalla extraterritorialità della sede del vescovo di Roma, non solo ebrei ma l’intero Cln centrale, con Nenni, Saragat, Ivanoe Bonomi, De Gasperi, Meuccio Ruini e altri ancora: gli ospiti del Laterano furono in totale più di 40 mila). Certo che il Papa sapeva! Tacque sulla Shoah, per prudenza, nel timore del peggio. [...] Come ebreo, mi associo a Toaff nella lode della 'grande compassionevole bontà del Papa durante gli infelici anni della persecuzione', e giustifico il suo silenzio, senza il quale molte altre migliaia di ebrei sarebbero finiti nei forni crematori. " (quale fonte autorevole e obiettiva!)
III: Su Sat2000, il 23 maggio 2009 è andata in onda una obiettiva inchiesta che finalmente rende giustizia a Pio XII. "In essa sono contenute anche altre nuove testimonianze e documenti inediti che chiariscono ancora di più come la rete di salvataggio per i perseguitati, costituita da conventi, istituti religiosi e nunziature - non solo a Roma, ma anche in Italia e nel mondo - facesse capo a precise disposizioni di Pio XII" (Arrigo Levi, LaStampa del 22.05.2009)
IV Quest'anno addirittura, il 3 luglio 2009, la Fondazione Pave the way (PTWF) ha annunciato la sua intenzione di proporre al Museo della Memoria Yad Vashem, a Gerusalemme il riconoscimento del titolo di "Giusto tra le Nazioni" a Eugenio Pacelli, Papa XII (http://www.zenit.it/)
V. Padre Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in una nota indirizzata alla Comunita Ebraica per rassicurarli (ma si è mai visto la Chiesa che deve render conto o giustificarsi circa i propri Santi?) ha oggi ricordato che: "L’attenzione e la preoccupazione di Pio XII per la sorte degli ebrei, cosa che certamente è rilevante per la valutazione delle sue virtù, sono largamente testimoniate e riconosciute da molti ebrei" [...] le sue scelte sono stata compiute con la pura intenzione di svolgere al meglio il servizio di altissima e drammatica responsabilità di pontefice"
La Verità Storica sta trionfando e i giusti riconoscimenti per i meriti di Pio XII stanno schiacciando la Calunnia.
Tutto ciò premesso, non si riescono a ben comprendere alcune cosi aspetti delle recenti vicende.
Quali son le ragioni di tanta ostilità contro la Beatificazione di Papa Pio XII?
Perchè tanta polemica, da dover costringere la Santa Sede a rassicurare benignamente gli ebrei per un atto interno alla fede cattolica e che, quindi, non li può e non li deve riguardare punto?
Perchè tanta ostinazione a voler trovare a tutti i costi una colpa da addossare a quel Papa che, come si sta riscoprendo in questi ultimi anni, tanto si adoperò per salvare migliaia di vite ebree, come pochi altri fecero?
Perchè lo si vuole condannare solo perchè avrebbe potuto fare di più? C'è anche chi fece di meno!
Oppure solo perchè non accusò in maniera esplicità ma velò la sua pur chiara condanna dietro le prudenti parole di una opportuna cautela? C'è chi non accusò affatto!
Un confronto con gli altri grandi Statisti del Mondo sarebbe meschino e squallido. Non ci può essere competizioni di tal sorta.
Ma l'accanimento contro Pio XII potrebbe far ricorrere anche a questo strumento estremo in sua difesa: perchè gli ebri non polimizzano anche coi Capi di Stato o Capi Spirituali di altre confessioni religiose che ben si guardarono di dire quel poco che Pio XII disse? Non dimentichiamo, infatti, che comunque il Papa, se pur in manire generica, condannò le deportazioni per motivi di razza (Radiomessaggio del 24 dicembre 1942 "Questo voto l'umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento"). Le conseguenze di una sua più epliscita condanna non si possono sapere. E non sarebbe stato opportuno correre il rischio di correrle, per dare soddisfazioni a chi chiedeva una pubblico pronunciamento di condanna papale. Condanna che gli avrebbe legato le mani, e gli avrebbe impedito di agire nel silenzio. E che non avrebbe risparmiato altre vite (sia di ebrei sia di cattolici)..
Quali sono allora le preoccupazioni degli Ebrei circa la Canonizzazione di Pio XII?
Perchè si dimenticano quelle limpide e toccanti testimonianze dei loro padri, a tal punto da sentirsi in diritto di ingerirsi sempre e indebitamente negli affarei interni della Chiesa?
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Per concludere.
Un cordiale e benvolo invito agli Ebrei contemporanei: rileggete le cronache dei giornali del tempo, i discorsi dei Vostri grati confratelli di allora, le loro accorate testimonianze, e le commosse parole dei Vostri onesti Rabbini di quegli anni terribili.
Essi dissero che Papa Pio XII volle salvare e salvò quasi 800.000 ebrei (e il 90% di quelli a Roma). Essi gli tributarono la loro riconoscenza. Perchè non creder loro?
Dalle testimonianze poc'anzi riportate, è di tutta evidenza che essi gli assicurarono la loro gratitudine e la loro stima. Un fondamento di verità ci dev'essere pur essere, quindi, nel dire che Pio XII salvò degli ebrei. O no?
Siate onesti anche Voi col defunto Pio XII così come essi lo furono con lui, da vivo.
Orsù smettete di lamentare il "silenzio" del Papa, e riconoscetegli in maniera esplicita e incondizionata il merito di aver agito, salvando molte vite ebree.
Ammettete che il suo aiuto concreto lo può assolvere da un silenzio che, come ha dichiarato anche Arrigo Levi, si rese necessario per non provocare l'ira dello scellerato Führer. Forse, se il Papa avesse parlato, molti di Voi, ora, non sarebbero qui a criticarlo. Forse la reazione di Hitler per un accusa esplicita del nazzismo e della Shoa da parte del Papa, avrebbe provocato una terribile rappresaglia, con effetti ancor più terrificanti dai tragici noti eventi. (E' tristemente documentato che in Olanda, dove fu condannato in manira esplicita, si salvarono solo il 20 degli ebrei. A Roma il Papa, con la sua attività silenziosa e il suo silenzio operoso, riuscì a salvarne ben il 90%).
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Ciò che è ad oggi certo e riconosciuto è l'opera pur silenziosa, del Papa.
Sulla bilancia del vostro giudizio verso Pio XII pesa forse di più l'omissione di un'accusa esplicita ma rischiosa, o la concreta opera umanitaria condotta dal Papa in silenzio, con immani sforzi e tra grandissimi rischi?
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Preferite perseverate nei vostri convincimenti e nella vostra mipia storica? Ma almeno non ingeritevi negli affari interni di casa nostra (dai nostri Santi, alle nostre preghiere!).
Così come noi, d'altronde, non lo facciamo con i Vostri.
La dichiarazione di Santità valuta la fede, non i fatti storici, se pur non prescinde da essi. E i fatti, comunque, sostengono i meriti di Pio XII.
E ricordate: le altrui scelte religiose (se lecite, legittime ed inoffensive, beninteso!) non possono sempre essere prese avendo quale unico criterio di opportunità, unicamente la vostra facile suscettibilità.
Non è educato abusare della prudenza e della cortesia altrui.
Con cordialità.»
fonte:messainlatino.it